E’ un comunicato del MEF e non di un gruppo terroristico ma è ugualmente inquietante. Le CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA sono proprio delle CACs. Il suddetto comunicato spiega tutto tranne cosa sono.
Si tratta di regole COERCITIVE che consentono di ricontrattare con gli investitori cedole, scadenze, decurtazioni di rimborso e concambi. In altre parole BTP, CCT e CTZ perdono per legge la tradizionale garanzia che lo Stato ha sempre offerto ai sostenitori del suo debito pubblico. Comprando titoli di Stato da quest’anno si accettano queste regole e in caso di default – in una delle mille forme possibili – non sarà nemmeno possibile avviare alcun ricorso risarcitorio. Notare che queste regole sono state predisposte per gli Stati in difficoltà e l’Italia resta in difficoltà. Queste
regole si applicano solo ai titoli di nuova emissione per cui in teoria – se fosse possibile fare un raffronto su basi omogenee – i vecchi titoli dovrebbero rendere un po’ meno perchè non incorporano un elemento coercitivo di rischio nel caso di ristrutturazione del debito.
Non c’è che dire, siamo proprio bravi e fortunati noi risparmiatori italiani, anche le regole del CAC ci becchiamo. Avete per caso sentito qualcosa ai telegiornali, ai talk show o nei comizi elettorali?
Se lo Stato si preoccupa tanto della sua solvibilità futura e si cautela penalizzando chi gli ha prestato i soldi, perchè noi cittadini, tutelati (si fa per dire) dall’art. 47 della Costituzione, non dovremmo preoccuparci di difendere il nostro risparmio iniziando a liquidare progressivamente i titoli di Stato “vecchi” (perchè non si sa mai quali trucchi giuristi e istituzioni si possono inventare per assimilare le due tipologie di titoli e tra l’altro adesso è un buon momento per vendere per via delle grosse plusvalenze in conto capitale) e a non rinnovarne la sottoscrizione?
E se qualcuno ci facesse notare che i titoli del CAC emessi nel 2013 non possono rappresentare più del 45% del totale, risponderemo che questa limitazione attuale può essere estesa al 100% (basta volerlo) e comunque crea ancora più confusione e non addolcisce abbastanza la pillola (o supposta).
Alternative meno rischiose e anche più performanti all’investimento in titoli di uno Stato in difficoltà non mancano di certo.
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