Martedì, 22 Ottobre 2013 17:37
Italia: legge Stabilità, 5 mln di pensionati perderanno 615 euro a testa
ROMA - La legge di Stabilità è una mazzata per i pensionati. Una media
di 615 euro in meno nel triennio 2014-2016.
E' questa - secondo le proiezioni dello Spi-Cgil - la perdita prodotta
per circa 5 milioni di pensionati dai nuovi meccanismi di indicizzazione
previsti dalla legge di stabilità. "Ancora una volta - ha dichiarato il
Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone - i pensionati vengono
usati dal governo come un bancomat. Con la legge di stabilità non solo
si vanno a peggiorare le norme previste fino ad oggi ma viene
completamente smantellato il sistema previdenziale così come lo abbiamo
conosciuto fino ad oggi". "Non staremo a guardare - ha continuato
Cantone - e daremo battaglia in Parlamento perché si cambi nel segno
dell'equità. Continueremo con la mobilitazione che con Fnp-Cisl e
Uilp-Uil stiamo già mettendo in atto in tutti i territori".
Chi? Noi italiani poveri? Che eresia. Siamo un
branco di choosy per giunta poco occupabili perché ignoranti (Giannini
dixit)
Crisi: Coldiretti, in Italia 4.1 mln senza cibo nel 2013, +47% in 3 anni
18 Ottobre 2013 - 16:59
(ASCA) - Roma, 18 ott - Salgono alla cifra record di 4.068.250 i
poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a
chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10 per
cento sullo scorso anno e del 47% rispetto al 2010, ovvero ben
1.304.871 persone in piu' negli ultimi 3 anni. E' quanto emerge
dal primo drammatico Dossier su 'Le nuove poverta' del Belpaese.
Gli italiani che aiutano' presentato dalla Coldiretti al Forum
Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione a Cernobbio.
Gli italiani indigenti che hanno ricevuto pacchi alimentari o
pasti gratuiti attraverso i canali no profit che distribuiscono le
eccedenze alimentari hanno raggiunto - sottolinea la Coldiretti -
quasi quota 4,1 milioni, il massimo dell'ultimo triennio, secondo
la relazione sul 'Piano di distribuzione degli alimenti agli
indigenti 2013', realizzata dall'Agenzia per le Erogazioni in
Agricoltura (Agea). Per effetto della crisi economica e della
perdita di lavoro si sta registrando - precisa la Coldiretti - un
aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti
neanche a sfamarsi: erano 2,7 milioni nel 2010, sono saliti a 3,3
milioni nel 2011 ed hanno raggiunto i 3,7 milioni nel 2012. Una
situazione drammatica che - conclude la Coldiretti - rappresenta
la punta di un iceberg delle difficolta' che incontrano molte
famiglie italiane nel momento di fare la spesa. red/gc
Le banche disintegrano l'economia reale e poi si lagnano se la gente non può restituire il denaro che loro hanno creato dal nulla.
Banche: Unimpresa, boom sofferenze +22% a 141 miliardi in 12 mesi
(AGI) - Roma, 19 ott. - Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono cresciute del 22% arrivando a quota 141 miliardi di euro. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito e' quella delle imprese (97 miliardi). Le "rate non pagate" dalle famiglie valgono oltre 30 miliardi mentre quelle delle imprese familiari piu' di 12 miliardi. A 1,8 miliardi ammontano invece le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.
ma a voi provvede il buon Letta -
Ecco il segno di ripresa........Debito alle stelle, sfonda il 133% Italia fuori dal G8
Problemini e Problemoni
di: Fabrizio Fiorini
In Italia il periodo dei giri di valzer, se mai vi fu, è definitivamente chiuso.
La nazione ha a che fare con problemi di entità quasi insormontabile, che si susseguono con ritmo oramai quotidiano. Ad esempio, l’urgente questione sulle modalità di celebrazione delle esequie e di tumulazione dei prigionieri della seconda guerra mondiale. O che dire della cogente questione per cui le aggravanti del reato di discriminazione non debbano limitarsi a quelle rivolte al soggetto transessuale ma debbano essere allargate (alla luce delle nuove frontiere dell’identità di genere) anche ai transgender.
O ancora, l’emergenza relativa alla determinazione del numero dei defunti e delle modalità della loro esecuzione nei campi di prigionia dell’Europa centro-orientale negli anni quaranta dello scorso secolo, temi su cui – non riuscendo gli storici a mettersi d’accordo – si è ben pensato di varare un apposito disegno di legge da approvarsi con procedura d’urgenza e auspicio quirinalizio.
Come se non bastasse questa singolare ondata di stravolgimenti che hanno costretto il legislatore alla più estenuante maratona parlamentare che la storia repubblicana ricordi, in attesa che si aggiunga alla mole normativa anche un DL sul menù da proporre ai migranti sui traghetti della Tirrenia che andranno a prelevarli a Bengasi, altre piccole incombenze vanno a distrarre i rappresentanti del popolo dal loro ruolo istituzionale.
Mille problemi, anzi, problemini. Routine, farraginosa burocrazia, ordinaria amministrazione che tuttavia qualcuno dovrà pur decidersi di sbrigare.
Ad esempio, l’assessore all’educazione del comune di Milano ha detto che sempre più bambini, alla mensa scolastica, divorano in pochi istanti il cibo nel piatto, e se possono portano via gli avanzi, dato che quello sarà il loro unico pasto della giornata.
Oppure i dati recenti sulla povertà: gli indigenti sarebbero una quindicina di milioni. Qualcosa si dovrà pur fare.
Anche la produzione industriale è causa di qualche grattacapo. Non si vende più un’automobile neanche a piangere, il mercato immobiliare è tracollato. Dal nostro Mezzogiorno in pochi anni sono emigrate due milioni di persone.
I grandi economisti albionici della London School of Economics, nei giorni scorsi, hanno tracciato un quadretto edificante della nostra nazione: tempo dieci anni, dicono, dell’Italia come la conoscevamo non sarà restato nulla. La portata e la velocità del declino, aggiungono, è tale che – salvo miracoli – per ricostruire il Paese potrebbero volerci secoli.
Se a tutto ciò si aggiunge che ogni anno c’è quel centinaio di miliardi abbondanti da pagare per gli interessi sull’euro e per il fiscal compact, appare evidente che qualche problemino in effetti potrebbe emergere.
Tutte seccature cui prima o dopo i legislatori, sottraendo tempo prezioso al contrasto all’omofobia e al “negazionismo”, saranno costretti ad affrontare. E qualcosa stanno già facendo: una decina di euro in più in busta paga ai dipendenti, grazie a un bell’aumento infinitesimale delle detrazioni d’imposta. Qualche milione di euro al fondo per le social card, qualche sgravio sui contributi se si assume un ultracinquantenne disoccupato da due anni. Insomma, riforme strutturali, vere iniezioni di fiducia.
Intanto tasse e balzelli imperversano: il barile è vuoto, ma qualcosa da raschiare sul fondo, forse, ancora c’è. Ah, a breve verrà aumentato anche il prezzo delle sigarette. Quaranta centesimi a pacchetto. Vabbè, tanto fa male, no? Si muore di cancro. Morite di fame, è meglio.
18 Ottobre 2013 Rinascita
di: Fabrizio Fiorini
In Italia il periodo dei giri di valzer, se mai vi fu, è definitivamente chiuso.
La nazione ha a che fare con problemi di entità quasi insormontabile, che si susseguono con ritmo oramai quotidiano. Ad esempio, l’urgente questione sulle modalità di celebrazione delle esequie e di tumulazione dei prigionieri della seconda guerra mondiale. O che dire della cogente questione per cui le aggravanti del reato di discriminazione non debbano limitarsi a quelle rivolte al soggetto transessuale ma debbano essere allargate (alla luce delle nuove frontiere dell’identità di genere) anche ai transgender.
O ancora, l’emergenza relativa alla determinazione del numero dei defunti e delle modalità della loro esecuzione nei campi di prigionia dell’Europa centro-orientale negli anni quaranta dello scorso secolo, temi su cui – non riuscendo gli storici a mettersi d’accordo – si è ben pensato di varare un apposito disegno di legge da approvarsi con procedura d’urgenza e auspicio quirinalizio.
Come se non bastasse questa singolare ondata di stravolgimenti che hanno costretto il legislatore alla più estenuante maratona parlamentare che la storia repubblicana ricordi, in attesa che si aggiunga alla mole normativa anche un DL sul menù da proporre ai migranti sui traghetti della Tirrenia che andranno a prelevarli a Bengasi, altre piccole incombenze vanno a distrarre i rappresentanti del popolo dal loro ruolo istituzionale.
Mille problemi, anzi, problemini. Routine, farraginosa burocrazia, ordinaria amministrazione che tuttavia qualcuno dovrà pur decidersi di sbrigare.
Ad esempio, l’assessore all’educazione del comune di Milano ha detto che sempre più bambini, alla mensa scolastica, divorano in pochi istanti il cibo nel piatto, e se possono portano via gli avanzi, dato che quello sarà il loro unico pasto della giornata.
Oppure i dati recenti sulla povertà: gli indigenti sarebbero una quindicina di milioni. Qualcosa si dovrà pur fare.
Anche la produzione industriale è causa di qualche grattacapo. Non si vende più un’automobile neanche a piangere, il mercato immobiliare è tracollato. Dal nostro Mezzogiorno in pochi anni sono emigrate due milioni di persone.
I grandi economisti albionici della London School of Economics, nei giorni scorsi, hanno tracciato un quadretto edificante della nostra nazione: tempo dieci anni, dicono, dell’Italia come la conoscevamo non sarà restato nulla. La portata e la velocità del declino, aggiungono, è tale che – salvo miracoli – per ricostruire il Paese potrebbero volerci secoli.
Se a tutto ciò si aggiunge che ogni anno c’è quel centinaio di miliardi abbondanti da pagare per gli interessi sull’euro e per il fiscal compact, appare evidente che qualche problemino in effetti potrebbe emergere.
Tutte seccature cui prima o dopo i legislatori, sottraendo tempo prezioso al contrasto all’omofobia e al “negazionismo”, saranno costretti ad affrontare. E qualcosa stanno già facendo: una decina di euro in più in busta paga ai dipendenti, grazie a un bell’aumento infinitesimale delle detrazioni d’imposta. Qualche milione di euro al fondo per le social card, qualche sgravio sui contributi se si assume un ultracinquantenne disoccupato da due anni. Insomma, riforme strutturali, vere iniezioni di fiducia.
Intanto tasse e balzelli imperversano: il barile è vuoto, ma qualcosa da raschiare sul fondo, forse, ancora c’è. Ah, a breve verrà aumentato anche il prezzo delle sigarette. Quaranta centesimi a pacchetto. Vabbè, tanto fa male, no? Si muore di cancro. Morite di fame, è meglio.
18 Ottobre 2013 Rinascita
Oggi Letta alla corte di
Obama per offrire...
Oggi e' la grande giornata per Enrico Letta
,quando verrà accolto dal presidente Obama. Portando in omaggio
preziosi doni. Lo si capisce dal comunicato della Casa Bianca.
Anzitutto «il
Presidente e il premier italiano sostengono entrambi la
Partnership transatlantica per il commercio e gli
investimenti».
Il progetto di una
Nato economica, voluto dalle multinazionali e grandi banche
Usa, al quale il presidente italiano Giorgio Napolitano, lo
scorso febbraio alla Casa Bianca, ha espresso incondizionato
appoggio ancor prima che l'accordo sia scritto e ne siano
valutate le conseguenze per l'economia italiana
Altro tema dell'incontro sarà «la
cooperazione Usa-Italia nella Nato». Ossia la cooperazione
italiana alla presenza di comandi e basi militari Usa, cui si
aggiungono le strutture Nato sempre sotto comando Usa. Letta
assicurerà Obama che il Muos di Niscemi sarà completato,
nonostante l'opposizione popolare. Gli assicurerà che l'Italia
resterà nel programma del caccia statunitense F-35, comunque si
esprima il parlamento.
Lo testimonia il fatto che, nonostante la
Camera (26 maggio) e il Senato (16 luglio) abbiano impegnato
il governo a non acquistare caccia F-35 senza che il
parlamento si sia espresso nel merito, il 12 luglio è stata
consegnata all'impianto di Cameri la fusoliera del primo F-35
«italiano» e, il 30 luglio, il Pentagono ha ordinato alla
Lockheed Martin i primi 6 dei 90 F-35 che l'Italia acquisterà.
A un prezzo ancora da definire: nel budget 2014 del Pentagono,
i primi 29 caccia costano 219 milioni di dollari l'uno, che
salgono a 291 compresi sviluppo e collaudo.
Terzo tema
dell'incontro quello delle «comuni sfide in Nordafrica e
Medio Oriente». Letta assicurerà Obama che l'Italia, oltre a
restare in Afghanistan quale «nazione quadro» dopo il 2014,
si occuperà in Libia di ricostituire esercito e istituzioni
e di disarmare le milizie. Non a caso, tre
giorni prima il ricevimento di Letta alla Casa Bianca, il suo
governo ha lanciato la «missione militare umanitaria», il cui
scopo dichiarato è rendere il Mediterraneo «un mare sicuro».
Obiettivo dell'operazione, dichiara il ministro della difesa
Mario Mauro, è quello di «triplicare la nostra presenza, in
termini di uomini e mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per
una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la
crisi dovuta in parte alla situazione di 'non Stato' in cui si
trova la Libia».
Le stesse forze aeronavali, usate nella
guerra che ha ridotto la Libia a un «non stato», vengono ora
mandate a «contenere la crisi» che ne è derivata. Si
strumentalizza la tragedia umana provocata dalla guerra, di cui
le ultime stragi nel Mediterraneo sono solo la punta
dell'iceberg. I salvataggi dei naufraghi, sotto gli occhi delle
telecamere, servono ad accreditare l'idea che occorre potenziare
le forze armate, sempre e ovunque impegnate in «missioni
umanitarie».
Se il vero scopo fosse salvare vite umane,
non si userebbero navi da guerra, costosissime e non adatte a
tali operazioni, ma si creerebbe una apposita task force civile.
Scopo reale della missione, che triplicherà la presenza militare
italiana nell'area sud del Mediterraeo, è rafforzare la
strategia Usa/Nato in Nordafrica e Medio Oriente.
Sulla missione «umanitaria» Obama loderà
Letta sotto gli occhi delle telecamere. Quelle che ci mostrano
le tragedie del Mediterraneo, invece, tra non molto si
spengeranno. E altri barconi affonderanno in silenzio.
17 ottobre 2013
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