Mediterraneo, Medio Oriente, "primavere arabe". Interviste, approfondimenti e analisi News - 25/8/2012
Assisi. Di Angela Lano. Il Forum sulle Primavere arabe ha ospitato, tra i tanti relatori, una nota figura femminile della resistenza al sionismo: Intissar Masri,
un’intellettuale libanese da anni ormai residente a Roma e attualmente
segretario del Centro italo-arabo Assadakah – Lazio. Nel 1982, durante
l’invasione del Libano, ancora adolescente fu imprigionata e torturata
dalle forze sioniste. Il suo divenne un caso internazionale, anche per
la sua giovane età.
Intissar, quali effetti ha sul Libano l’attuale crisi in Libano?
“A Tripoli c’è un conflitto tra salafiti e alawiti. Ci sono diversi
morti. Hanno esportato la guerra fin qui. L’opposizione libanese sta
appoggiando i ribelli in Siria, sia materialmente – armi, soldi,
logistica – sia politicamente. Il comando dell’Esl (Esercito siriano
libero) si trova proprio nel nord del Libano, così come al-Qaida e
gruppi salafiti. Nel Libano settentrionale, infatti, c’è la roccaforte
sunnita.
“L’opposizione (movimento del 14 marzo) ha appoggiato la formazione
di gruppi di salafiti. La settimana scorsa il governo siriano ha avviato
una causa giudiziaria contro deputati del gruppo Hariri e Jumblatt e
altri. Hariri ha ricevuto ingenti
fondi dall’Arabia Saudita per
appoggiare i ribelli siriani, e il Qatar gli ha proposto di comprare le
sue azioni nella Banca Araba a Beirut”.
La conflittualità nel nord può infiammare il resto del Libano?
“Chi può fare la guerra, Hezbollah, non la vuole. Quindi i
sostenitori dei ribelli stanno cercando di infiammare la situazione per
trovare la giustificazione per costringere Hezbollah a usare le armi
all’interno del Libano.
“Gli ostaggi libanesi sciiti presi in Siria si trovano in Turchia, ma
la Turchia non può restituirli al Libano perché il gruppo Hariri non
vuole. Sono diventati un caso di ricatto politico. All’inizio dicevano
che erano membri di Hezbollah, invece sono solo pellegrini sciiti.
“Hezbollah ha molto consenso in Libano, e solo tra gli sciiti, ma
anche tra il resto della popolazione, perché nel 2006 sconfisse Israele e
ricostruì il Libano distrutto. Non credo che l’opposizione riuscirà a
importare la guerra civile in Libano. Hezbollah ha avuto finora molta
pazienza a sopportare gli attacchi dell’opposizione. Nasrallah ha
chiesto di sopportare pazientemente le provocazione dei salafiti in
Libano, che vorrebbero trascinare con la forza il Paese nel conflitto e
creare una fitna intra-islamica
“Ricordiamo anche che i gruppi salafiti in Libano non si sono mai
veramente dichiarati antisionisti e non si sono mai esposti contro
l’ebraicizzazione di Gerusalemme”.
Cosa pensa delle Primavere arabe?
“Noi le chiamiamo ‘inferno arabo’. La primavera porta cambiamenti, ma
non li abbiamo ancora visti. Se guardiamo alla Tunisia, è vero che è
cambiato il regime, ma non ci sono grandi miglioramenti. Mi risulta
addirittura che abbiano chiuso un canale tv che criticava il governo. Lo
stesso sta avvenendo in Egitto.
“Nel sud dell’Egitto, se un uomo e una donna si fermano per strada a
parlare, rischiano di essere ammazzati. In Libia, il governo provvisorio
non ha portato alla stabilizzazione. Anche nello Yemen la situazione è
drammatica: è un Paese distrutto, il popolo soffre per la fame, ma
nessuno ne parla. Dove entrano Stati Uniti e Arabia Saudita c’è solo
guerra e distruzione.
“Del Bahrein non parla nessuno, perché lì domina l’Arabia Saudita. La
‘primavera’ del Bahrein non è considerata dai media arabi e
occidentali, perché il regime fa parte della famiglia saudita. Si tratta
di un regime violento contro la popolazione che si ribella.
“In Siria la situazione è tragica: il Paese ha sempre avuto una linea
politica diversa dal resto degli Stati arabi ed è alleato di Iran e
Hezbollah. Ha sempre sostenuto la resistenza palestinese e libanese e
ora ne paga il prezzo. Hanno chiesto più volte a Assad di cambiare
linea, ma ha sempre rifiutato. In occasione della guerra israeliana
contro il Libano, nel 2006, Assad inveì contro i capi arabi che non
riuscivano a mettersi insieme contro Israele.
“Poi, pensiamo a cosa fanno i Paesi arabi per Gerusalemme? La moschea di al-Aqsa è la prima qibla dell’islam, ma questi regimi del Golfo non si interessano alle sue sorti e alla sua ebraicizzazione sempre più veloce”.
Ne approfitto per consigliare un ottimo aggiornamento sulla situazione in Siria su Aurora sito:
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