Sì, certo. La narrazione ufficiale racconta come il Governo francese combatta a fianco di altri africani "buoni" contro gli "africani cattivi" definiti islamisti. Chissà se si tratta di islamisti dello stesso genere di quelli che la Francia (insieme ad altre nazioni tra le quali la colonia Italia) riconosce come legittimi rappresentanti della Siria, nonostante la maggioranza della popolazione li detesti. E che vengono armati fino ai denti anche dalla stessa nazione ora guidata dal santo pacifista, ovviamente di sinistra, umanitarista Hollande. Dopo avere "riconquistato" la Libia, pardon, liberato il popolo libico oppresso dal dittatore cattivo e contemporaneamente "protetto" i civili ivoriani dal cattivo Gbagbo, Sarkozy passa lo scettro di Napoleone d'Africa al pacifista umanitarista de sinistra Hollande. La Francia pare abbia carta bianca per inventarsi un nemico, al pari degli Usa, e aggredire
chi vuole come e quando vuole. Con il plauso dell'Onu che tanta gente (con l'ausilio della malafede) crede sia un'organismo pacifista come l'altro mostro chiamato Unione Europea recentemente insignita del Premio nobel per la pace.
chi vuole come e quando vuole. Con il plauso dell'Onu che tanta gente (con l'ausilio della malafede) crede sia un'organismo pacifista come l'altro mostro chiamato Unione Europea recentemente insignita del Premio nobel per la pace.
Eppure, dai tirapiedi dell'Onu e della Commissione Europea, ongs nell'orbita dei caschi blu si strappano le vesti per le genti del Terzo Mondo, denunciano il razzismo ad ogni piè sospinto ma non mettono mai all'indice OPERAZIONI DI RICOLONIZZAZIONE decisamente palesi.
E pensare che non finiscono mai di citare le campagne d'Africa iniziate con Giolitti nel 1911, ancora oggi giustamente ricordate come azioni ignobili di imperialismo.
Ma gli antirazzisti, anti-imperialisti, sostenitori della causa contro le discriminazioni, devono in tutta evidenza ritenere l'impero che ci ha liberato ed i suoi "alleati" in diritto di andare a civilizzare qualunque popolo considerato degno di tale beneficio.
"Inventati una minaccia ed invadi il paese, per salvare civili ovviamente!". Il nuovo slogan della guerra permanente sembra suonare così. Domani potremmo vedere che so, la Spagna invadere il Mexico (di nuovo) per tutelare i messicani dai narcos e roba simile. Sotto l'egida dell'Onu, sia chiaro.
In Italia i tifosi non possono nemmeno urlare "Buhh" allo stadio verso la squadra avversaria, rituale in uso da secoli, se tale squadra annovera tra i suoi calciatori persone di colore (se fossero serbi o orientali il discorso decade) senza che vengano additati, insieme al sindaco ed a tutto il paese come razzisti di prima categoria dalla stampa e dalla società civile.
Quella stampa e quella società civile che però plaudono all'operazione sterminio in Mali. Ma guai a parlare di razzismo dell'Onu e della Ue. Loro agiscono per il bene dei popoli, ovvio no?
A proposito di Premi Nobel ricordiamo
E come non ricordare Churchill, "padre fondatore dell'Europa" (quindi santo a prescindere) che in una sua opera degli anni '50 "Storia dei popoli di lingua inglese" sostiene apertamente che il mondo debba essere capitanato dalla comunità di lingua inglese?
Non suona un tantino razzista? Evidentemente no, se va bene anche il francese.
Barbara
Sabato, 12 Gennaio 2013 19:33
Hollande 'macellaio del Mali' : uccisi 100 ribelli e soldati in raid Francia
PARIGI (IRIB) - La furia coloniale di Francois Hollande si abbatte in maniera animalesca sul povero paese africano del Mali. Nel primo giorno di raid degli aerei francesi muoiono oltre 100 tra ribelli e persino soldati governativi. Si comprende persino dalla dinamica dei raid che per la Francia e' iniziata una nuova guerra di conquista, ancor piu' brutale del passato coloniale nero in Algeria ed altri paesi.
Sabato, 12 Gennaio 2013 18:33
Mali: Barroso,sostegno ad azione Francia
MARSIGLIA - ''Sosteniamo la coraggiosa azione delle truppe francesi'' in Mali, ha detto Jose' Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, parlando a Marsiglia, nel sud della Francia.
Barroso e' intervenuto nel corso delle cerimonie per l'avvio dell'anno in cui la citta' sara' 'capitale della cultura'. Barroso ha fatto le condoglianze alla Francia ''per le perdite in Mali e in Somalia'', in presenza del premier, Jean-Marc Ayrault, e del ministro della Cultura, Aurelie Filippetti.
Sabato, 12 Gennaio 2013 14:10
Mali: e' iniziata la guerra di Hollande, aerei e soldati francesi gia' in azione!
PARIGI - La Francia è in guerra in Mali. Parigi è entrata in azione con raid aerei.
Il governo di Bamako ha proclamato lo stato di emergenza, le truppe governative hanno rioccupato Konne, caduta solo ieri in mano ai ribelli, e il presidente a interim; Diacounda Traoré, in serata rivolto alla nazione ha promesso che i ribelli riceveranno una risposta militare "sferzante e massiccia".
Londra e Berlino hanno approvato l'intervento francese mentre la comunità dei Paesi dell'Africa occidentale (Ecowas) autorizzava l'invio immediato di truppe e l'Unione Europea accelerava la preparazione per l'invio di una missione di addestramento. Che i francesi, a terra e in cielo, si fossero già schierati accanto alle poco addestrate unità maliane s'è capito subito, perché, nel giro di poche ore, sono state riconquistate Konna e Douentza (caduta nelle mani degli insorti in settembre dopo che l'esercito era, ingloriosamente, scappato).
Traorè, in un annunciato discorso alla nazione, ha detto ieri sera che "la guerra non è una nostra scelta", ci è stata "imposta" e "noi porteremo una risposta militare sferzante e massiccia ai nostri nemici", invitando il Paese a restare unito dietro ai soldati che combattono "a prezzo del loro sangue". Traoré ha confermato di aver "sollecitato e ottenuto", in accordo con l'Ecowas, "l'appoggio aereo della Francia".
Nel celebrare la vittoria a Konna e Douentza, fonti maliane avevano già ammesso che accanto all'esercito hanno agito soldati stranieri: francesi, nigeriani e forse senegalesi (anche se fonti di Dakar smentiscono), e con l'aiuto di tre aerei, uno dei quali sicuramente transalpino. E si aspettano soldati anche di altri "Paesi amici".
Hollande ha ammesso l'intervento armato in Mali contro le forze "terroristiche" che, ha detto, agiscono con brutalità e fanatismo. Intervento, ha aggiunto, di cui i francesi saranno sempre e tempestivamente informati e che "durerà il necessario". Da parte sua il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha aggiunto che Parigi "farà di tutto per salvare gli ostaggi" francesi nelle mani dei fondamentalisti dell'area.
Ora bisognerà vedere se la mossa di Hollande modificherà il quadro generale che prevedeva, almeno sino ad oggi, un aiuto militare europeo quasi esclusivamente logistico (armi, informazioni, addestramento) e non un intervento diretto, che avrebbe dovuto essere affidato a soldati africani dell'Ecowas.
Erano mesi che Usa e Francia pianificavano un intervento militare in Mali, approvato pure dal Consiglio di Sicurezza, ed ora si tufferanno tranquillamente in un'altra "guerra umanitaria" con la scusa di dare la caccia al solito "terrorismo" o "fondamentalismo" che probabilmente le agenzie d'intelligence degli stessi paesi occidentali avranno creato per avere poi in mano il casus belli necessario per passare alle armi.
Il Mali, come tutti gli altri paesi in cui c'e' guarda caso bisogno di effettuare interventi militari "umanitari", e' ricco di risorse, soprattutto di Oro ed Uranio.
GENNAIO 12, 2013
La NATO finanzia e arma, e nello stesso tempo combatte al-Qaida dal Mali alla Siria
Landdestroyer
11 gennaio 2013 (LD) – Un diluvio di articoli è stato rapidamente messo in circolazione per difendere l’intervento militare della Francia nella nazione africana del Mali. L’articolo del Time, “La crisi in Mali: l’intervento francese fermerà l’avanzata islamista?” decide che i vecchi trucchi sono i migliori trucchi, ed sceglie la noiosa narrativa della “Guerra al Terrore”. Time sostiene che l’intervento cerca di impedire ai terroristi “islamisti” di impadronirsi dell’Africa e dell’Europa. Nello specifico, l’articolo afferma: “…è una (probabilmente ben fondata) paura della Francia che un Mali islamista radicale minacci la Francia soprattutto, dal momento che la maggior parte degli islamisti sono francofoni ed hanno parenti in Francia. (Fonti dell’intelligence di Parigi hanno detto a Time di aver identificato degli aspiranti jihadisti in partenza dalla Francia per il nord del Mali, per addestrarsi e combattere.) Al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM), uno dei tre gruppi che compongono l’alleanza islamista del Mali e che ne costituisce gran parte della leadership, ha anche designato la Francia, la potenza rappresentante l’occidente nella regione, come obiettivo primario degli attacchi“.
Ciò che Time evita di raccontare ai lettori è che al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) è strettamente collegata al Gruppo combattente islamico libico (LIFG, che la Francia ha supportato durante l’invasione per procura della NATO della Libia, nel 2011, fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per sostenerlo nel rovesciamento del governo della Libia. Già nell’agosto del 2011, Bruce Riedel, del think-tank della grande finanza Brookings Institution, ha scritto “L’Algeria sarà la prossima a cadere“, dove aveva allegramente predetto che il successo in Libia avrebbe incoraggiato gli elementi radicali in Algeria, AQIM in particolare. Tra le violenze estremiste e la prospettiva di attacchi aerei francesi, Riedel sperava di vedere la caduta del governo algerino. Ironia della sorte, Riedel osservava: “L’Algeria ha espresso particolare preoccupazione che i disordini in Libia possano portare alla creazione di un rifugio sicuro e importante santuario per al-Qaida e altri estremisti jihadisti.” E grazie alla NATO che la Libia è diventata esattamente ciò, un santuario per al-Qaida sponsorizzata dall’occidente. Con l’avanzata di AQIM nel nord del Mali e il coinvolgimento francese, ora si vedrà il conflitto sconfinare inevitabilmente in Algeria.
Va notato che Riedel è co-autore di “Quale percorso verso la Persia?”, che cospira apertamente ad armare un’altra organizzazione definita terroristica dal Dipartimento di Stato degli USA, (il numero 28 della lista), la Mujahidin-e Khalq (MEK), per causare caos in Iran e contribuire a far pressione sul governo locale, illustrando chiaramente l’impiego delle organizzazioni terroristiche, anche quelle elencati tali dal Dipartimento di Stato statunitense, nell’eseguire la politica estera degli Stati Uniti.
L’analista geopolitico Pepe Escobar ha notato un collegamento più diretto tra LIFG e AQIM, in un articolo di Asia Times dal titolo “Come al-Qaida ha potuto dominare Tripoli”: “Soprattutto, ancora nel 2007, il numero due di al-Qaida, Zawahiri, ha annunciato ufficialmente la fusione tra LIFG e al-Qaida nel Maghreb islamico (AQIM). Quindi, a tutti gli effetti, da allora LIFG/AQIM sono la stessa cosa, e Belhaj ne era/è il suo emiro“. “Belhaj”, ovvero Abdul Hakim Belhaj, leader del LIFG in Libia, ha ottenuto sostegno, armi, finanziamenti e riconoscimento diplomatico dalla NATO per il rovesciamento di Muammar Gheddafi, e ora ha gettato la nazione in una perenne guerra intestina genocida razzista e tribale. Questo intervento ha visto anche l’epicentro della rivolta, Bengasi, staccarsi da Tripoli come semi-autonomo “emirato del terrorismo”. L’ultima campagna di Belhaj si svolge in Siria, dove è stato certamente al confine siriano-turco ad inviare armi, denaro e combattenti al cosiddetto “Esercito libero siriano”, ancora una volta sotto gli auspici della NATO.
L’intervento della NATO in Libia ha fatto risorgere l’organizzazione terroristica affiliata ad al-Qaida, LIFG. Aveva già combattuto in Iraq e in Afghanistan, e ora invia combattenti, denaro e armi, il tutto grazie alla NATO, dal Mali in occidente alla Siria in oriente. Il temuto “califfato globale” con cui i neo-con hanno spaventato i bimbi occidentali per un decennio, sta prendendo forma attraverso le macchinazioni di USA, Arabia Saudita, Israele e Qatar e non grazie all”Islam’. In realtà, i veri musulmani pagano il prezzo più alto nella lotta contro questa vera e propria “guerra contro il terrorismo finanziato dall’occidente.”
Il LIFG, che con armi, contanti e supporto diplomatico francesi, sta invadendo il nord della Siria per conto di un cambiamento di regime tentato dalla NATO, ufficialmente si è fuso con al-Qaida nel 2007, secondo il Centro di lotta al terrorismo (CTC) di West Point dell’esercito degli Stati Uniti. Secondo CTC, AQIM e LIFG non solo hanno obiettivi ideologici, ma anche strategici e tattici. Le armi che il LIFG ha ricevuto, certamente sono finite nelle mani di AQIM passando attraverso i confini porosi del deserto del Sahara e del nord del Mali. In realtà, ABC News ha riferito, nell’articolo “Il gruppo terroristico di al-Qaida: ‘riceviamo le armi libiche“, che: “un esponente di spicco di un gruppo terrorista affiliato ad al-Qaida, ha indicato che l’organizzazione può aver acquisito alcune migliaia di potenti armi scomparse nel caos della rivolta libica, alimentando i timori dei funzionari occidentali. Siamo uno dei principali beneficiari delle rivoluzioni nel mondo arabo,” ha detto alla agenzia di stampa mauritana ANI Moqtar Belmoqtar, un leader nordafricano di al-Qaida nel Maghreb islamico [AQIM]. “Per quanto riguarda il nostro beneficiare delle [libiche] armi, è una cosa naturale in questo tipo di circostanze.”
Non è un caso che mentre il conflitto libico si avvicinava alla conclusione, un altro conflitto scoppiava nel nord del Mali. Fa parte di un premeditato riordinamento geopolitico che ha avuto inizio con la caduta la Libia, da allora usata come trampolino di lancio per invadere altre nazioni prese di mira, tra cui Mali, Algeria e Siria, usando terroristi armati fino ai denti, finanziati e aiutati dalla NATO. Il coinvolgimento francese può scacciare AQIM ed i suoi affiliati dal nord del Mali, ma sono quasi sicuri di finire in Algeria, molto probabilmente in base a un piano preciso. L’Algeria è stata in grado di sventare la sovversione, durante le prime fasi della “primavera araba” ideata dagli USA nel 2011, ma sicuramente non è sfuggita all’attenzione dell’occidente, che si trova a trasformare una regione che si estende dall’Africa al pianerottolo di Pechino e di Mosca, usando, con un impeto di schizofrenia geopolitica, i terroristi sia come come casus belli per invadere e sia come inesauribile forza mercenaria da impiegarvi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora
Mali, oltre 100 morti nei raid francesi.
Hollande incassa il sostegno occidentale
Prosegue l'operazione di Parigi contro gli islamisti salafiti, che per ritorsione minacciano i cittadini francesi in tutto il mondo. L'Eliseo rafforza le misure antiterrorismo e garantisce: truppe solo per permettere l'intervento di una forza internazionale". Barroso: "La Ue sostiene la coraggiosa missione ". Ucciso un pilota francese
Mali, Hollande: "Cominciato intervento armato".
L'esercito francese contro estremisti islamici
PARIGI - L'operazione militare francese in Mali "non è finita" e "continuerà nei prossimi giorni". Lo ha affermato il presidente francese François Hollande nel giorno in cui la missione di Parigi contro gli islamisti salafiti del gruppo Ansar Dine incassa anche l'appoggio dell'Unione europea.
Secondo testimonianze locali, i raid degli aerei francesi hanno fatto oltre cento morti. Cifre che per ora non trovano conferma ufficiale. Hollande si è limitato a dire che l'operazione ha dato "un colpo di arresto ai nostri avversari". Il presidente francese ha anche voluto specificare che "l'operazione in Mali non persegue alcun interesse particolare che non sia la protezione di un Paese amico e ha come solo scopo la lotta al terrorismo" e che il suo obiettivo "consiste nel preparare il dispiegamento di una forza internazionale africana che consenta al Mali di ritrovare l'integrità territoriale, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu".
Ma c'è preoccupazione a Parigi dopo che gli estremisti di Ansar Dine hanno minacciato i cittadini francesi ovunque si trovino nel mondo. Tanto che Hollande ha annunciato di aver disposto il "rafforzamento delle misure antiterrorismo del piano Vigipirate" in Francia.
Intanto anche da parte francese si contano le prime vittime: un pilota è stato ferito ieri in circostanze non specificate ed è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale. Il quotidiano Le Point scrive oggi di altri due elicotteri militari francesi Gazelle abbattuti durante le operazioni in Mali. "Secondo le nostre fonti sono stati distrutti dai ribelli mentre erano sulla via del ritorno dal luogo di combattimento e si dirigevano alla base di Ouagadougou", si legge sul sito della testata.
(12 gennaio 2013)
Terzo giorno di raid francesi in Mali: colpito il nord
13/01
Frenata l’avanzata dei ribelli nel centro del paese e riconquistata Konna insieme alle forze maliène, oggi i bombardamenti nel nord, bastione dei ribelli: colpite almeno tre postazioni, con decine di vittime, tra cui uno dei leader degli insorti.
A Bamako intanto i soldati francesi accolgono i primi elementi della forza internazionale africana che darà il suo contributo con l’avallo Onu.
“I raid sono in corso non stop, in questo momento, nella notte, domani”, afferma il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian, “La determinazione del Presidente della Repubblica è assoluta: bisogna sradicare questo terrorismo che potrebbe minacciare la sicurezza del Mali, del nostro paese e d’Europa”.
L’Eliseo ha rafforzato le misure anti-terrorismo anche in patria, dopo le ritorsioni annunciate dai ribelli che intanto continuano ad avanzare verso sud.
E mentre il Regno Unito invia il primo aereo cargo per assistere le operazioni, la popolazione malièna dona il sangue per aiutare i soldati feriti nei combattimenti.
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