giovedì 4 luglio 2013

a seguire Lukashenko: Il dibattito sui matrimoni omosessuali in Europa è un segno tragico di crisi spirituale

Mammona è gay. L’alta finanza vuole il matrimonio omosessuale
di Federico Cenci
Ora che la Corte suprema degli Stati Uniti, definendo incostituzionale la legge che riconosce il matrimonio solo come unione tra un uomo e una donna (Defense of Marriage Act, conosciuta con il suo acronimo Doma), ha dato il via libera alle nozze tra persone dello stesso sesso, si palesano una serie di inaspettati paladini dei diritti civili. Si tratta delle note banche d’affari Goldman Sachs e JP Morgan, le quali lodano la decisione presa dalla Corte suprema (1), e di quasi 300 altre grandi aziende – tra cui Apple, Facebook, Twitter, Starbucks, Nike, Walt Disney – che hanno sede in Nord America. Questa sfilza di colossi del business, una volta sottoscritto un documento volto a sostenere l’incostituzionalità della sovracitata legge (approvata in California tramite referendum popolare), lo hanno recapitato ai giudici impegnati nella delicata decisione.
Un impeto di filantropismo ha dunque distratto questi adulatori del danaro dalla loro
quotidiana attività commerciale? È una tesi complicata da sostenere. D’altronde, una così vasta coalizione di aziende che si schiera apertamente su un tema politico importante rappresenta un unicum nella storia degli Stati Uniti. Non risulta, infatti, che alcun hedge fund o alcuna corporation abbiano mai preso con tale enfasi una posizione in merito ad altre questioni – di statunitense pertinenza – che ledono la dignità umana: pena di morte, guerre, sfruttamento. Lo stesso Lloyd Blankflein, ceo di Goldman Sachs, ammette che una tale levata di scudi «è una questione di diritti civili, ma anche dibusiness» (3). Per non dire, forse, che è solo il secondo aspetto che per lui conta.
Il sostegno da parte di diversi miliardari americani nei confronti della causa del matrimonio gay è, pertanto, cosa nota da tempo. La settimana scorsa alcune testate d’oltreoceano hanno pubblicato la lista dei 23 maggiori finanziatori (4), nella quale figurano celebri businessman come Bill Gates (500mila dollari) e l’amministratore di Amazon Jeff Bezos (2.5milioni di dollari). Somme consistenti di questi finanziamenti sono state donate, nel corso degli ultimi anni, a politici repubblicani affinché anch’essi, malgrado rappresentati di un elettorato contrario alle nozze gay, si riscoprisserogay-friendly. La strategia sta funzionando, tant’è che gran parte dei destinatari di denaro iniziano a negoziare i valori conservatori del loro partito e a cedere a questa pretesa progressista di una minoranza di cittadini.
Una minoranza che evidentemente produce un gigantesco indotto. Altrimenti risulterebbe inspiegabile un simile impegno finanziario di certi figuri per sostenere codeste “battaglie civili”. Del resto chi fa business investe, non sperpera. Né tantomeno fa carità. È utile a questo punto ricorrere a qualche dato per conoscere le stime di un tale spostamento di soldi. Nel 2009 Forbes valutava l’indotto complessivo delle nozze gay, una volta che queste saranno effettive in tutti e 50 gli Stati Uniti, in circa 9,5miliardi di dollari (5). Un anno fa la rivista Bloomberg, di cui è proprietario il magnate e sindaco di New York che le dà anche il nome, esultava nell’annunciare che nella Grande Mela, nel primo anniversario dall’approvazione delle nozze gay, queste ultime avevano generato già guadagni per 259milioni di dollari (6).
Cifre che spiegano fin troppo bene l’impegno delle grandi banche e delle grandi aziende per far abolire il Doma. In modo altrettanto chiaro, inoltre, questi fatti dimostrano qual è la posizione riguardo ai cosiddetti “temi sensibili” di chi, nell’immaginario collettivo, rappresenta “il sistema”. Una posizione che è sfacciatamente progressista, almeno quanto quella di quei partiti di sinistra che, ironia della sorte, delle lotte antisistemiche hanno sempre fatto credere di esserne i vessilliferi. Ebbene, in nome del profitto e della sovversione dei valori tradizionali, sul terreno delle “battaglie civili” si consuma anche questo: la formazione di alleanze alquanto stravaganti.


Lukashenko: Il dibattito sui matrimoni omosessuali in Europa è un segno tragico di crisi spirituale
MINSK, 2 luglio (BelTA) – I dibattiti sui matrimoni omosessuali sono un segno tragico della crisi spirituale e della cecità dell’occidente, ha detto il presidente bielorusso Alexander Lukashenko in una riunione alla vigilia del Giorno dell’Indipendenza, il 1° luglio. “I dibattiti sui matrimoni omosessuali che hanno recentemente guadagnato forza, non sono solo un episodio fastidiosamente frequente. Sono un segno tragico della crisi spirituale e della cecità del mondo occidentale. Si tratta di una prova dell’indebolimento della volontà interna“, ha detto il Presidente.
Il capo dello Stato ha sottolineato con rammarico l’abbandono in atto dei tradizionali valori fondamentali della civiltà europea, la distruzione del senso stesso della famiglia come unione naturale tra uomo e donna. Allo stesso tempo, la società dei consumi vuole la persona nel circolo infinito della continua corsa alla rapida evoluzione di nuovi prodotti e novità tecnologiche, privandone la vita di serenità e di equilibrio mentale. “E’ sorprendente che tutto questo provochi proteste tra molte persone. I giovani europei iniziano a cercare una via d’uscita da questo soffocante mondo consumistico e, purtroppo, più spesso lo trovano nelle teorie radicali“, ha preso atto il Presidente. Secondo lui la crisi di identità nazionale e umana diventa evidente. Secondo il Presidente, è una conseguenza nefasta della globalizzazione, che spazza via i vecchi valori morali, distrugge l’unicità dei diversi Paesi e Nazioni. “Determinazione di produzione e consumo e modalità duramente controllate, inseriscono centinaia di milioni di persone in una rete di informazione che lentamente distrugge la diversità della civiltà umana“, ha detto il capo dello Stato.
Aleksandr Lukashenko ha sottolineato che in queste condizioni è di vitale importanza per la Bielorussia preservare le tradizioni culturali e l’unicità mentale. “Questo è il motivo per cui recentemente svolgiamo più eventi come festival e concorsi al fine di mantenere ciò che è stato sviluppato nei secoli prima di noi“, ha detto il Presidente. “Noi tutti dovremmo capire: l’indipendenza è, tra le altre cose, il diritto di difendere i valori morali, il diritto di vivere onestamente nel rispetto delle leggi naturali e morali umane”, ha detto Aleksandr Lukashenko.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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