lunedì 27 agosto 2012


Assisi. Di Angela Lano. Il Forum sulle Primavere arabe ha ospitato, tra i tanti relatori, una nota figura femminile della resistenza al sionismo: Intissar Masri, un’intellettuale libanese da anni ormai residente a Roma e attualmente segretario del Centro italo-arabo Assadakah – Lazio. Nel 1982, durante l’invasione del Libano, ancora adolescente fu imprigionata e torturata dalle forze sioniste. Il suo divenne un caso internazionale, anche per la sua giovane età.
Intissar, quali effetti ha sul Libano l’attuale crisi in Libano?
“A Tripoli c’è un conflitto tra salafiti e alawiti. Ci sono diversi morti. Hanno esportato la guerra fin qui. L’opposizione libanese sta appoggiando i ribelli in Siria, sia materialmente – armi, soldi, logistica – sia politicamente. Il comando dell’Esl (Esercito siriano libero) si trova proprio nel nord del Libano, così come al-Qaida e gruppi salafiti. Nel Libano settentrionale, infatti, c’è la roccaforte sunnita.
“L’opposizione (movimento del 14 marzo) ha appoggiato la formazione di gruppi di salafiti. La settimana scorsa il governo siriano ha avviato una causa giudiziaria contro deputati del gruppo Hariri e Jumblatt e altri. Hariri ha ricevuto ingenti
fondi dall’Arabia Saudita per appoggiare i ribelli siriani, e il Qatar gli ha proposto di comprare le sue azioni nella Banca Araba a Beirut”.
La conflittualità nel nord può infiammare il resto del Libano?
“Chi può fare la guerra, Hezbollah, non la vuole. Quindi i sostenitori dei ribelli stanno cercando di infiammare la situazione per trovare la giustificazione per costringere Hezbollah a usare le armi all’interno del Libano.
“Gli ostaggi libanesi sciiti presi in Siria si trovano in Turchia, ma la Turchia non può restituirli al Libano perché il gruppo Hariri non vuole. Sono diventati un caso di ricatto politico. All’inizio dicevano che erano membri di Hezbollah, invece sono solo pellegrini sciiti.
“Hezbollah ha molto consenso in Libano, e solo tra gli sciiti, ma anche tra il resto della popolazione, perché nel 2006 sconfisse Israele e ricostruì il Libano distrutto. Non credo che l’opposizione riuscirà a importare la guerra civile in Libano. Hezbollah ha avuto finora molta pazienza a sopportare gli attacchi dell’opposizione. Nasrallah ha chiesto di sopportare pazientemente le provocazione dei salafiti in Libano, che vorrebbero trascinare con la forza il Paese nel conflitto e creare una fitna intra-islamica
“Ricordiamo anche che i gruppi salafiti in Libano non si sono mai veramente dichiarati antisionisti e non si sono mai esposti contro l’ebraicizzazione di Gerusalemme”.
Cosa pensa delle Primavere arabe?
“Noi le chiamiamo ‘inferno arabo’. La primavera porta cambiamenti, ma non li abbiamo ancora visti. Se guardiamo alla Tunisia, è vero che è cambiato il regime, ma non ci sono grandi miglioramenti. Mi risulta addirittura che abbiano chiuso un canale tv che criticava il governo. Lo stesso sta avvenendo in Egitto.
“Nel sud dell’Egitto, se un uomo e una donna si fermano per strada a parlare, rischiano di essere ammazzati. In Libia, il governo provvisorio non ha portato alla stabilizzazione. Anche nello Yemen la situazione è drammatica: è un Paese distrutto, il popolo soffre per la fame, ma nessuno ne parla. Dove entrano Stati Uniti e Arabia Saudita c’è solo guerra e distruzione.
“Del Bahrein non parla nessuno, perché lì domina l’Arabia Saudita. La ‘primavera’ del Bahrein non è considerata dai media arabi e occidentali, perché il regime fa parte della famiglia saudita. Si tratta di un regime violento contro la popolazione che si ribella.
In Siria la situazione è tragica: il Paese ha sempre avuto una linea politica diversa dal resto degli Stati arabi ed è alleato di Iran e Hezbollah. Ha sempre sostenuto la resistenza palestinese e libanese e ora ne paga il prezzo. Hanno chiesto più volte a Assad di cambiare linea, ma ha sempre rifiutato. In occasione della guerra israeliana contro il Libano, nel 2006, Assad inveì contro i capi arabi che non riuscivano a mettersi insieme contro Israele.
“Poi, pensiamo a cosa fanno i Paesi arabi per Gerusalemme? La moschea di al-Aqsa è la prima qibla dell’islam, ma questi regimi del Golfo non si interessano alle sue sorti e alla sua ebraicizzazione sempre più veloce”.

Ne approfitto per consigliare un ottimo aggiornamento sulla situazione in Siria su Aurora sito:
Perché la Siria non cadrà: la schiacciante sconfitta dell'"esercito libero siriano"

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