Dall’Italia agli Usa passando per l’Inghilterra e la Svizzera la situazione delle banche è una sola: privilegiati. Anche se in ognuno di questi casi la loro condizione si è manifestata in maniera del tutto diversa. Lo status nel Belpaese non può che essere legato però alla politica e in particolare al Governo tecnico guidato da Mario Monti.
IL CASO ITALIA E IL RAPPORTO RISERVATO ABI
È tutto nero su bianco nel rapporto riservato Abi presentato al fondo monetario internazionale: nel biennio 2012 – 2013 ai grandi istituti di credito italiani verrà riservato un utile di dieci miliardi di euro. Un dato possibile soltanto grazie alle
politiche di tassazione che il premier ha messo in campo contro i cittadini con il pagamento di tasse gravose come ad esempio l’ultima, quella che ha reso amaro il Natale, l’Imu. Infatti questo è l’unico dato positivo che arriva per l’Italia.
E contrasta nettamente con l’aumento della disoccupazione (schizzata all’11,1%) e con l’incremento del debito pubblico (cifra storica che arriva a circa 2mila miliardi di euro). Dov’è quindi la crisi? Di sicuro non certo nelle casse delle banche ma nelle tasche del cittadino che non arriva a fine mese.
TUTTI I NUMERI
Il rapporto delle banche parte dal 2011 quando Berlusconi era ancora al Governo. In quell’anno hanno chiuso con un disavanzo di 23,1 miliardi di euro. Con le tasse imposte dal governo Monti non solo è stato ripianato tutto il rosso dell’anno precedente ma si è arrivato a fatturare un utile di 4 miliardi di euro. Una differenza totale che è di 27 miliardi di euro (provenienti quasi tutti dalle tasse imposte agli italiani). Con questo andamento si prevede che gli utili aumenteranno di 6,5 miliardi di euro nei successivi dodici mesi che rappresentano il 2013. In totale si parla di dieci miliardi di euro.
I dati sono stati snocciolati dal segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni in una tavola rotonda a Roma. Il documento è destinato al fondo monetario italiano ma doveva essere tenuto lontano dagli occhi dei sindacati italiani che lottano contro la trattativa da 20- 30mila esuberi messa in campo da Banche e Governo.
Numeri che dimostrano lo stato di salute delle Banche nonostante l’Abi abbia fatto di tutto per dimostrare l’esatto contrario: la crisi degli istituti di credito e il loro stato di indigenza.
E invece ci sono anche altri dati che dimostrano l’ottima salute dei grandi istituti di credito: il mercato dei prestiti a famiglie e imprese passa dallo +0,5% quest’anno al +1,9% dell’anno prossimo. Bene anche il margine di interesse che, dopo un lieve calo dell’1,2% quest’anno, schizzerà a +2,5% nel 2013. Il roe (utile netto su patrimonio) aumenta dell’1,1% e poi dell’1,7%.
La crescita dei prestiti non rimborsati, andrà praticamente a scemare: si passa dal 27,6% dello scorso anno al 18,4% del 2012 e al 13,8% del 2013. Ci sarà un biennio previsto in miglioramento che arriva dal + 3,8% al +4%.
Numeri che, nonostante la loro difficoltà oggettiva di interpretazione, si commentano da soli. Il messaggio delle banche alla politica dovrebbe essere uno solo: Grazie Monti. E intanto gli italiani soffriranno ogni giorno di più la fame.
IL CASO USA: LE BANCHE RICICLANO DENARO SPORCO E NESSUN ARRESTO
In Italia le banche le risana il Governo Monti. Negli Usa, lo Stato più giustizialista del mondo progredito, dove esiste la pena di morte per chi uccide e il carcere per chi viene beccato sulla strada a sfrecciare a folle velocità, le Banche che riciclano denaro sporco se la cavano soltanto con una multa.
Il caso è relativo al colosso bancario HSBC che è stato accusato e condannato del riciclaggio di miliardi di dollari che provenivano dai cartelli della droga messicani o dei gruppo legati ad Al Quaeda.
Lo scandalo vero però non è questo ma il comportamento sanzionatorio adottato dal Dipartimento di Giustizia. Non solo ha concesso all’istituto di credito di evitare un processo che ne avrebbe danneggiato l’immagine. Gli ha permesso di cavarsela soltanto con una multa di 1,9 miliardi di dollari.
Una cifra che messa in questo modo potrebbe significare molto ma in un contesto dove girano miliardi e miliardi di dollari all’anno è davvero una cifra irrisoria, quasi come il pagamento di una multa da cento euro per chi ne guadagna duemila al mese.
Nessuno degli alti dirigenti dell’istituto di credito si è dovuto presentare in aula e nessuno ha pagato col carcere il grave reato finanziario commesso. Alla faccia di quegli automobilisti ubriachi che restano anche settimane e settimane dietro le sbarre soltanto per aver bevuto troppo o per aver guidato a folle velocità. Un privilegio , quello dei banchieri, che supera i confini degli stati e a cui nessuno è riuscito a mettere fine.
Un messaggio che ha lanciato anche Matt Taibi redattore di Rolling Stone e autore di Griftopia: Una storia di banchieri e di politici, e la più audace presa di potere nella storia americana.
“La cosa sorprendente di questa logica –si legge su ComedonChisciotte.it – è che ribadisce esattamente un concetto contrario alla verità. Il messaggio che si manda a tutti, quando le banche commettono crimini e nessuno viene punito, è che le banche possono farlo di nuovo. Quando si capisce che non c’è nessuna sanzione penale, se si commettono anche i più evidenti tipi di reato, quello che viene in mente a tutti, anche agli investitori di tutto il mondo, è che il sistema bancario è intrinsecamente pericoloso. E così, il messaggio è che questa non è affatto una mossa giusta per conservare il sistema bancario. In realtà, questa è una mossa incredibilmente distruttiva che mina la fiducia nell’intero mondo del sistema bancario. E’ una decisione incredibile che sorprendentemente viene condivisa anche da gente della comunità finanziaria”.
C’è di più: la banca in questione ha violato la legge sul segreto bancario facendo circolare 9 miliardi di dollari che non sono stati controllati come diceva la legge. Crimini perpetrati all’aria aperta e per i quali nessuno pagherà mai per davvero. E tutto finisce con una multa che al massimo potrà essere reintegrata con due mesi di utili.
IL CASO GRAN BRETAGNA, LA STANDARD CHARTERED
Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna il discorso non è tanto diverso. Infatti la Standard Charteted Bank (Britannica) è stata accusata dal dipartimento dei Servizi Finanziari di New York proprio perché una filiale americana aveva nascosto l’identità di clienti iraniani tra il 2001 e il 2010.
Un fatto che si sarebbe verificato su circa 60mila transazioni che avrebbero fruttato la “modica cifra” di 250miliardi di dollari, denaro ricevuto grazie a spese bancarie legate alle sue attività in Iran. Accuse che sarebbero confutate in 30mila pagine di documenti comprese mail interne alla Scb che descrivono le violazioni internazionali. Le transazioni in dollari si concludevano nelle banche europee del Regno Unito e nel Medio Oriente. Erano liquidate attraverso la filiale di New York. E anche per questo caso è previsto soltanto il pagamento di una multa e il licenziamento di alcuni impiegati di basso profilo. Anche in questo caso la parola d’ordine è una sola: privilegio.
IL CASO SVIZZERA E LA LIBOR
E negli scandali delle grosse banche privilegiate dal sistema non poteva mancare la Svizzera.Coinvolta perché Ubs (Unione Banche Svizzere) ha annunciato di essere giunta a un patteggiamento di 1,5 milioni di dollari per porre fine allo scandalo Libor.
Il patteggiamento è stato effettuato grazie a un accordo con le autorità degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Svizzera stessa. Anche qui niente processi, niente arresti e pagamenti pecuniari irrisori facilmente recuperabili. In un’unica parola: privilegi.
Cosa è avvenuto in questo caso? E’ stato manipolato l’indice di riferimento interbancario, sulla base di cui si calcolano gli interessi dei mutui. La banca ha ritenuto di riconoscersi colpevole dell’accusa di frode per aver manipolato i tassi benchmark, incluso lo yen libor della sua filiale giapponese.
Una sanzione tre volte più ampia di quella inflitta alla britannica Barclay’s che aveva commesso lo stesso reato e ha pagato 450milioni di euro.
Ma oltre alla multa cosa succederà? Anche qui una sanzione irrisoria che colpisce dal basso. In quaranta infatti lasceranno l’istituto ma i capi rimarranno al loro posto nonostante è prevista una grave perdita che arriverà da questa multa.
Sembrerebbe a questo punto riduttivo ma è così: i banchieri vengono protetti in ogni dove e non rischiano da nessuna parte né le patrie galere e nemmeno (caso italiano) di finire in braghe di tela.
Chi paga per l’ennesima volta? I cittadini puniti anche per il minimo sbaglio.
di Viviana Pizzi per Infiltrato visto su New Apocalypse
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