sabato 25 dicembre 2010



di Giorgio Cattaneo

Titoli tossici, divenuti carta straccia una volta scoppiata la bolla immobiliare; il bluff di mutui senza copertura, di quote azionarie senza capitali e senza più valore commerciale né relazioni con l’economia reale. Grande crisi? No, grande truffa. Organizzata dagli Stati, con la complicità delle banche centrali. Obiettivo: derubare i cittadini. Letteralmente: espropriarli dei loro risparmi, per alimentare il grande flusso del capitalismoBruno Amoroso, docente all’università danese di Roskilde. finanziario globale: hi-tech e spese militari in primis. Tutto legale, naturalmente. Perché sono stati gli stessi “truffatori” a manipolare le leggi per agevolare il grande saccheggio. Lo afferma un importante economista,
Allievo del professor Federico Caffè, grande economista italiano scomparso nel nulla il 15 aprile 1987, Amoroso è reduce da conferenze e incontri pubblici nei quali non ha esistato a denunciare il capitalismo finanziario che sta scatenando la più grave crisi sociale nella storia delle democrazie occidentali. «Alla parola crisi, generalmente, diamo questo significato: la crisi è qualcosa di difettoso, legato al non-funzionamento dei meccanismi dell’economia o dei sistemi politici. Qualcosa di non voluto, qualcosa che è sfuggito di mano», premette Amoroso, in una video-intervista girata da “Radio dal basso” e collocata su YouTube. Secondo la tesi corrente, è «come se l’intenzione della finanza e dell’econimia fosse equa e però qualcosa è sfuggito o qualcuno ha imbrogliato. Be’, secondo me non è così».
«Questa che si chiama crisi finanziaria – afferma il professor Amoroso – non è una crisi: è il risultato di politiche programmate per realizzare l’esproprio dei risparmi di milioni di persone, sia nei paesi europei ma anche a livello mondiale». Quindi, aggiunge l’economista, «più che di crisi parlerei appunto di truffa, nel senso dell’esproprio: però non un esproprio fatto da truffatori, cioè in modo illegale, ma di un esproprio organizzato dai sistemi finanziari accompagnati da misure legislative tutte funzionali a questo esproprio». Potrebbe sembrare un paradosso: «Quella che chiamiamo crisi è in realtà una politica che ha avuto un grande successo».
Sarebbe come chiamare “crisi” l’industrializzazione forzata del nord compiuta dalla Fiat o gli stessi disastri ecologici: «Non sono “errori”, niente che sia sfuggito di mano a nessuno. Sono stati il risultato, anzi il successo, di una certa forma di industrializzazione, quindi se vogliamo rapace, di considerare il mercato capitalistico e l’economia per realizzare determinati interessi». Quindi: «Non crisi finanziaria, ma anzi: successo della finanza e della globalizzazione nell’espropriare milioni di cittadini che avevano dei risparmi accumulati». E visto che «ormai sul piano dei salari c’è molto poco da espropriare», ecco che è il risparmio ad essere colpito, «laddove esistono spazi per continuare l’arricchimento e l’esproprio capitalistico».
Per il professor Amoroso, «la crisi finanziaria cosiddetta è questo: è il successo delle politiche del neo-liberismo e della globalizzazione». Vie d’uscita? Solo se i consumatori, «che sono le vittime», decidessero di «abolire quei sistemi bancari e finanziari, sostituendoli e dando fiducia al sistema della finanza etica e delle banche popolari, legate all’economia reale dei territori». Fino a qualche decennio fa avremmo detto: è necessario ristabilire il controllo dello Stato, o della Banca centrale, sulla finanza. «Questo oggi non ha più senso, perché lo Stato e la banca nazionale sono esattamente espressione di quegli interessi, negli Stati Uniti ma anche nella maggioranza dei paesi europei, cioè sono i centri del potere finanziario –Mediobanca, la banca centrale – che sono i rappresentanti di quegli interessi, quelli che hanno fatto le leggi e i regolamenti».
Quello che è successo, continua l’economista, basta e avanza per «mettere sotto inchiesta la banca nazionale e il comitato di controllo del credito». I dispositivi di controllo esistono, ma hanno ignoranto l’allarme. «Erano distratti? Non se ne sono accorti?». Al contrario: hanno finto di non vederli, i rischi per i risparmiatori, perché il loro vero obiettivo, non dichiarato, era espropriarli. «Cioè: espropriare risparmi accantonati per la vita familiare, per riportarli dentro il flusso dell’economia mondiale della globalizzione che certamente ha bisogno di grandi investimenti. Nei campi hi-tech e dell’industria militare servono grandi soldi. Siccome i cittadini non sono disposti a metterli a disposizione di avventure di quel tipo, allora gli si tolgono. E gli si tolgono in maniera legale, non in maniera truffaldina: questa è una truffa organizzata, dagli Stati e dai poteri politici e finanziari».

Libree Idee

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