domenica 21 aprile 2013


Sul fatto che l'usura globale si nasconda dietro l'imposizione di un secondo mandato di Re Giorgio, che ha inaugurato la tecnodittatura bancaria come modello della cosiddetta Terza Repubblica vi erano pochi dubbi. Lo conferma la telefonata di Draghi a Napolitano poco prima dell'accettazione del secondo mandato, ipotesi che Napolitano non molto tempo fa definì "ridicola". Sarà contento Curzio Maltese. Un giorno solo è passato dalla consacrazione e gli usurai bussano per l'incasso.

Rigore: le parole di Grilli e Schaeuble suonano come un ricatto
O accettate le politiche di rigore e pagate altre tasse senza fare storie, o preleveremo dai vostri conti correnti quello che ci serve. Sembrerebbe questo il senso delle parole di Grilli e Schaeuble. CONTINUA SU IMOLA OGGI
Schauble ovviamente confida nella totale accondiscendenza mostrata dai contribuenti italiani che, costretti a salvare Monte dei Paschi di Siena, (la banca dell'Italia giusta, quella presentabile) non abbiano mostrato alcuna forma tangibile di disapprovazione. Che sò, anche solo lanci di uova e verdura marcia alle sedi MPS. Niente. La violenza no eh, non è democratica come salvare le banche con i soldi dei cittadini.

Schaeuble: i correntisti devono contribuire per salvare le banche

20 APR – Cipro dovrebbe essere ”un modello” per futuri salvataggi nell’eurozona e sarebbe necessario che i correntisti contribuiscano quando c’e’ da salvare una banca.

Lo ha detto il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, in un’intervista al settimanale Wirtschaftswoche. Difende poi il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, che il mese scorso aveva fatto un commento simile. Le critiche a Dijsselbloem erano ”ingiustificate” e non sono state fatte ”da me”, ha detto Schaeuble. Imola oggi
A seguito, ottime quanto tragiche analisi sul secondo mandato di Napolitano..l'ennesima beffa ai danni dei cittadini.

ITALIA MONTIANA A QUALUNQUE COSTO (UMANO)
di Barbara Cloro

Amo tanto le metafore escrementizie e mai come ora sarebbero quelle che piu’ si adattano a far da commento alla situazione politica attuale…. ma vi risparmierò la coprolalìa e cercherò di essere civile, anche se di civile, in questo dannato paese, mi sa che ci è rimasta solo la guerra…
Napolitano definiva “al limite del ridicolo” la sua candidatura solo una settimana fa.
La situazione pre-elettorale la conosciamo tutti: c’era convergenza di tanta parte del parlamento su Rodotà (M5S e SEl) che, lo ricordiamo, è del Pd. Pero’ poi il PD stesso ha espresso un chiusissimo “niet”. Politici hanno provato a far pressioni sulla figlia di Rodotà affinchè facesse ritirare il padre, hanno provato a far eleggere prima Marini e poi Prodi (entrambi meno peggio di Napolitano), andate male le due cose e poi… voilà, rielezione del vecchio “migliorista”.
A latere della questione ci sarebbe la telefonata di Draghi a Napolitano per convincerlo a ricandidarsi, la riunione dei capi di PD, PdL, Napolitano stesso e Monti (che ha preso il 6% alle elezioni ma governa tuttora e governerà in futuro).
Una grande massa di italiani, non solo del M5S gridano al golpe e a questi italiani, qualche politico purtroppo ancora con un certo margine di gradimento (Finocchiaro, Boldrini (1) e Renzi: tra le figure piu’ oscene di questa classe dirigente) ha pure rimproverato i cittadini che parlavano di golpe. Niente golpe: tutto istituzionale. Tutto regolare. Come gli arbitri corrotti che si girano dall’altra parte per non vedere il fallo in area di rigore che non sanzionano.
Pero’ richiamano gli italiani moralisticamente alla fiducia nell’osservanza della costituzione. Almeno gli uomini del PdL hanno avuto il buon gusto di stare zitti su questo punto e tutto sommato l’assenza in loro, oltre che di morale, di moralismo, me li fa essere piu’ simpatici di un’ipocrita boldrini (2) o di un arrivista zerbino Renzi.

Molti pensano che Berlusconi sia l’artefice e il maggior beneficiario di questo golpe legale, in realtà è Draghi, il regista, è Draghi che ne beneficerà perchè la prospettiva sarà Amato premier e Monti agli esteri.
E’ evidente, purtroppo, la palese volontà di questa classe dirigente di portare avanti la politica di Monti ad ogni costo, in un’escalation di tagli e di salassi (sui conti correnti e tramite equitalia) a beneficio di finanziarie, banche ed enti assicurativi. La loro “base politica” è all’estero, negli USA, precisamente e si chiama Goldman Sachs. Non a caso Obama si è precipitato sorridente ed entusiasta a complimentarsi per l’ottima scelta. Non siamo mica il Venezuela, noi.
La costituzione in effetti è diventata di un’elasticità disarmante…abbiamo un governo di emergenza che dura da 15 mesi e l’emergenza che si è aggravata, ciononostante lo stesso governo tecnico legifera in modo mortifero anche dopo le elezioni.
Puzzava che Napolitano non avesse ancora sciolto le camere. Puzzava che Monti sembrasse (sembri) così inamovibile.
Puzzava una nomina a senatore a vita di uno che non si era mai presentato ad elezioni fino ad ora e puzza che questa stessa persona sia stato presente alla ristrettissima cerchia di politici che ha rideciso per Napolitano presidente.
Puzza che proprio due giorni fa la cassazione avesse deciso di stralciare e distruggere le intercettazioni di Napolitano. Puzzava che due settimane fa la magistratura facesse un’offensiva a coloro che “offendevano Napolitano sul web” partendo con decine di denunce. Tutto puzzava, peggio delle fogne di Calcutta.

Non s’era mai verificata una situazione del genere, dal ’48 ad oggi: Berlusconi ora avrà quel che voleva sicuramente: l’impunità, la prescrizione. Ma non per aver orchestrato tutto questo, ma per aver accondisceso. Draghi gli darà quel che chiede. Monti comanderà ancora e Amato ruberà nuovamente i soldi dei cittadini dai conti correnti. Goldman Sachs, vero artefice del disastro italiano (3) ha fatto nuovamente vincere i suoi uomini e se non si mette di mezzo qualcosa, una situazione tipo Grecia aspetta presto questo paese.
Non concludo riponendo speranze nel M5S, perchè soltanto un riscatto da parte di quegli italiani sbattuti e offesi potrebbe sortire un effetto. Ma la speranza, come diceva il bravo Monicelli, è un sentimento che risponde alla volontà  padronale. Come l’applicazione della costituzione in questo paese.
1) http://www.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=43130&typeb=0
2) http://www.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=43130&typeb=0
3) http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/4/20/32901-napolitano-vince-le-banche-esultano/#.UXLzgWPaChk.facebook


Napolitano contro Rodotà, nel 1992

In gioco c'era la presidenza della Camera: vinse Napolitano, Rodotà venne fatto fuori dal suo stesso partito e non la prese bene
21 aprile 2013
Il 3 giugno del 1992, dopo tre scrutini piuttosto difficili, Giorgio Napolitano – che i giornali dell’epoca già chiamavano “l’anziano leader” - venne eletto presidente della Camera. Fino al giorno prima il Partito dei Democratici di Sinistra (PDS) – il partito nato da poco dal Partito Comunista Italiano, dal quale si era staccata Rifondazione Comunista – aveva prima appoggiato e poi scaricato un altro candidato, il primo presidente del PDS e vicepresidente della Camera Stefano Rodotà.
Qualcosa di simile è accaduto nuovamente ieri, con il confronto durante l’elezione per il Presidente della Repubblica, di nuovo, tra Giorgio Napolitano e Stefano Rodotà. Come ieri, anche allora a Rodotà è mancato l’appoggio del suo partito – in un certo senso – naturale: il PDS e poi il PD, ma ha ottenuto invece quello di altre forze: all’epoca Rifondazione e Verdi, ieri il Movimento 5 Stelle – ma fuori da Montecitorio la piazza era comunque piena di bandiere di Rifondazione. Lo scontro fu simile anche perché avvenne al tramonto della cosiddetta “prima Repubblica” – fu la legislatura in cui scoppiò Tangentopoli e l’ultima prima dell’entrata in politica di Silvio Berlusconi – come oggi molti sostengono che sia arrivata la fine della seconda.
Le elezioni del 1992, quelle subito precedenti allo scontro tra Napolitano e Rodotà, furono elezioni storiche. Per la prima volta non si presentava più il PCI che si era scisso in PDS e Rifondazione Comunista. La Lega Nord, che si presentava per la prima volta alle elezioni politiche, prese più di 3 milioni di voti e ottenne 80 seggi  tra Camera e Senato. La Democrazia Cristiana ottenne il suo risultato peggiore di sempre e il Partito Socialista Italiano subì la prima flessione nel suo consenso dal 1979.
Il primo atto del nuovo parlamento fu l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro a Presidente della Repubblica: un’elezione travagliata, per cui furono necessari 16 scrutini. Il giorno prima della sua elezione venne assassinato Giovanni Falcone: dopo la strage di Capaci quasi tutte le forze politiche, con l’eccezione di Rifondazione Comunista e della Lega Nord, si accordarono per eleggere Scalfaro, democristiano, allora presidente della Camera. La sua elezione aprì un clima favorevole a un’entrata del PDS in un governo DC e PSI.
Com’era tradizione nella prima Repubblica – tradizione che si è persa negli ultimi anni – la maggioranza DC-PSI lasciò all’opposizione l’elezione del presidente di una delle due camere, in questo caso quella dei deputati. Per le prime due votazioni il candidato ufficiale del PDS fu Rodotà, a cui Scalfaro aveva appena lasciato la presidenza della Camera. Al primo scrutinio prese 158 voti su 554. Il secondo andò ancora peggio: 147 voti. Secondo i giornali dell’epoca, mentre riceveva i voti di Rifondazione e dei Verdi, Rodotà era preso di mira da molti “franchi tiratori” del suo stesso partito e, soprattutto, le forze della maggioranza non sembravano disponibili a votarlo.
Dopo l’insuccesso del 2 giugno il PDS, scrissero i giornali, cominciò a temere che stesse venendo meno la disponibilità dei partiti di maggioranza a votare un candidato del PDS. Il segretario del partito, Achille Occhetto, disse che «i principali gruppi parlamentari hanno dichiarato la loro disponibilità a prendere in considerazione una candidatura del Pds» e che invitavano il PDS «a non protrarre oltre l’ elezione, per mettere il presidente della Repubblica nelle condizioni di poter aprire le consultazioni».
Nel corso del 2 giugno il PDS votò per due volte scheda bianca, lasciando a Rodotà soltanto i voti di Rifondazione Comunista, dei Verdi e di alcuni altri partiti minori. La sera di quel giorno, il gruppo parlamentare si riunì per decidere una nuova candidatura. Su 107 membri del gruppo parlamentare, solo 22 si astennero e venne scelto Giorgio Napolitano, moderato, aperto al dialogo con i socialisti di Craxi e leader della corrente dei “miglioristi” all’epoca del PCI. Questa fu la notizia, a pagina 3 della Stampa del 3 giugno 1992.
Rodotà fu molto critico nei confronti del suo partito.  In un comunicato diffuso dopo la riunione che aveva deciso per la candidatura di Napolitano scrisse: «Una piccola schiera di imbecilli ha ridotto tutto a una fame di poltrone che, se fosse esistita, molti erano pronti a saziare con ragguardevoli bocconi». Poco dopo si dimise da presidente del partito e dalla vicepresidenza della Camera. Il giorno dopo, il 3 giugno, Giorgio Napolitano venne eletto con 360 voti che includevano quelli del PDS, della DC e del Partito Socialista.
La strana monarchia costituzionale italiana di Re Giorgio.

Quando un Presidente della Repubblica che dura sette anni viene rieletto per altri sette, siamo in un sistema più simile all'antica monarchia elettiva polacca che a quello delineato dalla nostra Costituzione.
Quando questo stesso Presidente ha di fatto governato per quasi un anno e mezzo attraverso un Presidente del Consiglio da lui nominato senatore a vita, che ha ricevuto la fiducia delle Camere sotto la pressione incostituzionale dello spread; siamo in un sistema più simile alle repubbliche presidenziali che a quella parlamentare costituzionale.
Quando questo Presidente nomina una commissione di saggi che prepara un programma che probabilmente sarà adottato dal nuovo governo di emanazione presidenziale, al cui sostegno nessuna delle forze che lo hanno rieletto potrà ovviamente sottrarsi...questo somiglia ad una repubblica presidenziale senza neanche il voto del popolo.

Quando tutto questo avviene nel quadro di un accordo, frutto della disperazione, ma non per questo meno sostanziale, tra i partiti che si sono alternati a governare in questi venti anni...usare la parola regime non è certo un errore. Inciucio è solo la sua definizione gergale.
Quando questo regime a sua volta è espressione di una Sovranità totalmente limitata dal pareggio di bilancio costituzionale, dal fiscal compact, dalla Troika e da tutti i trattati europei, per cui gran parte delle decisioni economiche vanno in automatico, come ha affermato Draghitutto questo con una vera democrazia ha ben pochi rapporti.
La forma della nostra democrazia è forse salva, ma la sostanza no.
E che la democrazia costituzionale sia oramai un simulacro, lo dimostrerà ancora di più il futuro. Infatti quando il prossimo governo di emanazione presidenziale continuerà le politiche di austerità , l'opposizione ad esso sarà inevitabilmente e oggettivamente opposizione al Presidente della Repubblica.
D'altra parte questo è ciò che hanno voluto, non solo subìto, PD e PDL. Che al momento buono hanno deciso ancora una volta di stare assieme. Come hanno fatto quando hanno portato la pensione a settanta anni, cancellato l'articolo 18, imposto l'Imu e tanti altri pessimi provvedimenti.
PD e PDL sono oramai parte integrante della oligarchia politico economica del paese, oligarchia che al monumento buono decide e basta.
Poche storie, sono usciti dalla Costituzione Repubblicana e bisogna prenderne atto. Le prossime lotte contro le politiche di austerità e contro il massacro sociale saranno anche contro il Presidente Giorgio Napolitano. Non facciano gli ipocriti, è questo ciò che hanno voluto e fatto.


Napolitano vince, le banche esultano
Autore: Francesco Piobbichi

Altri 7 anni di lacrime e sangue. Un trionfo per le banche e per i mercati che lunedì brinderanno sulle macerie della nostra democrazia. Grillo e Ferrero gridano al Golpe e lo fanno a ragion veduta, dal punto di vista politico questa elezione riafferma il commissariamento del nostro Paese. Re Giorgio Napolitano è di nuovo in carica e se non sarà un Monti Bis il prossimo Governo poco ci manca. Si chiude così la crisi istituzionale in Italia, con lo schianto del centro sinistra e con l'affermazione del continuismo più assoluto. Le classi dominanti già si sfregano le mani per le nuove controriforme in arrivo. Siamo alla riproposizione del grande patto europeo tra PSE e PPE con cui si è massacrato a dovere la Grecia e ci si prepara a fare il lavoro sporco per l'Italia. Fiscal Compact operativo, pareggio di bilancio attivato, sindacati compromessi che si preparano a scendere in piazza con Confindustria. Berlusconi, l'impresentabile è diventato l'alleato di Bersani e Mario Draghi ha salvato il suo pilota automatico. Il PD è il principale responsabile ed artefice di questa situazione, la sua fine coincide con la fine di una stagione del gruppo dirigente che dissolse il PCI per abbracciare il social liberismo. La crisi ha fatto il resto. Forse questa è l'unica bella notizia da segnalare, la fine di una delle più grandi prese in giro con le quali per venti anni si sono illusi gli italiani. Berlusconismo ed antiberlusconismo come strumenti di distrazione di massa per sfilare via diritti e salari ad un popolo addormentato dalla TV. Ora questo popolo si è svegliato, speriamo che la rivolta contro il Golpe Bianco non sia solo quella del Web.

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