Questo articolo di Rinascita è una agghiacciante fotografia del paese, che rappresenta un panorama desolante e costante degli ultimi anni e cozza in maniera offensiva con i concertoni celebrativi dei collaborazionisti sindacati che non hanno certo fatto mancare il loro apporto significativo allo scatto di questa "istantanea". Sono contenta che almeno a Torino, Napoli e Roma le contestazioni abbiano rovinato la loro festa. I pennivendoli sono rimasti scandalizzati dallo striscione "Vergogna cosa c'è da festeggiare". Ai servi del sistema il mea culpa viene in tutta evidenza esentato. La colpa è solo del singolo, che, "sfigato" diventa "choosy" e se non è più in grado di mantenere sé stesso e la sua famiglia non ha che da biasimare la sua inadeguatezza. E' così che uno sprezzante "esperto" che studia i suicidi, si permette di definire 3.870 persone che si sono tolte la vita nel solo 2009 (nel 2013 avere dati "aggiornati" sul 2010, 2011, 2012 dagli statistici lautamente pagati sembra una pretesa assurda) tutto sommato "contenute". Quando le vittime di incidenti mortali sul lavoro erano 1200 l'anno circa, si sprecavano parole di riprovazione, di dolore. 118 decessi di donne nel 2010 ha fatto gridare all'Onu "emergenza femminicidio". 3.870 vite spezzate causa povertà sono invece un sacrificio tutto sommato accettabile e trascurabile per questi schifosi lecchini del sistema?
Il concetto mi pare semplice: se muori a causa della tua attività lavorativa sei un eroe, se muori perché non hai lavoro e quindi non arricchisci nessuno (stato compreso) levati di
mezzo e senza tanti complimenti. Sei un servo che non serve più. I pennivendoli e gli osservatori statistici occultano e minimizzano queste tragedie, sostenendo come la crisi che ha tolto la dignità a tanti sventurati non c'entri nulla. Salvo ricordarsene per strumentalizzare ogni qualvolta ci sia da domandare la riduzione delle tasse sul lavoro o chiedere i cosiddetti investimenti per la crescita che altro non sono se non regalie alle solite mafie e lobbies del cemento come il TAV.
Una nazione con un tasso di occupazione del 56.9%, con il 53% di italiani che dichiara di non poter mantenere la famiglia PUR LAVORANDO, con 4,2 milioni di famiglie nella povertà assoluta, con un tasso di disoccupazione del 47,8% REALE (eh sì perché è inutile che si scindano il tasso di occupazione ufficiale -11,5% a marzo - cioè coloro che si iscrivono al Centro per l'impiego e gli scoraggiati o inattivi -36,3% sempre a marzo- si tratta sempre di disoccupati a meno che non dimostrino i nostri contabili statistici, trattarsi di soggetti che non cercano lavoro perché hanno vinto la lotteria) questi soloni dei numeri e pennivendoli al seguito ESCLUDONO che la crisi possa risultare all'origine della decisione di togliersi la vita.
Un'altra cosa che mi manda in bestia è la scissione dell'indigenza in categorie, al Nord, al Sud, maschile, femminile, giovanile o no. Nessuno deve essere lasciato indietro in un paese CIVILE, ma sempre nella stessa schifosa nazione che conta la più ALTA PRESSIONE FISCALE nel mondo i sindacati MAI hanno preteso DI ESTENDERE LE TUTELE A TUTTE LE PERSONE IN DIFFICOLTA' (solo il 20% dei disoccupati accede ad una blanda forma di sussidio). No, loro scendono in piazza per difendere l'Imu sulla prima casa (come l'Ocse del resto) e chiedere ancora più lotta all'evasione fiscale. Cari inutili, o meglio ancora dannosi sindacati, quella che voi chiamate evasione fiscale E' GETTITO FISCALE CHE VIENE A MANCARE PERCHE' LE AZIENDE CESSANO LA PROPRIA ATTIVITA' O SONO FALLITE. Ve lo volete ficcare in quella testa d'uovo?
I sindacati, quelli che con disinvoltura firmarono la legge Biagi del 2003 trasformando il mercato del lavoro in caporalato, lavoro alla giornata, in 10 anni non si sono mai premurati di chiedere l'istituzione di un reddito di cittadinanza. Li capisco, da bravi tirapiedi del sistema, domandare un reddito minimo garantito a tutti, ovvero garantire la possibilità DI SOPRAVVIVERE a chi non ha lavoro metterebbe in difficoltà i poteri forti che come dai trattati Ue (basti pensare alla Bolkenstein) vogliono un mercato degli schiavi sempre più flessibile e meno costoso.
Un reddito di cittadinanza IMPEDIREBBE UNA SPECULAZIONE AL RIBASSO SUI SALARI, ed i bravi difensori dei deboli non vogliono che questo accada.
Barbara
Spari di rabbia e di disperazione
Che la situazione sia più che mai complicata, lo si evince dall’ultimo evento drammatico dello sparatore solitario. Sarà pure un caso isolato ma comunque quanto accaduto domenica mattina, dinanzi Palazzo Chigi, lascia intendere la drammaticità del quadro generale del Paese. Il passaggio dal suicidio per la perdita del lavoro o per le difficoltà dell’impresa all’azione disperata del singolo cittadino che ha perso tutto diventa quasi un fatto automatico.
Il dramma è duplice. Non solo del disperato calabrese che si arma per andare a farsi e fare giustizia contro questa classe politica che non riesce a dare risposte alla perdita del lavoro e alla perdita della dignità, ma anche dei carabinieri e poliziotti anch’essi vittime della situazione. Da parte dei politici sinistro-centro-destro si tende a ridurre l’evento a un fatto isolato e soprattutto opera di una persona un po’ squilibrata. Ma non è così. Quando si perde il lavoro, fatalmente si resta esclusi a vita dal circuito lavorativo. E così non resta che la disperazione e la rabbia contro i partiti, senza distinzione alcuna, che lasciano marcire la situazione senza accennare alcun colpo di reni. E la cosa grave che tutti vedono è che mentre il popolo marcisce e perde di dignità la classe politica continua a non dare risposte concrete al dolore del mondo del lavoro. Tra dosi massicce di flessibilità, di precarizzazione, di salari a dir poco vergognosi e di pensio ni sempre più magre, ai lavoratori e alle loro famiglie non resta che la rabbia e la disperazione.
Finora questa politica ha dato la sensazione di fregarsene altamente dei problemi della popolazione. Non per niente gli esponenti del nuovo inciucio si sono subito rifugiati nelle auto blu super scortate. In questo modo la rabbia di chi perde il lavoro, di chi non può più pagare l’affitto e il mutuo non potrà che crescere. A questo punto la politica ha il dovere e l’obbligo di dare risposte concrete alla sofferenza della gente. E non le potrà di certo dare stando ancora al servizio dell’Ue, della Bce e del Fmi. L’Italia deve uscire da questo gioco al massacro della moneta unica. Da quando i vari Prodi, Ciampi e i fan europeisti dell’uno e dell’altro schieramento ci hanno portato nell’euro, il Paese è andato via via crollando. Se con il salario in lire un qualsiasi lavoratore poteva mantenere una vita dignitosa, oggi con la busta paga in euro si è solo dei pezzenti.
Ormai la maggior parte delle categorie del lavoro sono compresse al ribasso e soggette a contratti sempre meno solidi e sempre meno garantiti. E sono sempre di più coloro che non riescono non solo a pagare il mutuo ma neanche l’affitto o il condominio. Si taglia su tutto e sempre più spesso si taglia anche la macchina. E quando si arriva fatalmente al bivio e al buio della vita, diventa automatico aspettarsi una reazione drammatica. Non sarà come negli anni ’70, quando il terrorismo politico prese corpo, perché qui si tratta solo di rabbia e di disperazione di tanti lavoratori che perdono il posto e la propria dignità di vita. Ma è bene che la politica apra gli occhi prima che il dramma del singolo diventi una reazione collettiva.
29 Aprile 2013
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