sabato 29 gennaio 2011

La banda del cemento e del tondino e le confraternite mafiose specializzate nell'entrare nelle casse pubbliche attraverso le grandi opere procurate dai loro partiti, hanno avuto il Tav ed il Mose, stanno già incassando milioni di € con il “progettando” ponte di Messina e stanno sollecitando, per ora fortunatamente invano, qualche piano che, con la motivazione di “dare lavoro” o “realizzare le infrastrutture per quando ci sarà la ripresa economica”, preveda sempre nuove strade, autostrade, porti, rigassificatori o qualunque altra cosa comporti colate di cemento che comportino due guadagni, quello del cemento e quello del profittevole smaltimento delle polveri degli inceneritori o di altri residui “speciali” dell'industria chimica.

La manna che ha mandato in sollucchero gli industriali, più di qualche università e l'intero mondo della finanza è invece arriva ta dal “risorto” nucleare civile. La lobby che ha costruito questo “miracolo” ha investito molte risorse sui media e sui partiti, ponendo basi pseudo scientifiche a giustificazione di questo “ritorno al passato”: risparmio sulle importazioni di petrolio, difesa dell'ambiente attraverso le ridotte emissioni di CO2, produzione di energia a basso costo.
Tre bugie non fanno una verità, ma il blocco banche, imprese, politica e “esperti incaricati”, va avanti imperterrito! Del resto perfino l'impresa di vendere la guerra come una pace è egregiamente riuscita, perchè mai dovrebbero fallire ora?
Alle prime avvisaglie di offensiva mediatica il coordinamento nazionale di PBC lanciò l'allarme e invitò alla formazione di un movimento il più possibile ampio , per contrastarla. Non ci fu risposta alcuna, anzi fummo additati come complottisti e fu scritto che essendoci stato un referendum, l'Italia era al sicuro.
Giugno 2008, il Governo annuncia che opererà per un ritorno al nucleare.
PBC presenta una petizione nazionale invitando tutte le forze antinucleariste a lavorare insieme, o unendo le sigle o ciascuno con la propria sigla sotto ad un testo unitario. Nessuna risposta.
PBC parte con la propria raccolta firme, saranno oltre 60.000.

Maggio 2009, appare sul Blog di Grillo la notizia che il 3° Vday, previsto per ottobre, sarà incentrato sul nucleare e in quell'occasione verrà lanciato un referendum contro il nucleare. PBC risponde subito proponendo una collaborazione sulla petizione, come operazione propedeutica ad un grande comune impegno sul referendum. Due appelli, nessuna risposta. Mentre al referendum il Blog di Grillo non fa più alcun cenno.

25 Novembre 2009, il parlamento europeo, approva una risoluzione sui cambiamento climatico, all'interno della quale è contenuta la decisione di procedere con la costruzione di centrali atomiche in Europa.
A favore gli europarlamentari italiani di : PDL, UDC, PD e ...IDV.

Anche “Europe Ecology”, il partito verde di Cohn Bendit, … approva.

Il 1° Maggio 2010, il referendum passa di mano; è Di Pietro a dichiarare che IDV gestirà in proprio la raccolta firme per un referendum antinucleare; a novembre Di Pietro proclama di aver raggiunto e superato le 500.000 firme.

Noi abbiamo serie perplessità sulle ragioni politiche e sul metodo delle scelte di Di Pietro, e di tutti i partiti che si sono avvicendati al governo del paese (e non solo sul nucleare), ma di fronte all'interesse generale abbiamo sempre dimostrato di saper guardare oltre le rispettive posizioni politiche. Così ci siamo comportati per quanto riguarda gli inceneritori, le centrali a biomasse, le turbogas, i rigassificatori, il TAV, il precariato, Marchionne, la sanità, la scuola pubblica, la nuova base americana a Vicenza, il genocidio dei palestinesi...
 
La questione che in questa sede vogliamo porre a Di Pietro, e a tutto lo schieramento antinucleare riguarda il fatto che se lui intende andare da solo al referendum è altissimo il rischio che lo perda e si tratterebbe di un disastro per tutti gli italiani.

Adesso, e non dopo una irreparabile sconfitta referendaria, vanno messe in atto tutte le iniziative per allargare il più possibile lo schieramento promotore. Se a Di Pietro interessa la visibilità sulle TV e sui giornali, potrà averla e tutti gli daremo atto di aver fatto un passo indietro per il bene del paese, se invece gli interessa il rimborso che spetta ai promotori (in aggiunta al consistente finanziamento pubblico che i partiti hanno deciso di prendere dallo stato), si può perfino decidere di lasciargliene una gran parte, anche il 50% , e condurre la campagna referendaria con la quota restante, puntando sul lavoro capillare porta a porta che insieme potremmo fare su tutto il territorio.


Ogni persona e associazione faccia qualcosa ora, per convincere Di Pietro dell'errore di avere spalancato le porte al nucleare, un errore che nessuno potrebbe perdonargli. Al contempo auspichiamo che ogni persona, associazione e partito, consapevole della follia della scelta nuclearista, si adoperi per favorire il formarsi di un schieramento antinucleare unitario, che per ampiezza e impegno concreto possa aspirare a vincere il referendum.

PBC è a disposizione.

Marco Cedolin e Monia Benini

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