giovedì 19 giugno 2014

Concludendo il Forum “Congiura Mediatica contro il Venezuela”, il vicepresidente della repubblica bolivariana, Jorge Areaza, genero di Hugo Chavez, ha espresso chiaramente il suo appoggio al governo di Dilma Rousseff di fronte alla campagna politica mediatica internazionale contro il Brasile, che tenta di far credere che la Coppa del Mondo sarebbe un insuccesso.

“Il Brasile è diventato un bersaglio perché la Coppa si svolge in un paese di CELAC, di UNASUR, di MERCOSUR, e anche membro dei BRICS, e che inoltre ha una politica estera antimperialista, di solidarietà a Cuba e al Venezuela e che difende l'integrazione latinoamericana.

Dilma sta provando sulla pelle gli artigli del vampiro imperiale”, ha dichiarato.

La presa di posizione del dirigente venezuelano, ribadita dal presidente Nicolas Maduro, ha avuto un'indiscutibile espressione fisica nella presenza dei presidenti Rafael Correa, dell'Ecuador, e Evo Morales, della Bolivia, che hanno partecipato alla cerimonia di apertura, a Itaquera, in cui Dilma è stata insultata in maniera infima, turpe e ingiustificabile dagli occupanti della tribuna VIP, dove l'ingresso costa 990 reais (circa 325 euro).

Rafael e Evo hanno dichiarato di stare in Brasile per manifestare solidarietà al governo di Dilma, un governo che, continuando quello di Lula, ha sottratto circa 40 milioni di persone alla condizione di miseria.
Correa ha affermato che segmenti dell'ultrasinistra minoritaria e settaria, esattamente come nel suo paese, ricevono oscuri appoggi finanziari dall'estero, agiscono in modo coordinato contro Dilma, fornendo argomenti che possano essere sfruttati dalla manipolazione mediatica contro il Brasile, organizzando minoritarie e violente manifestazioni contro la Coppa.
Anche Maradona, un altro bolivariano amico di Chavez, che si trova a Rio come commentatore del programma De Zurda, di Telesur, ha difeso Dilma sostenendo che coloro che si accaniscono contro di lei non sono rappresentanti del popolo brasiliano. Le affermazioni di Pelé, ancora una volta, tanto per cambiare, sono quelle di un reazionario (Pelé è stato ministro dello sport con il governo liberista di Cardoso, ndt).
Nella settimana che ha preceduto la Coppa, Dilma ha inaugurato una ferrovia di 855 chilometri, che collega Palmas ad Anapolis, il metro di Salvador, la via Expresso Sul di Brasilia, il BRT Transcarioca che collega la Zona Est di Rio all'aeroporto di Galeao, che ha anche visto opere di ampliamento.
In queste opere sono state concentrate le risorse pubbliche!In una di queste cerimonie, accennando agli attacchi subiti, Dilma ha mostrato la sua levatura ricordando le torture bestiali a cui fu sottoposta durante la dittatura da quella stessa classe sociale che oggi esibisce al mondo, via satellite, la sua bassezza morale e l'incapacità di dirigere la nazione.

“Ho sopportato aggressioni fisiche al limite dell'insopportabile e nessuna di queste mi ha mai fatto cambiare strada”, ha dichiarato, senza abbassarsi al livello degli aggressori, che devono rimpiangere amaramente di non avere eliminato fisicamente, quando ne avevano avuto la possibilità, l'attuale capo della Nazione.
Beto Almeida, del Direttorio di Telesur altamiroborges.blogspot.com.br | www.marx21.it
visto su CDC

SEGNALO CHE IN CONTEMPORANEA ALL'INIZIO DEI MONDIALI IN BRASILE SI E' TENUTO UN VERTICE AL DI FUORI DEL CONTROLLO DEI PADRONI DEL MONDO, EVENTO CHE E' STATO COMPLETAMENTE OSCURATO.


Discorso di Raul Castro aL G77+Cina
www.cubainformazione.it 

Cari Presidenti: 

Fratelli boliviani: 

Ho il privilegio di conoscere il cuore del Sud America, la nazione fondata dal Libertador Simon Bolivar, da cui prende il nome. 
Da tempo dobbiamo questa visita alla Bolivia. Noi cubani ammiriamo la storia centenaria della lotta del popolo boliviano, per vivere bene, in armonia con la Madre Terra, la Pachamama. 
Conosciamo la giusta ribellione dei boliviani che mai si sottomisero agli invasori né si rassegnarono a che svuotassero le loro montagne per estrarre i minerali, come fecero con la famosa collina di Potosi. 

Siamo venuti a unirci a voi in questo Vertice del Gruppo dei 77 più Cina. 

Siamo più di 130 nazioni che hanno problemi comuni. Insieme, costituiamo un importante attore internazionale. Possiamo influire, se lo vogliamo, nelle decisioni delle Nazioni Unite in materia di pace e di sviluppo, nella salvaguardia dell’ambiente. E’ stato molto importante essere qui, con voi, sostenendo la leadership e l’esempio del compagno Evo Morales e della Bolivia. 

Vogliamo ringraziamo i boliviani per la generosità e solidarietà. Soprattutto per aver accolto, come in famiglia, centinaia di collaboratori cubani, e perché siete i protagonisti di un processo di cambiamento senza precedenti nel vostro paese, avete realizzato un invalutabile contributo al processo di lotte di Nostra America, come la chiamò José Martí, per una definitiva indipendenza e integrazione di tutti i nostri popoli. 

Evo mi ha raccontato dettagli delle lotte contadine in questo paese, dei popoli indigeni, dei cocaleros, quando lui era leader sindacale là nel Chapare. Abbiamo anche parlato dei minatori, i cui sindacati sono tra i più combattivi della regione. Gli ho detto, guidato dalla nostra esperienza a Cuba: le masse lavoratrici unite, con la coscienza politica e di classe che hanno acquisito, con la combattività accumulata nelle loro lotte, sono realmente invincibili. 

Questa è l’esperienza di molti dei nostri paesi fratelli. Si noti che l’imperialismo e l’oligarchia la prima cosa che fanno è attaccare l’unità del popolo, dividere il popolo, esaspera le differenze, che ci sono sempre, inimicare amici e fratelli. A tale strategia di divisione solo si può rispondere con l’unità, unità e più unità. 

Oggi il Venezuela merita il nostro più convinto sostegno. L’imperialismo e gli oligarchi, che non poterono contro il Presidente Chávez in 18 elezioni, il colpo di stato e il golpe petrolifero, pensano che sia giunto il momento di distruggere la Rivoluzione Bolivariana e rovesciare il governo del Presidente Maduro, con l’impiego di metodi di guerra non convenzionale. 

Difendendo il Venezuela, difendiamo la Bolivia e tutta Nostra America. Il Venezuela è ora il fronte avanzato della difesa della nostra indipendenza, libertà e dignità. 

Sarebbe un duro colpo se si frenasse il processo di vera integrazione in attuazione, a cui partecipano diverse organizzazioni e il cui punto culminante è la CELAC. 

Guardate cosa ha fatto la Bolivia: ha nazionalizzato gli idrocarburi e li ha posti al servizio di tutti i boliviani/e. Ha finito con l’esclusione e lo sfruttamento della maggioritarie comunità indigene e contadine del paese. Ha ridistribuito la ricchezza nazionale a beneficio di tutto il popolo, soprattutto dei settori più vulnerabili. Ha ridotto l’estrema povertà del 20%. Si è proclamata territorio libero dall’analfabetismo. 

I bonus per le donne incinte e i neonati, per le famiglie con bambini nella scuola elementare, la colazione a scuola e il reddito per gli anziani sono importanti conquiste. Più di 6500 boliviani poveri hanno studiato corsi universitari, per lo più medicina o si sono qualificati come lavoratori sociali. Si sono costruiti decine di centri sanitari integrali, centri oculistici al servizio della salute della gente umile della Bolivia. In soli dieci anni, si sono forniti milioni di visite mediche nel Programma “La mia salute”, e più di 600mila boliviani hanno recuperato la vista. 

Si costruiscono fabbriche, si sviluppa la cultura, lo sport e le scienze, s’incrementa l’interscambio commerciale tra i nostri paesi. Si é ridotto il tasso di disoccupazione e l’economia boliviana cresce costantemente di oltre il 6%. 

Evo: 

ti auguriamo successo in questo immenso compito, come lo desideriamo di tutti voi, cari fratelli e sorelle boliviani. 

Costruiamo insieme la Patria Grande, difendiamo la nostra unità. Permettetemi, anche, che dica qui, come il Che Guevara, “Hasta la victoria siempre!”. 

Molte grazie. 

Altro discorso di Raul Castro G77+cina
www.cubainformazione.it 

15 Giugno 2014 

Compagno Evo Morales Ayma, Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia e Presidente del Gruppo dei 77 più Cina: 

Eccellenze 

Ringrazio il compagno Evo Morales Ayma, Presidente e rappresentante di spicco dei popoli originari della nostra regione, per la convocazione di questo importante Vertice. 

Alla fine della prima Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, nel giugno 1964, un gruppo di paesi in via di sviluppo, consapevoli delle enormi sfide che avrebbero dovuto superare, decise marciare insieme per far fronte ad un sistema economico mondiale che già da allora si manifestava diseguale ed ingiusto. 

A questo gruppo si deve la preparazione, negoziazione ed approvazione, il primo maggio 1974, 40 anni fa, di uno dei documenti programmatici più importanti nella lotta contro il sottosviluppo e per la realizzazione della giustizia economica internazionale: la Dichiarazione ed il Programma d’Azione per l’Istituzione di un Nuovo Ordine Internazionale, (e cito testualmente) “basato sull’equità, l’eguale sovranità, l’interdipendenza, l’interesse comune e la cooperazione tra tutti gli Stati, indipendentemente dai loro sistemi economici e sociali che permetta correggere le diseguaglianze e rimediare le ingiustizie esistenti, eliminare il divario crescente tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo e per garantire alle generazioni presenti e future uno sviluppo economico e sociale che vada accelerandosi, nella pace e giustizia (… ) “. (Fine citazione). 

Poco dopo, si ottenne l’approvazione della Carta dei Diritti e dei Doveri Economici degli Stati, che sancisce l’esercizio della sovranità degli Stati sulle risorse naturali e l’attività economica nel loro territorio. 

Questi importanti documenti mantengono piena validità, ma il gran paradosso è che oggi non si vuole parlare di loro. Li si qualifica come “arretrati” e “superati dai fatti”. 

Tuttavia ora si amplia il divario tra nord e sud, e una profonda crisi economica globale, derivante dall’irreversibile fallimento del neoliberismo imposto dai principali centri di potere, con un impatto devastante per i nostri paesi, si é convertito nel più lunga e complessa delle ultime otto decadi. 

Quando quasi si conclude il ciclo previsto per gli Obiettivi di Sviluppo concordati al Vertice del Millennio dell’anno 2000: 

• 1200 milioni di persone, nel mondo, vivono in condizioni di povertà estrema. Nell’Africa sub-sahariana, il numero dei poveri è aumentato costantemente, passando da 290 milioni, nel 1990, a 414 milioni nel 2010. 
• Una ogni otto persone nel mondo soffrono di fame cronica. 
• Il 45% dei bambini morto prima di compiere i cinque anni, muore per malnutrizione. 
• Il debito estero registra livelli senza precedenti, nonostante gli enormi pagamenti che abbiamo fatto per il suo servizio. 
• Si aggrava il cambiamento climatico, generato – principalmente – dai modelli di produzione e consumo irrazionali e spreconi dei paesi industrializzati che, se mantenuti, sarebbero necessari, per il 2030, risorse naturali equivalenti a due pianeti. 

Alla luce di queste realtà, conserva piena validità il principio delle responsabilità comuni ma differenziate nell’ affrontare il cambiamento climatico ed altre sfide ambientali. 

Come ha detto il compagno Fidel Castro, “Esistono le risorse per finanziare lo sviluppo. Ciò che manca è la volontà politica dei governi dei paesi sviluppati”. 

E’ giusto esigere un nuovo ordine finanziario e monetario internazionale e condizioni commerciali giuste per produttori e importatori ai guardiani del capitale, accentrati nel Fondo Monetario Internazionale e la Banca mondiale, ai difensori del neoliberismo, raggruppati nell’ Organizzazione Mondiale del Commercio, che cercano di dividerci. 

Solo l’unità ci permetterà di far prevalere la nostra ampia maggioranza. 

Così dovremo fare se vogliamo che l’Agenda per lo Sviluppo dopo il 2015, che dovrà comprende gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, offra risposte ai problemi strutturali delle economie dei nostri paesi, generare cambi che permettano uno sviluppo sostenibile; sia universale e che risponda ai diversi livelli di sviluppo. 

Compagno Presidente: 

Allo stato attuale, viene violata la sovranità degli Stati, si violano in modo crudo i principi del Diritto Internazionale e i postulati del Nuovo Ordine Economico Internazionale, s’impongono concetti che cercano di legalizzare l’ingerenza, si usa la forza e si minaccia il suo utilizzato impunemente, si utilizzano i media per promuovere la divisione. Risuona ancora nelle nostre orecchie quella minaccia contro “60 o più oscuri angoli del mondo”, del presidente degli Stati Uniti George W. Bush, naturalmente tutti i paesi membri del Gruppo dei 77. 

Dobbiamo esercitare la nostra solidarietà con coloro che sono minacciati di aggressione. Oggi, il caso più evidente è la Repubblica Bolivariana del Venezuela, contro la quale s’impiegano i mezzi più sofisticati di sovversione e destabilizzazione, compresi i tentativi di golpe, secondo i concetti della guerra non convenzionale che gli USA oggi applicano per rovesciare governi, sovvertire e destabilizzare società. 

Da oltre 50 anni, siamo stati vittime di un genocida blocco USA; d’azioni terroristiche che sono costate la vita a migliaia di nostri cittadini e causato ingenti danni materiali. L’assurda inclusione di Cuba nella lista degli “Stati Sponsor del Terrorismo Internazionale”, è un affronto al nostro popolo. 

Come abbiamo denunciato, è crescente la promozione di azioni illegali, segrete e sovversive, così come l’uso del cyberspazio per cercare di destabilizzarci, non solo a Cuba, ma nei paesi i cui governi non accettano ingerenze o tutele. In tal modo ogni nazione può essere oggetta di attacchi informatici volti a fomentare la sfiducia, l’instabilità e potenziali conflitti. 

Durante tutti questi anni, ci a sempre accompagnato la ferma solidarietà dei membri del Gruppo dei 77 più la Cina, li ringrazio a nome del popolo cubano. 

Colgo questo 50° anniversario del Gruppo dei 77 per rinnovare il nostro comune impegno di concertare sforzi e serrare le fila per costruire un mondo più giusto. 

Molte grazie. 







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