lunedì 14 giugno 2010

E' proprio il caso di quando si fa i conti senza l'oste.
Come ricorda Cattaneo in questo irreprensibile articolo almeno in 40.000 hanno ribadito il loro no alla Torino -Lione solo in gennaio di quest'anno, ma lor signori insistono a voler far credere che in valle siano 4 gatti che impediscono il transito ai lobbisti dello "sviluppo".
E pensano anche di farci bella figura, se siamo solo in 4 gatti per quale ragione hanno paura di venire in valle a fare una conferenza? Forse perché non vogliono far sapere agli invitati francesi quale marea di "gatti" contesta la costruzione del Tav in Val di Susa.
Barbara

A seguito, articolo di Giorgio Cattaneo 
Se la valle di Susa considera la Tav Torino-Lione una maxi-opera faraonica e “coloniale”, imposta da un potere “feudale”, lontano dal popolo, niente di meglio – per dar ragione ai No-Tav – che organizzare un summit sulla nuova linea ferroviaria nientemeno che nel cuore del feudalesimo valsusino, il Castello della Marchesa Adelaide di Susa. Stratega della suggestiva trovata, il coordinatore dell’Osservatorio-Tav, Mario Virano, costretto a battere in ritirata: di fronte alla minaccia di un “assedio” No-Tav,
simbolico e medievale quanto il summit pro-Tav nel castello, il 12 giugno gli organizzatori ripiegheranno sui più sicuri palazzi torinesi, dove gli ospiti – imprenditori italiani e francesi – non saranno disturbati.
«Non capisco fino a quando la valle di Susa continuerà a farsi rappresentare dai professionisti della protesta», ha dichiarato Virano alla stampa, molto contrariato dall’ennesimo insuccesso di un organismo consultivo che gli abitanti del corridoio alpino della Torino-Lione considerano un semplice teatrino, dove si pretende di dialogare col territorio su come fare la Torino-Lione, senza mai spiegare perché farlo: quale reale utilità avrebbe un’infrastruttura da 20 miliardi di euro – la maggiore opera pubblica nella storia italiana – di cui si conoscono abbastanza precisamente soltanto gli oneri: un colossale impegno finanziario e un impatto devastante sull’ambiente.
L’aspetto più sconcertante, secondo il professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino, già membro dell’Osservatorio-Tav, è che della maggiore tra le grandi opere italiane non si effettuerà in via preliminare uno studio accurato sul rapporto costi-benefici: questo calcolo lo si farà eventualmente dopo, a lavori finiti, dopo vent’anni di cantieri. E questo, mentre tutti i tecnici universitari interpellati, tutti gli specialisti nei trasporti internazionali, dicono che la Torino-Lione sarebbe un salasso finanziario assurdo imposto agli italiani per una linea che nascerebbe morta, visto che ormai le merci cinesi che approdano a Genova si dirigono implacabilmente a nord, verso Rotterdam, trascurando la direttrice ovest.
Malgrado ciò, monsieur Virano procede imperterrito nel convocare gli “industriali italiani e francesi”, cui proporre il modello transalpino di coinvolgimento territoriale nelle grandi opere – solo il modello, perché i costi resterebbero italianissimi: da noi l’alta velocità costa il triplo rispetto alla Francia – e poi si stupisce che i valsusini protestino. Convoca il summit nei saloni del Castello, e si meraviglia che i plebei locali insistano nel «farsi rappresentare» da mestatori di professione. Peccato che, il 23 gennaio 2010, erano 40.000 i «professionisti della protesta», uomini e donne di ogni età, pronti a sfilare al gelo per ricordare a tutti che, sulla Torino-Lione, forse è venuta l’ora di cominciare a dire qualche verità.

da: 
http://www.decrescitafelice.it/?p=1029

2 commenti:

  1. La questione della Tav, come quella della BreBeMi qui da noi (entrambe si collocano nel Corridoio 5)sta assumendo contorni drammatici. Nella vicenda sta assumendo un'importanza decisiva la comunicazione, meglio ancora il tipo di linguaggio. Io non guardo la tv e mi informo pressoché esclusivamente sulla Rete e vedo una censura quasi totale. I pochi sprazzi di informazione tendono poi a usare parole chiave per mettere in luce negativa la protesta così da delegittimare gli oppositori fin nella semantica della lingua italiana: retogradi, contrari al progresso 4 gatti, no globale e via dicendo.

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  2. Ciao Simone e grazie del sostegno, usano il linguaggio come un'arma, tanto i media son tutti loro, giornali compresi ed ironia della sorte percepiscono pure i soldi di coloro che insultano, cioè la gente.
    Se hai documenti o scritti o vuoi scrivere qualcosa tu sulla Brebemi ospito volentieri il tuo articolo, tanto ormai te li rubo lo stesso eh eh, mi pare che hanno sboccato i fondi nell'ultima delibera CIPE, quella da 17 miliardi...e poi dicono che siamo in bancarotta..
    a presto..

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