Seguono aggiornamenti sull'aggressione colonialista Nato ai danni di Libia e Siria, con sommo sollievo dei dirittoumanisti pacifinti europeidi. Segnalo qui il coraggioso, onesto e sincero intervento del Presidente Chavez in merito alla questione siriana ricordando la Libia.
Barbara
Dossier GHEDDAFI. La morte: tante versioni pubbliche e la taciuta “pista dell’oro”
ottobre 19, 2012 di mcc43
♣Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.
♣Interviste psyops:
il bodyguard di Gheddafi
♣Gheddafi rapito e riportato a Sirte?
♣ La PISTA DELL’ORO: Venezuela e Libia
*****
Il
giorno 20 ottobre 2011 sui teleschermi e nel web si replicavano
all’infinito il volto insanguinato di Muhammar Gheddafi, il branco
urlante lanciato all’inseguimento, poi la sua immobilità nella morte. Il giorno 23 l’annuncio alla folla: “Dichiariamo la Libia liberata. Alzate la testa. Siete libici liberi” Mustafa Jalil si inchinava e ringraziava Dio. “Da oggi siamo una sola carne. Archiviamo il
conflitto per il bene della Libia che avrà la legge islamica come suo fondamento”. Obama
si congratulava. Cameron e Sarkozy l’avevano anticipato con il blitz
propagandistico a Bengasi una settimana prima. **** Un anno è trascorso.
Le distruzioni che hanno cancellato intere città e provocato migliaia
di sfollati, la persecuzione dei libici di pelle nera, il suolo
inquinato dall’uranio dei bombardamenti e dalle mine inesplose, i
mutilati e l’infinita teoria di tragedie personali hanno liberato la
Libia solamente dal corpo di Gheddafi, sepolto non si sa dove. Tutto ciò
che si presumeva dovesse diventare nuovo è nel limbo delle speranze
sempre più colorate di disillusione. Il conflitto divampante è diventato
cronico. urlante lanciato all’inseguimento, poi la sua immobilità nella morte. Il giorno 23 l’annuncio alla folla: “Dichiariamo la Libia liberata. Alzate la testa. Siete libici liberi” Mustafa Jalil si inchinava e ringraziava Dio. “Da oggi siamo una sola carne. Archiviamo il
Sì , Gheddafi non c’è più, ma sempre più spesso, riferiscono un pò meravigliati gli stranieri, si sente lo slogan di un tempo “Qadafi mia mia”, sottovoce: Gheddafi al cento per cento.
**********
Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.
– Il comunicato della Nato (pdf).
Consegna alla storia la versione di un aereo che avvista un convoglio
armato “nei pressi di Sirte”, lo centra, distrugge un certo numero di
veicoli, i restanti proseguono verso sud, vengono nuovamente colpiti; il
comunicato dichiara altresì che il pilota non era al corrente della
presenza di Gheddafi nel convoglio.
- I ribelli del CNT. Sono loro a
suggerire che Gheddafi è uscito da Sirte e dichiarano di averlo
catturato nascosto in una conduttura [da un mese proclamavano d'essere sul punto di scovarlo imbucato da qualche parte]
già ferito alle gambe. I video mostrano che Gheddafi poteva correre,
mentre è la testa ad essere abbondantemente coperta di sangue. Viene
sballottato e non oppone resistenza, come persona sotto effetto di
narcotici. E’ inseguito e oltraggiato da una muta urlante, “muore
durante il trasporto all’ospedale”.
Il medico autore dell’autopsia riscontra, invece, due proiettili sparati da distanza ravvicinata, alla testa e allo stomaco, poco dopo essere finito nelle mani dei ribelli. In effetti alcune scene dei video mostrano una pistola puntata alla tempia. Video a questi link DailyMail e HRI .Mahmoud Jibril, tuttavia, dichiara che il prigioniero è morto durante una sparatoria avvenuta dopo la sua cattura tra lealisti e forze del Cnt, ” non vi è stata nessuna esecuzione“.
La versione emerge confusa e palesemente imbarazzata. L’Onu ordina un’inchiesta, i risultati saranno resi noti nel mese di marzo 2012 e definiti “inconclusivi”: catturato vivo, sì, ma non possibile stabilire in quali circostanze sia stato ucciso.
In prossimità dell’anniversario dei fatti, ora i media aggiungono particolari che, lungi dal chiarirli, aumentano i sospetti; Time World rivela che i ribelli che hanno catturato Gheddafi erano in contatto telefonico con il CNT. Quali disposizioni hanno ricevuto e da chi personalmente? Un portavoce dichiarerà poi ai giornalisti “Avevamo bisogno di sbloccarci e Gheddafi morendo ha reso le cose più facili” .
Il medico autore dell’autopsia riscontra, invece, due proiettili sparati da distanza ravvicinata, alla testa e allo stomaco, poco dopo essere finito nelle mani dei ribelli. In effetti alcune scene dei video mostrano una pistola puntata alla tempia. Video a questi link DailyMail e HRI .Mahmoud Jibril, tuttavia, dichiara che il prigioniero è morto durante una sparatoria avvenuta dopo la sua cattura tra lealisti e forze del Cnt, ” non vi è stata nessuna esecuzione“.
La versione emerge confusa e palesemente imbarazzata. L’Onu ordina un’inchiesta, i risultati saranno resi noti nel mese di marzo 2012 e definiti “inconclusivi”: catturato vivo, sì, ma non possibile stabilire in quali circostanze sia stato ucciso.
In prossimità dell’anniversario dei fatti, ora i media aggiungono particolari che, lungi dal chiarirli, aumentano i sospetti; Time World rivela che i ribelli che hanno catturato Gheddafi erano in contatto telefonico con il CNT. Quali disposizioni hanno ricevuto e da chi personalmente? Un portavoce dichiarerà poi ai giornalisti “Avevamo bisogno di sbloccarci e Gheddafi morendo ha reso le cose più facili” .
Per convalidare la tesi “Gheddafi usciva dal nascondiglio di Sirte:
Indiscrezioni e depistaggi
Nei giorni successivi ai fatti, una fioritura di notizie presentava un unico denominatore comune “Gheddafi usciva da Sirte, i ribelli lo hanno catturato”, ma si
è detto anche della presenza di SAS britannici e di agenti francesi.
Si è detto altresì che i servizi segreti della Germania sapevano da
settimane dove si trovava Gheddafi. Questo ha sapore di verità, visti i
mezzi tecnologici a disposizione (resta da capire se si trattava veramente di Sirte) e rende ridicolo il recente scoop anti-Assad:
un mestatore ex-membro del CNT ha dichiarato, e i media hanno
raccolto, che Gheddafi sarebbe stato individuato perchè Assad avrebbe
rivelato ai servizi segreti francesi il suo numero di cellulare.
Nei giorni scorsi un nuovo report di HRW, insieme ad un video , costituisce una durissima accusa contro le brigate di Misrata (evito il nome italiano per motivi di traduzione in altre lingue),
che hanno torturato e giustiziato la settantina di soldati facenti
parte del convoglio di Sirte. Alcuni dei colpevoli sono noti e segnalati
alle autorità libiche che finora non hanno provveduto ad emettere alcun
provvedimento giudiziario, sostiene HRW di solito indulgente con i
nuovi politici della Libia.
Sugli eventi
del 20 ottobre si sono aggrovigliate anche le notizie sull’altrettanto
misteriosa fine di Mutassim Gheddafi; secondo una versione sarebbe stato
ucciso perchè uscito allo scoperto per controllare personalmente i
danni agli automezzi, ciò in perfetto contrasto con i video che lo
mostrano vivo e progioniero prima di venire esposto insieme al padre nel
macabro e rivoltante spettacolo nel supermarket di Misrata.
Di quel giorno si è detto soprattutto di una bandiera bianca sventolata dal convoglio e ciò si aggancia alle varie precedenti voci di
trattative segrete per la resa di Gheddafi. In questo blog avevo
raccolto da fonte israeliana la notizia di un incontro segreto sotto gli
auspici Onu in Tunisia, con i nomi dei partecipanti e le condizioni
poste da Gheddafi. (Il vento della speranza soffia(va) da Djerba).
Trattative fallite per l’opposizione del CNT apparentemente. O accordo
segreto che i governi Nato hanno trasformato poi nella trappola scattata
a Sirte?
Interviste PSYOP
- Un contractor sud-africano, degente in un non meglio identificato ospedale del Nord Africa, racconta di
aver fatto parte del commando incaricato di scortare Gheddafi fuori
dai confini della Libia; convinti di agire per ordine della Nato i
contractors sono stati sopresi del bombardamento e si sono salvati
perchè i ribelli di Misrata li hanno lasciati fuggire. Ciò stride con
la loro pratica sanguinaria, ma potrebbe essere avvenuto per ordine
degli agenti stranieri che per tutta la durata del conflitto hanno
accompagnato e assistito le milizie.
Se il contractor afferma il vero, la promessa di un espatrio protetto da un commando pseudo-Nato potrebbe essere stata la mossa finale di un accordo-trappola siglato a Djerba.
Se il contractor afferma il vero, la promessa di un espatrio protetto da un commando pseudo-Nato potrebbe essere stata la mossa finale di un accordo-trappola siglato a Djerba.
- Mansour Daw, cugino e capo della guardia personale di Gheddafi ha rilasciato un’intervista che è il pezzo forte della disinformazione.
Qui il video della sua cattura, in assoluta assenza delle violenze riservate a Muhammar Gheddafi, Qui i punti salienti del suo racconto alla CNN (video in inglese scomparso dalla rete) riportati dal Corriere della Sera.
Daw afferma di esser sempre rimasto con Gheddafi dalla caduta di Tripoli fino al 20 ottobre, che l’uscita da Sirte sarebbe avvenuta per volontà dello stesso Gheddafi e di non sapere cosa sia avvenuto di lui, avendo aver perso i sensi a causa del bombardamento. Due elementi lo smentiscono.
La sua alta posizione nel regime non permette di credere che il feroce battaglione Tigre di Misrata lo abbia risparmiato di propria iniziativa. L’esser stato messo in posizione di unica fonte per i media è funzionale ad un piano preciso: sostenere che fino al momento del bombardamento Gheddafi non era prigioniero e aveva un nascondiglio a Sirte.
Falsa la dichiarazione di essere rimasto “sempre” insieme al leader a Sirte, al contrario, vederlo comparire sul teatro degli avvenimenti doveva sorprendere i giornalisti come ha sorpreso me. All’inizio del mese di settembre varie fonti rilanciavano la notizia della sua uscita dalla Libia verso il Niger, dove pure venivano segnalati funzionari dei servizi di sicurezza americani.
Questo in sintesi, il dettaglio sull’ambiguità del personaggio è leggibile nei post alla Tag Mansour Daw.
Qui il video della sua cattura, in assoluta assenza delle violenze riservate a Muhammar Gheddafi, Qui i punti salienti del suo racconto alla CNN (video in inglese scomparso dalla rete) riportati dal Corriere della Sera.
Daw afferma di esser sempre rimasto con Gheddafi dalla caduta di Tripoli fino al 20 ottobre, che l’uscita da Sirte sarebbe avvenuta per volontà dello stesso Gheddafi e di non sapere cosa sia avvenuto di lui, avendo aver perso i sensi a causa del bombardamento. Due elementi lo smentiscono.
La sua alta posizione nel regime non permette di credere che il feroce battaglione Tigre di Misrata lo abbia risparmiato di propria iniziativa. L’esser stato messo in posizione di unica fonte per i media è funzionale ad un piano preciso: sostenere che fino al momento del bombardamento Gheddafi non era prigioniero e aveva un nascondiglio a Sirte.
Falsa la dichiarazione di essere rimasto “sempre” insieme al leader a Sirte, al contrario, vederlo comparire sul teatro degli avvenimenti doveva sorprendere i giornalisti come ha sorpreso me. All’inizio del mese di settembre varie fonti rilanciavano la notizia della sua uscita dalla Libia verso il Niger, dove pure venivano segnalati funzionari dei servizi di sicurezza americani.
Questo in sintesi, il dettaglio sull’ambiguità del personaggio è leggibile nei post alla Tag Mansour Daw.
La pista non discussa: l’oro della Libia
Tutte le contrastanti versioni
pubbliche potrebbero nascere da un unico segreto retroscena, per
effetto del quale Gheddafi si troverà il 20 ottobre alle porte di
Sirte- ma non per propria volontà.
Durante le ultime settimane del conflitto le 144 tonnellate di riserva aurea della Libia , dai media definite “l’oro di Gheddafi” , erano argomento ricorrente, sorprendentemente archiviato dal giorno della sua morte. (nota1)
Durante le ultime settimane del conflitto le 144 tonnellate di riserva aurea della Libia , dai media definite “l’oro di Gheddafi” , erano argomento ricorrente, sorprendentemente archiviato dal giorno della sua morte. (nota1)
1) Dov’era nascosto l’oro delle riserve libiche?
Non è un dato che circola facilmente e non sempre si hanno disposizione
gole profonde; occorrono servizi segreti. Nella pista dell’oro potrebbe
comparire la rete di agenti che il Mossad sviluppa nella Tunisia post
rivoluzionaria, come apertamente comunica il quotidiano israeliano on
line Ynetnews [agg. h.21 19.10 il sito nega l'accesso all'articolo! vedere nota X in calce ] Si tenga a mente che il convegno segreto di agosto avviene proprio in quel paese, a Djerba.
2) Gli antefatti del mese di Agosto.
Dal Venezuela un annuncio clamoroso. Il 17, Hugo Chavez chiede
il rimpatrio delle 211 tonnellate di oro venezuelano allocate nelle
banche estere. Bloomberg titola: “ Chavez svuota la Banca d’Inghilterra” e nell’articolo riporta le parole del presidente “Abbiamo 99 tonnellate di oro nella Bank of England dal 1980. Direi che è salutare riaverle a casa”.
Il mercato s’impenna, gli attacchi aerei sulla Libia
s’intensificano, Al-Jazeera diffonde il falso video della caduta di
Tripoli, Gheddafi comprende che il destino è segnato e se ne va. La
ri-consegna dell’oro avverrà da Londra, via Parigi, quasi a tambur battente: in novembre il primo carico, in gennaio l’ultimo.
La Bank of England possedeva materialmente quest’oro? O era stato smobilizzato per proprie operazioni lucrative?
In quest’analisi -
che merita attenta lettura poiché gli astrusi meccanismi della finanza
ricadono su tutti noi – viene argomentata la gravità della situazione
nel caso della seconda ipotesi. Acquistare sul mercato dell’oro
significava sborsare, all’epoca, 1,826.80 $ per ogni oncia, cioè per
31,10 grammi. Ce ne vuole per arrivare a una tonnellata!
Quand’anche i forzieri britannici fossero stati zeppi di lingotti, la prospettiva di soddisfare Chavez incamerando nel contempo, extra-contabilità,
200 tonnellate d’oro libico da spartire con le altre banche detentrici
dell’oro venezuelano doveva sembrare allettante.
3) Le notizie del mese di settembre
Da Tripoli, ormai sotto controllo Nato, esce la notizia
che il 20% delle riserve libiche – allocate nel paese e non all’estero-
sono state vendute prima della caduta della capitale.
Da Niamey rimbalza la notizia del “convoglio fantasma”: Giallo su 200 camion con oro e soldi
titola La Stampa, aggiungendo: forse c’è anche Gheddafi, alcuni figli e
dei fedelissimi. Le autorità del Niger comunicheranno poi trattarsi
di famiglie richiedenti asilo, ma si saprà da altre fonti della presenza
di Mansour Daw, e in Niger si trova tuttora Saadi Gheddafi.
Ai più sono sembrate notizie poco importanti mentre infuriavano i bombardamenti su Sirte e Bani Walid (nota2), per Gheddafi, invece, s’inquadravano in una realtà che noi non conosciamo e potevano arrivargli come significativi messaggi.
4) Ottobre: il colpo finale
Dalla Tunisia: i siti corsari danno una breve e dettagliata notizia - traduco da Alterinfo del 21 ottobre :
Dalla Tunisia: i siti corsari danno una breve e dettagliata notizia - traduco da Alterinfo del 21 ottobre :
Gheddafi era stato catturato giorni prima e trasferito in elicottero.
È
l’arrivo di una delegazione francese in Libia il 12 ottobre, con diversi
imprenditori e l’assenza per 12 ore di membri del personale diplomatico
a innescare la polemica tra i giornalisti (nota: si fa riferimento alla
stampa francese.)
Prima degli eventi c’è stato un monitoraggio satellitare 24/24 ore, con un avvicendamento di più di 100 persone, per controllare Gheddafi e i suoi ministri. Era in gioco un tesoro di euro e lingotti d’oro, stimati in 300 miliardi.
Muammar Gheddafi fu arrestato e torturato per più di 10 giorni . Completamente drogato e fisicamente distrutto, sarà consegnato, con il figlio Mutassim, a una banda di assassini per mascherare la tortura e gli abusi subiti.
È altamente probabile che questa sia un’operazione effettuata dal Mossad israeliano attraverso un distaccamento venuto dalla Tunisia che aveva ricevuto informazioni incrociate da satelliti e sistemi di sorveglianza.
Prima degli eventi c’è stato un monitoraggio satellitare 24/24 ore, con un avvicendamento di più di 100 persone, per controllare Gheddafi e i suoi ministri. Era in gioco un tesoro di euro e lingotti d’oro, stimati in 300 miliardi.
Muammar Gheddafi fu arrestato e torturato per più di 10 giorni . Completamente drogato e fisicamente distrutto, sarà consegnato, con il figlio Mutassim, a una banda di assassini per mascherare la tortura e gli abusi subiti.
È altamente probabile che questa sia un’operazione effettuata dal Mossad israeliano attraverso un distaccamento venuto dalla Tunisia che aveva ricevuto informazioni incrociate da satelliti e sistemi di sorveglianza.
Mai dai media internazionali è stato messo in dubbio l’assioma dei ribelli: Gheddafi “usciva” da Sirte, invece si dovrebbe porre molta attenzione ai fatti che di dubbi ne suscitano alquanto.
- La presenza di Gheddafi per due mesi a Sirte, ignorata dalla Nato, senza che un oppositore o un cittadino lo riconoscesse e, sfinito dalle bombe e dalla fame, decidesse di consegnarlo ai ribelli per incassare la taglia.
- Il silenzio protratto del rais, essendo stato diffuso il 6 ottobre l’ultimo suo messaggio audio.
- L’assurdità di un’improvvisa sortita nella pianura libica sotto il tiro della Nato per desiderio “tornare al paese natale”.
- La condizione di torpore e stordimento, non di terrore, che i video mostrano. In questa foto Gheddafi si guarda la mano insanguinata per rendersi conto di essere ferito.
- L’esame autoptico effettuato a Misrata in assenza di periti internazionalmente riconosciuti. Solo la figlia Aisha richiederà una seconda autopsia che avrebbe potuto accertare, oltre alla causa della morte, psicofarmaci presenti nel sangue e in quale misura. Lo stesso si può dire per Mutassim che parimenti, dai video della detenzione, appare trasognato, invece che terrorizzato.
Tutto questo diventa
comprensibile prendendo in considerazione l’ipotesi di un rapimento per
“convincere a rivelare” cui vien fatto seguire il trasferimento di
Gheddafi alle porte della città nella notte del 19 (nota3).
5) Saif al Islam rimasto solo, Hilary Clinton dal CNT
Avvenuto il rapimento in un giorno successivo al 6 ottobre,
forzatamente cessarono i contatti telefonici di Muhammar con il figlio
Saif al Islam in Bani Walid. Ciò può spiegare perché il 17, due giorni
prima dell’entrata dei ribelli nella città, Saif l’abbandona
precipitosamente finendo sotto il tiro degli aerei Nato. Morti decine
dei suoi soldati, Saif ferito alla mano.
Quest’accelerazione degli eventi avviene mentre Hilary Clinton è
in visita al CNT in Libia, tre giorni prima che Muhammar Gheddafi
venisse esposto al mondo intero, nei video “amatoriali” prontamente
diffusi in rete, stordito e ferito nelle mani dei ribelli.
6) Perchè la pista dell’oro deve restare ignota
Se la pista dell’oro fosse stata resa pubblica, non è difficile
immaginare le ripercussioni sul popolo libico nel vedersi depredato dai
suoi “liberatori”, nell’inerzia o nella connivenza del CNT.
Si è offerto ai libici uno spettacolo. La Nato che colpisce
Gheddafi ineccepibilmente perché all’oscuro della sua presenza nel
convoglio. I ribelli – autodefiniti Freedom Fighters – che stanano il
dittatore sordidamente “imbucato” in un condotto. Immagine perfetta per
le future autoassoluzioni dall’inefficienza: “colpa dei quarantanni di regime”. Hollywood non avrebbe fatto di meglio.
E’ una versione probabilmente
sgradita anche al fronte dei lealisti. Aggrappati all’idea del Leone del
Deserto combattente fino alla morte, come tante volte lui stesso aveva
declamato, hanno sempre opposto un netto diniego alle voci di
trattative per la resa.
Dopo il 20 ottobre, il peggio della propaganda lealista negava perfino l’avvenuta morte, attribuendola a un cugino somigliante o a un sosia, assicurava che Gheddafi era vivo e stava organizzando la resistenza. Perfino la dichiarazione del portavoce ufficiale Mussa Ibrahim rispondeva a logiche di propaganda: Gheddafi è morto per le ferite causate dal bombardamento e i traditori ribelli gli hanno sparato alla testa e all’addome per simulare che l’uccisione sia avvenuta per mano loro”.
Dopo il 20 ottobre, il peggio della propaganda lealista negava perfino l’avvenuta morte, attribuendola a un cugino somigliante o a un sosia, assicurava che Gheddafi era vivo e stava organizzando la resistenza. Perfino la dichiarazione del portavoce ufficiale Mussa Ibrahim rispondeva a logiche di propaganda: Gheddafi è morto per le ferite causate dal bombardamento e i traditori ribelli gli hanno sparato alla testa e all’addome per simulare che l’uccisione sia avvenuta per mano loro”.
*****
La
fine di Muhammar Gheddafi è nella morsa dello spietato complottismo
internazionale e dell’inconcludenza dei sostenitori, inabili anche nella
lotta contro la disinformazione mediatica.
Un lascito oscuro che pesa sulla Libia oggi ancora in fuga dalla realtà, incapace di deporre armi, localismi, meschinità personalistiche. Le milizie di Misrata assediano Bani Walid per vendicare un proprio combattente miticamente trasformato nell’eroe che ha “catturato” Gheddafi. Per questo assedio vendicativo c’è l’assenso, con votazione non a maggioranza, del Congresso Nazionale e nei social media i libici della diaspora, i parenti dei politici, gli affaristi stranieri in Libia tifano per la finale resa dei conti con la città che, a torto o a ragione, si vuole simbolo del pro-gheddafismo.
I conti che davvero non tornano sono quelli finanziari. L’opulenza dei singoli è lontana quanto lo scongelamento dei fondi libici che governi e banche straniere restituiscono con il contagocce, mentre il Congresso Nazionale tace sull’insolito comportamento di una classe dirigente che, con il paese drammaticamente a corto di liquidità, non fa neppure menzione delle riserve auree.
Un lascito oscuro che pesa sulla Libia oggi ancora in fuga dalla realtà, incapace di deporre armi, localismi, meschinità personalistiche. Le milizie di Misrata assediano Bani Walid per vendicare un proprio combattente miticamente trasformato nell’eroe che ha “catturato” Gheddafi. Per questo assedio vendicativo c’è l’assenso, con votazione non a maggioranza, del Congresso Nazionale e nei social media i libici della diaspora, i parenti dei politici, gli affaristi stranieri in Libia tifano per la finale resa dei conti con la città che, a torto o a ragione, si vuole simbolo del pro-gheddafismo.
I conti che davvero non tornano sono quelli finanziari. L’opulenza dei singoli è lontana quanto lo scongelamento dei fondi libici che governi e banche straniere restituiscono con il contagocce, mentre il Congresso Nazionale tace sull’insolito comportamento di una classe dirigente che, con il paese drammaticamente a corto di liquidità, non fa neppure menzione delle riserve auree.
La Libia è un paese traumatizzato imbeccato
dalla propaganda occidentale, spinto a credere che il problema
pressante sia la spaccatura fra laici e islamisti, anzichè quello di una
perduta sovranità da riconquistare.
++++++++++++++++++++++++++++
a questo link tutte fonti usate per la ricostruzione dei fatti
++++++++++++++++++++++++++++
NOTE:
-nota1 E’ stato un inchino
dell’informazione alle logiche predatorie, come lo è l’aver sorvolato
sul bombardamento Nato del monumentale acquedotto libico, un dato ora
scomparso anche dalla rete “L’attacco
Nato a quella struttura sarebbe servito per spianare la strada a Gaz de
France-Suez e Veolia, leader francesi nella gestione delle acque, così
come alla multinazionale Kellogg Brown & Root per la ricostruzione
dell’intera rete di pipeline, perché parallelamente all’acquedotto,
viaggiano anche un gasdotto e un oleodotto”.
-nota2 per chi li avesse dimenticati rimando a Sirte: assedio con infamia, anche nostra
poichè dal sito Nato i bollettini quotidiani delle missioni e degli
obiettivi colpiti sono scomparsi: “Error404, page not found”!
-nota3
Riporta Time Wolrd nell’articolo citato in apertura, che secondo le
“interviste” di HRW quella che doveva essere un’operazione notturna
divenne una manovra in pieno giorno perchè Gheddafi avrebbe deciso di
prendere con sè anche i suoi soldati feriti. Ciò non collima con la
vulgata di dittatore spietato, ma il pubblico si è disabituato ad andare
per il sottile nel recepire le notizie.
-nota X – fino al mattino del 19.10 il
link funzionava, in serata “access denied” – La notizia della rete di
spie Mossad nel Nord Africa si può anche leggere (per ora?) a questo link Da
notare : si tratta di un sito israeliano che rilancia un comunicato di
febbraio 2011 di Jana News, ovvero l’agenzia di notizie della
Jahamairija libica. Strani incroci davvero….
La roccaforte di Gheddafi, Bani Walid, sotto attacco
ottobre 21, 2012
Stephen Lendman Globalresearch, 20 ottobre 2012
La
Guerra di Washington alla Libia infuria. La guerra non è finita dopo
che la NATO ha detto che la sua “missione” del 2011 si era conclusa dopo
sette mesi. Devastare un paese non belligerante non era abbastanza. La
durezza dell’occupazione infligge altro dolore. La resistenza della
Jamahiriya è forte. La sua lotta continua. E non si fermerà fino a
quando la Libia riacquisterà la libertà. I lealisti non vogliono
partecipare ai leader fantoccio controllati dalla NATO, al saccheggio e
agli abusi imperiali al popolo libico. Gli scontri per la libertà
esplodono frequentemente. Le tribù vi sono coinvolte. Le milizie locali
hanno una propria agenda. I ribelli si combattono tra loro e contro la
Resistenza verde per il controllo.
Le forze governative servono Washington e i principali partner della NATO. Dagli inizi di ottobre, Bani Walid è assediata. Migliaia di miliziani combattono. Cibo, forniture mediche, carburante e altre cose essenziali scarseggiano. Uomini armati bloccano i veicoli con generi di prima necessità, medicine e altro all’entrata. I quartieri residenziali vengono attaccati. I villaggi nelle vicinanze sono stati saccheggiati e bruciati. Il cosiddetto Congresso Nazionale Generale (GNC) della Libia approva l’assalto. I fantocci al governo vogliono che i residenti consegnino i presunti responsabili dell’uccisione di Omran Shaaban, un ribelle coinvolto nella cattura e nell’assassinio di Gheddafi.
Lo scorso autunno, la NATO ha devastato Bani Walid. Per settimane, bombardamenti terroristici, bombardamenti indiscriminati e attacchi di terra l’hanno ridotta a una città fantasma. E’ stata una delle ultime città della Libia a cadere. E’ la casa di oltre 80.000 abitanti. Hanno pagato un prezzo enorme. Molte le vittime. Molti i morti e i feriti. Migliaia sono gli sfollati. Centinaia sono stati arrestati e imprigionati. Il loro crimine è il desiderio di vivere liberi. Oggi i residenti di Bani Walid sono di nuovo sotto attacco. Finora stanno resistendo valorosamente. Lo scorso autunno, le forze della NATO e i ribelli hanno usato chimiche e altre armi illegali. I rapporti suggeriscono che sono usate anche oggi. Le ferite non sono correlate ad armi convenzionali. Israele fa la stessa cosa agli abitanti di Gaza. Così fanno le forze statunitensi nei teatri di guerra del Pentagono. Mathaba ha riferito che i residenti ricoverati hanno gravi ustioni, “allucinazioni, spasmi muscolari, bava alla bocca, tosse, irritazioni agli occhi, vertigini, difficoltà di respirazione e perdita di coscienza.” La NATO e le sue forze fantoccio combattono tutte le loro guerre in modo sporco. I civili soffrono di più. I media delinquenziali sopprimono ciò che dovrebbe fare titolo. Mathaba citava il Dr. Taha Muhammad: “Abbiamo cominciato a ricevere pazienti con sintomi strani che non ho mai visto prima. Le persone colpite avevano difficoltà respiratorie, vertigini e tosse. Non tutti manifestano gli stessi sintomi, ma alcuni sono anche affetti da allucinazioni, schiuma alla bocca e perdita di coscienza. Crediamo che siano stati esposti a qualche tipo di gas.” Le strutture e le attrezzature mediche disponibili non possono diagnosticare correttamente o curare le vittime. I medici fanno il meglio che possono. I pazienti soffrono. Le violazioni dei diritti umani continuano ogni giorno.
Il 19 ottobre, Reuters intitolava “Il capo dell’esercito libico a Bani Walid, dopo gli scontri“, dicendo: “Il capo dell’esercito Yussef al-Mangoush ha detto che le truppe sono “pronte ad entrare a Bani Walid, e ci aspettiamo (di entrare) pacificamente. L’esercito sta per prendere il controllo della situazione.” Il colonnello della Resistenza Salem al-Wa’er, ha detto “Bani Walid è stata bombardata da questa mattina da tre lati: sud, est e sud-est”. Gli abitanti della città dicono che i bombardamenti continuano. Il commercio è cessato. I beni essenziali si stanno esaurendo. Le tensioni sono alte”.
Il 18 ottobre, Russia Today intitolava “Undici uccisi mentre la roccaforte libica di Gheddafi viene bombardata dalle milizie“, affermando: “Le autorità libiche continuano a lottare contro i gruppi di miliziani, mentre cresce il disordine politico.” Il 19 ottobre, AFP intitolava “Gli scontri tengono il mediatore fuori da Bani Walid“, dicendo: “I miliziani pro-regime martellano la città. Fino ad ora, i combattenti della resistenza gli hanno impedito di entrare e di prendere il controllo. Il presidente del GNC Mohammed Megarief ha promesso di venire, ma i combattimenti lo hanno tenuto lontano.” In precedenza aveva fondato il Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia (NFSL). Si trattava di un gruppo anti-Jamahiriya finanziato da CIA/Arabia Saudita, che ha diretto dall’ottobre 1981 al maggio 2012. E’ attivamente anti-Gheddafi. Più volte ha cercato di cacciarlo con un Colpo di Stato, ma non c’era riuscito. Dopo la sua morte, si è trasformato nel Partito del Fronte Nazionale. Ha vinto tre dei 59 seggi nelle elezioni del luglio 2012 per il GNC. L’Alleanza delle Forze Nazionali (NFA) di Mahmoud Jabril ha ottenuto 39 seggi.
Il 18 ottobre, il Guardian intitolava “La confusione si diffonde mentre la città libica di Bani Walid viene tempestata dall’esercito.” “Fino ad ora, le unità dell’esercito non hanno vinto come previsto. Aspri combattimenti continuano. “Abbiamo iniziato a entrare Bani Walid. Non siamo lontani dal centro”, ha detto il portavoce dell’esercito Mohammed al-Gandus. “C’è stata una grande battaglia tra gli abitanti di Bani Walid e il nostro esercito.” I sostenitori di Gheddafi vi si sono “nascosti”, ha aggiunto. “Stanno combattendo molto bene, perché sanno che presto moriranno.””
I rapporti sulla loro fine potrebbero rivelarsi esagerati. Lo scorso autunno, la NATO aveva detto che la resistenza di Bani Walid era stata sconfitta. Un anno dopo, la loro lotta continua. Milioni di libici vogliono la libertà, non l’occupazione del regime repressivo dei fantocci filo-occidentali. Non hanno smesso di combattere e non cederanno in tutto il paese. Bani Walid è uno dei tanti campi di battaglia. Scontri possono scoppiare ovunque e in qualsiasi momento. Non si fermeranno fino a quando la libertà sarà riconquistata. Allo stesso tempo, la violenza quotidiana provoca notevoli danni. La cosiddetta liberazione della NATO offre un inferno vivente. Uccisioni di massa, distruzione e miseria umana accompagnano ogni campagna della NATO, che restano, una volta finita la guerra. Bani Walid si trova a 180 km a sud ovest di Tripoli. E’ la base di origine dei Warfalla, la più grande tribù della Libia. È rimasta fedele a Gheddafi durante i combattimenti dello scorso anno. I combattenti di Bani Walid resistono meglio che possono. Almeno 10 morti sono confermati e decine i feriti. La valle al-Mardoum è la più colpita. Ma è difesa valorosamente. I due precedenti tentativi, quest’anno, di prendere la città non sono riusciti. Da mesi è indipendente e libera dalle milizie. I residenti hanno assunto la responsabilità della sicurezza locale. Lottano per mantenere ciò che le milizie e i funzionari del GNC vogliono distruggere.
Il 19 ottobre, Mathaba intitolava “Un’assalto completo su Bani Walid è in corso“, dicendo: “La delibera n° 7 del GNC emanata il 27 settembre, chiede alle unità dell’esercito di arrestare i responsabili della morte di Omran Shaban. Le forze di terra hanno attaccato la città. Numerose sono state le vittime da entrambe le parti.” Il comandante dell’esercito al-Gandus ha sostenuto che le sue truppe hanno iniziato ad entrare Bani Walid. Si dirigono verso il centro della città, ha detto. Ha sostenuto che vincere questa battaglia libererà la Libia. I residenti la pensano diversamente da lui. I funzionari del regime sono in gran parte silenziosi. Hanno parlato poco dei loro piani di guerra. Aspettatevi l’uso illegale di armi chimiche, di nuovo, sui residenti della città. Sono circa 2000 le truppe coinvolte. I miliziani li integrano. Le perdite da entrambe le parti potrebbero essere elevate. Un residente di Bani Walid, Ibrahim Warfalli, ha smentito le notizie ufficiali. Ha detto che i combattenti della resistenza mantengono il controllo dell’aeroporto e hanno impedito a unità dell’esercito di entrare in città. La posta in gioco è la libertà o l’occupazione e il controllo imperiale. I combattimenti sono intensi.
Il portavoce dell’esercito ha detto che non sa quanto tempo ci vorrà per controllare Bani Walid. “Forse ci vorrà qualche giorno“, ha detto. “Forse qualcosa di inaspettato accadrà. Ci vorrà del tempo se coloro che sostengono Bani Walid usano i civili come scudo. Noi non vogliamo uccidere civili.” In realtà, li stanno deliberatamente prendendo di mira. Durante l’assedio dello scorso anno e di quest’anno, bombardamenti indiscriminati e gas tossici hanno causato terribili ferite e molte morti. Video e altre immagini mostrano bambini gravemente feriti. Alcuni rimangono in vita. Altri dono deceduti nei combattimenti. Mentre Bani Walid rimane assediata e aggredita, la resistenza continua altrove in tutta la Libia. Aspettatevi una lunga lotta fino fino a quando la Jamahiriya trionferà sulla tirannia. Gli eroici combattenti per la libertà non si accontentano di meno.
Le forze governative servono Washington e i principali partner della NATO. Dagli inizi di ottobre, Bani Walid è assediata. Migliaia di miliziani combattono. Cibo, forniture mediche, carburante e altre cose essenziali scarseggiano. Uomini armati bloccano i veicoli con generi di prima necessità, medicine e altro all’entrata. I quartieri residenziali vengono attaccati. I villaggi nelle vicinanze sono stati saccheggiati e bruciati. Il cosiddetto Congresso Nazionale Generale (GNC) della Libia approva l’assalto. I fantocci al governo vogliono che i residenti consegnino i presunti responsabili dell’uccisione di Omran Shaaban, un ribelle coinvolto nella cattura e nell’assassinio di Gheddafi.
Lo scorso autunno, la NATO ha devastato Bani Walid. Per settimane, bombardamenti terroristici, bombardamenti indiscriminati e attacchi di terra l’hanno ridotta a una città fantasma. E’ stata una delle ultime città della Libia a cadere. E’ la casa di oltre 80.000 abitanti. Hanno pagato un prezzo enorme. Molte le vittime. Molti i morti e i feriti. Migliaia sono gli sfollati. Centinaia sono stati arrestati e imprigionati. Il loro crimine è il desiderio di vivere liberi. Oggi i residenti di Bani Walid sono di nuovo sotto attacco. Finora stanno resistendo valorosamente. Lo scorso autunno, le forze della NATO e i ribelli hanno usato chimiche e altre armi illegali. I rapporti suggeriscono che sono usate anche oggi. Le ferite non sono correlate ad armi convenzionali. Israele fa la stessa cosa agli abitanti di Gaza. Così fanno le forze statunitensi nei teatri di guerra del Pentagono. Mathaba ha riferito che i residenti ricoverati hanno gravi ustioni, “allucinazioni, spasmi muscolari, bava alla bocca, tosse, irritazioni agli occhi, vertigini, difficoltà di respirazione e perdita di coscienza.” La NATO e le sue forze fantoccio combattono tutte le loro guerre in modo sporco. I civili soffrono di più. I media delinquenziali sopprimono ciò che dovrebbe fare titolo. Mathaba citava il Dr. Taha Muhammad: “Abbiamo cominciato a ricevere pazienti con sintomi strani che non ho mai visto prima. Le persone colpite avevano difficoltà respiratorie, vertigini e tosse. Non tutti manifestano gli stessi sintomi, ma alcuni sono anche affetti da allucinazioni, schiuma alla bocca e perdita di coscienza. Crediamo che siano stati esposti a qualche tipo di gas.” Le strutture e le attrezzature mediche disponibili non possono diagnosticare correttamente o curare le vittime. I medici fanno il meglio che possono. I pazienti soffrono. Le violazioni dei diritti umani continuano ogni giorno.
Il 19 ottobre, Reuters intitolava “Il capo dell’esercito libico a Bani Walid, dopo gli scontri“, dicendo: “Il capo dell’esercito Yussef al-Mangoush ha detto che le truppe sono “pronte ad entrare a Bani Walid, e ci aspettiamo (di entrare) pacificamente. L’esercito sta per prendere il controllo della situazione.” Il colonnello della Resistenza Salem al-Wa’er, ha detto “Bani Walid è stata bombardata da questa mattina da tre lati: sud, est e sud-est”. Gli abitanti della città dicono che i bombardamenti continuano. Il commercio è cessato. I beni essenziali si stanno esaurendo. Le tensioni sono alte”.
Il 18 ottobre, Russia Today intitolava “Undici uccisi mentre la roccaforte libica di Gheddafi viene bombardata dalle milizie“, affermando: “Le autorità libiche continuano a lottare contro i gruppi di miliziani, mentre cresce il disordine politico.” Il 19 ottobre, AFP intitolava “Gli scontri tengono il mediatore fuori da Bani Walid“, dicendo: “I miliziani pro-regime martellano la città. Fino ad ora, i combattenti della resistenza gli hanno impedito di entrare e di prendere il controllo. Il presidente del GNC Mohammed Megarief ha promesso di venire, ma i combattimenti lo hanno tenuto lontano.” In precedenza aveva fondato il Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia (NFSL). Si trattava di un gruppo anti-Jamahiriya finanziato da CIA/Arabia Saudita, che ha diretto dall’ottobre 1981 al maggio 2012. E’ attivamente anti-Gheddafi. Più volte ha cercato di cacciarlo con un Colpo di Stato, ma non c’era riuscito. Dopo la sua morte, si è trasformato nel Partito del Fronte Nazionale. Ha vinto tre dei 59 seggi nelle elezioni del luglio 2012 per il GNC. L’Alleanza delle Forze Nazionali (NFA) di Mahmoud Jabril ha ottenuto 39 seggi.
Il 18 ottobre, il Guardian intitolava “La confusione si diffonde mentre la città libica di Bani Walid viene tempestata dall’esercito.” “Fino ad ora, le unità dell’esercito non hanno vinto come previsto. Aspri combattimenti continuano. “Abbiamo iniziato a entrare Bani Walid. Non siamo lontani dal centro”, ha detto il portavoce dell’esercito Mohammed al-Gandus. “C’è stata una grande battaglia tra gli abitanti di Bani Walid e il nostro esercito.” I sostenitori di Gheddafi vi si sono “nascosti”, ha aggiunto. “Stanno combattendo molto bene, perché sanno che presto moriranno.””
I rapporti sulla loro fine potrebbero rivelarsi esagerati. Lo scorso autunno, la NATO aveva detto che la resistenza di Bani Walid era stata sconfitta. Un anno dopo, la loro lotta continua. Milioni di libici vogliono la libertà, non l’occupazione del regime repressivo dei fantocci filo-occidentali. Non hanno smesso di combattere e non cederanno in tutto il paese. Bani Walid è uno dei tanti campi di battaglia. Scontri possono scoppiare ovunque e in qualsiasi momento. Non si fermeranno fino a quando la libertà sarà riconquistata. Allo stesso tempo, la violenza quotidiana provoca notevoli danni. La cosiddetta liberazione della NATO offre un inferno vivente. Uccisioni di massa, distruzione e miseria umana accompagnano ogni campagna della NATO, che restano, una volta finita la guerra. Bani Walid si trova a 180 km a sud ovest di Tripoli. E’ la base di origine dei Warfalla, la più grande tribù della Libia. È rimasta fedele a Gheddafi durante i combattimenti dello scorso anno. I combattenti di Bani Walid resistono meglio che possono. Almeno 10 morti sono confermati e decine i feriti. La valle al-Mardoum è la più colpita. Ma è difesa valorosamente. I due precedenti tentativi, quest’anno, di prendere la città non sono riusciti. Da mesi è indipendente e libera dalle milizie. I residenti hanno assunto la responsabilità della sicurezza locale. Lottano per mantenere ciò che le milizie e i funzionari del GNC vogliono distruggere.
Il 19 ottobre, Mathaba intitolava “Un’assalto completo su Bani Walid è in corso“, dicendo: “La delibera n° 7 del GNC emanata il 27 settembre, chiede alle unità dell’esercito di arrestare i responsabili della morte di Omran Shaban. Le forze di terra hanno attaccato la città. Numerose sono state le vittime da entrambe le parti.” Il comandante dell’esercito al-Gandus ha sostenuto che le sue truppe hanno iniziato ad entrare Bani Walid. Si dirigono verso il centro della città, ha detto. Ha sostenuto che vincere questa battaglia libererà la Libia. I residenti la pensano diversamente da lui. I funzionari del regime sono in gran parte silenziosi. Hanno parlato poco dei loro piani di guerra. Aspettatevi l’uso illegale di armi chimiche, di nuovo, sui residenti della città. Sono circa 2000 le truppe coinvolte. I miliziani li integrano. Le perdite da entrambe le parti potrebbero essere elevate. Un residente di Bani Walid, Ibrahim Warfalli, ha smentito le notizie ufficiali. Ha detto che i combattenti della resistenza mantengono il controllo dell’aeroporto e hanno impedito a unità dell’esercito di entrare in città. La posta in gioco è la libertà o l’occupazione e il controllo imperiale. I combattimenti sono intensi.
Il portavoce dell’esercito ha detto che non sa quanto tempo ci vorrà per controllare Bani Walid. “Forse ci vorrà qualche giorno“, ha detto. “Forse qualcosa di inaspettato accadrà. Ci vorrà del tempo se coloro che sostengono Bani Walid usano i civili come scudo. Noi non vogliamo uccidere civili.” In realtà, li stanno deliberatamente prendendo di mira. Durante l’assedio dello scorso anno e di quest’anno, bombardamenti indiscriminati e gas tossici hanno causato terribili ferite e molte morti. Video e altre immagini mostrano bambini gravemente feriti. Alcuni rimangono in vita. Altri dono deceduti nei combattimenti. Mentre Bani Walid rimane assediata e aggredita, la resistenza continua altrove in tutta la Libia. Aspettatevi una lunga lotta fino fino a quando la Jamahiriya trionferà sulla tirannia. Gli eroici combattenti per la libertà non si accontentano di meno.
Un commento finale
Il 17 ottobre, Human Rights Watch (HRW) intitolava “Libia: nuove prove di uccisioni di massa nel luogo della morte di Gheddafi. Un anno dopo, sullo stato dell’avanzamento dell’inchiesta sugli assassini.” Delle prove accusano gli insorti di Misurata. Hanno gravemente picchiato e ucciso decine di fedelissimi di Gheddafi fatti prigionieri. Le autorità libiche avevano promesso di indagare, ma non ha fatto nulla. Secondo Peter Bouchaert di HRW: “Le prove suggeriscono che le milizie dell’opposizione hanno sommariamente giustiziati almeno 66 prigionieri del convoglio di Gheddafi a Sirte. Sembra anche che abbiano portato Mutassim Gheddafi, che era stato ferito, a Misurata e lo abbiano ucciso lì. I nostri dati mettono in discussione l’affermazione delle autorità libiche secondo cui Muammar Gheddafi è stato ucciso dal fuoco incrociato, e non dopo la sua cattura.” Il diritto internazionale è chiaro. “In base alle leggi di guerra, l’uccisione di combattenti catturati è un crimine di guerra, e le autorità civili e militari libiche hanno l’obbligo di indagare sui crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale umanitario“. Invece di indagare e perseguire i responsabili, le autorità libiche hanno nascosto i loro crimini. Washington, i partner della NATO e i complici regionali devono assumersene la piena responsabilità. I loro tirapiedi libici, messi al potere da loro, faranno quello che gli si dice.
Il 17 ottobre, Human Rights Watch (HRW) intitolava “Libia: nuove prove di uccisioni di massa nel luogo della morte di Gheddafi. Un anno dopo, sullo stato dell’avanzamento dell’inchiesta sugli assassini.” Delle prove accusano gli insorti di Misurata. Hanno gravemente picchiato e ucciso decine di fedelissimi di Gheddafi fatti prigionieri. Le autorità libiche avevano promesso di indagare, ma non ha fatto nulla. Secondo Peter Bouchaert di HRW: “Le prove suggeriscono che le milizie dell’opposizione hanno sommariamente giustiziati almeno 66 prigionieri del convoglio di Gheddafi a Sirte. Sembra anche che abbiano portato Mutassim Gheddafi, che era stato ferito, a Misurata e lo abbiano ucciso lì. I nostri dati mettono in discussione l’affermazione delle autorità libiche secondo cui Muammar Gheddafi è stato ucciso dal fuoco incrociato, e non dopo la sua cattura.” Il diritto internazionale è chiaro. “In base alle leggi di guerra, l’uccisione di combattenti catturati è un crimine di guerra, e le autorità civili e militari libiche hanno l’obbligo di indagare sui crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale umanitario“. Invece di indagare e perseguire i responsabili, le autorità libiche hanno nascosto i loro crimini. Washington, i partner della NATO e i complici regionali devono assumersene la piena responsabilità. I loro tirapiedi libici, messi al potere da loro, faranno quello che gli si dice.
Stephen Lendman vive a Chicago e può essere raggiunto a lendmanstephen@sbcglobal.net. Il suo nuovo libro si intitola “How Wall Street Fleeces America: Privatized Banking, Government Collusion and Class War.” Visitate il suo blog sjlendman.blogspot.com
e ascoltate le sue discussioni con ospiti illustri sul Progressive
Radio News Hour, del Progressive Radio Network, giovedì alle 10.00 ora
centrale degli Stati Uniti, e sabato e domenica a mezzogiorno. Tutti i programmi vengono archiviati per facilitarne l’ascolto.
Aurora
Aurora
Fulmini sulla via per Damasco
In panne l'esportazione permanente di democrazia - Inceppata l'espansione low cost della Turchia - Drone Ayoub: penetrazione profonda dell'Iran nei cieli israeliani - Inutile diplomazia europea dell'invettiva - Russia ritorna in Medioriente e riempie i vuoti lasciati dagli USA e NATO
Tito Pulsinelli
Dopo
un anno, la Libia senza Gheddafi è un'ex nazione, senza una capitale e
priva di istituzioni; un territorio smembrato dove una trentina di
milizie si scontrano tra di loro e -con uno schema a geometria
variabile- contro i soldati di ventura armati dalla NATO, stipendiati
dagli USA,
Parigi, Londra e petromonarchie. Il trapianto operato dagli
"esportatori permanenti di democrazia" sul corpo esangue di quel che era
la nazione africana più
prospera, con il reddito più equamente redistribuito, mostra la sua
vera essenza. La popolazione è vittima di predoni autoctoni e
depredatori multinazionali.
E' calato il silenzio mediatico totale -come
da copione- ma non basta ad occultare che agli occidentali sarà
problematico controllare pozzi, oleodotti e porti, che erano il vero
oggetto dei loro desideri. I vari ed assortiti "emiri" di nuovo conio,
non si accontentano delle scarse briciole. Lo prova l'attacco
all'ambasciata nella roccaforte di Bengasi e
al disgraziato ambasciatore, trasformato in martire suo malgrado. Oggi,
dopo un anno, è in pieno sviluppo il bombardamento della città di Bani
Walid, non ancora strappata alle forze leali a Gheddafi. I fondi
sequestrati nelle banche occidentali non sono tornati in Libia. Bottino
di guerra?
La ripetizione meccanica della stessa procedura contro la Siria ha fatto fiasco. Europa ed USA non sono riuscite a strappare la necessaria copertura "legale" dell'ONU, e sono ridotte ad una inverosimile diplomazia della menzogna, insufficiente per mascherare una clandestinità operativa: camuffarsi sotto le tuniche dei petromonarchi d'Arabia e Qatar. La credibilità occidentale è ai minimi, infognati in contraddizioni paralizzanti, che obbligano ad archiviare lo sceneggiato della "primavera araba". Non c'è una convincente "narrazione" che la rimpiazzi.
L'ex presidente brasiliano Lula ha rivelato che Ajmedinajad era disposto a concedere quel che gli occidentali richiedevano sul nucleare...ma -sorpresa- costoro risposero con il varo fulmineo di sanzioni (1). La Siria resiste perchè è molto di più di quel che la dittatura mediatica racconta e/o occulta; ha alleati strategici (Russia, Cina, Iran) e una capacità di risposta globale, a ciascuno dei fattori che apertamente o sotterraneamente ne insidiano la sovranità. Ne sa qualcosa la Turchia, illusasi di ridar corpo all'atavico espansionismo, ma non è low cost come garantiva la NATO.
Ankara si ritrova tutte le frontiere terrestri in ebollizione, l'offensiva dei kurdi domestici, e la confluenza belligerante di quelli siriani e iraqeni, oltre alla disponibilità dell'Armenia ad autorizzare lo schieramento dei missili S 400. Il governo di Bagdad si va allineando al fronte anti-aggressori della Siria. Erdogan ha fatto male i suoi calcoli: il ruolo di bulldog occidentale è insufficiente per il rilancio del neo-ottomanismo. L'acutizzarsi della crisi economica interna, le crepe nel comando militare e la molitiplicazione dei conflitti sociali, si sommano al ruolo attivo assunto dal nuovo Egitto, riavvicinato all'Iran. Non è la Siria, dunque, ma la Turchia a ritrovarsi isolata. Esposta in prima fila in una guerra regionale, dov'è impossibile il bushista Grande Medio Oriente, e con lo scenario "primaverile" già squinternato. La Russia sta riaffacciandosi nella zona come giocatore globale e perno di alleanze estese ben oltre la Siria.
L'affare Ayoub, nome del drone iraniano in dotazione ad Hezbollah, ha letteralmente sparigliato i giochi. La rivendicazione aperta di Teheran ed Hezbollah, come fabbricanti e piloti del drone, ha scnvolto la percezione del nuovo contesto. Il velivolo è entrato in profondità sul territorio israeliano, abbattuto dopo qualche ora quando già sorvolava gli impianti nucleari di Dimona. Riluce la vulnerabilità del sistema antiaereo. Al di là delle considerazioni strettamente militari, si tratta di una vittoria iraniana che da una frenata brusca alla reiterativa aggresività di Netanhiau, e semina dubbi sulla sua politica di sicurezza. Israele perde nella guerra dell'informazione, per la prima volta svanisce la capacità di associare sempre il suo nome alla superiorità tecnologica, e va in penombra il mito dell' invincibilità. Sopravvissuto persino alla rude evidenza della sconfitta subita nel 2006, non per mano di una nazione araba, ma di un'organizzazione politico-militare come Hezbollah.
Si accresce la proiezione del potere politico-militare iraniano: finora ha dimostrato di poter contenere l'urto della guerra sul piano diplomatico, commerciale, finanziario, monetario e mediatico. Con l'affare Ayoub dimostra una capacità di penetrazione profonda nei cieli del più acerrimo contendente. Teheran non è isolabile ed esibisce tecnologia militare offensiva sorprendente, dopo solo due anni dall'atterraggio forzato del drone RQ 170 degli Stati Uniti.
I sempre più irrequieti petromonarchi ed emiri del Golfo sono diventati gli interlocutori privilegiati degli occidentali, a cui vendono pacchetti azionari, merci finanziarie, consigli di amministrazione, persino club di calcio. Ne assecondano le megalomanie, li assolvono per l'invasione di Baherein e le repressioni contro gli sciiti, e benedicono le milizie mercenarie spedite in Siria. Milizie private di gran efficienza contro i civili ma di scarsa affidabilità e valore combattivo contro i soldati siriani. Do you rember Machiavelli?
I piloti invisibili che hanno in pugno l'Entità Europea (EE), hanno incatenato il suo destino a quello declinante d'oltreatlantico, di cui è cavia sperimentale in economia e protesi artificiale in campo internazionale. Nel caso siriano, siamo ormai alle invettive scomposte dei Fabius o i clichets gergali del nobiluomo della Farnesina, che evidenziano subalternità geopolitica, vassallaggio, rinuncia alla conformazione di un polo autonomo.
Alla vigilia della ritirata dall'Afganistan e dall'Iraq, gli USA vogliono indebolire tutti i concorrenti strategici. Ci riescono agevolmente soprattutto con l'EE, a cui si è sfarinata la moneta, sistema produttivo in via di smantellamento, grazie all'imposizione del darwinismo sociale, e la dogmatica liberista inserita nella Costituzione. L'esportazione permanente di democrazia coinvolge in guerre perdenti, che non sono guerre per l'Europa, ma per puntellare l'egemonia USA. Assad è un osso duro perchè la Siria è una nazione-crogiolo che viene da molto lontano. Ad ogni modo, l'avventura dei soldati di ventura, sta aggregando un fronte di resitenza che coinvolge due potenze che stanno nel consiglio pemanente dell'ONU, l'Iran, organizzazioni politico militari libanesi e kurde, e gli sciiti d'Arabia ed emirati. Persino paesi recentemente invasi e devastati dalla NATO. Obama dice che l'Egitto "non è un Paese amico ma nemmeno nemico".
L'unipolarismo gira a vuoto, nonostante il gran rifiuto dell'oligarchia dell'EE ad assumere la pluripolarità come configurazione emergente predominante, ed orizzonte più consono agli interessi del vecchio continente. Il mondo si dirige altrove ma il non-governo italiano (in realtà è una Giunta Provvisoria Globalista) chiude gli occhi, preferisce rimane incatenato all'europeismo (al tracollo) e all'atlantismo. Immobile da 60 anni! Anche quando la NATO è sempre più visibilmente un apparato inservibile per la salute e la prosperità europea. La penisola guarda solo a nord (Berlino) e ad ovest (Washington), ed è stata scippata anche dello storico spazio Mediterraneo.
La difesa è nulla senza la possibilità di coniugarla con una prospettiva geopolitica, basata su relazioni sovrane con le altre sponde mediterranee e i Balcani. Poco serve il feticismo tecnologico, pertanto potrebbe risparmiare sulla esosa fattura da versare a Washington per i costosissimi gingilli F35. Oltretutto, qualora volessero usarli per i propri interessi sovrani, Washington negherebbe ricambi e componentistica.
Selvas
La ripetizione meccanica della stessa procedura contro la Siria ha fatto fiasco. Europa ed USA non sono riuscite a strappare la necessaria copertura "legale" dell'ONU, e sono ridotte ad una inverosimile diplomazia della menzogna, insufficiente per mascherare una clandestinità operativa: camuffarsi sotto le tuniche dei petromonarchi d'Arabia e Qatar. La credibilità occidentale è ai minimi, infognati in contraddizioni paralizzanti, che obbligano ad archiviare lo sceneggiato della "primavera araba". Non c'è una convincente "narrazione" che la rimpiazzi.
L'ex presidente brasiliano Lula ha rivelato che Ajmedinajad era disposto a concedere quel che gli occidentali richiedevano sul nucleare...ma -sorpresa- costoro risposero con il varo fulmineo di sanzioni (1). La Siria resiste perchè è molto di più di quel che la dittatura mediatica racconta e/o occulta; ha alleati strategici (Russia, Cina, Iran) e una capacità di risposta globale, a ciascuno dei fattori che apertamente o sotterraneamente ne insidiano la sovranità. Ne sa qualcosa la Turchia, illusasi di ridar corpo all'atavico espansionismo, ma non è low cost come garantiva la NATO.
Ankara si ritrova tutte le frontiere terrestri in ebollizione, l'offensiva dei kurdi domestici, e la confluenza belligerante di quelli siriani e iraqeni, oltre alla disponibilità dell'Armenia ad autorizzare lo schieramento dei missili S 400. Il governo di Bagdad si va allineando al fronte anti-aggressori della Siria. Erdogan ha fatto male i suoi calcoli: il ruolo di bulldog occidentale è insufficiente per il rilancio del neo-ottomanismo. L'acutizzarsi della crisi economica interna, le crepe nel comando militare e la molitiplicazione dei conflitti sociali, si sommano al ruolo attivo assunto dal nuovo Egitto, riavvicinato all'Iran. Non è la Siria, dunque, ma la Turchia a ritrovarsi isolata. Esposta in prima fila in una guerra regionale, dov'è impossibile il bushista Grande Medio Oriente, e con lo scenario "primaverile" già squinternato. La Russia sta riaffacciandosi nella zona come giocatore globale e perno di alleanze estese ben oltre la Siria.
L'affare Ayoub, nome del drone iraniano in dotazione ad Hezbollah, ha letteralmente sparigliato i giochi. La rivendicazione aperta di Teheran ed Hezbollah, come fabbricanti e piloti del drone, ha scnvolto la percezione del nuovo contesto. Il velivolo è entrato in profondità sul territorio israeliano, abbattuto dopo qualche ora quando già sorvolava gli impianti nucleari di Dimona. Riluce la vulnerabilità del sistema antiaereo. Al di là delle considerazioni strettamente militari, si tratta di una vittoria iraniana che da una frenata brusca alla reiterativa aggresività di Netanhiau, e semina dubbi sulla sua politica di sicurezza. Israele perde nella guerra dell'informazione, per la prima volta svanisce la capacità di associare sempre il suo nome alla superiorità tecnologica, e va in penombra il mito dell' invincibilità. Sopravvissuto persino alla rude evidenza della sconfitta subita nel 2006, non per mano di una nazione araba, ma di un'organizzazione politico-militare come Hezbollah.
Si accresce la proiezione del potere politico-militare iraniano: finora ha dimostrato di poter contenere l'urto della guerra sul piano diplomatico, commerciale, finanziario, monetario e mediatico. Con l'affare Ayoub dimostra una capacità di penetrazione profonda nei cieli del più acerrimo contendente. Teheran non è isolabile ed esibisce tecnologia militare offensiva sorprendente, dopo solo due anni dall'atterraggio forzato del drone RQ 170 degli Stati Uniti.
I sempre più irrequieti petromonarchi ed emiri del Golfo sono diventati gli interlocutori privilegiati degli occidentali, a cui vendono pacchetti azionari, merci finanziarie, consigli di amministrazione, persino club di calcio. Ne assecondano le megalomanie, li assolvono per l'invasione di Baherein e le repressioni contro gli sciiti, e benedicono le milizie mercenarie spedite in Siria. Milizie private di gran efficienza contro i civili ma di scarsa affidabilità e valore combattivo contro i soldati siriani. Do you rember Machiavelli?
I piloti invisibili che hanno in pugno l'Entità Europea (EE), hanno incatenato il suo destino a quello declinante d'oltreatlantico, di cui è cavia sperimentale in economia e protesi artificiale in campo internazionale. Nel caso siriano, siamo ormai alle invettive scomposte dei Fabius o i clichets gergali del nobiluomo della Farnesina, che evidenziano subalternità geopolitica, vassallaggio, rinuncia alla conformazione di un polo autonomo.
Alla vigilia della ritirata dall'Afganistan e dall'Iraq, gli USA vogliono indebolire tutti i concorrenti strategici. Ci riescono agevolmente soprattutto con l'EE, a cui si è sfarinata la moneta, sistema produttivo in via di smantellamento, grazie all'imposizione del darwinismo sociale, e la dogmatica liberista inserita nella Costituzione. L'esportazione permanente di democrazia coinvolge in guerre perdenti, che non sono guerre per l'Europa, ma per puntellare l'egemonia USA. Assad è un osso duro perchè la Siria è una nazione-crogiolo che viene da molto lontano. Ad ogni modo, l'avventura dei soldati di ventura, sta aggregando un fronte di resitenza che coinvolge due potenze che stanno nel consiglio pemanente dell'ONU, l'Iran, organizzazioni politico militari libanesi e kurde, e gli sciiti d'Arabia ed emirati. Persino paesi recentemente invasi e devastati dalla NATO. Obama dice che l'Egitto "non è un Paese amico ma nemmeno nemico".
L'unipolarismo gira a vuoto, nonostante il gran rifiuto dell'oligarchia dell'EE ad assumere la pluripolarità come configurazione emergente predominante, ed orizzonte più consono agli interessi del vecchio continente. Il mondo si dirige altrove ma il non-governo italiano (in realtà è una Giunta Provvisoria Globalista) chiude gli occhi, preferisce rimane incatenato all'europeismo (al tracollo) e all'atlantismo. Immobile da 60 anni! Anche quando la NATO è sempre più visibilmente un apparato inservibile per la salute e la prosperità europea. La penisola guarda solo a nord (Berlino) e ad ovest (Washington), ed è stata scippata anche dello storico spazio Mediterraneo.
La difesa è nulla senza la possibilità di coniugarla con una prospettiva geopolitica, basata su relazioni sovrane con le altre sponde mediterranee e i Balcani. Poco serve il feticismo tecnologico, pertanto potrebbe risparmiare sulla esosa fattura da versare a Washington per i costosissimi gingilli F35. Oltretutto, qualora volessero usarli per i propri interessi sovrani, Washington negherebbe ricambi e componentistica.
Selvas
Siria: scoperto arsenale ‘Esercito Libero Siriano’ a Daraa, solo armi ‘Made in Israel’
[2]DARAA
– Le forze di sicurezza siriane hanno scoperto a Daraa, nel sud del
paese, un arsenale di armi appartenenti alle forze ostili del cosiddetto
“Esercito Libero Siriano” e la particolarità di queste armi e che
riportano tutte il marchio “Made in Israel”. Secondo l’agenzia di stampa
siriana SANA, si tratta di armi leggere e razzi; è degno che Daraa,
dove la calma è tornata da tempo, è stata nei mesi scorsi uno dei
principali centri degli scontri in Siria.
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