di Monia Benini
In questo lungo periodo di crisi strutturale viene da chiedersi quanto possano gli Stati europei decidere autonomamente per il bene dei propri cittadini e per la tutela della propria nazione.
Articoli, dichiarazioni, misure, provvedimenti, decreti legge, ecc…si susseguono regolarmente palesando una realtà davvero allarmante: in Italia, come nel resto del Vecchio Continente, i Governi nazionali non sono liberi di legiferare autonomamente, ma sono costretti ad obbedire ciecamente alle disposizioni di organismi internazionali nominati dalle élites del potere, del tutto autonome. Questo vale sia per la “normale amministrazione” economica e finanziaria, come può essere l’emissione della moneta, sia per i provvedimenti speciali assunti per tamponare un’emergenza che spesso, come abbiamo già visto in passato, è tutt’altro che spontanea.
Il nostro Paese è infatti erroneamente considerato una delle cosidette democrazie avanzate del mondo occidentale: il Governo emana leggi che regolano la vita sociale in ogni suo aspetto (sanità, scuola, lavoro, pensioni, giustizia, ecc…) eppure è vincolato da trattati che limitano la sua sovranità al punto tale da impedirgli di adempiere al diritto/dovere di stampare, emettere e gestire una moneta nazionale.
La realtà dei fatti è tale per cui da un’analisi attenta risulta che anche la politica decisionale interna è pesantemente condizionata dai “pareri” o dalle risoluzioni emanate dagli organismi europei, secondo i quali una nazione non può decidere autonomamente ad esempio in materia di provvedimenti che riguardano il mercato e il commercio, piuttosto che relativamente alle pensioni. Ogni entità statale deve rispondere direttamente rispetto alle obbligazioni assunte con una serie di trattati internazionali.
Di notevole interesse, nonostante non se ne parli diffusamente, è la situazione storico-economica che ha portato l’Italia a rincorrere l’ingresso in Europa e quindi a sottomettersi ad una serie di poteri forti che ora costituiscono di fatto la spina dorsale della maggioranza dei provvedimenti normativi nazionali.
“L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
George Soros
Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni. ”
Il 2 giugno 1992, come confermato anche dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, le sorti del Paese furono decise contestualmente ad una massiccia ondata di privatizzazioni a bordo del panfilo Britannia (della corona inglese), dove personaggi come Mario Draghi, Beniamino Andreatta (dirigente ENI, DC) e Riccardo Galli (dirigente IRI) incontrarono i grandi banchieri a cui si rivolse il governo italiano durante la fase delle stesse privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).
“Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.
La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. ”
Negli anni successivi, mentre i governi che si succedevano lanciavano l’Italia in una folle rincorsa per agganciare il “treno” Europa, con provvedimenti finanziari e di bilancio che colpivano duramente i cittadini italiani, giustificandosi con le minacce della svalutazione della moneta e più in generale con il rischio del crollo del sistema paese, l'élite economico finanziaria internazionale (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) agì devastando l'economia italiana, attraverso la collaborazione con politici, finanzieri e imprenditori.
Quando Prodi riuscì ad ottenere l’ingresso dell’Italia in Europa, larga parte degli Italiani festeggiò il “lieto evento”, ignara (come in parte lo è anche oggi) di quanto ciò avrebbe significato. Non era infatti l’Europa dei popoli quella nella quale si affacciava il nostro Paese, bensì una tenaglia economica e fiscale che sarebbe ben presto andata a stringersi attorno al collo della nostra sovranità nazionale.
Prendiamo l’esempio forse maggiormente lampante: la Banca Centrale Europea e il Sistema Europeo delle Banche Centrali. Secondo l'articolo 105 del Trattato sull'Unione Europea, oltre all'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi il SEBC "sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità agendo in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza". Ebbene, secondo quanto stabilito dal Trattato, “né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo”, ovvero vige l’assoluta indipendenza rispetto agli stati (solo formalmente) sovrani. Come se non bastasse, il più recente Trattato di Lisbona ha rafforzato la posizione della BCE ribadendo il principio secondo cui essa è indipendente (anche finanziariamente) nell’esercizio dei suoi poteri e riconoscendo alla stessa BCE lo status di Istituzione dell’Unione, alla pari con il Consiglio, la Commissione e il Parlamento, anche se con uno status giuridico proprio.
Paradossalmente, dunque in Italia la Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo, mentre il nostro paese è stato volutamente trascinato nella gabbia europea, dove addirittura vige il principio di superiorità della stessa legislazione europea rispetto a quella nazionale. Ovvero, gli organismi internazionali si sono scippati la sovranità popolare, e decidono sulle nostre teste le regole per le nostre attività commerciali ed imprenditoriali, circa i nostri salari e pensioni, rispetto al nostro debito e a come “gestirlo”, rendendo l’Italia e altri paesi europei sempre più schiavi della stessa BCE e del Fondo Monetario Internazionale. Perduta la propria sovranità, i cittadini si trovano quindi a dover anche parzialmente rinunciare alla propria libertà: tutto ciò mentre ancor prima del trattato costituente la Comunità Economica Europea, nel 1948 venivano sanciti il divieto di schiavitù, la libertà da interferenze arbitrarie nella vita privata, nella famiglia, nella casa, ecc… e il diritto di ogni individuo di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. Era la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, tanto sbandierata quando si tratta di puntare l’indice verso paesi “nemici”, ma regolarmente calpestata – insieme alla nostra Costituzione – quando si tratta di avvantaggiare banche e poteri finanziari, nelle salde mani di poche famiglie che da secoli condizionano la storia italiana ed europea.
Per il Bene Comune
In questo lungo periodo di crisi strutturale viene da chiedersi quanto possano gli Stati europei decidere autonomamente per il bene dei propri cittadini e per la tutela della propria nazione.
Articoli, dichiarazioni, misure, provvedimenti, decreti legge, ecc…si susseguono regolarmente palesando una realtà davvero allarmante: in Italia, come nel resto del Vecchio Continente, i Governi nazionali non sono liberi di legiferare autonomamente, ma sono costretti ad obbedire ciecamente alle disposizioni di organismi internazionali nominati dalle élites del potere, del tutto autonome. Questo vale sia per la “normale amministrazione” economica e finanziaria, come può essere l’emissione della moneta, sia per i provvedimenti speciali assunti per tamponare un’emergenza che spesso, come abbiamo già visto in passato, è tutt’altro che spontanea.
Il nostro Paese è infatti erroneamente considerato una delle cosidette democrazie avanzate del mondo occidentale: il Governo emana leggi che regolano la vita sociale in ogni suo aspetto (sanità, scuola, lavoro, pensioni, giustizia, ecc…) eppure è vincolato da trattati che limitano la sua sovranità al punto tale da impedirgli di adempiere al diritto/dovere di stampare, emettere e gestire una moneta nazionale.
La realtà dei fatti è tale per cui da un’analisi attenta risulta che anche la politica decisionale interna è pesantemente condizionata dai “pareri” o dalle risoluzioni emanate dagli organismi europei, secondo i quali una nazione non può decidere autonomamente ad esempio in materia di provvedimenti che riguardano il mercato e il commercio, piuttosto che relativamente alle pensioni. Ogni entità statale deve rispondere direttamente rispetto alle obbligazioni assunte con una serie di trattati internazionali.
Di notevole interesse, nonostante non se ne parli diffusamente, è la situazione storico-economica che ha portato l’Italia a rincorrere l’ingresso in Europa e quindi a sottomettersi ad una serie di poteri forti che ora costituiscono di fatto la spina dorsale della maggioranza dei provvedimenti normativi nazionali.
“L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
George Soros
Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni. ”
Il 2 giugno 1992, come confermato anche dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, le sorti del Paese furono decise contestualmente ad una massiccia ondata di privatizzazioni a bordo del panfilo Britannia (della corona inglese), dove personaggi come Mario Draghi, Beniamino Andreatta (dirigente ENI, DC) e Riccardo Galli (dirigente IRI) incontrarono i grandi banchieri a cui si rivolse il governo italiano durante la fase delle stesse privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).
“Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.
La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. ”
Negli anni successivi, mentre i governi che si succedevano lanciavano l’Italia in una folle rincorsa per agganciare il “treno” Europa, con provvedimenti finanziari e di bilancio che colpivano duramente i cittadini italiani, giustificandosi con le minacce della svalutazione della moneta e più in generale con il rischio del crollo del sistema paese, l'élite economico finanziaria internazionale (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) agì devastando l'economia italiana, attraverso la collaborazione con politici, finanzieri e imprenditori.
Quando Prodi riuscì ad ottenere l’ingresso dell’Italia in Europa, larga parte degli Italiani festeggiò il “lieto evento”, ignara (come in parte lo è anche oggi) di quanto ciò avrebbe significato. Non era infatti l’Europa dei popoli quella nella quale si affacciava il nostro Paese, bensì una tenaglia economica e fiscale che sarebbe ben presto andata a stringersi attorno al collo della nostra sovranità nazionale.
Prendiamo l’esempio forse maggiormente lampante: la Banca Centrale Europea e il Sistema Europeo delle Banche Centrali. Secondo l'articolo 105 del Trattato sull'Unione Europea, oltre all'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi il SEBC "sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità agendo in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza". Ebbene, secondo quanto stabilito dal Trattato, “né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo”, ovvero vige l’assoluta indipendenza rispetto agli stati (solo formalmente) sovrani. Come se non bastasse, il più recente Trattato di Lisbona ha rafforzato la posizione della BCE ribadendo il principio secondo cui essa è indipendente (anche finanziariamente) nell’esercizio dei suoi poteri e riconoscendo alla stessa BCE lo status di Istituzione dell’Unione, alla pari con il Consiglio, la Commissione e il Parlamento, anche se con uno status giuridico proprio.
Paradossalmente, dunque in Italia la Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo, mentre il nostro paese è stato volutamente trascinato nella gabbia europea, dove addirittura vige il principio di superiorità della stessa legislazione europea rispetto a quella nazionale. Ovvero, gli organismi internazionali si sono scippati la sovranità popolare, e decidono sulle nostre teste le regole per le nostre attività commerciali ed imprenditoriali, circa i nostri salari e pensioni, rispetto al nostro debito e a come “gestirlo”, rendendo l’Italia e altri paesi europei sempre più schiavi della stessa BCE e del Fondo Monetario Internazionale. Perduta la propria sovranità, i cittadini si trovano quindi a dover anche parzialmente rinunciare alla propria libertà: tutto ciò mentre ancor prima del trattato costituente la Comunità Economica Europea, nel 1948 venivano sanciti il divieto di schiavitù, la libertà da interferenze arbitrarie nella vita privata, nella famiglia, nella casa, ecc… e il diritto di ogni individuo di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. Era la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, tanto sbandierata quando si tratta di puntare l’indice verso paesi “nemici”, ma regolarmente calpestata – insieme alla nostra Costituzione – quando si tratta di avvantaggiare banche e poteri finanziari, nelle salde mani di poche famiglie che da secoli condizionano la storia italiana ed europea.
Per il Bene Comune
Bé la storia è triste. Hanno rosicchiato giorno dopo giorno la sovranità dei popoli ed ora siamo veramente alla resa dei conti.
RispondiEliminaTi auguro nonostante tutto un felice 2011, pieno di gioia e di realizzazione di tutti i tuoi sogni.
Auguri
Carissima/o I am,
RispondiEliminasì è una triste storia e ti ringrazio per gli auguri che ricambio con affetto...
Barbara