venerdì 7 giugno 2013


ed altri articoli sullo sciacallo banchiere 

BCE – Passata la Tempesta, odo Draghi far Festa!
Giovedì, Giugno 6th/ 2013

BCE – Dalle proteste al Piano Radicale per ingrassare le Banche Sovrane e terzomondializzare gli Italiani

In Autunno quasi certe ricapitalizzazioni dirette attraverso il MES: il regime si organizza e serra la stretta
Proteste Eurotower: cosa è rimasto? L'Esperienza degli imprenditori veneti e l'ultima beffa di Mario Draghi
di Giovanni Antonio Fois e Sergio Basile 

Francoforte – Nelle ultime ore è trapelata la notizia (ANSA) secondo la quale la Banca Centrale Europea (BCE) starebbe lavorando a pieno ritmo ad un piano di  "risanamento radicale delle banche dell'Eurozona". La notizia è stata ripresa – a titolo di anticipazione - anche dal settimanale tedesco Die Zeit, secondo cui ''dall'autunno i banchieri centrali con le autorità di controllo esamineranno i bilanci di circa 140 banche con l'aiuto di stress test. Gli istituti che non riuscissero da soli a ricapitalizzarsi – secondo tale "piano" - dovrebbero essere aiutati dagli Stati membri con un possibile coinvolgimento del Fondo Esm (o MES) se non fossero in grado risanarle". Insomma si profila all'orizzonte l'ennesima presa per i fondelli, e proprio a pochi giorni dalla plateale e corposa prote sta dei cittadini europei contro il sistema truffa Ue-BCE: protesta andata in scena proprio a Francoforte, sotto l'Eurotower. Un sistema, quello bancario, che come detto più volte costringe soprattutto gli Europei del Sud alla fame da anni. Ciò mediante meccanismi studiati ad hoc e ben occultati dai media, come il Sistema Target2 e lo stesso euro: moneta unica disastrosa, diabolica e funzionale (complementare) al primo (vedi articolo in allegato per approfondimenti).

 Connazionali veneti alla riscossa

Il mondo mediatico, come al solito, tace al riguardo. Così, sebbene i nostri connazionali veneti, in concerto con altre centinaia di migliaia di persone hanno manifestato pacificamente (ma con fervore) contro il governo centrale, gli organi d'informazione di bandiera hanno – come noto – lasciato la cittadinanza italiana all'oscuro, onde evitare tragici risvolti.  Stesso copione, come visto, per la rivoluzione che da giorni sta infuriando in Turchia contro il governo filo-europeista e filo-NAto di Erdogan (vedi aticoli in allegato). Eppure è proprio a questo che si sta andando incontro. I lunghi periodi d'austerity che hanno ridotto sul lastrico gli imprenditori e gli operai di tutte le nazioni europee sono i primi colpevoli del nervosismo e della disperazione, ormai dilaganti. Una folta delega zione di contribuenti del nord est italiano è partita alla volta di Francoforte, letteralmente indiavolata. Questi imprenditori e padri di famiglia onesti, tra i protagonisti assoluti del miracolo economico della regione veneta e dell'Italia intera negli anni '70 e '80 del ventunesimo secolo, hanno assistito alla progressiva chiusura di importanti aziende nei propri settori, costretti quindi a perdere posto di lavoro e salario. Ricordiamo ai lettori che in questa parte del nostro territorio sono spuntate come funghi imprese capaci di lanciarsi sui mercati mondiali, garantendosi introiti da capogiro e salvaguardando per anni lo stipendio dei lavoratori impiegati. Non di mentichaimoci che queste città hanno avuto per decenni le leadership di interi capitali industriali, venendo indicati dagli economisti mondiali come geni assoluti ed inarrivabili del mercato economico.

 Il Modello Montebelluna

Basti pensare a comuni quali Montebelluna, nel trevigiano: per diverso tempo la terza città più ricca d'Europa, forte di imprese quali DiadoraLotto,Dolomite Nordica, protagoniste dell'abbigliamento sportivo e delle calzature da moto, acquistate, per l'appunto, in tutto il pianeta. Queste stesse persone, veri proletari italiani, hanno contribuito cospicuamente alla crescita di questo Paese, a forza di sudore e di sacrifici. Oggi le imprese trevigiane hanno spostato le produzioni nei paesi in via di sviluppo, dove la manodopera, come ben sappiamo, viene a costare cifre irrisorie. D'altra parte lo stato ha imposto ciò! Il prezzo era il fallimento! Così la Geox, nonostante continui a sbandierare al mondo l'etichetta Made in Italy, produce quasi la totalità delle proprie scarpe nel profondo Sud della Cina. La Benetton, fondata a Treviso nel 1965, si è avvalsa per anni delle prestazioni lavorative di migliaia di massaie venete, impiegate nella cucitura dei tessuti ma oggi ha optato anch'essa per la delocalizzazione. Gran parte della produzione si trova all'estero e migliaia di lavoratori veneti sono ridotti sul lastrico.

 BCE-MES – Dopo il Danno la Beffa. E proprio dall'Italiano Draghi

Il tutto ovviamente è avvenuto nell'indifferenza più totale dell'Europa dei poteri occulti e dei camerieri obbedienti di Roma. Non importa quanti sacrifici abbiano fatto in passato, quante le ore di straordinario, quanto sudore e sangue abbiano lasciato sui propri passi. I proletari italiani si ritrovano con un pugno di mosche e il Veneto ne rappresenta il primo emblema. Eppure, nonostante le proteste, le manifestazioni, i lunghi viaggi fino a Francoforte, l'azione di queste persone viene oscurata dai principali organi d'informazione e le loro parole rimangono inascoltate. E – come se ciò non bastasse – dopo il danno la beffa finale: a pochi giorni dalla veemente protesta dinnanzi alla BCE, la notizia fresca fresca sulla ricapitalizzazione diretta delle "povere banche" mediante il MES. Il dittatoriale ed anti-costituzionale MES (vedi articolo in allegato). Questo è davvero l'ennesimo affronto. L'ennesimo schiaffo questa volta da non accettare facendo buon viso a cattivo gioco, come negli ultimi 20/30 anni i media di regime italioti ci hanno abituato a fare con un continuo e sistematico "Progetto Monarch", avallato e pilotato da questa TV spazzatura a trazione "sionista" e "liberal-stalinista". Una TV che ha annienato la nostra coscienza critica. La notizia sulle nuove strategie del caro Mario Draghi e dei colleghi della privata BCE – ci scommettiamo – domani nemmeno apparirà sui tabloid di regime, che qualora ne dovessero parlare, lo faranno con enfasi estrema, come accaduto con la storia ridicola ed ingannevole dell'abbassamento dei tassi d'interesse (vedi articolo in allegato – La Bufala: Taglio Tassi BCE e MES). Ci domandiamo allora – con una vena di sarcasmo – quali siano gli avvenimenti considerabili notiziabili e per quanto tempo ancora gli stessi telegiornali nazionali continueranno a far valere il loro oscurantismo. Perchè non anticipare le loro mosse è non disdire i nostri abbonamenti di Pay-TV e abbonamenti satellitari in massa? Sarebbe un piccolo-grande sgarro ai nostri aguzzini! Almeno in attesa di intraprendere le strategie giuste per riconquistare la nostra sovranità monetaria e finanziaria. I miracoli esistono! Basta crederci!

Giovanni Antonio Fois, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)

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ma non decide tutto la Merkel? Scrive i trattati e li firma tutti lei per conto terzi, narra la leggenda

Mario Draghi insiste con rigore, riforme e unione bancaria

6 GIU – Le prospettive di crescita dell’Eurozona hanno qualche “prospettiva di ripresa” nella seconda parte dell’anno. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, promettendo una politica “accomodante per tutto il tempo necessario”.I Paesi in difficoltà che ora godono di un atteggiamento più favorevole da parte dei mercati, ha aggiunto, non devono abbassare la guardia e abbandonare gli sforzi per realizzare le riforme strutturali per la crescita.

La Banca centrale europea ha nuovamente tagliato le sue sTime per la crescita dell’Eurozona per il 2013, ora a -0,6% contro -0,5% indicato tre mesi fa. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi. Per il 2014 le nuove stime danno +1,1%, rivisto lievemente al rialzo.

Secondo Draghi, I prossimi passi per realizzare l‘unione bancaria, e cioé il meccanismo unico di sorveglianza delle banche e quello relativo alla gestione dei fallimenti, sono “fondamentali” per ripristinare il funzionamento delle banche “e quindi richiedono una più veloce realizzazione”.

“Non direi”. Così il presidente della Bce, Mario Draghi, risponde alla domanda se anche l’Eurotower si senta di fare un ‘mea culpa’ dopo le indiscrezioni di un report in cui il Fondo monetario internazionale esprimere rammarico per le dure misure di austerity imposte alla Grecia.

La Banca Centrale Europea nella riunione di oggi ha lasciato il tasso d’interesse di riferimento fermo allo 0,50%. La decisione era attesa dal mercato.

Banca Internazionale dei Regolamenti, a Draghi la presidenza del Ghos
Pubblicato da ImolaOggi
giu 5, 2013

5 GIU – Compromesso Europa-paesi emergenti alla Bri. Dal prossimo 1 luglio le tre cariche occupate dal governatore della Bank of England Mervyn King (il quale lascera’ l’incarico a Londra a fine giugno) saranno spartite fra il presidente della Bce Mario Draghi e il governatore della Banca centrale del Messico Agustin Castrens.

In particolare a Draghi andra’ la presidenza del Ghos l’organo principale del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria.

Cambio della guardia, ma anche cambio di struttura ai vertici della Bri, laBanca internazionale dei regolamenti, con l’uscita di Mervyn King e l’entrata di Agustín Carstens e di Mario Draghi.

Alla fine di giugno Mervyn King andrà in pensione come Governatore della Banca d’Inghilterra e di conseguenza si dimetterà dalla carica di presidente – che ricopriva dal novembre 2011 – dei tre gruppi della Bri: l’Economic Consultative Committee (ECC), il Global Economy Meeting (GEM) e il Gruppo dei Governatori e dei Capi della vigilanza (GHOS).

Nella nuova versione, le prime due poltrone di presidenza saranno occupate da Agustín Carstens, governatore della Banca del Messico, mentre la terza da Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea.

Lo dice una nota della Bri, precisando che le nuove cariche saranno in vigore dal primo luglio prossimo per un periodo di tre anni.

Il Comitato consultivo economico (ECC) supporta il Global Economy Meeting (GEM), assembla le proposte del GEM. L’ECC comprende tutti i Governatori membri del board della Bri, i Governatori delle banche centrali di India e Brasile, e il Direttore generale della BRI.

Il Global economy Meeting (GEM) è il principale forum di discussione dei governatori delle banche centrali durante i regolari incontri bimestrali della BRI. Ha due ruoli principali: monitoraggio e valutazione degli sviluppi dell’economia mondiale e del sistema finanziario globale, e servire come forum di discussione aperta e cooperazione tra le banche centrali. Inoltre ha il ruolo di fornire una guida e ricevere informazioni dalle commissioni della banca centrale con sede a Basilea: il Global Financial System (CGFS), il Committee on Payment and Settlement Systems (CPSS) e il Markets Committee.

Il GEM comprende i governatori delle 30 banche centrali membri della BRI nelle principali economie avanzate ed emergenti che rappresentano circa quattro quinti del PIL mondiale

Il Gruppo dei Governatori e dei Capi della vigilanza (GHOS) è l’organo direttivo del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria. reuters

La Fed pronta a comprare il debito italiano? Dalla padella alla brace
6 giu – C’è già qualcuno che ipotizza un nuovo Piano Marshall, ma più che agli aiuti gli Stati Uniti sembrano pensare le modalità con cui aumentare la propria influenza sull’Unione europea. Secondo rumor riportati ieri da Milano Finanza, la Federal Reserve sarebbe infatti pronta a comprare il debito italiani svaligiando i Btp decennali sul mercato secondario.

“Che l’America sposti il fulcro dei suoi interessi dal Medio Oriente ad altre fonti, come il Pacifico e il Sud America non ci sono dubbi – spiega Vittorio Dan Segre – è stanca dell’incapacità dei leader delle due zone di prendere delle decisioni”Tutt’altro discorso se la Casa Bianca e Wall Street iniziano a guardare all’Unione europea con occhi famelici. “Se in parallelo gli Stati Uniti compreranno il debito europeo è ancora tutto da vedere – avverte Segre – tuttavia è tecnicamente possibile”. La Fed di Ben Bernanke è, infatti, pronta ad avviare quell’operazione che da mesi i governi europei chiedono che venga messa in cantiere dalla Bce. D’altra parte è stato proprio Bernanke a spiegare che “la Fed ha l’autorità per acquistare sia debito pubblico nazionale sia debito pubblico straniero”“Nulla può fermare la Fed dal fare il lavoro che la Bce si rif iuta di fare”, spiega il capo economista di Ubs Andreas Hoefert ricordando, tuttavia, che l’economia americana non è ancora del tutto uscita dalla crisi economica che lei stessa ha fatto esplodere con il buco creato dai mutui subprime. Anche perché, qualora la Fed dovesse entrare a gamba tesa sui mercati del Vecchio Continente, deve sganciare euro che, al contrario di come fa coi dollari, non può stampare.
Aldilà della validità dell’operazione che gli analisti di Bernanke stanno studiando, l’interesse del lettore deve spostarsi sui motivi che spingono l’amministrazione Obama a spostare l’interesse dal Medio Oriente, carico di petrolio ma instabile politicamente, al Vecchio Continente, che da anni non è più un luogo strategicamente interessante da dover impegnare le proprie risorse politiche, diplomatiche ed economiche. La risposta dovrebbe essere cercata nei disordini che hanno trasformato il Mediterraneo in una vera e propria polveriera.
La primavera araba in Egitto e Tunisia, la guerra civile in Siria e in Libia e le sempre più scarse prospettive d’ingerenza in Iran hanno spinto il presidente Barack Obama a lavorare perché l’Unione europea riesca ad uscire definitivamente dalla crisi economica e, al tempo stesso, entri sotto la sfera egemonica americana. Un’operazione che potrebbe togliere lo scettro alla cancelliera tedesca Angela Merkel che da anni fa il bello e il cattivo tempo con i Paesi economicamente azzoppati dalla recessione. La preoccupazione maggiore degli Stati Uniti, però, è legata all’appoggio che i singoli Paesi Ue sono in grado di fornire all’esercito americano in caso di conflitti bellici. Nelle ultime occasioni (dall’attacco sferrato alla Libia di Gheddafi all’intervento in Mali), la Germania si è dimostrata refrattaria a intervenire.
Che lo strapotere tedesco a Bruxelles non faccia piacere alla Casa Bianca, non è certo un mistero. In questo senso va infatti letta la batosta firmata in settimana dagli analisti del Fondo monetario internazionale che non solo hanno dimezzato le stime di crescita del pil tedesco, ma anche lancia un rischio recessione per l’intera economia. Mentre il governo di Berlino punta a rafforzare politicamente e, soprattutto, economicamente l’Ue e Francoforte, l’intervento della Fed sui debiti pubblici dei Paesi periferici dell’Europa, in primis Italia e Spagna, sposterebbe violentemente il baricentro dei poteri. Il risultato? Da colonia tedesca l’Italia rischierebbe di diventare una colonia americana. “Una mossa del genere non potrà certo lasciare indifferente la Bce che, tendenzialmente, rimarrà nel limbo fino alle elezioni in Germania”, spiega l’analista Ulisse Severino ricordando come le difficoltà europee stiano “zavorrando” tutto il mondo. “Grazie al suo sistema finanziario-federale – spiega Segre – l’America può stampare tutti i dollari che vuole senza che nessuno la controlli”. Tuttavia, l’iniziezione eccessiva di moneta potrebbe anche svalutare il dollaro nei confronti dell’euro, con il risultato che l’export dall’Europa costerebbe di più rispetto a quella dall’America.
Dal momento che, dall’inizio dell’anno, il Giappone ha preso a svalutare lo yen, la parallela svalutazione del dollaro rafforzerebbe la moneta unica sfavorendo, in questo modo, le aziende che producono in Europa e dall’Europa esportano. Un esempio su tutti: il settore automobilistico. Con un euro forte la Volkswagen, il più grosso gruppo nel Vecchio Continente, avrebbe difficoltà a vendere le proprie vetture in Asia e, in particolar modo, in Cina. D’altro canto, comprare euro per pagare titoli di Stato farebbe aumentare la circolazione dei dollari sul mercato“Se la massa di dollari dovesse apparire agli americani eccessiva – continua Segre – non avrebbero difficoltà a inventare un nuovo dollaro che ingloberebbe parte del vecchio debito”. Al tempo stesso, l’operazione eviterebbe che i prezzi del petrolio e delle materie prime schizzino alle stelle. “Il fatto che gli Stati Uniti, grazie al loro sviluppo tecnologico , si siano trasformati da maggiore importatore di petrolio dall’estero a probabile maggiore produttore di petrolio el prossimo futuro – conclude Segre – trasforma radicalmente la situazione finanziarie e il debito degli Stati Uniti”.

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