Non servirà per creare gettito da devolvere a pensionati ed esodati. Non è per il
reddito di cittadinanza che , come informa Padoan dalla Francia, gli italiani non ne hanno bisogno, si ammazzano se non sanno di che vivere. A chi
serviranno sti soldi?? Ed alle famiglie già in enorme difficoltà? Chi non potrà pagare più le tasse esose su una casa di
proprietà sulla quale magari grava ancora il mutuo, che fa lo Stato
tanto civile e democratico?
Riforma catasto: rendite 10 volte più alte. Aumento tasse sulla casa
di Redazione
Anche
se la delega impone di non far crescere il prelievo fiscale, il rischio
che le imposte sulla casa, Imu e Tasi su tutte, possano arrivare alle
stelle è forte; specie in assenza di vincoli precisi per i Comuni.
È partita l’operazione “Riordino Catasto”
e già c’è il fondato rischio di aumenti del prelievo fiscale. Le
rendite catastali, infatti, verranno nuovamente allineate ai valori di
mercato e, in virtù di ciò, sono destinate a crescere fino a dieci
volte.
Il
riordino è partito venerdì con l’approvazione del decreto attuativo
sulle commissioni censuarie in Consiglio dei ministri (ne abbiamo
parlato nell’articolo: “Riforma del catasto: così cambia il valore delle nostre case”).
Anche se tutto dipenderà da come i sindaci rimoduleranno aliquote e
agevolazioni delle imposte una volta concluso il restyling, il pericolo
di un ulteriore aggravio delle imposte sulla casa è pesante.
In alcuni casi si potrà anche arrivare a importi addirittura dieci volte superiori a quelli attuali. L’aumento sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello delle attuali rendite.
Il progressivo allineamento dei valori patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite e delle rendite agli importi delle locazioni dovrebbe portare a eliminare o almeno a ridurre le sperequazioni esistenti.
Ciò andrà ad incidere, innanzitutto, sul calcolo di Imu e Tasi che,
attualmente, presentano profonde differenze non solo tra le varie aree
del Paese ma tra le diverse zone della stessa città.
Eppure tutta la riforma del Catasto si incentra sull’obiettivo di non far variare il gettito fiscale, onde non allarmare i cittadini che le nuove rendite (quasi sempre più alte delle
attuali) non si trasformino automaticamente in aumenti delle tasse a
carico dei proprietari degli immobili. Tuttavia – così come è già
avvenuto per il calcolo della Tasi –
gli italiani sanno che, senza precisi vincoli (e penalizzazioni per chi
non lo rispetti) che obblighino le amministrazioni comunali a restare nei limiti di quanto già incassato finora, le buone intenzioni della delega rischiano di trasformarsi nell’ennesimo rincaro della tassazione sugli immobili a
carico degli italiani. A meno che non sia il cittadino a doversi
attivare impugnando al Tar la delibera comunale contraria alla legge.
Associazioni di categoria escluse dalle commissioni censuarie
Una
critica fortemente mossa al primo dei decreti attuativi della delega
fiscale (varato venerdì dal Governo e che ora dovrà essere esaminato dal
Parlamento per i pareri) è che non prevede la sicura presenza dei
rappresentati delle associazioni di categoria del settore immobiliare in ognuna delle 103 commissioni censuarie locali (composte
da sette membri ciascuna). Il loro ruolo sarebbe stato determinante,
posto che tali commissioni saranno chiamate, tra l’altro, a validare gli
algoritmi per la determinazione dei valori patrimoniali e delle nuove
rendite.
Spetterà, infatti, al Prefetto proporre al presidente del Tribunale (che poi ne nominerà tre) i componenti indicati – solo indicati – da professionisti e associazioni di categoria.
Con il risultato che quest’ultime potrebbero trovarsi escluse dalla
composizione finale e, quindi, senza voce in capitolo sul meccanismo di
costruzione delle funzioni statistiche per definire i nuovi importi.
Invece,
la presenza di chi conosce il mondo immobiliare, a fianco dei
componenti istituzionali (oltre al presidente scelto tra magistrati
ordinari, amministrativi o tributari ci saranno due componenti designati
dalle Entrate e uno dall’Anci) potrebbe risultare determinante per
fotografare nel modo più fedele possibile la situazione reale ed evitare
distorsioni poi sul prelievo fiscale a carico dei cittadini.
Nessuna tutela anticipata per il contribuente
Altro punto debole della bozza del primo Dlgs attuativo della riforma del catasto è che non prevede, per il cittadino, la possibilità di proporre l’autotutela: una sorta di meccanismo, davanti alle commissioni censuarie per esaminare i reclami dei contribuenti prima
che facessero ricorso. Sarebbe stato opportuno, per due motivi. Il
primo è che i membri della commissione sono qualificati sull’estimo
catastale. Il secondo è l’efficientamento del sistema, evitando del
tutto i ricorsi o semplificandone il successivo esame, grazie
all’analisi della commissione censuaria.
L’autotutela amministrativa potrebbe essere effettivamente efficace solo se tale da interrompere i termini per
il ricorso tributario ordinario. Diversamente, non servirebbe e sarebbe
addirittura illogico averla prevista nella legge delega, essendo un
meccanismo a tutt’oggi già previsto per tutti i procedimenti.
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