Giappone, altro guasto nucleare a Tsuruga. E Fukushima viene inondata
Prima di darvi gli aggiornamenti da Fukushima, che consistono essenzialmente in un’inondazione programmata (e problematica), voglio dirvi che il Giappone ha una sfiga atomica. Gli incidenti alle sue centrali nucleari sono come le ciliegie: uno tira l’altro.
L’ultimo è ad un reattore di Tsuruga, che viene fermato per un “controllo non di routine”. In realtà le barre di combustibili sono con ogni probabilità danneggiate (ignote le cause) e rilasciano crescente radioattività nell’acqua del reattore. Non nell’ambiente, per fortuna.
Quasi il 30% dell’energia elettrica giapponese (dati 2009) è di origine nucleare. Ora, causa guasti e incidenti, la produzione di energia nucleare è solo al 42% delle potenzialità. Il Giappone dovrà razionare l’elettricità?
La situazione a Tsuruga, innanzitutto. Questo grafico viene da Unicolab (in fondo come sempre il link) e mostra il crescente aumento, a partire dall’11 aprile, dello Iodio-133 (linea blu) e dello Xeno-133 (linea rosa) nell’acqua del reattore 2.
Iodio-133 e Xeno-133 sono i tipici prodotti della fissione nucleare legati a un danno alle barre del combustibile. Donde lo spegnimento del reattore, iniziato oggi, per il “controllo non di routine”.
Quanto a Fukushima, la Tepco – la società che gestisce l’impianto – vuole riempire completamente il reattore numero 1 con 7.400 tonnellate d’acqua, così da coprire d’acqua anche il combustibile. Un metodo totalmente inedito per supplire alla mancanza del sistema di raffreddamento, messo fuori uso dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo. A seguire si vogliono sottoporre allo stesso trattamento anche i reattori 2 e 3.
Questo piano d’azione parte dal presupposto che la fusione del nocciolo non abbia danneggiato il contenitore del reattore. Sta di fatto che l’acqua finora usata in abbondanza per cercare di raffreddare la centrale (negli edifici se ne sono accumulate 60-70.000 tonnellate) è diventata molto radioattiva.
Tutta quest’acqua, più l’altra prossima ventura, appesantisce gli edifici danneggiati dal terremoto e dalle esplosioni che hanno segnato i primi giorni della crisi. Gli americani hanno segnalato addirittura il rischio di crolli, legati soprattutto alle frequenti scosse di terremoto. Tepco dice che, secondo i suoi calcoli, il crollo non si verificherebbe neanche in seguito ad un’altra scossa forte come quella dell’11 marzo.
Quanto alla situazione complessiva delle centrali nucleari giapponese, in fondo trovate il link a una tabella diffusa oggi dall’agenzia Reuters.
Se ne deduce che il nucleare giapponese funziona al 42% delle sue capacità, ma va già aggiornata: il Governo ha chiesto formalmente di spegnere anche la centrale nucleare di Hamaoka, in una zona a forte rischio di terremoto.
Su The Japan Times Tepco inizia a riempire d’acqua il reattore 1 di Fulushima
Su Reuters il reattore di Tsuruga spento per controlli
Su Unicolab sostanze radioattive nell’acqua del reattore di Tsuruga (all’interno dell’aggiornamento odierno dedicato a Fukushima)
Sul Wall Street Journal il Governo giaponese chiede di spegnere la centrale nucleare di Hamaoka
Giappone: un quarto di nucleare in meno nel 2011
Il terremoto-tsunami dell'11 marzo avrà ripercussioni piuttosto pesanti sulla fornitura elettrica nucleare giapponese. Non si tratta solo della centrale disastrata di Fukushima I (6 reattori), perchè a causa del sisma sono state chiuse (o non riavviate) anche Fukushima II (4 reattori), Onagawa (3), Higashidori 1 e Tokai 2.
La perdita di Fukushima riduce del 10,5% la produzione di energia elettrica da nucleare su base annua. Poichè anche gli altri reattori difficilmente rientreranno in servizio nel 2011, c'è da aspettarsi un'ulteriore calo del 20,6%. (I dati relativi alla produzione nucleare giapponese sono disponibili nel database PRIS dell'IAEA.)
La diminuzione di produzione (su base annua) sarà quindi probabilmente pari al 31,1% rispetto alla produzione nucleare del 2010 e del 9,1% se valutata rispetto alla produzione di energia elettrica da tutte le fonti. Se consideriamo invece il solo i circa 10 mesi del 2011 in cui le centrali non funzioneranno (il terremoto è stato degli inizi di marzo), la perdita relativa al 2011 sarà del 26%.
Il ministro nipponico dell'industria è però intenzionato a chiedere la chiusura anche dell'impianto di Hamaoka (5,7% della produzione nazionale), in quanto collocato esattamente sopra una faglia tettonica (chissà poi perchè lo hanno allora costruito...). Se l'iniziativa andasse in porto entro il mese di giugno, il calo del nucleare arriverebbe al 29%.
La canadese Cameco, che è la più grande compagnia mineraria nel settore uranifero, stima che la crisi giapponese e la chiusura delle centrali tedesche ridurrà la domanda di Uranio dell'8% nel 2011.
L' australiana BHP Billiton stima inoltre che la domanda di uranio calerà del 4% nel prossimo decennio a causa dei rallentamenti, ripensamenti e controlli del modo del dopo-Fukushima.
Non sono notizie buone per le compagni e minerarie che hanno appena fatto investimenti di miliardi di dollari per aumentare la produzione, in vista di un "rinascimento" che chissà se vedrà mai la luce.
Se queste sono le notizie che trapelano - e già basterebbero - possiamo immaginare quale sia la realtà.
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