mercoledì 25 maggio 2011

La Camera dice sì alla fiducia sul dl Omnibus, blindando salvo imprevisti la moratoria con cui il governo (r)aggira il referendum. Ma c'è ancora speranza. I comitati in presidio permanente. "Con la fiducia si calpestano i diritti degli italiani"

La Camera ha dato il via libera alla fiducia chiesta dal governo sul dl Omnibus con 313 voti favorevoli e 291 voti contrari. Due gli astenuti. Il decreto, già approvato dal Senato, sospende la costruzione di centrali nucleari e, secondo il governo, annulla il quesito referendario sull'atomo previsto per il 12 e 13 giugno. Il voto finale a Montecitorio è previsto per le 19.45 di mercoledì 25 maggio e sarà trasmesso in diretta televisiva.

I comitati: governo terrorizzato
"Un governo terrorizzato dall'opinione degli italiani fa marcia indietro su uno dei punti qualificanti del proprio programma e cancella il nucleare. Gli italiani un primo risultato lo hanno già portato a casa. Ma sappiamo che è un trucchetto, e che tenteranno di riprovarci. Per questo vogliamo il referendum". Le oltre 80 associazioni del Comitato 'Vota Sì per Fermare il Nucleare', in presidio di protesta davanti a Montecitorio contro il dl Omnibus, commentano così la fiducia al testo.

"La paura della valanga di sì che pioveranno dal referendum – e la Sardegna è stata una sorta di prova generale – ha fatto mettere la retromarcia e cancellare il programma atomico", sottolinea il comitato: "Ma non ci accontentiamo: perché – lo hanno ammesso in tanti nel governo, Berlusconi in testa – il nucleare esce dalla porta ma cercheranno di farlo rientrare quanto prima dalla finestra". Per questo, affermano le associazioni, "sarebbe bene che agli italiani non venga tolto il diritto costituzionalmente riconosciuto di far pesare la propria opinione e dare così l'addio definitivo all'atomo il 12 e 13 giugno".

"Con la fiducia al dl Omnibus si calpestano i diritti degli italiani'. Lo dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. Questo governo, prosegue l'esponente ambientalista, "cancella in un colpo i diritti acquisiti in molti anni di democrazia dai cittadini. Ci impedisce di votare e di esprimere la nostra opinione sul futuro'. Col voto di oggi, infatti, 'il governo ha abrogato solo alcuni punti della legge sul piano di rilancio del nucleare, lasciando però furbescamente aperta una porta per reinserire l'atomo in un momento magari meno problematico e più distante dalle elezioni".

Dopo il voto finale sul provvedimento la legge dovrà essere promulgata dal presidente della Repubblica. Se il Capo dello Stato non solleverà obiezioni o approfondimenti, sarà quindi l'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione a stabilire se la legge risponde ai quesiti referendari, annullando la necessità di una consultazione dei cittadini, oppure no.

La Cassazione deciderà in base all'art. 39 della legge 352/1970 sui referendum: "Se prima della data dello svolgimento del referendum – prescrive l'articolo -, la legge, o l'atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l'Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative di voto in merito non avranno più corso".

La tradizione dei pronunciamenti, in questi casi, è favorevole al governo e al Parlamento. Ma la Cassazione potrebbe anche tenere conto delle parole pronunciate da Berlusconi all'indomani dell'approvazione del dl Omnibus al Senato: "Dopo quello che è successo in Giappone", aveva spiegato il Cavaliere durante una conferenza stampa al fianco del presidente francese Nicolas Sarkozy, il governo ha deciso una moratoria perché "se fossimo andati al referendum il nucleare non sarebbe stato più possibile in Italia per anni". "Abbiamo deciso di aspettare che ci sia un'opinione pubblica più consapevole della necessità del nucleare", aveva aggiunto Berlusconi assicurando che il nucleare è una energia sicura.

Nell'emendamento introdotto dal governo si legge: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". I promotori del referendum chiedono invece un pronunciamento definitivo sull'atomo, e per questo sperano che la Cassazione non cancelli il quesito.

Prosegue il presidio a Montecitorio
Dunque va avanti il presidio permanente dei Comitati davanti a Montecitorio. Vi ha partecipato anche Satoko Watanabe, esponente dei Verdi giapponesi. "Non andate a votare solo per voi, ma fatelo anche per i vostri figli, e i figli dei vostri figli: votate sì", ha detto Watanabe. "Il referendum – ha proseguito – è una grande opportunità che non può essere sprecata. Un momento molto importante per gli italiani che hanno la possibilità di scegliere: noi giapponesi non l'abbiamo avuta".

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