un buon motivo di venderle interamente e concedere ai privati come sempre accaduto di tagliare servizi a fronte di tariffe senza limiti
Intanto, testimonianze da un paese europeo decisamente civile che non fa mancare ai cittadini diritti e benessere a fronte di molte meno tasse.
a seguire sotto, Crisi: nel 2013 in Italia chiuse 14.269 imprese, +14% in un anno
LE SPA PUBBLICHE PERDONO 2,2 MILIARDI ALL'ANNO
Secondo un rapporto diffuso dal Ministero dell’Economia 7,340 società per azioni hanno 30.133 partecipazioni statali dirette o indirette.Solo i Comuni ne dichiarano 29.583 in circa 5.000 aziende
Oltre settemila Spa, e perdite per 2,2 miliardi di euro. A inerpicarsi della complessa geografia delle aziende in cui risultano azionisti ministeri, enti locali, enti pubblici di previdenza e così via c'è da mettersi le mani nei capelli. Innanzitutto, districarvisi è già un risultato: secondo un rapporto diffuso dal Ministero dell'Economia le società sono 7,340, i legami - ovvero le partecipazioni statali, dirette o indirette - ben 30.133. L'ACI HA PARTECIPAZIONI IN 153 IMPRESE. Solo i Comuni italiani
dichiarano l'esorbitante cifra di 29.583 partecipazioni tra dirette e indirette che, spesso, si accavallano fra loro nelle stesse imprese: in tutto le giunte cittadine sono presenti in circa 5.000 società. L'Automobile Club d'Italia, a fare i conti, sembra avere molte più partecipazioni di qualunque fondo d'investimento italiano, con interessi in ben 153 imprese. IL SALDO TOTALE E' NEGATIVO. Tutto ciò a fronte di perdite di esercizio che raggiungono la cifra complessiva di 2,2 miliardi di euro l'anno. Se una holding privata si trovasse con un terzo delle società di cui è azionista viaggia in rosso, tanto da segnare col meno il saldo totale, le opzioni sarebbero chiare: vendere, ristrutturare al più presto le imprese in perdita per arrestare l'emorragia; la terza ipotesi, fingere di non vedere perché così conviene a qualche manager corrotto, non atterrerebbe neppure sul tavolo. Ma il problema è che le amministrazioni italiane hanno scelto quest'ultima via.
dichiarano l'esorbitante cifra di 29.583 partecipazioni tra dirette e indirette che, spesso, si accavallano fra loro nelle stesse imprese: in tutto le giunte cittadine sono presenti in circa 5.000 società. L'Automobile Club d'Italia, a fare i conti, sembra avere molte più partecipazioni di qualunque fondo d'investimento italiano, con interessi in ben 153 imprese. IL SALDO TOTALE E' NEGATIVO. Tutto ciò a fronte di perdite di esercizio che raggiungono la cifra complessiva di 2,2 miliardi di euro l'anno. Se una holding privata si trovasse con un terzo delle società di cui è azionista viaggia in rosso, tanto da segnare col meno il saldo totale, le opzioni sarebbero chiare: vendere, ristrutturare al più presto le imprese in perdita per arrestare l'emorragia; la terza ipotesi, fingere di non vedere perché così conviene a qualche manager corrotto, non atterrerebbe neppure sul tavolo. Ma il problema è che le amministrazioni italiane hanno scelto quest'ultima via.
Crisi: nel 2013 in Italia chiuse 14.269 imprese, +14%
in un anno
mercoledì, 22, gennaio, 2014
22 genn – Nel 2013 in Italia hanno
chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo
scorso anno su tutto il territorio nazionale si sono
registrati 14.269 fallimenti, in crescita del 14% rispetto al
2012 e del 54% rispetto al 2009. In cinque anni si contano
complessivamente 59.570 imprese chiuse, in un trend di
costante aumento nel corso delle rilevazioni trimestrali. E’
la fotografia dell’Analisi dei fallimenti in Italia
relativa al quarto trimestre 2013 realizzata da Cribis
D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella
business information.
Il quarto trimestre 2013 si è
chiuso con un nuovo record di 4.257 fallimenti (+14% rispetto
al quarto trimestre 2012, +39% rispetto allo stesso periodo
del 2009): nelle rilevazioni trimestrali degli ultimi quattro
anni non si era mai registrato un numero così alto di imprese
chiuse.
“Nonostante alcuni timidi segnali
di miglioramento negli indicatori dell’economia italiana, il
conto dei fallimenti mostra una situazione ancora molto
preoccupante per la situazione delle imprese – ha commentato
Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B – Il
quarto trimestre 2013, dopo cinque anni caratterizzati da un
trend di peggioramento, registra un nuovo picco, lanciando un
allarme sulla capacità di resistenza del tessuto produttivo di
fronte al perdurare della crisi”. tmnews
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