mercoledì 30 marzo 2011

Tre articoli che inducono a riflettere su chi si ripone la tutela assoluta della protezione dei civili.
Seguono "Come l'orda dei roditori sta difendendo i diritti civili" di Gianluca Freda e "Fine dell'Onu" di Pietro Ancona.
Barbara

4.000 foto di prigionieri torturati in Afghanistan

Deridere e oltraggiare la morte
Der Spiegel, che ha pubblicato questi scatti, sostiene di essere in possesso di 4.000 tra foto e video che documentano uccisioni di civili «senza alcun motivo» da parte di soldati statunitensi in Afghanistan.
Fabio Chiusi
Una «squadra della morte» composta da 12 militari che avrebbe ucciso e poi messo in scena scontri mai avvenuti per non rischiare guai. Tra le accuse la «dissacrazione» di cadaveri e il «possesso illegale di foto di corpi». Per posarvi accanto, sorridere, immortalare quel sorriso e gioirne a piacimento, in futuro.
Vengono in mente le immagini di Abu Ghraib. Viene in mente il video «Collateral murder» pubblicato da WikiLeaks lo scorso aprile. Così la sorpresa e il disgusto lasciano spazio alla consapevolezza che si tratti di un pattern, di una struttura comportamentale vera e propria. Il risultato dell’abitudine alla morte. Un modo paradossale per rimanere aggrappati alla vita. O forse, puro divertimento. Chissà.
Qualunque sia la causa, questo è uno degli effetti sistemici della guerra, e dovremmo prenderlo in considerazione quando si valutano operazioni come quella in corso in Libia. Senza lasciare che il lato pubblico del conflitto annienti quello privato di chi lo combatte. E senza sottovalutare la radicale incapacità di comprensione in cui ci getta.
Torture
Non riuscire a decifrare il sorriso in quella prima immagine pubblicata da Der Spiegel dovrebbe essere un fatto geopolitico, non solo psicologico. Da quantificare insieme ai morti e ai dispersi. Da insegnare nelle scuole. Agli alunni: «Fare la guerra ti fa oltraggiare, deridere la morte». E ai docenti: «La guerra ti rende inconcepibile la vita».


COME L'ORDA DEI RODITORI STA DIFENDENDO I CIVILI
Martedì 29 Marzo 2011 21:03


LETTERA APERTA DEI MEDICI RUSSI IN LIBIA

AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA

24 marzo 2011, Tripoli, Libia


Al Presidente della Federazione Russa D. Medvedev

Al Primo Ministro della Federazione Russa V. Putin

dai cittadini di Ucraina, Bielorussia e Russia che lavorano in Libia

Gentili Sig. ri Medvedev e Vladimir Putin,


Ci avete spiegato che i cittadini della ex Unione Sovietica erano destinati a divenire oggi cittadini di una comunità comprendente differenti stati slavi: Ucraina, Bielorussia, Russia. Nonostante questo, noi crediamo che sia la Russia, in quanto erede dell’URSS, la nostra sola protezione per gli interessi delle nostre nazioni e per la sicurezza dei nostri cittadini. E’ per questo che ci appelliamo a voi, in cerca di aiuto e di giustizia.

Oggi assistiamo ad una plateale aggressione degli USA e della NATO contro un paese sovrano, la Libia. E se qualcuno ancora ne dubita, noi affermiamo trattarsi di un fatto ovvio e ben noto, poiché tutto sta accadendo sotto i nostri occhi e le azioni degli USA e della NATO minacciano la vita non solo dei cittadini della Libia, ma anche di noi che ci troviamo sul suo territorio. Siamo indignati per i barbari bombardamenti della Libia perpetrati in questo momento dalla coalizione USA-NATO.

Il bombardamento di Tripoli e di altre città della Libia non ha per obiettivo soltanto i sistemi di difesa aerea e i velivoli dell’aviazione libica e non è rivolto soltanto contro l’esercito, ma ha preso di mira anche le infrastrutture civili e militari. Oggi, 24 marzo 2011, gli aerei degli USA e della NATO hanno bombardato per tutta la notte e tutta la mattina un quartiere di Tripoli, Tajhura (dove si trova fra l’altro il Centro di Ricerca Nucleare libico). Le difese aeree e i velivoli situati a Tajhura erano già stati distrutti nei primi 2 giorni di attacchi e in città rimanevano altre installazioni militari in attività, ma oggi l’obiettivo dei bombardamenti sono le baracche dell’esercito libico, intorno alle quali vi sono quartieri residenziali densamente popolati; lì vicino si trova anche il più grande centro di cardiologia del paese. I civili e i medici non avrebbero mai potuto immaginare che si sarebbe arrivati a distruggere normali quartieri residenziali, perciò nessuno dei residenti o dei pazienti dell’ospedale era stato evacuato.

Le bombe e i missili hanno colpito le abitazioni civili e sono caduti vicino all’ospedale. I vetri del centro cardiologico sono andati in frantumi e nell’edificio riservato alle partorienti con problemi cardiaci sono crollati un muro e parte del tetto. Ciò ha provocato dieci aborti, la morte dei neonati e il ricovero delle madri nel reparto di cura intensiva; i medici stanno lottando per salvare loro la vita. Noi e i nostri colleghi stiamo lavorando sette giorni alla settimana nella speranza di salvare qualcuno. E tutto questo è la diretta conseguenza del lancio di bombe e di missili contro edifici residenziali, che hanno provocato dozzine di morti e di feriti che il nostro personale cerca di operare e visitare. Un numero così enorme di morti e di feriti, come quello registrato oggi, non si era avuto durante l’intera durata delle insurrezioni in Libia. E questo lo chiamano “proteggere la popolazione civile”?

Con la piena responsabilità di testimoni e di persone partecipi di quanto sta accadendo, noi dichiariamo che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno perpetrando un genocidio contro il popolo libico, come già avvenuto in Yugoslavia, Afghanistan e Iraq. I crimini contro l’umanità compiuti dalle forze della coalizione ricordano quelli commessi in Germania, dove pure i civili venivano fatti a pezzi allo scopo di suscitare orrore e di spezzare la resistenza del popolo (la Germania lo ricorda e per questo ha deciso di non partecipare a questo nuovo massacro). Oggi essi mirano, con metodi simili, a far sì che il popolo libico rinunci al proprio capo e al proprio legittimo governo e ceda senza fiatare la propria ricchezza nazionale alle forze della coalizione.

Comprendiamo bene che appellarsi alla “comunità internazionale” per salvare il popolo della Libia e tutti coloro che vivono in Libia sarebbe perfettamente inutile. La nostra sola speranza è la Russia, che possiede diritto di veto all’ONU, e in particolare i suoi capi, il Presidente e il Primo Ministro.


Confidiamo ancora in voi, come in voi abbiamo confidato in passato, quando prendemmo la decisione di restare in Libia per aiutare il suo popolo, dedicandoci anima e corpo al dovere medico. Dopo il fallito colpo di stato alla fine di febbraio, la situazione in Libia si era calmata e il governo era riuscito a ripristinare l’ordine. Tutti in Libia sapevano che senza l’intervento americano, il paese sarebbe ben presto ritornato alla sua vita normale. Convinti che la Russia, col suo potere di veto, non avrebbe permesso l’aggressione degli Stati Uniti e dei suoi alleati, abbiamo deciso di restare in Libia, ma ci siamo sbagliati: la Russia, sfortunatamente, ha creduto alle false rassicurazioni degli americani e non si è opposta alla decisione criminale di Francia e Stati Uniti.

Noi siamo ucraini, russi e bielorussi, persone di diverse professioni (soprattutto medici) che lavorano in Libia da oltre un anno (da 2 a 20 anni). In tutto questo tempo abbiamo imparato a conoscere il modello di vita del popolo libico e dichiariamo che pochi cittadini, in altre nazioni del mondo, possiedono le comodità di cui possono godere i libici. Tutti hanno diritto a cure gratuite e i loro ospedali sono dotati del miglior equipaggiamento medico del mondo. In Libia l’istruzione è gratuita e le persone capaci hanno la possibilità di studiare all’estero a spese del governo. Ogni coppia che si sposa, riceve 60.000 dinari libici (circa 50.000 dollari USA) come assistenza economica. Lo stato concede prestiti senza interesse e spesso senza scadenza fissa. Grazie ai sussidi governativi, il prezzo delle automobili è molto più basso che in Europa e ogni famiglia può permettersi di acquistarle. Benzina e pane costano pochi centesimi, gli agricoltori non pagano tasse. Il popolo libico è tranquillo e pacifico, poco incline all’alcool e molto religioso.

Oggi questo popolo sta soffrendo. In febbraio, la vita pacifica di questa gente è stata violata da bande di criminali e da giovani pazzi e drogati, che i media occidentali hanno chiamato per qualche motivo “manifestanti pacifici”. Costoro hanno iniziato a usare armi e ad attaccare stazioni di polizia, sedi governative, reparti militari, provocando una carneficina. Coloro che li guidano, perseguono un obiettivo assai chiaro: creare il caos e impadronirsi del petrolio libico. Hanno raccontato menzogne alla comunità internazionale, dicendo che i libici stanno lottando contro il regime. Diteci, a chi non piacerebbe un “regime” del genere? Se avessimo avuto un simile “regime” in Ucraina o in Russia, non saremmo venuti qui a lavorare, ci saremmo goduti le comodità che potevano offrirci i nostri paesi e avremmo fatto ogni sforzo possibile per far sì che tale “regime” continuasse ad esistere.



Se gli USA e l’UE non hanno nulla da fare, che rivolgano la loro attenzione all’emergenza in Giappone, ai bombardamenti israeliani sulla Palestina, alla sfrontatezza e all’impunità dei pirati somali o alle condizioni degli immigrati arabi in Francia e lascino che siano gli stessi cittadini libici a risolvere i propri problemi interni. Oggi noi vediamo che vogliono trasformare la Libia in un nuovo Iraq. Perpetrare il genocidio di un intero popolo e di coloro che ad esso sono legati. Noi abbiamo prestato il GIURAMENTO MEDICO e non possiamo abbandonare i libici al loro destino, lasciandoli distruggere dalle forze della coalizione; inoltre, sappiamo che quando tutti gli stranieri se ne saranno andati e non sarà rimasto più nessuno a raccontare la verità (il piccolo staff delle missioni diplomatiche è stato ridotto al silenzio già da tempo), gli americani faranno qui una carneficina.

La nostra unica speranza di sopravvivere è una ferma presa di posizione della Russia presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Speriamo che Lei, Signor Presidente, e Lei, Signor Primo Ministro, in quanto cittadini russi e in quanto persone coscienziose, non permettiate ai fascisti americani ed europei del 21° secolo di distruggere questo popolo che ama la libertà e chi ha scelto di restare con lui.

Chiediamo perciò con urgenza che la Russia utilizzi il suo diritto di veto, un diritto conquistato con milioni di vite del popolo sovietico durante la II Guerra Mondiale, per fermare questa aggressione contro uno stato sovrano, per chiedere l’immediata cessazione dei bombardamenti degli USA e della NATO e per richiedere l’intervento delle truppe dell’Unione Africana nella zona di conflitto in Libia.

Nota: ai delegati del Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana, accettati tanto dal governo libico quanto dai capi dei ribelli per arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto, non è stato consentito l’ingresso in Libia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo atto dovrebbe essere condannato da Russia e Cina, che dovrebbero studiare le risoluzioni dell’UA e sostenere le sue sagge decisioni.



GIU’ LE MANI DALLA LIBIA!



Con rispetto e speranza

nella Vostra saggezza e onestà

i cittadini di Ucraina, Russia e Bielorussia di stanza in Libia



Bordovsky S., Vasilenko, S., Vegerkina A., Henry IV, Henry H., L. Grigorenko, DraBragg, A., Drobot V. Drobot, N., Yemets E., Kolesnikova, T., Kuzin, I., Kuzmenko, B., Kulebyakin V. Kulmenko T., Nikolaev AG, Papelyuk V. Selizar V. Selizar About . Smirnov, O. Smirnova, R., Soloviev DA, Stadnik VA, Stolpakova T. Streschalin G. Stakhovich Yu, Sukacheva L. Sukachev V. Tarakanov, T., Tikhon N. Tikhonov VI, Tkachev AV, Hadareva E., Tchaikovsky, O., Chukhno D. Chukhno O. Yakovenko D. ecc.



[L’elenco completo delle firme sotto l'appello ai capi della Russia e sotto la richiesta di un tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di USA e NATO in Libia].
Gianluca Freda

Fine dell'ONU

C'è stato un tempo in cui l'ONU rappresentava davvero un forum mondiale in cui si praticava la giustizia. Il mondo era diviso in due grandi blocchi ideologici che ne garantivano la pace per quanto gli USA dopo la seconda guerra mondiale non abbiano mai cessato di essere una potenza militare bellicosa sempre in guerra con qualcuno per qualcosa che invariabilmente viene spacciata per difesa della libertà e dei diritti umani. Nello istruttivo pamphlet " Fine della libertà" Gore Vidal elenca i conflitti che sono stati suscitati dagli USA negli ultimi decenni e descrive una condizione interna all'Impero in cui le varie agenzie, in guerra l'una con l'altra, sono totalmente sfuggite a qualsiasi controllo democratico.
Peraltro lo stesso Congresso è sempre più condizionato dal Mercato come loro chiamano le multinazionali che ne dettano le leggi. Se si esamina la composizione dei Gabinetti delle ultime Presidenze la presenza dei petrolieri è dominante mentre il cosidetto apparato industriale militare prende sempre più potere. Una potenza che ha già accumulato qualcosa come venticinque milioni di veterani di guerra che, a differenza di come sapeva fare egregiamente l'Impero Romano con i suoi vecchi miles, non sa sistemare e costituiscono un focolaio terribile di suicidi e pazzia unico al mondo, è avviata da molto tempo in sentieri distanti dalla libertà e dalla democrazia ed è obbligata a fare guerre a getto continuo magari solo per tenere occupati gli eserciti di professionisti della morte e alimentare il business dei contractors, degli eserciti e delle forniture private che oggi sono tanta parte dell'universo occupazionale americano.
Il mondo rispecchiato dall'ONU aveva anche un terzo blocco di paesi che esercitavano un peso politico e morale enorme, addirittura superiore alla sua stessa consistenza. Parlo del blocco dei paesi non allineati capeggiato dalla Jugoslavia di Tito, dall'India di Nerhu, dall'Egitto di Nasser. Un blocco che era davvero una forza di pace e di rinnovamento dei popoli che sperimentava vie diverse e nuove piene di tantissima speranza che poi, nei decenni, sarebbe stata delusa ed ostacolata dall'egoismo dello zio Sam che non ha mai abbandonato per un solo istante il suo progetto di mondializzazione del potere USA.
Ora l'ONU è soltanto un mero esecutore della volontà della Amministrazione statunitense. Non c'è una sola decisione di questo organismo che sia mai stata assunta a dispetto della volontà americana. Anche le più violente ed insopportabili violazioni dei diritti umani di Israele non sono mai state sanzionate per il veto USA. Le due guerre di aggressioni del Libano sono state perpetrate con la sostanziale neutralità o indifferenza dell'ONU.
A che serve oggi l'ONU? Serve a certificare che la volontà USA è la volontà del mondo o almeno della sua grande maggioranza. Obama ha detto in questi giorni: "Il mondo deve parlare una sola voce". E' successo con le armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein certificate con una lavagna luminosa dal generale Powell segretario di Stato ed accettate come verità dal Comitato di Sicurezza, è successo con le deleghe alla Nato per sporche operazioni in Europa come l'affettamento della Jugoslavia ed i bombardamenti di Belgrado, succede ora contro una nazione sovrana come la Libia per
regredirla allo stato coloniale che ha avuto dal 1911e fino all'avvento al potere del Colonnello Gheddavi.
Avete presente il gioco delle tre carte che certi imbrogliani praticano nelle fiere di mercato? L'ONU è il compare che assiste il giocoliere e ne garantisce sempre la vittoria.
Pietro Ancona
Medio Evo Sociale

2 commenti:

  1. Ho fatto un linl al tuo post.
    Lascia senza parole

    RispondiElimina
  2. ti ringrazio. E' veramente frustrante che nessuno riesca ad alzare la testa ed impedire loro di uscire dalla propria nazione, perché a questo punto per tutelare davvero i civili del pianeta è necessario che gli americani e sodali rimanghino in casa loro.

    RispondiElimina