di Adele Dentice
Coordinatrice Regionale Puglia della lista civica nazionale Per il Bene Comune
( a seguito l'articolo di Giovanni Petrosillo "Vendolismo e qualunquismo")
Se Vendola fosse comunista , o socialista o forse semplicemente di sinistra oppure basterebbe che fosse “riformista”, non avrebbe alcun dubbio nel rompere con i partiti che fanno le loro fortune sdraiandosi sui poteri filo-sionisti statunitensi , prenderebbe le distanze da una sinistra che ha ridotto il dialogo politico a invettive antiberlusconiane né utilizzerebbe la sua retorica salvifica per lanciare un partito leggero e provvisorio espressione della sinistra borghese più retriva. Se Vendola fosse comunista, o anche socialista , non bacchetterebbe le contestazioni degli operai contro la Cisl per la perdita dei loro diritti , ma soprattutto romperebbe con quei partiti responsabili delle sporche guerre che per due anni di seguito sono state votate anche dai comunisti Ferrero e Diliberto
Ma la rottura aperta con l'esperienza storica del movimento operaio nazionale e internazionale e della dittatura del proletariato, e l'assunzione della strategia della nonviolenza sono vecchie storie, risalgono alla nascita del partito della Rifondazione di cui è stato cofondatore, e sono il frutto di un’idea di comunismo nuovo e in rottura definitiva con la concezione dogmatica del cosiddetto marxismo-leninismo che “deve essere “fracassata”; era la nascita di un concetto politico pregno di anarchismo, di individualismo piccolo-borghese, di misticismo cattolico e liberismo, molto più vicino alla parabola liberale, che al socialismo, un modo utile per continuare a ingannare l'elettorato di sinistra e tenerlo prigioniero nel sistema capitalistico e al servizio della "sinistra" borghese. In questo processo di innovazione bertinottiana la massa critica del partito si è sciolta svuotando di senso il PRC , sempre meno presente nei territori, disperdendosi in un nugolo di gruppi inessenziali.
Con il dopo Chianciano, e la scissione, e la nascita del nuovo movimento vendoliano riemerge in modo più deciso l’anticomunismo infarcito di buonismo e suggestioni internazionaliste per i più giovani , si strizza l’occhio ai no global e ai non violenti pacifisti e si rivaluta Craxi, mentre si presenziano i media e i salotti radical pseudo-intellettuali
Per accontentare gli ambientalisti si è portato avanti il piano di solarizzazione della regione, di per sé una ottima idea, peccato che tutta la filiera, dalla produzione dei pannelli fino alla loro installazione, non sia stata affidata a cooperative sociali da costituire sul territorio, che avrebbero magari assorbito disoccupati, ma sia stata l’Eldorado delle multinazionali straniere . E ancora più eloquente lo spostamento a destra sono gli elogi spesi per il governatore pugliese da parte della Marcegaglia, affarista dell'incenerimento, che ha saldamente in mano la gestione del ciclo della spazzatura in Puglia .Così invece di strappare pezzi di economia alla gestione capitalista si è accettato il loro gioco svendendo il territorio e brutalizzandolo, ma soprattutto negandoci il diritto alla salute, facendo bruciare oltre al carbone e al petrolio anche rifiuti, quelli che vorrebbero farci credere destinati alla virtuosa filiera della Riduzione, Recupero e Riciclo
Un patto quindi, sancito ed espresso dall’assenza di parole come anticapitalismo o lotta di classe mentre sempre più si rincorre l’alleanza con Casini “ chi ha lavorato e lavora per una futura alleanza con l'Udc fondata non sul politicismo e sui veti ma sulla ricerca di strategie di fondo comuni non può oggi che impegnarsi al massimo per la riconferma dell'anomalia pugliese" ("Gli altri", 5 febbraio 2010). “Inoltre le "sinistre" "dovrebbero, soprattutto, intendere fino in fondo la necessità di una radicale innovazione, di un cambio di passo ma anche di un cambio di vocabolario. Una sinistra che interroga il futuro e che attraversa il presente col coraggio di agire la politica e non solo di testimoniare un'alterità".
Niente da dire, comunque, contro le scelte politiche nuove , sui programmi o sulle alleanze, ma non credo che questo nuovo soggetto politico rappresenti la reale alternativa a Berlusconi se, durante il congresso fondativo di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), nella lunga sequela di astrazioni e di equilibrismi dialettici mescolando Cristo in croce e «Bella ciao», Aldo Moro e il subcomandante Marcos, Marx e la Bibbia, gay pride e femminismo, taranta pugliese e social network, Sud Sound System e melodramma italiano, per quasi due ore non si è fatto nessun riferimento alla concreta volontà di superare il capitalismo e la logica perversa dei sacrifici dei lavoratori e della loro subordinazione al padronato
VENDOLISMO E QUALUNQUISMO
La sinistra, dopo anni di epica ricerca, ha forse trovato il suo grande condottiero. Poiché quest’ultima vive di parole la scelta non poteva che ricadere sul re delle iperboli verbali, sul sovrano degli aggettivi, sul presidente degli avverbi, sul gran maestro delle circonlocuzioni, sul signore delle metafore, sul monarca delle perifrasi, sul principe degli eufemismi nonché sull’acerrimo nemico dell’epitome, dell’ellissi e della concisione. Non che quest’ultime proprietà siano sempre positive, dipende dai temi e dal contesto, ma trattandosi di questa politica stracciona è come accendere una candela col lanciafiamme.
Ma “Lui” intanto non conosce moderazione né limitazione. Il suo trono è la retorica, il suo scettro la demagogia, il suo abito regale la prolissità. Costui, in realtà, non parla ma decanta, non dichiara ma narra, non descrive ma favoleggia, il suo genere è epopeico, la sua mistica è letteraria, la sua fede è mitologica. Per chi non lo avesse ancora capito stiamo parlando del Governatore della Puglia Nicola Vendola, detto “Nichi” dagli amici vezzeggiatori ma anche dagli avversari diffamatori. La descrizione più aderente del probabile candidato Premier del PD, nella prossima era che si annuncia post-berlusconiana, l’ha fornita Vittorio Macioce su Il Giornale ed è forse il caso di riprenderne qui alcuni tratti salienti. Come sostiene il citato giornalista il Vendolismo, aggiungo io malattia patetica del leaderismo, è “… questo mix di retorica, nostalgia, fede, popolo della Fiom, cattolicesimo, comunismo, ecologismo, glocalismo no global, zapaterismo molto più intelligente, berlusconismo antiberlusconiano, meridionalismo cinematografico, monachesimo laico, Sud Sound System, tammurriata nera, una spruzzata di obamismo e il vecchio caro hard core marxista e la fede atavica sulla fine del capitalismo…Vendola è un romanzo, un’autobiografia, una parabola…un predicatore, un venditore di vangeli”. Ma il vendolismo, attenti a non confondere piani e proiezioni, è più propriamente una sublimazione del berlusconismo e non la sua antitesi irriducibile. Vendola è un Berlusconi in salsa rosa, un arcorese di Terlizzi, un brianzolo del tavoliere, un pubblicitario senza doppiopetto, un venditore porta a porta, un mercante levantino senza capitali in Svizzera. L’unica vera differenza tra i due sta nel fatto che il primo parla al cuore ed il secondo alla pancia. Questione di platee e di appartenenze. Ed è qui che Vendola si distanzia da Berlusconi più per necessità che per volontà. Le Platee di destra preferiscono ascoltare i rumori ventrali, quelle della sinistra i palpiti cardiaci. Sia in un caso che nell’altro il cervello non prende posizione e si rintana nel sonno della ragione. Questo è solo l’ennesimo salto dequalificante che farà la politica nostrana nel prossimo futuro mentre intorno tutto continuerà ad andare inesorabilmente a rotoli. Sicuramente sarà anche peggio di adesso perché quando gli imbonitori occupano interamente la scena sociale significa che la ciccia è già finita e non restano che le ossa da spolpare. Soprattutto quelle dei poveri cristi e dei creduloni i quali sono sempre i primi a cadere nella trappola dei sogni predisposta dai dritti che parlano all’anima per fottere loro le ultime briciole. Il vendolismo, degenerazione intellettualoide del berlusconismo, sarà l’ultima parabola discendente di una nazione politicamente finita. World Italian Talents
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