Alla faccia dei famosi investimenti internazionali, ennesima fesseria utilizzata per giustificare i saldi della Nazione Italia e dei diritti acquisiti. Chi offre la sua nazione al miglior prezzo? Chi concede facilitazioni migliori per lo sfruttamento dei propri connazionali ( la Bolkenstein da facoltà agli Stati di elaborare "offerte promozionali"?) Quale governo farà sconti e promozioni su tasse e consumi elettrici o acqua, tanto pagano i cittadini, magari con una maggiore pressione fiscale? Per quanto tempo un'azienda, magari una multinazionale, girerà per l'Europa "concedendo" i propri posti di lavoro? Come la Renault che, quasi affranta, il 14 novembre minaccia l'intenzione di "portare lavoro" in Spagna e chiede una "revisione dei costi" ai sindacati francesi. La Renault, una settimana dopo annuncia che creerà 1300 posti di lavoro in Spagna. Devo
dedurre che i francesi non abbiano voluto svendere i propri diritti (alias costi nel gergo economico)? La domanda, se domani risultasse "competitiva" la manodopera greca che cosa farà Reanult? Licenzierà in Francia e Spagna per trasferire la produzione al temporaneo miglior offerente? Ricatterà ancora di più francesi e spagnoli? E quanto deve durare questo giochetto sulla pelle della gente europea? E' questa l'Europa dei popoli? Assomiglia molto di più al mercato del bestiame e chi ha tessuto le lodi di questo "grande progetto" per oltre 20 anni lo ha fatto deliberatamente in mala fede (basta leggersi i Trattati per assaporare la "bontà", magnanimità, solidarietà, umanità che avrebbe avuto l'assetto della UE) ed ora i richiami alla "bontà" dei padri fondatori (tra i quali si annoverano economisti, banchieri e gerarchi Nato) hanno finito di ingannare la gente. Chi sostiene l'Europa è uno sciacallo, un vampiro, uno squallido vile affarista. Siamo stati ingannati e traghettati da tanti Caronte al di là dello Stige.
Barbara
dedurre che i francesi non abbiano voluto svendere i propri diritti (alias costi nel gergo economico)? La domanda, se domani risultasse "competitiva" la manodopera greca che cosa farà Reanult? Licenzierà in Francia e Spagna per trasferire la produzione al temporaneo miglior offerente? Ricatterà ancora di più francesi e spagnoli? E quanto deve durare questo giochetto sulla pelle della gente europea? E' questa l'Europa dei popoli? Assomiglia molto di più al mercato del bestiame e chi ha tessuto le lodi di questo "grande progetto" per oltre 20 anni lo ha fatto deliberatamente in mala fede (basta leggersi i Trattati per assaporare la "bontà", magnanimità, solidarietà, umanità che avrebbe avuto l'assetto della UE) ed ora i richiami alla "bontà" dei padri fondatori (tra i quali si annoverano economisti, banchieri e gerarchi Nato) hanno finito di ingannare la gente. Chi sostiene l'Europa è uno sciacallo, un vampiro, uno squallido vile affarista. Siamo stati ingannati e traghettati da tanti Caronte al di là dello Stige.
Barbara
Anche le multinazionali vanno via dall'Italia
E' un esodo senza sosta quello che le grandi aziende hanno deciso di attuare, riporta il Wall Street Journal. Gruppi americani, francesi e tedeschi chiudono attività nel Sud Europa, prima che sia troppo tardi. Si tratta di una vera e propria fuga di capitali.
Euro o non euro, la tombola degli Eurogruppi a Bruxelles non convince più le corporation. Su entrambe le sponde dell'Atlantico i capitani d'industria non si lasciano abbagliare dalle facili promesse di una ripresa dietro l'angolo. L'ultimo salvataggio della Grecia e l'assegno staccato dall'Unione Europea per le banche spagnole sono solo briciole che verranno inghiottite dall'incalzare della crisi.
Il Wall Street Journal lo sbatte in prima pagina: in Sud Europa è fuga delle multinazionali. Il loro è un esodo che minaccia i capitali e l'innovazione in un'area che oggi invece ne ha "disperatamente bisogno per emergere dalla crisi del debito e dalla recessione".
Non c'è distinzione di sorta: l'americana Kimberly Clark ha annunciato che ridurrà le sue attività per i pannolini da bambini in Europa in seguito al calo delle nascite. Dalla Germania e dalla Francia i segnali di fumo che si levano sono sempre gli stessi. Due nomi su tutti: quelli dei colossi dell'alluminio Alcoa e della moda PPR. Ma a gettare la spugna state recentemente anche la tedesca Merck, che ha di recente confermato il taglio del 20% della propria forza lavoro in Spagna, e l'inglese Compass Group, che ha chiuso parte delle attività in Portogallo.
"Dall'inizio dell'anno ci sono stati segnali di debolezza degli investimenti esteri diretti in Europa del Sud. Nei primi sei mesi dell'anno - precisa il Wall Street Journal - il ritiro di investimenti in Italia ha superato l'affluenza di fondi di 1,6 miliardi di dollari. Gli investimenti esteri diretti sono in calo del 38% in Portogallo, Spagna, Grecia e Italia dal 2007, con gli investitori che spostano le proprie risorse verso i paesi emergenti".
La pecca dell'Italia, quella che rallenta e scoraggia investimenti ha un colpevole noto: si chiama burocrazia. L'ultimo caso è quello della francese Decathlon: ha rinunciato al progetto di costruire un quartier generale da 25 milioni di dollari vicino Milano che avrebbe creato 250 posti di lavoro. Ma gli italiani, veri penalizzati, si culleranno ancora nel sogno della ripresa nel 2013 o apriranno gli occhi?
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