"Giovannini su dati Ocse: "Dimostrano che italiani poco occupabili"Parole dure quelle del ministro del Lavoro: "Dalla ricerca usciamo con le ossa rotte. Siamo indietro in termini di capitale umano". Poi puntualizza: "Non mi riferivo ai giovani, ma dobbiamo investire nella formazione". Ma sui social network è già polemica"
Naturalmente non dubitiamo che il Ministro Enrico Giovannini ricopra tale ruolo in virtù solo ed esclusivamente per le sue competenze e non certo per gli amici nei circoletti della "società civile". Questo fenomeno mi dovrebbe spiegare come mai 400 mila laureati se ne sono andati dall'Italia ed un altro 59% è pronto a seguirli. Lo spieghi a loro, Onorevole.
Italiani, NON LAVORATE? E' colpa vostra. Siete ignoranti.
Avete presente i licenziamenti di massa di cui solo la cronaca locale riporta l'impatto?
Sono operai e impiegati che, dopo anni di esperienza e competenza maturata diventano idioti. Fino a ieri, il tanto laudato e decantato made in Italy era prodotto da mani esperte e sapienti. Oggi scopriamo che siamo un branco di capre da "rieducare".
Se siamo tanto stupidi, due parole sugli insegnanti, sui percorsi formativi della scuola dell'obbligo la vogliamo dire? No. Sia mai. La casta dei baroni non si tocca. Anzi, questo
"nuovo dramma" viene lanciato apposta per far lavorare proprio quella cricca, come per magia piovono 500 MILIONI a non meglio precisati formatori per non meglio precisati corsi.
Per fare cosa poi? Sono erogati in vista di contratti di lavoro? Ma per carità, soldi che vengono scuciti a suon di tasse a quei pecoroni degli italiani per essere poi accretidati sui conti correnti dei "Professori". Se poi non lavori dopo il corso, è colpa tua.
Basta leggere il "propedeutico" e giustificatorio articolo su Repubblica a firma di Simonetta Fiori sotto riportato per comprendere dove si voglia andare a parare. Dovrebbe occuparsi , la Simonetta, di numerosi giornalisti che in quanto a serietà, onestà, capacità di scrivere correttamente nella nostra lingua lasciano infinitamente a desiderare. Secondo tale brillante articolo quindi, se siamo i più imbecilli dell'Occidente ( che a quanto pare secondo l'autrice brilla e sforna menti eccelse una dopo l'altra) è colpa della televisione, ITALIANA s'intende.
I giornali quindi, han sempre e solo scritto di argomenti pregnanti, hanno riportato sempre articoli di inchiesta veritieri e senza timore di indispettire una cricca piuttosto che un'altra? Secondo la dipendente del giornale di Debenedetti lo svizzero, parrebbe di sì.
Ma per fortuna che ci saranno "risorse" qualificate che arrivano a rischio della propria vita sui barconi per insegnarci cosa significa essere "preparati".
Se volete sterminare o deportare noi italiani, abbiate almeno LE PALLE PER DIRLO E SCRIVERLO invece di continuare ad insultare per LEGITTIMARE LA VOSTRA ESISTENZA, IL VOSTRO REGIME ED I VOSTRI PIANI DISCRIMINATORI E LOSCHI.
Noi siamo incompetenti? La classe politica invece, che osa perfino ostentare titoli e lauree di dubbia "conquista"? Che dire di Monti e la Fornero? Di titoli ne avevano eppure, a dispetto dell'enunciato intento di migliorare la situazione economica italiana, nei fatti, con le loro RIFORME hanno peggiorato TUTTO IL PEGGIORABILE. Si, si è capre se crediamo alle parole di questi emissari di interessi chiari e poco nobili. O che dire dei soloni del FMI, della BCE, della FED, dei Roundtables, del Bilderberg, della Trilateral e lobbies varie? Chi è che sta disintegrando i popoli europei? Gli "scienziati" dei banchieri che hanno mandato a pallino l'economia reale e gli stati per salvare il loro fondoschiena di quale compentenza hanno dato prova, nonostante siano in possesso di masters e cartacce varie? Stai a vedere che adesso è colpa di Mario il giornalaio che non studia.
Barbara
UN PAESE DI CAPRE - IL RISULTATO DI VENT’ANNI DI TELEVISIONISMO SENZA LIMITISMO? GLI ITALIANI SONO I NUOVI ANALFABETI DELL’OCCIDENTE
L’Italia è all’ultimo posto, tra i paesi Ocse, per competenze alfabetiche e al penultimo per quelle matematiche - Situazione preoccupante per i ragazzi tra i 16 e i 29 anni: aumentano quelli che non studiano né lavorano - A fare la differenza tra chi galleggia e chi no è ancora il background famigliare…
Siamo gli ultimi. Dopo il Giappone e gli Stati Uniti, dopo l'Australia e la Germania, e anche dopo l'Estonia, Cipro, l'Irlanda e i ventitré paesi che fanno parte dell'Ocse, ossia del mondo sviluppato e democratico. L'Italia è all'ultimo posto per competenze alfabetiche e al penultimo per quelle matematiche, in sostanza per quelle facoltà ritenute essenziali per la crescita individuale, l'inclusione sociale e un corretto esercizio di cittadinanza.
I primi dati dell'indagine Piaac (Programme for the International Sessment of Adult Competencies)- svolta tra il 2011 e il 2012 presso la popolazione tra i 16 e i 65 anni, su iniziativa dell'Ocse e realizzata in Italia dall'Isfol - confermano un primato drammatico.
Soltanto una piccola parte della popolazione italiana - meno del 30 per cento - possiede quei livelli di conoscenza che sono considerati «il minimo per vivere e lavorare nel XXI secolo». Con un netto divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno. E un deficit crescente - tra il nostro e gli altri paesi - man mano che avanziamo nei livelli di istruzione. Per le università italiane, una dèbâcle.
È un quadro assai preoccupante, che lascia poco spazio a illusioni di progresso. La fascia di popolazione che segna il passo è proprio quella tra i 16 e i 29 anni, ossia le generazioni su cui si costruisce il futuro di una comunità nazionale. Mossa da ammirevole ottimismo, l'Isfol lo presenta come un fenomeno positivo: ossia la riduzione della forbice tra giovani e vecchi.
Ma il miglioramento riguarda esclusivamente i "nuovi anziani", dai 55 ai 65 anni, che grazie alla scuola dell'obbligo hanno visto crescere i livelli di alfabetizzazione, mentre le fasce più giovani non mostrano alcuna progressione, penalizzate dalle fughe da scuola e università.
Il più sconfortante è il capitolo dei Neet, ossia dei giovani che non studiano né lavorano: la media delle loro competenze è agli ultimi gradini nella comparazione nazionale. Oltre che in quella internazionale, rispetto ai coetanei altrettanto sfortunati.
La nuova ricerca mostra la centralità dell'occupazione, anche ai fini delle competenze alfabetiche e matematiche acquisite. Non sono dunque ammesse speranze in
un paese che vede restringersi drammaticamente il mercato. Qui però interviene l'unica novità positiva del rapporto Isfol-Piaac che riguarda le donne: anche se disoccupate, riescono a mantenere "i livelli di performances" precedentemente raggiunti.
«Un uomo privato del lavoro perde anche la propria identità», dice Gabriella Di Francesco, curatrice dell'indagine. «Le donne invece fanno più lavori insieme. E se perdono l'occupazione, continuano a impegnarsi nell'organizzazione della casa, di figli e nipoti».
I neuroni, in sostanza, rimangono in esercizio. In un paese ancora segnato dal peso sociale della famiglia - il background è tuttora la bussola che governa esiti scolastici e carriere - la riscossa femminile è il solo fattore di mobilità. La nuova mappatura mostra una riduzione del divario tra uomini e donne sia nella numeracy (competenza matematica) che nella literacy (la competenza alfabetica in cui addirittura avviene il sorpasso).
Ma l'elemento ancora più interessante è che le donne avanzano proprio nelle fasce d'età che abbiamo visto più esposte, dai 16 ai 29 anni. «Le giovani italiane riscattano le più anziane, ancora segnate da antiche disparità», rileva Vittoria Gallina, studiosa dell'analfabetismo e consulente del rapporto. Un capitale che però rimane inutilizzato. «Uno spreco di talenti», lo definiscono i ministri Carrozza e Giovannini, che si impegnano a invertire la rotta.
L'Italia vanta un altro malinconico primato nell'alta percentuale di lavoratori sotto qualificati, mentre eccelle nel problem solving, almeno stando all'autovalutazione delle persone consultate. Ignari e illetterati, ma con forte senso dell'improvvisazione. Forse anche nel rispondere alle domande dell'Isfol, prove svolte su carta da quasi metà del campione. Solo il 58 per cento s'è mostrato in grado di fare i test sul computer. Un risultato, anche questo, non da medaglia.
Simonetta Fiori
Fonte: www.repubblica.it
9.10.2013
E' LA FORMAZIONE SBAGLIATA ECCO PERCHE' GLI ITALIANI NON LAVORANO
FORTUNA CHE LE RISORSE STRANIERE HANNO QUELLA GIUSTA
Giovannini, italiani 'poco occupabili'
Scoppia polemica dopo le parole del ministro
09 ottobre,
ROMA - Italiani ''poco occupabili'', visto che dall'indagine Ocse ''usciamo con le ossa rotte'' in fatto di di competenza linguistiche e matematiche minime per sopravvivere nel contesto attuale. E' il pensiero del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, espresso l'indomani dell'indagine Ocse su 24 Paesi che boccia senza appello i cittadini d'Italia in lettere e matematica. Quindi dopo bamboccioni e choosy, gli italiani sono anche 'poco occupabili': le parole di Giovannini sollevano le polemiche.
"Il governo, incapace di dare risposte alla disoccupazione giovanile, adesso inizia addirittura ad offendere i giovani. Non bastava la Fornero con quel "choosy", adesso ci si mette anche Giovannini che, anziché preoccuparsi di fornire misure adeguate, perde tempo a offendere chi ha già pagato fin troppo le inefficienze di questo governo'' replica subito Massimiliano Fedriga, Lega Nord. Giovannini si affretta a precisare che non ha mai parlato di 'italiani inoccupabili'', bensì che ''i dati della rilevazione Ocse mostrano come ci sia bisogno in Italia di investimenti in capitale umano, in formazione''.
Obiettivo per il quale il governo ha stanziato 500 milioni di euro. Scendono in campo anche i sindacati. ''Non sono i lavoratori che scelgono di essere 'inoccupabili', mentre dipende in parte da precise responsabilità del ministro Giovannini'' ribatte il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino. Per la Cisl poi, ''è sbagliato dare una immagine troppo negativa del nostro Paese, del nostro capitale umano e di conseguenza del nostro mercato del lavoro'' osserva il segretario confederale Luigi Sbarra. La Uil condivide le preoccupazioni di Giovannini sul sistema dell'istruzione: ''per anni sono state ridotte le risorse alla scuola pubblica ed è mancata una politica della formazione'' dice il segretario confederale Guglielmo Loy tuttavia, aggiunge, il ministro ''ha il dovere di indicare proposte chiare per affrontare il tema, che certamente incide sull'occupabilità, abbiamo miliardi di fondi Ue da spendere e non sappiamo come''.
un degno sostituto di "lacrime di coccodrillo"...
RispondiEliminalelamedispadaccinonero.blogspot.it