Giovedì 28 giugno è comparso in rete un post molto significativo.
Il titolo del post è La costituzione esce dalle fabbriche e l’autore è il ben noto intrallazzatore sindacale Giorgio Cremaschi.
In
questo post, pubblicato da MicroMega (per me, MicroMenga), organo
raffinato e un po’ snob della sinistra serva del neoliberalismo e della
globalizzazione neoliberista, l’intrallazzatore sindacale in questione,
oggi “pensionato” e con il culo al sicuro, chiede (umilmente?) perdono
per la drammatica sconfitta subita dai lavoratori a causa della
manomissione dell’art. 18 e dell’estensione della libertà di
licenziamento in Italia.
Sì io sento il bisogno di scusarmi per questa sconfitta e per come e' maturata, scrive il burocrate sindacalese quando è ormai troppo tardi.
Questo
farabutto, dopo aver mentito ai lavoratori per anni, dopo aver
contribuito a deviare sui binari morti degli scioperi inutili,
“politicamente corretti” e “democratici” (meglio liberaldemocratici) la
protesta del lavoro, adesso che è in quiescenza, che non
rischia la
carriera ed è fuori dei giochi sindacalesi di sottopotere, ci rivela che
la CGIL della Camusso ha lavorato contro i suoi stessi iscritti,
fingendo, ma soltanto fingendo, di opporsi ai massacratori
controriformisti Monti e Fornero.
Ma la Fiom fa parte da moltissimi anni della CGIL e quindi anche Giorgio Cremaschi, come capo del comitato centrale Fiom.
In
questo lacrimevole post (lacrime di coccodrillo, naturalmente) il vile
imbroglione, l’abile parolaio che si è speso con gli altri farabutti
suoi pari per uccidere sul nascere la protesta dei lavoratori, ci rivela
che la colpa della sconfitta non è (come sospettavamo) dei lavoratori impauriti e ricattati dalla disoccupazione e dalla precarietà, ma – udite, udite! – dei
dirigenti di quello che una volta definivamo movimento operaio ed in
particolare di quelli della Cgil. Non e' vero infatti che su questo tema
non ci fossero spinte alla mobilitazione. E' vero anzi il contrario.
Quindi
il compito assegnato dai padroni di Monti ai sotto-servi sindacalesi di
CGIL e Fiom era quello di bloccare la protesta sul nascere, per far
passare la controriforma del diritto del lavoro, e Cremaschi, che era
anche lui della partita, non lo nasconde, tanto il suddetto è
"pensionato" e non rischia poltrone!
I
sotto-servi sindacalesi, leccapiedi delle Aristocrazie finanziarie,
hanno svolto bene il loro compito di kapò, impedendo la rivolta dei
lavoratori-internati in quel grande campo di concentramento europoide
che è diventata l’Italia.
Uno
di questi miserabili kapò è stato lo stesso Giorgio Cremaschi, che oggi
piange il morto e chiede scusa alle innumerevoli vittime delle manovre
montiane euroglobaliste, appoggiate dal Pd, dalla sinistra neoliberista e, seppur più subdolamente e nascostamente, dalla CGIL con la Fiom al suo interno.
Cremaschi poteva scegliere.
Poteva scegliere la lotta e, come ammette lui stesso nel suo post, avrebbe avuto un gran seguito fra i lavoratori.
Leggete questo, per comprendere meglio ciò che ci rivela questo farabutto: Uno
sciopero generale della portata delle lotte del 2002 era alla portata
ed avrebbe aperto un fronte complessivo con il governo, mettendo in
gravi difficoltà Cisl e Uil e ancor di più il partito democratico.
Ed e' per questo che non si e' fatto. La squallida mediazione definita
tra i partiti di governo si e' trasferita sul progetto di legge, Cisl e Uil hanno accettato e la Cgil ha finito di opporsi. E, fatto ancor più grave, ha accettato la mediazione che cancellava l'articolo 18 facendo finta di aver vinto.
A quel punto la prospettiva di una unificazione delle lotte e' saltata e
anche la Fiom ha drasticamente ridimensionato la propria iniziativa.
Ma
le lotte del 2002 erano politiche, ed erano contro il secondo governo
Berlusconi, che pur cercava di manomettere lo Statuto dei Lavoratori del
1970 per dare agli imprenditori la possibilità di licenziare (e avere,
così, il loro pieno appoggio), mentre in tal caso, nel nostro caso, si
sarebbe trattato di lotte contro un governo appoggiato servilmente dalla
sinistra politica e sindacalese.
Quindi,
non solo non si potevano fare lotte contro il governo amico di
Monti-Napolitano, euroglobalista e ultraliberista, imposto dalla classe
globale dominante, ma si doveva fingere di opporsi, per impedire che la
protesta si manifestasse al di fuori dei recinti sindacali e per
imbrogliare i lavoratori fino ad approvazione della controriforma.
Inoltre,
perché mettere in difficoltà il Pd, sostenitore di Monti, sguattero del
grande capitale finanziario, europeista-europoide e filoglobalista?
“Cane non mangia cane”, come recita un noto proverbio.
Questo
ci rivela il contrito Cremaschi, e questo lui lo sapeva fin
dall’inizio, ma l’ha tenuto nascosto ai lavoratori, imbrogliandoli.
La
parte che in questo gioco sporco ha avuto Giorgio Cremaschi, insieme a
una gran parte dei dirigenti Fiom e al segretario nazionale Landini, ci è
ormai chiara: quella del poliziotto buono, che finge di contrastare il
poliziotto cattivo (Camusso) e di strappargli qualche inutile ora di
sciopero generale “politicamente corretto” e perciò non incisivo.
Ma
ora non c’è più necessità di giocare al poliziotto buono – che vuole lo
sciopero generale e la mobilitazione, naturalmente “democratica” e
pacifica – e al poliziotto cattivo, impersonato dalla Camusso e dalla
sua segreteria che fanno resistenza e tendono a posporre le date.
Non
c’è più questa necessità perché i lavoratori sono stati bene
imbrogliati e neutralizzati, e la controriforma di Monti e Fornero è
passata (con il voto entusiasta del liquame pidiino parlamentare).
Tornando
al recente passato, il gioco sporco di CGIL e Fiom, collegati al Pd, e
quindi, indirettamente al direttorio Monti-Napolitano, ha permesso, per
ammissione dello stesso Cremaschi, di frammentare le lotte in fabbrica e
nella società: Il
movimento si é quindi ridotto a singole azioni di lotta, da ammirare
ringraziare, ma insufficienti a pesare sul quadro politico. Tante
fabbriche metalmeccaniche, prime la Same e la Piaggio han continuato
eroicamente a scioperare. I sindacati di base hanno generosamente
scioperato il 22 scorso. Ma non poteva bastare, tenendo conto anche del
terribile regime informativo che censura ogni dissenso mentre
ossessivamente grida: viva Monti, viva l'euro, viva il rigore.
Oggi
Giorgio Cremaschi sente il bisogno di “scusarsi” per ciò che ha
permesso di fare contro quegli stessi lavoratori che lui, Camusso,
Landini e gli altri soci della gran camarilla confederale avrebbero
dovuto rappresentare e difendere a spada tratta.
Ma
perché queste ammissioni, queste dichiarazioni, queste rivelazioni,
dobbiamo chiederci, noi che non crediamo nel suo pentimento tardivo,
fuori tempo massimo, esattamente come il ladro che si pente soltanto
quando rischia di essere scoperto, o quando addirittura lo prendono con
le mani nel sacco?
Non
certo per rimorso, per crisi di coscienza, per sopraggiunto e sincero
pentimento per ciò che ha lasciato che si faccia e per ciò che
vigliaccamente non ha fatto.
Cremaschi
lo fa per poter accreditarsi ancora, in futuro, come capetto di qualche
associazione, o di qualche “movimento”, naturalmente pacifista e
(liberal)democratico, che potrà tornar utile, in futuro, ai padroni di
Monti, del Pd, della CGIL e della Fiom.
Lo fa per ricostruirsi una (improbabile) verginità e non sparire definitivamente dalla scena.
Lo
fa per poter imbrogliare ancora e per poter imbrigliare ancora la
protesta, contribuendo a narcotizzarla, a deragliarla su un binario
morto.
Leggete ciò che scrive il furbastro alla fine del suo post: Ora
abbiamo il modello Marchionne esteso a tutto il mondo del lavoro e
dobbiamo ricostruire potere e forza. Non sarà facile ma ci dobbiamo
provare, ancor di più noi che siamo consapevoli della portata di questa
sconfitta. Senza
fare sconti a chi ne e' più responsabile nel sindacato, e senza
dimenticare mai più la colpa di Monti e del Pd che lo sostiene. Dei
quali dovremo essere solo intransigenti avversari.
Posto che il modello Marchionne poteva contrastarlo con determinazione quando ancora non era esteso a
tutto il mondo del lavoro (ma evidentemente non aveva né la forza, né
la determinazione né la volontà per farlo), rileviamo che chi ha tradito
una volta può tradire ancora e contribuire a metterlo nel culo, una
volta di più, a milioni di lavoratori sempre più poveri, sempre più
ricattati e sempre più disperati.
Se la costituzione è uscita dalle fabbriche il “merito” è un po’ anche di Cremaschi.
Grazie Cremaschi, a te e ai tuoi complici bastardi!
Grazie di tutto, astutissimo servo del sistema, ma forse questa volta non ce la farai a riciclarti per continuare a truffare!
Qui, dal Water Closed, vi saluta il vostro
Anatolio Anatoli
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