mercoledì 9 giugno 2010

Casa della Legalità

A Montale c'è un bel termocancrovalorizzatore che distribuisce nano particelle e tanta diossina killer. Qui i cancri saranno rossi, visto il colore delle amministrazioni e con il bollino dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Toscana.
La CIS spa, ovvero la società che gestisce l'impianto sa quando i limiti di legge delle emissioni nocive sono superati. Lo sa bene, ma tace. Se il laboratorio privato che compie le analisi per la CIS spa, aveva registrato i livelli di diossina fuorilegge, l'Arpat ci è arrivata quasi tre mesi dopo. Una bazzecola...

Siamo nel 2007, la legge stabilisce un limite di 0,1 nanogrammo per metro cubo, la società che gestisce l'impianto sa (e fa finta di nulla) che emette 0,7 nanogrammi per metro cubo... l'Arpal poi dirà che erano solo 0,6 (un po' di sconto non si nega a nessuno!).
Ecco, questa storia la raccontiamo partendo da qui: dal fatto che un rapporto "privato" comunicava alla CIS gli sforamenti delle emissioni nocive e la CIS ometteva di comunicarli all'Arpat, che intanto non notava nulla con i suoi moniftoraggi.



La CIS, come qualunque gestore di impianti, per legge (decreto legislativo 133/2005) ha l'obbligo di avvisare immediatamente nel caso si verifichino superamenti dei limiti, sia eventuali malfunzionamenti.
L'Arpat ha la funzione primaria di verificare lo stato di inquinamento e, quindi, le emissioni (e fonti) nocive immesse nell'ambiente e comunicarne l'esito agli Enti preposti ed in caso di violazioni dei limiti anche alla Procura.
Ed invece...
Il 3 maggio 2007 vengono effettuate analisi parallele da parte di Arpat e di Idroconsult (questa per conto della CIS). Dopo circa un mese Idroconsult consegna alla CIS il rapporto che indica i livelli di diossina ben superiori ai limiti di legge e CIS, come abbiamo visto, tace! L'Arpat intanto è andata "in sonno", passano 15, 20, 30 giorni... passano mesi e rende noti i risultati delle sue analisi solo il 16 luglio! La motivazione è che sono sommersi di lavoro e poi, dicono, nessuno gli ha detto che erano urgenti le analisi dell'inceneritore di Montale per sapere i livelli di diossina killer sputati fuori dall'impianto.

In gioco vi è solo la salute e la vita delle persone, vi sono solo le ripercussioni sull'ambiente, agricoltura ed allevamenti (quindi sugli alimenti), che fretta c'era? Nessuna. Così come nessuna fretta aveva la CIS nel comunicare gli sforamenti, anzi proprio non lo fa e l'11 giugno comunica all'Arpat che c'è stato qualche problema, ma, tranquilli, sta già provvedendo a far fare nuove analisi. Tanto è vero che nella comunicazione della CIS non vengono indicati i dati sui livelli di diossina emessi dal suo impianto, bensì si limita a dire che c'è stato un guasto subito riparato il 6 giugno.

Così, come quasi si fosse aspettato il nulla osta della CIS, l'Aprat (con i dati elaborati l'11 luglio) procede solo il 17 luglio per dare comunicazione al Comune di Montale alla Provincia ed alla Asl ed il 18 luglio per dare la comunicazione all'Autorità Giudiziaria.

Così il provvedimento di chiusura dell'impianto per il superamento dei limiti di immissione di diossina scatta, con il provvedimento del Sindaco di Montale, Piero Razzoli, solo il 18 luglio. Intanto sono solo mesi che le persone e l'ambiente assumono diossina, che problema c'è?
Il Sindaco dice che lui non poteva farlo prima perché non sapeva e poi il laboratorio che lavora per la CIS e la stessa Arpat hanno sempre sottolineato che quell'impianto ha sempre funzionato bene! E cosa dichiara ancora il Sindaco di Montale? Un richiamo all'Arpat per i gravi ritardi? No. Un richiamo alla CIS? Nemmeno. Razzoli dichiara a Repubblica:
"Il fatto che l'Agenzia se la sia presa calma testimonia una volta di più quanto questo impianto non desti preoccupazioni, come l'incidente sia circoscritto nel tempo e tale da non minacciare la popolazione".
E l'Arpat che dice? "Non c'era urgenza"... quindi buona diossina a tutti!

L'Arpat che i dati li ha e li dovrebbe saper leggere, perché ha il compito istituzionale di analizzare e guardare ai dati, invece guarda ad altro, quasi si affidasse a "sensazioni". Infatti cosa dichiara per giustificare 75 giorni di ritardo nel rendere noti gli sforamenti dell'inceneritore di Montale? Dichiara che:
"Le analisi dei campioni prelevati all'inceneritore di Montale non presentavano al momento del loro ingresso in laboratorio, apparenti caratteristiche di urgenza in quanto le precedenti verifiche avevano avuto esito positivo e non si erano ricevute segnalazioni di malfunzionamento o richieste di urgenza".

A questa inquietante e pericolosa gestione dell'Arpat rispondo i cittadini. Con una lettera del Coordinamento dei Comitati della Piana di Firenze, Prato e Pistoia alle Istituzioni locali, all'Arpat ed Asl, oltre che alla commissione alla Sanità della Regione Toscana.
In questa, datata 22 agosto 2007, si legge:
"Considerato che i Comitati e le Associazioni hanno da tempo denunciato pubblicamente che l'inceneritore di Montale in altre occasioni aveva registrato superamenti dei limiti di emissione previsti per gli inceneritori in funzione dal 1997 e che questo non era stato chiuso solo grazie ad una proroga, diventata deroga, concessa ai vecchi impianti e che scadeva per legge a dicembre 2005, estesa per l'impianto di Montale ad alcuni mesi del 2006.
Nella fattispecie si hanno notizie documentate relative ad almeno due prelievi che hanno messo in evidenza il superamento dei limiti di 0,1 Ng/Nm3 in T.E.
In particolare nel 2005 0,107 nanogrammi di diossina al m3 in tossicità equivalente, e nel 1999 0,9802 nanogrammi di diossina al m3 in tossicità equivalente, quest'ultimo dato addirittura superiore a quello che ha portato nel luglio di questo anno alla chiusura dell'impianto."

Ed ancora: "Il fatto appare tanto più grave soprattutto se messo in relazione alla sistematica mancanza di informazione ai cittadini e addirittura l'omissione del dato da parte dell'ARPAT Dipartimento di Pistoia che, nella nota n° 4949 del 2.10.2006 ha inviato al Comitato contro l'inceneritore di Montale che ne aveva fatto richiesta il 3 luglio 2006, e che non riporta proprio il dato del clamoroso superamento del limite di legge per i nuovi impianti di quasi 10 volte (in tossicità equivalente), limitandosi a dare il solo dato tranquillizzante del valore delle diossine complessive in peso.
C'è da rilevare inoltre che la stessa nota omette i dati del 2005 delle diossine quantificate in peso, mentre era ancora in vigore, per quell'impianto tale limite non potendo così verificare l'eventuale suo superamento: fatto gravissimo per una struttura pubblica di controllo.
Tenuto conto che questi dati interni erano noti sia al Dipartimento ARPAT di Firenze, che da quello di Pistoia come dimostrano gli atti che si allegano, riteniamo che la rottura del rapporto di fiducia fra cittadini e soggetti pubblici preposti alle attività di controllo a tutela dell'ambiente e della salute, sia oramai insanabile e che i cittadini, le associazioni, ma anche i rappresentanti di essi, democraticamente eletti nei Consigli Comunali e Provinciale, debbano pretendere la massima chiarezza e trasparenza, risparmiando e risparmiandosi gli indecenti teatrini a cui siamo stati costretti ad assistere: richieste di dimissioni al Presidente del C.I.S. S.p.a. e a tutto il Consiglio di Amministrazione, e rinnovo della fiducia e riconferma degli incarichi, dopo che le dimissioni erano state date".
Quindi Arpat sapeva ed ha taciuto. E se Arpat sapeva, sapevano ed hanno taciuto anche i Comuni, ovvero i Sindaci che dovrebbero - per Legge - tutelare, nell'espletamento del proprio mandato, prima di tutto la salute dei cittadini. Sapevano ed hanno mentito dichiarando che quello del maggio 2007 era il primo caso di sforamento dei limiti di immissione nell'ambiente di sostanze nocive. [clicca qui]

Nemmeno questa lettera dei cittadini che mette in chiaro le responsabilità, ben oltre a quelle della CIS, smuove la situazione. Per questo il Comitato contro l'inceneritore di Montale presenta un formale esposto alla Procura della Repubblica il 25 settembre 2007. In questo si evidenziano le contraddizioni dell'Arpat che da un lato dicono che tutto funzionava bene e quindi nessuna urgenza vi fosse per le analisi delle emissioni dell'impianto e dall'altro, con nota della Direttrice Generale dell'Arpat, Sonia Cantoni, si comunicava che si era definito di aumentare la frequenza dei controlli in conseguenza dei superamenti dei limiti avvenuti nel passato.
Si segnala inoltre all'Autorità Giudiziaria che la presentazione dei dati avveniva in data 11 luglio 2007, effettuata da Arpat di Firenze, non solo è stata fatta con mesi di ritardo dai prelievi (3 maggio 2007) ma è anche omissiva, in quanto non indica i precedenti sforamenti dello stesso impianto.

Naturalmente l'Arpat è intoccabile. E' una struttura di nomina politica e nel "monolito" toscano pare godere di particolare impunità.

La salute non conta, o meglio conta quando è spesa sanitaria, mai quando è prevenzione. Non conta perché quello che conta è il business. Questo, ancora una volta, è il punto. E questo ancora una volta si evince dal fatto che le Istituzioni hanno ignorato consapevolmente e sistematicamente la diffida che è stata formulata nel luglio/agosto 2007 a seguito dell'emergere del pesante sforamento di limiti di diossina. Non si citavano "opinioni" ma dati. Quel dato di emissione fuori limiti indicati dalla stessa Ordinanza urgente del 19.7.2007 firmata dal Sindaco di Montale, Piero Razzoli, per la chiusura in via precauzionale (sic!) dell'impianto di incenerimento dei rifiuti di via W. Tobagi 16 a Montale (Pt).
I dati erano chiari ed indicavano che i livelli di diossina killer emessi dall'impianto erano sei volte superiori a quelli stabiliti dalla legge. La richiesta contenuta nella diffida era pura e semplice logica: - inibire, anche cautelativamente la commercializzazione delle derrate agricole e degli articoli alimentari di origine animale, prodotti nel raggio di ricaduta delle emissioni dell'inceneritore, in considerazione della particolare pericolosità di queste sostanze anche in relazione agli effetti nocivi da ingestione;
- eseguire gli accertamenti necessari a verificare l'accumulo al suolo e nel latte materno delle sostanze inquinanti;
- ove detti accertamenti risultassero positivi di inibire, fino a data da definire, ogni attività produttiva di tipo agricolo o animale e la relativa commercializzazione.

Ma anche a questa richiesta i Sindaci di Montale, Agliana e Quarrata, il Presidente della Provincia di Pistoia ed il Presidente della Giunta della Regione Toscana hanno risposto picche!
Mentre APPA a Trento, ARPAC in Campania, ARPAL in Liguria sono sotto inchiesta, in Toscana non si muove foglia: Arpat va bene anche quando non fa bene!

Ma andiamo avanti e vediamo cosa significa, con un impianto come quello di Montale, avere un Agenzia Regionale per l'Ambiente che non compie il proprio dovere.

L'inquinamento è continuo. La diossina killer e le altre sostanze nocive, a partire dalla nanopolveri, scendono sulla terra, nell'acqua, entrano negli organismi... compresi i nostri corpi, causando effetti devastanti sulla salute. Uno di questi si chiama: cancro!

In parallelo è inquietante anche l'operato della Asl 3 di Pistoia rispetto all'impianto di Montale. Infatti nonostante l'accertamento dei livelli di contaminazione derivanti dall'incenerimento effettuato nell'impianto, la Asl è segnatamente censurabile per la mancanza di iniziativa volta ad ottenere atti formali per il divieto di commercializzazione e di utilizzo degli alimenti provenienti dalla zona interessata alla ricaduta.
 
L'inceneritore di Montale è della CIS spa, ovvero di proprietà pubblica. Infatti è di tre Comuni: Agliana, Quarrata e Montale. Per questo gode di ancora più impunità di quanta già è garantita ai signori del business chiamato "rifiuti". Infatti se il controllato (impianto dei Comuni) è il controllore (i Comuni) ed il tecnico supervisore (l'Arpat) è il braccio (nominato) dalla Regione (come anche i vertici Asl), secondo voi si suicidano? No. Si può seminare morte impunemente se la Procura non procede quando invece dovrebbe, considerando che non vi sarebbe solo l'obbligo dell'azione penale, ma vi è anche un autonomia e indipendenza che dovrebbe permettere alla Magistratura di essere indenne e superiori alle questioni "politiche".
E per intervenire vi è tanto di quel materiale da aver paura. Non solo per quanto già evidenziato sin qui, ma anche per quanto evidenziamo ora.
Partiamo dall'ampliamento dell'Inceneritore. La prima procedura di ampliamento è del marzo 2003, con una VIA per un primo ampliamento da 120 tonnellate/die a 150 tonnellate/die, ma questo ampliamento non rientrava manco di striscio nella pianificazione ATO in quanto veniva presentato con la formula "Interventi di ristrutturazione finalizzati all'accesso del mercato di certificati verdi e all'ottimizzazione del recupero energetico".

In questa procedura di VIA, l'Ufficio Igiene e Sanità Pubblica intervenne sia nella fase di esame di osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale presentato dalla CIS spa, sia in fase di contraddittorio presso l'Amministrazione provinciale (marzo 2004), per indicare e ribadite insufficienza, carenze e inesattezze della progetto.

Nel frattempo la Provincia - è il febbraio 2004 - approva il progetto di ristrutturazione della Sezione del recupero energetico (senza procedere sul potenziamento del forno inceneritore in quanto sottoposto alla procedura di VIA). In quella sede il rappresentante della Asl faceva inserire nel verbale un "dettaglio": in allora vi era stato un unico controllo ufficiale dell'Arpat, nel 1998, e questo aveva (già) rilevato il superamento (di circa 10 volte!) del limite di emissione di diossina e furani, oltre al fatto che la centralina dell'Arapt, nelle prossimità dell'impianto, registrava alti e costanti livelli di PM10, praticamente sempre ben superiori a quelli registrati dalle altre centraline della provincia di Pistoia.
Questo dato viene completamente ignorato. Prima dall'Arpat e poi da tutti gli altri soggetti preposti!

Identica situazione di omertà totale vi è nel 2005. Vi è una nuova rilevazione di Arpat e nuovamente i limiti della diossina sono nuovamente superati dall'impianto.
Due analisi e due sforamenti dei limiti di legge che avrebbero dovuto comportare, per Legge, il blocco dell'impianto, vengono invece ignorati.

Come se nulla fosse il 25 febbraio 2005, con Ordinanza 267 del Dirigente del Settore Tutela dell'Ambiente della Provincia di Pistoia, si riconosce la compatibilità ambientale dell'impianto, ma ha eluso il coinvolgimento formale di Asl e Arpat nella Conferenza di Servizi (come previsto invece dalla normativa regionale!), limitando l'intervento alla Conferenza dei Servizi alle sole strutture interne all'Amministrazione provinciale.
Ed ancora: la richiesta di potenziamento a 150 tonn/die dell'impianto verrà poi autorizzata nonostante la CIS spa non abbia fornito alcuna garanzia sul "non incremento del flusso di massa degli inquinanti con particolare riferimento ai microinquinanti organici ed inorganici ed alle polveri rispetto alla situazione impiantistica già prevista". Questo nonostante anche il "dettaglio" del parere negativo espresso dal rappresentante dell'ASL nella Conferenza Provinciale per la Gestione dei rifiuti dell'8 maggio 2006.

E' quindi evidente già da questi primi tasselli quanto sia viziata di illegittimità tale autorizzazione. Ma nessuna Istituzione locale e l'Autorità Giudiziaria nota la questione.

La successiva procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale si concluderà con un parere favorevole del GOAP modificato dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione. In questo contesto si procede ad inserire la formula della
"soglia di livello di attenzione". Qui vi è però un particolare: la verifica sulla "soglia di livello di attenzione" può essere effettuata solo con misurazioni costanti e non invece, come accade per l'impianto di Montale, con misurazioni occasionali!

A nulla valgono le segnalazioni e le richieste di intervento agli Amministratori Pubblici, il business dell'inceneritore non si deve fermare... Alla salute dei cittadini ci penserà poi qualche istituto per i tumori!
Eppure loro sanno. Lo sanno i Sindaci e lo sa il Presidente della Regione. Lo sa il Presidente della Provincia di Pistoia... Lo sanno all'Arpal e lo sanno all'Asl. Ma la prevenzione non rende, meglio inquinare (e poi curare). Scorrono gli anni e scorre l'inquinamento, dalle emissione di sostanze cancerogene alle emissioni di sostanze che prima attaccano la tiroide ed intanto spianano la strada al cancro.

Con il tempo si acquisiscono nuovi dati. Nel 2009 l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni del Lazio della Toscana, il 10 febbraio, riferiva i risultati dell'indagine evidenziando che:
- per i campionamenti dell'area posta nella provincia di Pistoia -zona rossa, i risultati della determinazione di diossine PCDD/F e PCBs diossina simili (PCB d-l), veniva notata "
una pressoché totale presenza" nei 14 campioni di origine animale, di PCB diossina simili determinati a concentrazioni che vanno da un minimo di 2 a valori 20-40 volte la concentrazione di diossine superiore ai limiti di legge previsto in 4 pg/g TE.
- per campionamenti posti nell'area della provincia di Prato, in comune di Montemurlo e le comune di Prato veniva rilevato dall'analisi di due campioni di pollo un livello di somma di DIOSSINE e PCB fino a circa 40 volte il limite di legge.

A marzo 2009 i dati di un "Indagine Ambientale e Sanitaria Piano di Campionamento nelle aree poste in prossimità dell'impianto CIS di Montale" dell'U.F. Sanità Pubblica Veterinaria dell'Asl 3 di Pistoia evidenziano nuovamente gli sforamenti di diossina e PCB in tutta l'area di ricaduta dell'impianto [clicca qui].

A luglio dello stesso anno il dottor Michelangelo Bolognini, già responsabile dell'Unità Funzionale di Igiene e Sanità Pubblica dell'Asl di Pistoia, a seguito dei risultati dei campionamenti, aveva richiesto l'emissione di un'ordinanza di divieto di utilizzo e commercializzazione degli alimenti provenienti dall'area di maggiore ricaduta dell'impianto nonché la predisposizione di un'indagine sui liquidi biologici dei residenti, sui metalli pesanti e i PCB... oltre che ulteriori campionamenti di metalli pesanti nella frutta in altri prodotti orticoli della zona.
Nemmeno in questo caso si muove foglia.

I Comitati decidono di procedere davanti all'
"assenza di iniziative da parte delle istituzioni locali i comitati dell'area organizzavano l'analisi di latte materno di due mamme residenti in area di ricaduta che avevano volontariamente accettato di sottoporre ad analisi proprio latte a circa due settimane dal parto" e da questa "indagine eseguita presso il Consorzio Interuniversitario Nazionale "La chimica per l'Ambiente" di Marghera , con un costo sostenuto grazie ai fondi raccolti dal Comitato contro L'inceneritore, dava come risultato una consistente presenza di diossine e PCB d-l nei campioni di latte materno analizzato, superiore anche ai limiti normativi per il latte vaccino che è pari a 6 pg/g TE" ed "in particolare veniva evidenziato che il profilo di dodici molecole diossino-simili appartenenti ai PCB riscontrati nei campioni di latte materno è del tutto sovrapponibile al profilo dei PCB emessi dall'impianto (analisi al camino effettuati in autocontrollo e dall'ARPAT negli ultimi anni) e al profilo dei PCB riscontrati nella carne di pollo, tanto da far ritenere ragionevolmente certa l'origine della contaminazione ambientale nell'impianto di incenerimento dei rifiuti di Montale". [tabelle risultati esame latte materno 1 - 2]

Questi dati - sia quelli rilevati sulle iniziative disposte dalla pubblica amministrazione su matrici animali e vegetali, sia quelli rilevati per iniziativa dei cittadini sul latte umano - convergono quindi nel far ritenere
"la sussistenza di una situazione ambientale e sanitaria di rischio concreto per la salute delle popolazioni della zona , laddove, per altro verso, non si ha notizia di ulteriori iniziative istituzionali di approfondimenti conoscitivi sulla situazione sanitaria ed ambientale dell'area , né tanto meno di iniziative, anche eventualmente di carattere provvisorio e cautelare, in grado di tutelare la salute dei cittadini dell'area".
La dottoressa Patrizia Gentili, dell'Associazione Medici per l'Ambiente, illustra e comunica ai signori Amministratori pubblici cosa significhi la contaminazione del latte materno [clicca qui], ma nemmeno questo non smuove manco mezza coscienza nei responsabili degli Enti Locali.

Ma il Presidente della Giunta Regionale, il Presidente della Provincia di Pistoia ed i Sindaci di Montale, Agliana, Quarrata, Montemurlo, Pistoia e Prato, nonostante i dati e nonostante le diffide omettono di adempiere ai loro compiti istituzionali di tutela della salute pubblica e dell'ambiente.

Il 22 maggio 2010 a Montale vi sarà una mobilitazione contro l'inceneritore... ancora una volta saranno i medici con i cittadini ad assumere l'iniziativa per pretendere la tutela della salute e dell'ambiente... Chissà se su questa questione, dall'impianto che sputa diossina all'Arpat che fa finta di non sapere, ed i Sindaci che pur di bruciare tonnellate di rifiuti ignorano dati e diffide, anche la Magistratura vorrà muovere qualche passo? 


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