Certo che questa escalation guerrafondaia in nome dei diritti umani all'avvicinarsi dell'ipotetica data per la fine del mondo attribuita ai Maya non promette bene. Non promette bene comunque per tutta l'umanità in sé che di progressi durante le ere ne ha fatti ben pochi se non nel potenziale distruttivo.
L'Iran viene continuamente provocato, mentre l'Occidente dei due pesi e due misure chiude completamente gli occhi sul nucleare israeliano che nessun ispettore dell'AIEA ha mai potuto visionare. D'altra parte Israele ha l'alibi sempreverde dell'antisemitismo al quale appellarsi onde evitare di rispondere alle critiche mossegli. La Clinton tira fuori lo spauracchio delle armi chimiche
in possesso del governo Assad. Perché darle torto, in fondo, i criminali Bush e Blair mica sono in galera per aver divulgato false informazioni per distruggere l'Iraq. O probabilmente non le trovarono nel paese iracheno perché Saddam le aveva nascoste in Siria? I media ci dicono si tratti di sarin......lo stesso gas che l'Iraq avrebbe avuto in possesso...
Barbara
Antisemitismo: “È un trucco. Lo usiamo sempre.”
Laura Caselli on dic 7, 2012
Circa dieci anni fa, l’ex ministro israeliano Shulamit Aloni ha rilasciato un’intervista a Amy Goodman suDemocracy Now.
Il video seguente è parte di quell’intervista durante la quale Shulamit Aloni ha confermato il modus operandi di Israele, che consiste nell’etichettare coloro che mettono in difficoltà Israele come razzisti e di metterli in silenzio etichettandoli come “antisemiti”.
Lo Sai
Attacco alla Siria: 8 mila truppe Usa vicino a coste siriane su portaerei Eisenhower
DAMASCO – Giovedì la portaerei americana USS Eisenhower, con a bordo 8 mila militari ed 8 squadroni di cacciabombardieri è giunta dinanzi alle coste siriane nel bel mezzo di una tempesta. Secondo il sito di RT che riporta stamane la notizia è probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.
Secondo il Times, l’amministrazione Obama si prepara a lanciare l’attacco contro il governo di Damasco anche se la Casabianca non ha dichiarato nulla in merito. Secondo le spiegazioni del Times il governo americano entrerebbe in azione qualora Assad usasse le armi chimiche. Ma la domanda è come mai si inviano forze in Siria e si tengono preparate ad intervenire per una probabilità; è come se si sapesse già, insomma, che Assad le userà. In realtà tutto appare una farsa e probabilmente qualcuno userà armi chimiche incolpando Assad, se ciò dovesse essere il casus belli voluto dagli Usa. Secondo il sito israeliano DEBKAfile la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marine. “Abbiamo forze speciali per le operazioni nel posto giusto e non dobbiamo inviarne altre”, ha spiegato un ufficiale anonimo degli Usa che ha spiegato che le forze Usa sono pronte all’intervento e che sono già presenti vicino alla Siria. Secondo DEBKAfile, se gli Stati Uniti decidessero di aggredire la Siria avrebbero in questo stesso istante almeno 10 mila uomini a disposizione, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise. Alcune di queste navi sono anche dotate dei sistemi AEGIS, in grado di abbattere i missili con cui la Siria potrebbe rispondere. “I muscoli sono già lì pronti per la flessione”, ha detto un ufficiale statunitense al London Times approposito della presenza militare americana nelle vicinanze della Siria. “È prematura dire cosa può accadere e se una decisione è stata presa per intervenire. Non è stato fatto, non abbiamo ancora raggiunto tale decisione. Ci sono tante opzioni ma un’azione militare può essere lanciata rapidamente, nel giro di giorni”.
Italian Irib
Droni Usa nei cieli iraniani
I Pasdaran annunciano la cattura di un velivolo che aveva sconfinato. Washington smentisce, ma ci sono dei precedenti
Ferdinando Calda
Le forze armate dell’Iran hanno catturato un drone statunitense che volava sulle acque territoriali iraniane del Golfo Persico. Lo hanno annunciato ieri i Guardiani della Rivoluzione in un comunicato. Poco dopo la televisione iraniana Al Alam ha diffuso le immagini di quello che sembra uno ScanEagle (piccolo drone statunitense) intatto in un hangar.
Da Washington hanno smentito di aver perso alcun velivolo, tenendo a sottolineare che le operazioni statunitensi nell’area “sono limitate nello spazio aereo e sulle acque riconosciute come internazionali” e non violano lo spazio aereo iraniano. Tuttavia proprio il giorno prima la stampa Usa aveva riferito dell’aumento delle operazioni di spionaggio sopra alla centrale nucleare di Bushehr, città nel sud-ovest dell’Iran sulle sponde del Golfo Persico. Inoltre già in precedenza gli iraniani hanno denunciato violazioni del loro spazio aereo da parte di droni statunitensi. E non sarebbe neanche la prima volta che gli Usa compiono “incursioni” in territorio iraniano per spiare le attività di Teheran o per testarne le reazioni.
“Il velivolo senza pilota statunitense che pattugliava le acque del Golfo Persico, in missione di ricognizione e raccolta di materiale di intelligence, è stato catturato e posto sotto il controllo delle unità di difesa aerea (iraniane) dopo che aveva violato lo spazio aereo del Paese”, ha dichiarato il comandante della Marina dei Pasdaran, il contrammiraglio Ali Fadavi. Nel comunicato non viene specificato come sia stato catturato il velivolo, ma si precisa che si tratta di uno ScanEagle. Questo è un piccolo drone della Boeing, di solito imbarcato a bordo di navi della marina statunitense, delle dimensioni di un grosso modellino e senza un particolare valore economico o strategico. Una preda certo meno prestigiosa del sofisticatissimo RQ-170 Sentinel, soprannominato “la Bestia di Kandahar”, finito nelle mani iraniane esattamente un anno fa.
Tuttavia la notizia della sua cattura, insieme alle immagini che la confermerebbero, rappresenta un nuovo potenziale motivo di imbarazzo per gli Stati Uniti. Sia perché dimostrerebbe un nuovo fallimento del Pentagono, che avrebbe così perso (o si sarebbe addirittura fatto dirottare) un altro drone. Ma anche perché sarebbe la prova delle violazioni territoriali statunitensi in Iran. Proprio lunedì scorso il Wall Street Journal ha scritto che negli ultimi due mesi gli Stati Uniti hanno rafforzato le loro operazioni di intelligence sulla centrale nucleare iraniana di Bushehr, lanciando diversi droni per registrare immagini e comunicazioni audio provenienti dal sito.
Il 19 novembre l’Iran ha inviato al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, una protesta formale per le ripetute violazioni statunitensi dello spazio aereo iraniano. Un paio di settimane prima un drone Predator statunitense in volo sul Golfo Persico era stato intercettato e bersagliato dai caccia iraniani, senza però riportare danni. Secondo Washington, che per primo ha denunciato l’accaduto, il velivolo si trovava in acque internazionali, ma Teheran sostiene che fosse penetrato in territorio iraniano. “I voli di ricognizione sulle acque internazionali del Golfo continueranno”, chiarì in quell’occasione il Pentagono, avvertendo Teheran dell’esistenza di “una vasta gamma di opzioni, dalla diplomazia all’azione militare, per proteggere navi e aerei statunitensi nella zona”.
Le provocazioni Usa e gli esempi del passato
Le manovre delle forze armate statunitensi nel Golfo Persico hanno il duplice scopo di mantenere costante la pressione e la sorveglianza sulla Repubblica Islamica, e allo stesso tempo di provocare una reazione iraniana per testare la prontezza e la capacità delle forze armate di Teheran. Uno schema già sperimentato durante la guerra Iraq-Iran – con Usa e alleati schierati al fianco dell’Iraq di Saddam Hussein – e che venne alla luce quando, nel luglio del 1988, l’incrociatore statunitense Vincennes abbatté per errore l’aereo civile della Iran Air (volo IR655) sullo stretto di Hormuz. Le inchieste successive, soprattutto le testimonianze del capitano della nave, evidenziarono che la presenza stessa della Uss Vincennes in acque iraniane faceva parte di una deliberata manovra provocatoria per testare le capacità di reazione della difesa di Teheran. Nel contesto attuale, simili provocazioni potrebbero essere utilizzate da Washington anche per trovare un casus belli che giustifichi un’eventuale rappresaglia militare (senza necessariamente scatenare una guerra), come durante l’operazione Mantide Religiosa. Pochi mesi prima dell’incidente del volo IR655, l’incrociatore statunitense Samuel B. Roberts si scontrò con una mina iraniana nel Golfo Persico, riportando danni significativi ma riparabili. Gli Usa risposero con una violenta rappresaglia che prese di mira tra l’altro un paio di piattaforme petrolifere iraniane, e che venne considerata sproporzionata e “ingiustificata” anche da una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.
05 Dicembre 2012 Rinascita
I due pesi e due misure della superiorità occidentale....
Israele rifiuta la richiesta di chiarimenti avanzata dall’ONU sul suo programma nucleare 6/12/2012
Press Tv. Tel Aviv si è rifiutata sia di aderire al trattato di Non-proliferazione (Npt) sia di accogliere le richieste delle Nazioni Unite finalizzate all’ispezione delle installazioni nucleari israeliane da parte di una commissione internazionale. Il governo israeliano ha ferocemente respinto la delibera ONU, etichettandola come “un artificio privo di senso” ed affermando che in ragione di essa il mondo ha perso in credibilità in riferimento ad Israele. La rabbiosa reazione israeliana è giunta dopo che l’Assemblea Genereale dell’ONU aveva invitato Tel Aviv a mettere a disposizione le proprie installazioni nucleari per l’ispezione da parte di una commissione internazionale. Nella stessa sede, le Nazioni Unite avevano anche caldamente auspicato l’adesione di Israele al trattato di Non-proliferazione “senza ulteriori indugi”. La risoluzione è stata approvata dall’Assemblea grazie ai 174 voti a favore, in opposizione ai soli 6 contrari ed ai 6 astenuti. La delibera sollecita Tel Aviv a permettere l’ispezione dei propri impianti atomici ad una commissione dell’International Atomic Energy Agency (IAEA). Solamente Stati Uniti, Israele, Canada, Isole Marshall e Micronesia hanno votato contro un provvedimento che mette ancor più in evidenza le preoccupazioni internazionali circa le sospette attività israeliane in ambito nucleare. Lo sprone dell’ONU è giunto poco dopo che gli Stati Uniti avevano deciso di annullare una conferenza in cui si sarebbe discusso circa il programma di eliminazione delle testate nucleari del Medio Oriente. E’ stato riportato che la decisione di Washington è dovuta al fatto che se le conferenza si fosse tenuta, avrebbe visto finire inevitabilmente sotto accusa l’alleato israeliano, unico detentore di armi atomiche della regione. Il 23 novembre gli Stati Uniti hanno annunciato che la conferenza, la quale avrebbe dovuto avere luogo in dicembre a Helsinki, non si sarebbe tenuta in ragione delle particolari condizioni in cui si trova attualmente l’area mediorientale. Israele, unica nazione a possedere armi atomiche nella regione, dispone di un numero di testate compreso tra le 200 e le 400 unità. Il governo israeliano ha sempre rifiutato di aderire agli accordi internazionali sull’energia atomica (Npt in particolar modo) e si oppone a che commissioni internazionali ispezionino i suoi impianti.
Infopal
VIDEO: Siria, terroristi salafiti uccidono soldati che implorano (SCONSIGLIATO A PERSONE SENSIBILI)
TEHERAN – Un nuovo video diffuso dai media iraniani mostra scene raccapriccianti dell’attivita’ dei gruppi terroristici salafiti/wahhabiti in Siria.
Un gruppo di questo genere, tra quelli sostenuti solitamente da Qatar, Arabia Saudita e Turchia, ha sequestrato vivi alcuni soldati siriani. Come si vede nel video questi implorano ma senza esito. I terroristi li uccidono uno per uno con colpi nella tempia. Una carneficina scioccante che soprattutto aiuta a capire la situazione in Siria. E soprattutto mostra chi sia quella “opposizione” che l’Occidente sostiene cosi’ tanto…
Nota della Redazione: Ci scusiamo per le immagini cruente e sconsigliamo il video qui sotto alle persone sensibili. Informare per resistere
Gaza – InfoPal. Il ministero della Salute di Gaza ha reso noto che l’ultima aggressione israeliana sulla Striscia, durata otto giorni, ha provocato circa 60 disabili. E ha sottolineato che i cittadini feriti che hanno bisogno di fisioterapia e riabilitazione sono circa 160.
In un comunicato stampa, il direttore del Dipartimento di Terapia fisica e riabilitazione del ministero, Ayman al-Halabi, ha affermato che il cinque per cento dei feriti sono diventati disabili a vari livelli, e che per circa 60 si prevede una disabilità permanente.
Il livello di handicap varia tra il grave, il medio e il lieve, tra cui amputazioni, lesioni del midollo spinale e del cervello, che portano alla paralisi, oltre a un gran numero di casi di fratture e ferite.
L’aggressione a Gaza, iniziata il 14 novembre e terminata il 21, ha provocato 177 vittime e circa 1.400 feriti.
Infopal
Unrwa: 120 case palestinesi distrutte integralmente durante l’ultima aggressione israeliana - 6/12/2012
Gaza-InfoPal. L’ingegnere Munir Manna, presidente del programma di sviluppo delle infrastrutture, appartenente all’Agenzia Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, Unrwa, ha reso noto che durante l’ultima aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza, 120 abitazioni sono state distrutte completamente, mentre altre 9000 hanno subito dei danni parziali.
Manna ha affermato che al termine dell’aggressione israeliana contro Gaza, l’Unrwa si è attivata immediatamente per stimare i danni subiti dalle case palestinesi. Essa ha formato 35 squadre di ingegneri allo scopo di valutare i danni alle case e presentare le stime ai paesi donatori, in modo che chiunque abbia subito dei danni possa essere indennizzato.
Egli ha spiegato che l’inventario delle abitazione distrutte completamente è stato portato a termine, aggiungendo che ai proprietari verranno elargiti 1500 dollari all’anno per far fronte alle spese di affitto, oltre ad altri aiuti materiali, come i vestiti e gli utensili, auspicando la ricostruzione di quelle case.
Manna ha aggiunto che le 35 squadre di ingegneri sono al lavoro per valutare integralmente l’entità dei danni e determinare delle quote fisse, in modo da garantire dei risarcimenti equi per tutti i cittadini colpiti.
L’ingegnere ha dichiarato: “Svolgiamo il nostro lavoro in coordinamento con il ministero dei lavori pubblici e dell’edilizia abitativa di Gaza, abbiamo istituito una commissione e un database comune, in modo che tutte le persone colpite vengano aiutate equamente, evitando che alcuni ricevano doppi risarcimenti, e altri né rimangano esclusi”.
Nel mese di novembre, l’occupazione israeliana ha lanciato una vasta offensiva contro la Striscia di Gaza, provocando la morte di 177 cittadini, il ferimento di circa 1.400 e la distruzione di molte case, infrastrutture e imprese pubbliche e private.
Infopal
ciao Barbara
RispondiEliminaho notato un tuo commento ad un mio articolo su voci dalla strada e ne sono onorato (:
anch'io faccio parte del PBC(Bari), aiuto Adele Dentice e conosco personalmente Nando e Monia (due persone a dir poco fantastiche)
ti lascio la mia mail
spada88d chiocciola hotmail punto it
questo invece è il mio blog
lelemadispadaccinonero.blogspot.it
a presto
Davide Armenise
pardon ho scritto male l'indirizzo del blog
RispondiEliminalelamedispadaccinonero.blogspot.it
(:
Ciao Davide,
RispondiEliminagrazie di cosa? Grazie a te per essere parte di Pbc e per il piacere di incontrare persone che convidono gli stessi pensieri...Sono contenta che "sei dei nostri" e grazie per il lavoro che fate in Puglia con Adele, anche lei davvero splendida persona. Ti ho inserito nel blogroll..ho notato che pure tu detesti la Ue...ormai dovrebbe essere chiaro alla gente comune da che parte sta chi osanna a questa congrega di affaristi ammazzapopoli....
Un salutone grazie per i commenti
Barbra
(:
RispondiEliminaBarbara noi siamo mosche bianche... nonostante il fallimento dell'ue la totalità della gente si fida di quella massonica bandiera...
grazie per avermi linkato sul tuo sito
un abbraccio