mercoledì 4 giugno 2014



C’è stata un’epoca in cui in Italia i giovani della classe media e una parte dei giovani della classe operaia riuscivano a trovare lavoro, e coi redditi combinati a comprare casa, crescere in media due figli, risparmiare, e lasciargli un’eredità. E in aggregato riuscirono a formare uno dei paesi col minor debito privato del mondo, e il maggior risparmio privato del mondo. 

Oggi la stessa classe media e parte di classe operaia sogna il lavoro, e se lo trova, coi redditi combinati può solo sognare di comprarsi casa, crescere figli e risparmiare. Al massimo può fare una di queste tre cose, ma deve escludere le altre due. Sono sparite quantità di ricchezza nell’ordine di milioni di miliardi in vecchie lire, o decine di migliaia di miliardi in euro. Non se li sono rubati Craxi, Forlani e Berlusconi. Non se li è rubati lo Stato, perché poi dove li hanno messi?
No, sul serio, impariamo a essere ragionanti se possibile. Dove li hanno messi? No. Allora sono spariti per un altro motivo. E i casi sono due: o noi di colpo a un certo punto abbiamo scordato del tutto come produrre la ricchezza nazionale (Pil). Oppure qualcosa ci ha impedito di produrla come facevamo prima. Allora… Il primo caso è da escludere. Nella clinica neurologica, e tanto meno in materia economica, non esiste una malattia chiamata Alzheimer produttivo di un paese. Rimane il secondo caso. Qualcosa è intervenuto che non c’era prima. E cos’è che dal 1948 a oggi non abbiamo mai avuto in economia? Guardate che le abbiamo avute tutte, fra inflazione, crisi, svalutazioni, ministri incapaci, ladri, ladroni, mazzette, mafie, globalizzazione… No, dai, solo una cosa non ci era mai capitata prima, è evidente. L’Eurozona. Avete capito. E’ sempre semplice.
(Paolo Barnard, “Quando l’economia è tanto semplice”, dal blog di Barnard del 29 maggio 2014)
Fonte: www.libreidee.org

4.06.2014


DOPO VENTI ANNI DI LITANIA SULLE RIFORME IMPOSTE DAI DOTTI SAPIENTI SERI E RESPONSABILI....
55,2 di tasso di OCCUPAZIONE... vedi altre belle cosucce qui.

Renzi e Padoan, il Gatto e la Volpe

Parlano di ”riforme strutturali”, e cioè di tagli sociali,e nuove tasse, spacciandoli per obiettivi di crescita

m.l.    

“Liberare le energie” dichiara Matteo Renzi, ripetendo ancora che se “le riforme non si faranno” lascerà il governo. “Fare le riforme strutturali”chiosa il suo alter ego, ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, spacciando dichiarazioni sulla necessità delle cosiddette riforme per “creare occupazione”. Il Gatto e la Volpe in versione tridentina. Sbandierano le “riforme”, restando sul vago (non mettono cioè l’accento su cosa significhi per un governo liberaldemocratico la “modifica strutturale”: e cioè i tagli sociali, i tagli alle tutele per i lavoratori e i cittadini nel nome del “libero mercato”…), e pensano invece e soprattutto a consolidare il successo del pd renziano, ampliando la maggioranza a Sel e ai dissidenti Cinque stelle. Sarebbe tuttavia facile per ogni italiano tradurre l’ipocrita messaggio del governo: non è nulla di nuovo da vent’anni a questa parte. E’ la ricetta liberalcapitalista che la troica Fmi-Bce-Ue sta imponendo ovunque a colpi di rigore e massacro del lavoro.
Ma sentiamolo l’uomo dell’Ocse, imposto da Napolitano alla guida della politica economica del governo Renzi. «Se un Paese realizza le riforme strutturali, dovrebbe essere riconosciuto un differente profilo di bilancio». Così Pier Carlo Padoan dichiara per “rassicurare Bruxelles” in vista del semestre europeo di presidenza italiana e per  una pagella possibilista sulle iniziative di “crescita” di un’Italia che non può far altro che sbandierare i suoi record negativi in materia di indebitamento, recessione e disoccupazione. (Nonché di impossibilità di adottare, almeno per un altro anno, il feroce e vergognoso sistema del pareggio di bilancio).
Ma dal "Consiglio" degli esaminatori Ue è giunto il diktat: «Il Consiglio è del parere che siano necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di stabilità e crescita». Con interventi "sul fronte del fisco", con cancellazioni delle agevolazioni Iva e una "riforma" del catasto (per ottenere più tasse sugli immobili, residenziali  e industriali.
 Una nuova "manovra" da 10 o 15 miliardi da prelevare dalle tasche dei cittadini. Altro che crescita: ancora rigore e recessione targata Ue.
Ma secondo Padoan «L’Europa ha affrontato la crisi mettendo in agenda, dal 2007, il consolidamento fiscale, il riacquisto di competitività nei paesi periferici e la riforma bancaria ma manca ancora in agenda la crescita e l’occupazione». Che per Padoan non significa però, affatto, non rispettare la politica europea in materia di bilanci, anzi. Per l’ex capo economista dell’Ocse, infatti, «chi chiede modifiche non è che non fa i compiti a casa».
E i compiti a casa sono nuove liberalizzazioni, nuove privatizzazioni, nuove politiche di “riequilibrio” (sic) del costo del lavoro per “guadagnare competitività”. E, naturalmente, più tasse.
Un percorso che è il programma di un governo, quello italiano, restato l’unico nella Ue ad essere riuscito ad avere un ampio placet elettorale, nel bel mezzo di sonore sconfitte calate ovunque sui partiti di falsa destra e falsa sinistra del partito unico liberaldemocratico imposto al potere nell’occidente del nostro continente.
Un cammino bocciato dai popoli d’Europa nel voto del 25 maggio ma che i guardiani della finanza usuraia internazionali, i delegati delle multinazionali colonizzatrici delle economie nazionali, non intendono assolutamente modificare.
l.m.
02 Giugno 2014  - Rinascita


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