Gli ecosistemi di fiumi e laghi sono a rischio. Due studi evidenziano la mutazione dei microrganismi causata dal surriscaldamento globale e dalle sostanze attive dei medicinali che, attraverso le fogne, si disperdono negli ambienti acquatici.
La ricerca inglese ha preso in considerazione la reazione dei microrganismi presenti nei fiumi e nei laghi al surriscaldamento delle acque, e constatato che le dimensioni del plancton, cioè quei piccoli organismi alla base della catena alimentare nei sistemi acquatici, cambiano con la temperatura: «Abbiamo osservato che con l’aumentare del calore, nelle comunità di plancton si passava da un sistema dominato da grandi autotrofi (organismi in grado di produrre fotosintesi, ndr) a quello dominato da piccoli autotrofi con una biomassa inferiore», spiega il direttore dello studio, il professor Gabriele Yvon-Durocher; aggiungendo che in larga scala tale tendenza potrebbe avere importanti implicazioni per la stabilità del plancton nella catena alimentare: se confermata negli anni, si passerebbe infatti da una grande quantità di organismi destinati al consumo e da una quantità minore di consumatori, al suo contrario: «Comprendere le dinamiche di queste comunità sarà fondamentale per capire come gli ecosistemi marini e d’acqua dolce risponderanno ai cambiamenti di temperatura», dice Yvon-Durocher.
Se per l’attività del plancton saranno necessarie ulteriori analisi e verifiche, diverso è il discorso per i residui medicinali riversati nei fiumi attraverso le fognature. Di questo si è interessato lo studio dell’università di Goteborg, evidenziando come non solo medicine ma anche prodotti per l’igiene personale abbiano pesanti conseguenze sulle comunità microbiche e sui sistemi acquatici. «Bisogna cominciare a studiare gli effetti non solo delle singole sostanze, ma anche delle loro combinazioni», scrive Sara Brosché, autrice dello studio e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienza ambientale e delle piante. Le sostanze attive di cui si fa uso, e in particolare gli agenti antimicrobici come gli antibiotici e gli antifungini, espulse attraverso urine e feci, si ritrovano disperse nei fiumi e nei laghi e influenzandoli in modo sorprendente.
Lo studio, che ha preso in considerazione l’effetto dei farmaci su alcune popolazioni di microalghe, ha mostrato che, sebbene i livelli di farmaci normalmente osservati nell’ambiente siano bassi, le sostanze tossiche risultano avere un effetto maggiore della somma delle singole parti. «Quando abbiamo mescolato cinque medicinali e prodotti per l’igiene personale a concentrazioni che non avrebbero avuto alcun effetto significativo individualmente - conclude la professoressa Brisché -, la miscela ha avuto effetto su quasi il 30 per cento delle microalghe». Un effetto peraltro impossibile da stimare e dunque difficilmente arginabile attraverso adeguate strategie.
Terra News
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