Immagine presa da Café Humanité |
Dopo il presente articolo, segue Attentato alla maratona di Boston: A chi daranno la colpa? di Neovitruvian. Intanto anche in Europa intendono aumentare la tensione? L'élite è ben al corrente dell'aumento del disagio sociale dato che essa stessa lo ha creato. Stanno già premurandosi di reagire? Parte la piu’ grande esercitazione antiterrorismo a livello Ue
Le vittime del “terrorismo” sono tutte “uguali”?
Scoppia una bomba a Boston, in mezzo alla maratona: “edizione straordinaria!”, “terribile!”, “disumano!”, “abominevole!”.
Certo, come si deve commentare una cosa del genere?
Mica è una bella cosa saltare in aria, rimanere mutilato, vedere i propri cari ed amici esanimi o sanguinanti mentre ci si sta godendo una giornata di sport… Chi attenta alla vita
di persone qualunque, come tutti noi, in situazioni del genere, quale che sia il suo palese o recondito obiettivo, è indubbiamente un criminale.
Detto questo, al di là di ogni sviluppo che avrà la faccenda (indagini, strumentalizzazioni, depistaggi ecc.), e considerato che si possono fare solo congetture sul “chi” e “perché” ha architettato questo spregevole atto, sono da dire essenzialmente due cose.
La prima è che questo “terrorismo”, questa entità indefinita che assume, nell’immaginario della massa ben indottrinata, sembianze “islamiche”, “di estrema destra” o “anarchiche” (con la variante più recente del “pazzo isolato”), colpisce sempre individui comuni, intenti nelle loro ordinarie attività, lavorative o ricreative. Chiaro che lo sdegno non può che essere unanime, perché tutti, me compreso, percepiamo che, in luoghi affollati, “ogni momento è buono”, e “potrebbe capitare anche a noi”.
Guarda caso, questo “terrorismo” col quale il “mondo civile” sarebbe in guerra non colpisce mai “il potere” nelle sue persone e nei suoi luoghi simbolici. L’attacco al Pentagono, che non può esser definito un posto in cui s’aggirano “persone innocenti”, s’inserisce nella più ampia vicenda dell’11/9, pervasa di illogicità, stranezze, incongruenze e “misteri” irrisolti ed irrisolvibili.
Da questi “terroristi” non ci si può dunque ragionevolmente attendere un qualcosa che abbia a che vedere col classico regicidio o tirannicidio.
Il “potere”, però, che detiene un ferreo controllo dei “media”, riscuote regolarmente i dividendi di queste operazioni: “scoveremo e puniremo i responsabili”, “vi difenderemo”, “vinceremo il terrorismo” eccetera.
Insomma, si passa immediatamente all’incasso, se si ha a che fare con una massa ampiamente manipolata ed impressionabile.
L’ altro punto da rilevare è decisamente penoso ed imbarazzante.
Delle vittime di un attentato in una qualsiasi città occidentale sappiamo praticamente tutto. Che cosa facevano lì, le loro storie, le loro speranze andate in frantumi. Si redigono mappe del luogo, si propongono “gallerie fotografiche”, s’indugia fin nel più insignificante particolare e si crea addirittura una “icona” del luttuoso evento. Si pensi che ad una maratona del genere i partecipanti provenivano da una cinquantina di paesi del mondo: bene, se ogni notiziario locale ha parlato dei concittadini lì presenti (e l’ha fatto), si ha la misura della diffusione nelle coscienze di un determinato stato d’animo.
Intendiamoci, a me sta pure bene che si parli di questi sventurati (purché si eviti un’inutile retorica), ma allora, se al centro delle preoccupazioni dei dirigenti delle liberal-democrazie sta sempre e comunque “la vita umana”, che si cominci ad interrompere il palinsesto radiotelevisivo e s’inondino i notiziari di aggiornamenti e di particolari sulle vittime anche ogni volta che una bomba esplode in qualsiasi parte del mondo facendo “vittime innocenti”.
A quel punto, ben poche trasmissioni non finirebbero interrotte.
In Iraq, da quando quel paese è stato “liberato” nel 2003 perché la gente ha visto in tv la statua del “dittatore” che tirata giù, è esplosa una quantità impressionante di bombe, piazzate su mezzi in sosta o lanciati all’impazzata contro uomini, donne e bambini innocenti intenti a svolgere le loro ordinarie attività.
Eppure, ripeto, nessun “gran pubblico” viene informato minimamente su come sia andata, sull’identità dei morti e dei feriti, sulle loro “storie”. C’è difatti il ‘rischio’ che ci si renda conto che non sono poi così “diversi” da noi.
E mi voglio mantenere sullo stesso tipo di tragedia, quella provocata da una carica esplosiva che d’improvviso vien fatta esplodere in mezzo ad una folla. Perché in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Libia, in Siria, tanto per citare i casi più recenti ed eclatanti, le bombe in strada, nei mercati, nelle scuole, nei luoghi di culto eccetera scoppiano ad un ritmo impressionante, e non si tratta di una “follia” che caratterizza congenitamente quelle popolazioni. C’è soprattutto chi, dall’esterno, utilizzando sovente elementi interni senza scrupolo alcuno, è intento a seminare il “terrore” per i più svariati motivi.
Terrore sparso a piene mani anche con le armi le più tecnologiche e per questo asettiche nell’impressione che danno, a chi le maneggia, di non ammazzare nessuno. Ed inoltre, anche se venisse qualche scrupolo, sarà sempre utile convincersi che “siamo in guerra col terrorismo”, ed i “terroristi” non sono forse per definizione - in mezzo a qualche “danno collaterale” come i 500.000 bambini vittime dell’embargo all’Iraq o le migliaia di nati deformi a causa dei proiettili occidentali all’uranio impoverito – “sempre loro”?
No, così non ci siamo proprio. Tutta la costernazione e le lacrime di giornalisti, opinionisti, politici e persino uomini di religione (nel senso di “professionisti” dell’amministrazione del sacro, o di quel che credono sia tale, ché un vero “religioso” è ben altro tipo umano) sono false ed ipocrite perché non sono versate per tutte le vittime del “terrorismo”, indistintamente.
Ma qui, nella patria della Dottrina Egualitaria di Stato, dove “per legge” si parificano, definendoli “uguali”, nazionali e stranieri, maschi e femmine, coppie normali e coppie omosessuali eccetera, sembra impossibile fare un altro piccolo sforzo, il più semplice tra l’altro perché il più logico, per considerare che al mercato, a scuola, in chiesa o in moschea, e anche in una maratona, la gente è “uguale” dappertutto. E lo è a maggior ragione quando viene fatta saltare in aria.
di Enrico Galoppini
Fonte: European Phoenix 16 Aprile 2013
Attentato alla maratona di Boston: A chi daranno la colpa?
«Non devi permettere che una grave crisi vada sprecata. Con questo voglio dire che si ha l’opportunità di fare cose che prima non erano possibili.” – Rahm Emanuel, l’ex capo dello staff della Casa Bianca a Barack Obama
Mentre molte persone potrebbero immediatamente respingere questo concetto, ogni vero ricercatore dovrà ammettere, in ultima analisi, questo fatto: i governi sfruttano le crisi. A volte, non fanno altro che approfittare del caos derivante da una catastrofe di cui non avevano nulla a che fare. Altre volte, creano volontariamente disastri al fine di catalizzare cambiamenti politici e sociali.
Per quanto riguarda il recente attentato dinamitardo alla maratona di Boston, che ha ucciso diverse persone, ferendone almeno 140, mi sono chiesto “Chi incolperanno stavolta?” La persona inconsapevole e ingenua dirà “Incolperanno il vero colpevole dell’attacco , naturalmente!” Purtroppo, negli ultimi due decenni ho visto numerosi attacchi terroristici in cui la colpa NON è ricaduta sul vero colpevole, o, è stata estesa a gruppi totalmente estranei al fine di politicizzare l’evento. I governi (in particolare il governo americano) spremono come un limone ogni catastrofe provocata dall’uomo affinchè torni a loro vantaggio. Usano la nostra paura come licenza per attaccare un elenco prestabilito di obiettivi che possono o non possono aver avuto a che fare con l’evento originale. Raccontano la storia in modo che si adatti ai loro interessi. Alla fine, quello che i cittadini medi vedono come un’autorevole analisi sui fatti da parte del loro “amorevole” leader è in realtà niente più che un esercizio di fantasia.
Il bombardamento di Boston ha già la stoffa per essere un false flag in piena regola. Alcune sue sfumature mi ricordano l’Operazione Gladio, un programma di false flag utilizzato da parte dei governi della NATO (compresi gli Stati Uniti), per decenni, il quale sfruttava attentati multipli in zone fortemente popolate/pubbliche di tutta Europa: la colpa veniva fatta ricadere sui “terroristi di sinistra”. L’operazione fu portata alla luce nei primi anni 90 da parte del governo italiano, da qui venne abbandonata nel dimenticatoio della storia.
Vincenzo Vinciguerra, un terrorista di estrema destra legato all’Operazione Gladio sta scontando un ergastolo per l’omicidio di tre poliziotti (auto bombe), nel marzo 2001 dichiarò quanto segue:
“Si dovevano attaccare i civili, la gente, le donne, i bambini, le persone innocenti, le gente sconosciuta molto lontana da ogni gioco politico…”
“La ragione era molto semplice. Si doveva costringere queste persone, il pubblico italiano, a rivolgersi allo stato per ottenere maggiori garanzie e sicurezze. Questa è la logica politica che sta dietro a tutte le stragi e agli attentati che restano impuniti, perché lo Stato non può condannare o dichiararsi responsabile di quello che è successo … “
La strategia utilizzata dalla NATO era chiara – terrorizzare la popolazione comune, colpire il maggior numero di innocenti nei luoghi in cui si sentivano più a loro agio e guidare i cittadini tra le braccia pazienti dell’establishment. La tattica crea la diffusione tumorale di un senso di tensione tra il pubblico perché il senso di “distanza” dalla violenza viene rimosso. L’attacco può letteralmente accadere in qualsiasi momento, ovunque. Viene poi presentato un nemico/capro espiatorio predeterminato, completando in questo modo l’intera operazione di manipolazione pubblica.
I metodi utilizzati in Europa per demonizzare i movimenti politici “di sinistra” potrebbero facilmente essere usati per demonizzare i movimenti di “destra” statunitensi. Diamo un’occhiata ad alcuni dei fatti che circondano l’incidente di Boston:
Le autorità di Boston ammettono che, durante l’evento, erano presenti dei cani anti-bomba e diversi uomini vigilavano sui tetti. Gli artificieri locali stavano casualmente eseguendo una esercitazione con “esplosioni controllate” solo ad un miglio di distanza dall’attacco:
Ai partecipanti della gara è stato detto più volte di non preoccuparsi poichè si stava svolgendo una “esercitazione”. In quasi ogni grande attacco terroristico dal 9/11, dagli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Spagna, il governo aveva in programma, lo stesso giorno, “esercitazioni” le quali, stranamente, corrispondevano precisamente, agli eventi realmente accaduti.
Il commissario di polizia di Boston, Edward Davis, ha anche dichiarato che le autorità non erano a conoscenza di minacce specifiche alla maratona, il che significa che non possedevano alcuna base per presumere che si sarebbe verificato un attentato dinamitardo:
Così, tanto per chiarire, la polizia di Boston su suggerimento di…qualcuno avrebbe deciso di effettuare una esercitazione con la squadra di artificieri, i cani anti-bomba e la vigilanza sul tetto lo stesso giorno in cui è avvenuto l’attentato…perché?
Vorrei aggiungere a questo enigma un’altra domanda – Con tutti quei cani anti-bomba, come mai non ne hanno trovato almeno un ordigno prima che diverse persone saltassero in aria?
Il momento dell’attentato è stato piuttosto azzeccato.
Il 15 Aprile è stato il giorno del Tax Day promosso ogni anno da organizzazioni del Tea Party in tutto il paese. Oltre a questo, nel Massachusetts, il Patriots Day (una festa che celebra le battaglie di Lexington e Concord) si tiene il terzo Lunedi di aprile, ogni anno. Gli Oath Keepers, una organizzazione costituzionale spesso attaccata erroneamente come un “gruppo estremista domestico” da parte del DHS e dell’SPLC, avrebbe dovuto sfilare in una manifestazione pro libertà il 19 aprile a Lexington Green in Massachusetts.
Con il Senato al centro del più palese attacco al secondo emendamento nella storia, dopo il passaggio dell’NDAA e con diversi stati che richiedono confische e limitazioni sulle armi da fuoco, l’opinione pubblica è chiaramente contro il governo federale. Non sarebbe utile per la loro agenda, se si scoprisse che l’attentato di Boston è stato eseguito da un gruppo di “terroristi pro-armi e anti-imposte”?
Come ho detto molte volte, durante qualsiasi crisi, per scoprire chi è il colpevole cercate di capire chi ne beneficia in maggior misura. Non lasciatevi imbambolare dai capri espiatori che vi vengono messi davanti. Alcuni attacchi terroristici sono reali e alcuni sono delle messe in scena, tuttavia, non dimenticare mai che le strutture di potere non vedono queste tragedie come vere e proprie tragedie, le vedono invece come doni dal cielo; sono preziose aperture che creano vulnerabilità nella psiche dei cittadini. Sfruttando queste vulnerabilità favoriscono l’avanzamento della propria agenda.
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