Mentre la società civile chiamata a raccolta dal PD (ossia il padrone chiama i centri sociali) per protestare contro Casa Pound, la Consulta decreta che MILIONI di italiani devono dire addio definitivamente alla loro pensione.
In Italia, così come in Occidente l'unica opposizione ammessa è quella addomesticata. L'unica titolata ad andare in piazza e state pur certi che, al di là delle sceneggiate contro l'austerità di cui il regime Monti fu espressione, quando si tratta di contrastare efficacemente i singoli provvedimenti imposti da un governo illegittimo non si muoverà foglia. Poi il referendum per l'abrogazione della legge Fornero fu proposto da quelli "cattivi brutti e sporchi" della Lega, anche perché i difensori della classe operaia se ne sono ben guardati dal combattere seriamente, non a suon di sfilatine in centro, gli editti prodotti dai governi della troika, hanno pur sempre il merito di aver "liberato" l'Italia dal nano di Arcore...
E poi l'Europa (che impone questi provvedimenti) piace tanto ai compagni, e contestarla significa essere euroscettici e quindi brutti sporchi e cattivi.
I miei vivi complimenti ai giudici o magistrati della Consulta, che, forti dei loro privilegi e diritti acquisiti, come si confà ad una casta, si arroga il diritto di negarli alle persone di serie B dei ceti inferiori.
I loro lautissimi stipendi e pensioni saranno accreditati come sempre mensilmente lo stesso, sono ricompensati anche per questo, per tutelare il potere. Alla faccia dell'eguaglianza, democrazia e diritti, ancora un volta da un apparato del regime si riceve la conferma che sono tutte balle.
E per finire con le liete notizie dal mondo di Orwell 2015:
Tutto pronto per il Patriot Act europeo?
Paura. Una parola che si insinua
nella mente come un germe inarrestabile. Soprattutto quando indotta. Come un
tumore che si annida nelle parti più nascoste del corpo, viene alimentato da
noi stessi, inconsapevolmente, dalla nostra voglia di chiarezza che porta a
credere alla spiegazione più semplice. E poi, d'un tratto, dispiega i suoi
effetti. Così è accaduto negli Stati Uniti all'indomani del 11 settembre 2001,
così ci sono i primi segni possa accadere anche nella vecchia e
"saggia" Europa.
La pagina più nera in tema di libertà negli
USA è stata scritta non con il crollo delle torri gemelle, bensì con l'entrata
in vigore del Patriot Act. George W. Bush ci mise poco più di un mese a
firmarlo, all'inizio facendolo passare come una legge transitoria e d'emergenza
- e di "emergenze" senza fine in Italia abbiamo grande esperienza - e
poi di volta in volta prorogata fino a oggi. Vennero rafforzati i poteri e le
libertà d'azione di FBI, CIA e NSA, rimosse le restrizioni sul controllo delle
conversazioni telefoniche, delle chat, delle e-mail, delle cartelle cliniche,
delle transazioni bancarie, sulla segretezza dei colloqui tra detenuti e
legali. Addirittura si arrivò a dichiarare legittime le perquisizioni
effettuate senza avviso e presenza del diretto interessato e consentire arresti
di non meglio definiti "combattenti" sulla base di semplici sospetti.
Una legge dichiarata, nella parte in cui prevedeva tabulati telefonici e
Internet di sospettati senza mandato della magistratura e notifica agli indagati,
incostituzionale - e anche in questo in Italia siamo dei veterani. Il tutto
utilizzando una definizione di "atti terroristici" un tantino troppo
di libera interpretazione: "atti che appaiono tesi ad influenzare la
politica di un governo con l'intimidazione o la coercizione".
Adesso, all'indomani dell'attentato al Charlie
Hebdo, si invoca anche in Europa una legge che dia poteri tali agli Stati da
far sentire al sicuro i cittadini. Una specie di Patriot Act nostrano, che
"almeno" cancelli l'accordo di Schengen.
A questo punto bisogna fare un passo indietro.
L'accordo, datato 1985, coinvolge a oggi 26 Stati: Grecia, Italia, Malta,
Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo, Belgio,
Paesi Bassi, Danimarca, Slovenia, Ungheria, Austria, Slovacchia, Repubblica
Ceca, Polonia, Germania, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia,
Norvegia e Islanda. L'accordo prevede che i confini siano liberamente
attraversabili dai cittadini dei Paesi aderenti. Tale norma, e soprattutto il
suo allargamento, ha fatto molto parlare. L'ultima volta che è salito all'onore
delle cronache è stato quando con l'entrata di Polonia, Romania e Bulgaria
(questi ultimi due al momento aderenti ma non ancora membri a tutti gli
effetti) si è temuta una immigrazione in massa di cittadini dell'Est che,
attratti dal luccichio dei Paesi più ricchi, sarebbero potuti venire a cercare
occupazione "rovinando" il mercato del lavoro europeo - o peggio
ancora pretendendo paghe all'altezza del loro nuovo Paese ospitante. Che il
timore sia proprio questo lo dimostra il continuo rimandare la data
dell'effettivo calo delle frontiere rumene e bulgare soprattutto per
l'opposizione tedesca. Forse non è un caso che proprio Romania e Bulgaria
abbiano il triste primato del più basso costo del lavoro in tutta Europa: tutto
sommato è conveniente che rimangano a casa loro e che siano le aziende a
delocalizzare, sfruttando la libertà di movimento di capitali a discapito di
quella delle persone, questo il ragionamento.
In quest'ottica, forse non è un caso nemmeno
che a invocare un cambio di Schengen - per carità, "solo" per
proteggerci dal terrorismo - siano quei Paesi che in questi anni hanno visto
una forte immigrazione di lavoratori dalle periferie d'Europa, in testa
Inghilterra, Francia, Germania (nonostante le ultime "morbide"
dichiarazioni in proposito della Merkel). E allo stesso tempo non è un caso che
invece l'Italia si sia subito schierata con la libertà di circolazione, per non
ritrovarsi tutti gli immigrati che usano il Bel Paese solo come ponte verso il
Nord d'Europa rispediti al confine soprattutto ora che il lavoro scarseggia in
Italia anche per loro.
La macchina in ogni caso si è messa in moto.
Nelle stanze dei bottoni entro fine mese si incontreranno i ministri degli
Esteri e i ministri degli Interni degli Stati membri. Temi caldi saranno le
regole di Schengen, la condivisione di informazioni, la circolazione di armi,
il controllo di Internet e l'istituzione di una banca dati dei passeggeri
aerei.
Chissà che dopo aver sfilato per le vie di
Parigi in nome di una libertà di espressione che non gli appartiene più, la
folla non sfili a favore dell'annientamento delle libertà civili. Per pura,
semplice, inoculata e terroristica paura.
Buongiorno costosa amico
RispondiEliminaSe ho trovato il sorriso è grazie al signore. Mauro Callipo che ho ricevuto un prestito di 90.000€, e due dei miei colleghi hanno anche ricevuto prestiti di quest'uomo senza alcune difficoltà con un tasso di 2,10% all'anno. Li consiglio più voi non fuorviate persone se volete effettivamente fare una domanda di prestito di denaro per il vostro progetto e qualsiasi altro. Ecco la sua posta elettronica : maurocallipo94@gmail.com
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