venerdì 7 settembre 2012

Su molta carta straccia si leggono editoriali ed opinioni di illustri esponenti dell'intellighenzia che danno sfoggio di termini altisonanti e principi universali di somma razionalità e democrazia, su come debba essere cambiata la legge elettorale per consentire la massima rappresentatività. Sembra che la vita di miliardi di persone nel mondo sia ancorata a tale riforma. Se è già triste la lettura di tale kultura, non rappresenta nemmeno la parte peggiore della questione, il dramma è che la gente comune, come una una spugna, si beva simili idiozie.

Fin dall'epoca del porcellum, per una parte politica in particolare, tale legge ha assurto il ruolo di dramma tra i drammi. Comprensibile, ne va della sopravvivenza della propria specie, quella del parassita. A scanso di equivoci, premetto che solo il proporzionale consente la massima rappresentatività nonché una reale competizione politica. Già quindi passando al maggioritario si è sputato sopra al diritto di tutti i cittadini di essere
rappresentati. Comunque, la vigente legge elettorale detta porcellum è contestata, perfino usata per negare il ricorso alle urne e consentire al regime Monti Sachs la distruzione del paese. Esponenti di partito, soprattutto in quota Pd ma anche appartenenti ad altri soggetti aspiranti comari dello stesso, coaudiuvati ovviamente dalle "menti della società civile", contestano soprattutto la mancata possibilità di esprimere la preferenza per un candidato dello stesso partito, cosa consentita dal loro adorato modello americano. Perché questa fissa della preferenza? E' la preferenza di un candidato piuttosto che un altro dello stesso partito a garantire maggiore democrazia? E come? Ora, sarà mai possibile che, un partito debba avere (molto teoricamente) un programma diverso a seconda di quale candidato, sempre all'interno dello stesso partito, sia chiamato poi a rappresentarlo e quindi a metterlo in pratica?  O piuttosto, ogni candidato, rappresentando interessi diversi, pensiamo ad un banchiere piuttosto che ad un commerciante od operaio, pur militando nello stesso partito, dovrebbe ricalcare gli interessi di cricche precise che lo hanno condotto fin lì? Praticamente la preferenza consente ai vari candidati di presentarsi con un proprio programma, conferendo mille sfaccettature anche antitetiche al partito di appartenenza. Con buona pace della coerenza. Si consentirebbero quindi  tanti mini-programmi ad personam e si farebbe passare questa operazione come sommo esercizio di democrazia. Questa è somma schizofrenia o mero cerchiobottismo, tipico di una nazione clientelare.

Inoltre la preferenza serve a misurare il peso di una persona all'interno della coalizione, identificando così un padrone del partito, un partito ad personam. Curioso come proprio le anime belle del politically correct invochino l'introduzione di tale strano meccanismo, millantato come espressione democratica. 


Un partito deve avere un programma definito ed univoco i suoi iscritti/rappresentanti sono tenuti a rispettarlo, cioè il voto deve essere espressione di consenso per un metodo operativo o un'idea. Ha un senso che sia possibile consentire tante interpretazioni diverse quanti sono i vari candidati dello stesso partito? Questa non è serietà e nemmeno democrazia, ma semplicemente una farsa. Faccio un esempio concreto: se considero la questione Notav prioritaria rispetto ad altre, cercherò un partito che si professa notav. Prendiamo SEL, che si dichiara notav, una volta in coalizione con il PD, che linea prevarrà? Domanda retorica perché lo so benissimo. Allora, non è una presa in giro quanto un bieco, squallido e meschino tentativo di ingannare un elettorato sensibile alla questione TAV, carpirgli il voto per usarlo come "merce" di scambio?

Devo precisare che in una nazione che ha regalato la sua sovranità alla troika europeista non ha nemmeno senso elaborare programmi. Questo spiega il vuoto abissale di progetti sull'economia, sulla politica, sul welfare perché se non si intende recuperare la propria autonomia i partiti non possono far altro che concentrarsi su fittizie differenze e questioni secondarie. Conviene loro quindi pubblicizzare canditati cabarettisti con ampia fantasia.
Le critiche a questa legge elettorale vertono solo ed esclusivamente sulla questione preferenza, propagandandola come unico ritocco necessario per rendere tale legge perfetta per una nazione che voglia essere considerata democratica.
Mai una volta i custodi della giustizia ed equità hanno contestato il premio di maggioranza, vero furto di consenso a vantaggio dei "grandi" partiti. Mai hanno espresso contrarietà sullo sbarramento, sistema antidemocratico per eccellenza in quanto legittima la negazione alla rappresentanza di milioni di elettori. Mai una parola sul metodo di formazione di nuovi partiti o liste che deve avvenire tramite raccolta di firme autentificate rendendo non solo nulla la segretezza del voto, ma anche farraginoso e costoso l'iter di partecipazione alla vita politica della propria nazione riservandone così l'accesso a chi ha molta disponibilità di denaro. Ecco, nessuno di questi punti viene sollevato dai signori a difesa della democrazia, sottolineando ancora una volta come tale parola sia completamente priva di significato. Cosa devo pensare di coloro che si appellano agli attuali partiti, ai quali prima rivolgono accuse di aver cancellato la democrazia, per poi aspettarsi che gli stessi riformino la legge elettorale in maniera più equa?

Sarà il caldo, sarà che in questo paese l'unico sport veramente di moda è il parlare del niente, ma il dubbio che tali soggetti siano insani di mente si è trasformato in certezza. 
Tra tanti paladini della democrazia c'è perfino chi finge stupore nel constatare che l'opinione pubblica sottovaluti la crisi, bene il perché lo spiega magistralmente Marco Cedolin qui.

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