sabato 1 gennaio 2011


Marco Cedolin


S'incrociano i calici, s'increspano le labbra a pronunciare frasi beneauguranti, si brinda al nuovo anno che arriva, ma la sensazione preponderante è quella che mentre il disastroso 2010 finisce, la tragedia continui, infischiandosene degli auguri e delle speranze.
Non occorre essere particolarmente pessimisti per comprendere come l'anno appena trascorso, condensato in una serie di brutture senza soluzione di continuità, oltre a rendere amaro il vino, abbia costruito i presupposti perchè il 2011 ne ricalchi fedelmente le orme, rendendoci uomini sempre più soli, deprivati di aspirazioni e gioia di vivere, trascinati dentro ad un gioco d'azzardo dove vince solo il banco, mentre con gli sguardi inebetiti continuiamo a restare seduti a giocare e poi a giocare ancora, nonostante l'unica prospettiva sia quella di perdere tutto, in ultimo anche la nostra dignità.
L'anno che si dissolve nei calici resi amarognoli dal vino stantio non verrà ricordato in funzione di eventi eclatanti che abbiano cambiato il corso della storia e probabilmente scivolerà nelle sabbie del tempo senza sussulti, con la sua summa di miserie umane sulle cui fondamenta d'argilla già si stanno costruendo altre miserie umane, destinate ad un futuro che lascia in bocca il sapore acre del metallo. La svendita dei lavoratori, ricattati, vessati, intimiditi e indotti a praticare l'autolesionismo,..... presentato loro come il "male minore", perchè in fondo un calcio negli stinchi somiglia quasi ad una carezza quando ti convincono che l'unica alternativa è costituita da una serie di bastonate sulla schiena dalle quali non ti rialzerai più.

Il cedimento sempre più evidente di un territorio violentato in profondità dalla cementificazione selvaggia, figlia di un "progresso" che ha il cervello del malaffare e il passo del gambero, ma viene unanimamente accettato come elemento positivo da coccolare. Poco importa se ogni piovasco ormai è foriero di frane disastrose, alluvioni, morti e feriti. La colpa è sempre del tempo cattivo, del mare in burrasca e della brutta sorte.

I giovani privati di un futuro e destinati al ruolo di agnelli sacrificali all'interno di un mondo del lavoro che non esiste più, se non sotto forma di una babele schizofrenica senza senso nè costrutto. Giovani indotti da "cattivi maestri" a credere che tutti i loro problemi siano incarnati dalla persona di Mariastella Gelmini e condotti per mano a protestare contro un ingranaggio, mentre una macchina immensa, di cui i loro stessi maestri fanno parte, si appresta a dilaniarli e schiacciarli senza pietà.

Il circo mediatico che ha ormai perso ogni contatto con la realtà e dedica ogni briciola del proprio peso immanente all'orientamento del pensiero e al sostegno dei consumi, rendendo il mondo dei TG, della TV e dei giornali molto più virtuale di quanto non lo sia quello di second life.

La classe politica sempre più confusa, abbarbicata agli scranni del potere, impegnata a tempo pieno negli intrighi di palazzo, negli inciuci, nelle congiure, sul punto di abdicare perfino dalla decennale farsa del confronto destra/sinistra. Destra e sinistra sono dinosauri di un passato ormai fossilizzato, la classe politca italiana non governa più nulla, perchè tutte le decisioni vengono prese a Bruxelles ed imposte da comitati privati sovranazionali, l'unica funzione rimasta in mano alla politica è quella concernente la distribuzione degli appalti, dei finanziamenti e dei ruoli di potere, in un rapporto simbiotico con il mondo del malaffare. Si tratta di una verità incontrovertibile, palese agli occhi ditutti, ma è preferibile che la commedia continui, altrimenti una volta scoppiato il bubbone, chissà dove si potrebbe andare a finire, ed è troppo grande la paura che possano sparire anche le briciole, in una società ormai costituita da raccoglitori di briciole.

Si potrebbe spendere qualche parola anche riguardo alla crisi economica, al dramma dell'inquinamento, ai soldi che non esistono impegnati in opere faraoniche, all'incubo di un ritorno delle centrali nucleari, alla speculazione miliardaria imbastita intorno ai rifiuti di Napoli, alla situazione politica internazionale prodromica di nuove guerre d'occupazione, al progressivo smantellamento degli stati nazionali, in funzione della costruzione di un unico stato globale e globalizzato, quando il gambero del progresso avrà terminato la sua corsa.
Ma l'anno nuovo ormai sta già iniziando ed essendo questi argomenti parte delle sue fondamenta non mancherà certo l'occasione di parlarne.
Per adesso buon brindisi e se vi capita di storcere la bocca per il sapore amaro fate attenzione a non farvi notare, l'etichetta di pessimista, in una società votata all'ottimismo anche quando corre verso il baratro, potrebbe risultare un fardello pesante da portare nel corso del viaggio.

3 commenti:

  1. Si può osservare ogni cosa esserne consapevole ma non perdere la gioia nel cuore. A chi gioverebbe?
    Mentre con la capacità di osservare si possono vedere gli spiragli da cui potersi aprire un varco. Solo le parole senza fatti non ci porteranno da nessuna parte. L'amarezza ci fa ammalare. Noi siamo quello che pensiamo è una realtà concreta.
    L'umanità ha perso la capacità di ragionare e di vedere le cose così come sono

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  2. Veramente un bel pezzo di Marco Cedolin.

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