La difesa della nazione per gli uni, il conseguimento della rivoluzione per gli altri. L’esistenza di una destra e di una sinistra aveva ancora senso qualche decennio fa. A prescindere dalla guerra fredda, quello che separava (e allo stesso tempo univa) i due schieramenti, era un profondo spirito di appartenenza ideale e una forte identità culturale. Eppure entrambi, come le subculture degli anni Sessanta e Settanta, sono stati inglobati dal sistema dominante per diventare progressivamente forze antinazionali e conservatrici. Il tradimento della sinistra è tuttavia anteriore a quello della destra e affonda le sue radici nell’eccentrica parabola dei trotzkisti italiani. Riuniti sotto diverse sigle (Gruppo Comunista Rivoluzionario, Servire il Popolo, Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Potere Operaio) ed eredi del pensiero di Lev Trockij (internazionalismo e anti-sovietismo) questi utilizzarono in particolare dopo le contestazioni del 1968, una strategia definita entrismo sui generis che prevedeva l’infiltrazione nei sindacati, nel Partito Comunista Italiano e nei giornali di area. Probabilmente con il sostegno economico dei servizi statunitensi i quali finanziavano tutte le forze anti-sovietiche e di destabilizzazione dell’epoca, indipendentemente dal colore politico, come del resto si è potuto verificare nei decenni successivi. Non è un caso che quegli stessi trotzkisti che militavano nelle organizzazioni extra-parlamentari si sono successivamente ritrovati ad occupare delle posizioni di potere in ambienti che spaziano da quello accademico a quello mediatico-giornalistico passando per quello politico.
I traditori dei principi della sinistra hanno tutti un nome (questi sono i più importanti): Renato Mannheimer (da Servire il Popolo a sondaggista del Corriere della Sera e docente dell’Università Bicocca di Milano), Antonio Polito (da Servire il Popolo ad membro del gruppo Aspen ed editorialista del Corriere della Sera), Barbara Pollastrini (da dirigente milanese di Servire il Popolo a ministro delle Pari opportunità del governo Prodi e attualmente deputata del PD), Linda Lanzillotta (da Servire il Popolo a senatrice di Scelta Civica di Mario Monti), Michele Santoro (da Servire il Popolo a personaggio mediatico di fama nazionale), Adriano Sofri (da Lotta Continua, al carcere per una condanna quale mandante dell’omicidio di Calabresi, e attualmente editorialista de La Repubblica), Paolo Liguori (da Lotta Continua a conduttore televisivo), Luigi Manconi (da Lotta Continua a docente universitario fino a diventare senatore PD), Gad Lerner (da Lotta Continua a personaggio mediatico di fama nazionale), Francesco Pardi detto Pancho (da Potere Operaio a senatore PD e principale promotore del “No Cav Day”), Ritanna Armeni (da Potere Operaio a ex conduttrice televisiva con Giuliano Ferrara di Otto e Mezzo) e Paolo Mieli (da Potere Operaio a ex direttore del Corriere della Sera), Toni Negri (da Potere Operaio a sostenitore dell’internazionalismo ai tempi della globalizzazione finanziaria), Paolo Flores D’Arcais (dal Gruppo Comunista Rivoluzionario a direttore della rivista del Gruppo L’Espresso Micromega), Fausto Bertinotti (dall’extra-parlamentarismo, a Rifondazione Comunista fino alle recenti dichiarazioni: “abbiamo sbagliato tutto, sono anche un liberale”). Una sfilata di nomi che potrebbe concludersi con quello di Ezio Mauro, attuale direttore di Repubblica, estraneo all’extra-parlamentarismo ma erede di quella sinistra perfettamente organica al sistema dominante, il quale ha recentemente pubblicato un editoriale intitolato “L’Occidente da difendere” in cui identifica il nemico russo e quello islamico legittimando di conseguenza l’Occidente capitalista, pseudo-democratico, imperialista e a trazione statunitense.
Le dinamiche che hanno portato allo snaturamento della sinistra e dei suoi principi non sono poi così diverse da quelle che in seguito hanno disintegrato la destra. Accecati da un anti-comunismo in assenza di comunismo, furono Gianfranco Fini e i suoi seguaci a sposare definitivamente il liberismo economico di Silvio Berlusconi, come furono i suoi intellettuali a consegnare le chiavi della biblioteca a neocon e teocon (Oriana Fallaci, Giuliano Ferrara, Alessandro Sallusti&soci). Ecco perché i trotzkisti stanno alla sinistra come neocon e teocon) stanno alla destra: stessi finanziatori, stessi interessi, stessi nemici.
24 settembre 2014
di Sebastiano Caputo
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