[1]17 settembre 2010 (fonte:MoviSol) -
Se fosse per la Commissione Europea e per la BCE, i governi andrebbero semplicemente sciolti. A sorprendere non è tanto questa verità, quanto il fatto che i suddetti governi accettano supinamente le misure che conducono alla “soluzione finale”.
Così, il 6-7 settembre, l’Ecofin ha dato il via libera alla cosiddetta “Sessione di bilancio europea”, che, nelle parole del ministro Tremonti, “è il luogo politico in cui si assisterà ad un trasferimento di poteri dalla periferia al centro europeo”. Esso sancirà “la fine delle politiche ‘national oriented’… Ogni anno, da gennaio ad aprile, tutto ruoterà per tutti gli stati intorno alla sessione di bilancio europea… ogni Stato presenterà i suoi documenti, destinati ad essere discussi collettivamente da tutti gli altri Stati e coordinate dalla Commissione Europea”. Ed ha aggiunto: “Nella forma è un passaggio procedurale, nella sostanza sarà un cambiamento costituzionale”.
Ormai i cambiamenti costituzionali avvengono così, qualcuno li decide a Bruxelles, alla faccia dei parlamenti e del popolo sovrano. Non lo dite ai censori del Lodo Alfano…
La buona notizia è che lo stesso Ecofin non è riuscito ad accordarsi sul previsto inasprimento delle regole di Maastricht. Un gruppo di paesi guidato dalla Spagna si è opposto all’automatizzazione delle procedure di infrazione e dell’inasprimento della pena; un altro gruppo di nazioni, guidato dall’Italia e dal Belgio, si è ovviamente opposto all’estensione delle stesse procedure alla violazione dei parametri sul debito. Per il momento, un’ulteriore arma di distruzione di massa non è stata innescata. Ma la Giunta UE appronta nuove armi.
Mentre l’Ecofin varava la nuova “devolution”, il Presidente Barroso teneva il suo primo discorso sullo “Stato dell’Unione” al Parlamento Europeo, annunciando una nuova iniziativa per un’imposta diretta dell’UE sui cittadini europei. “Come ha sottolineato questo Parlamento – ha detto Barroso – dovremo affrontare il discorso delle risorse proprie” della Commissione Europea, e ha indicato come opzioni o un’imposta diretta o una percentuale sui bond europei (quest’ultima opzione permetterebbe di prendere due piccioni con una fava).
Nel frattempo, ai governi viene gentilmente chiesto di accelerare il proprio suicidio tramite politiche di austerità alla Bruening. Il 9 settembre, la BCE ha chiesto di ridurre i salari nei paesi “deboli” dell’UE, e di eliminare il diritto di voto nel Consiglio Europeo degli stati membri che violino le regole del deficit – la stessa misura che l’Ecofin non è riuscito ad approvare.
In un’intervista al Financial Times, il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha ammesso che per l’abolizione del diritto di voto sarebbe necessario un cambiamento dei trattati UE, ma poiché ciò è impossibile, ha suggerito di “usare al massimo le leggi esistenti”. Trichet ha chiamato questo passaggio “un salto quantistico” nella futura governance europea. Allo stesso tempo, la BCE ha aumentato l’intensità delle sua richieste di riduzione dei salari. Nell’ultimo bollettino mensile, si chiedono “riforme strutturali di vasta portata” per le economie “non competitive” dell’UE. “Le misure dovrebbero assicurare un processo di contrattazione salariale che permetta ai salari di essere aggiustati in modo flessibile e appropriato alla situazione dell’occupazione e alle perdite di competitività”. Tradotto in italiano, significa che se c’è più domanda che offerta di lavoro (cresce la disoccupazione), si abbassano i salari – la legge del mercato, baby – e se i prodotti cinesi sono più “competitivi”, i costi del lavoro vanno aggiustati a quelli cinesi.
Se fosse per la Commissione Europea e per la BCE, i governi andrebbero semplicemente sciolti. A sorprendere non è tanto questa verità, quanto il fatto che i suddetti governi accettano supinamente le misure che conducono alla “soluzione finale”.
Così, il 6-7 settembre, l’Ecofin ha dato il via libera alla cosiddetta “Sessione di bilancio europea”, che, nelle parole del ministro Tremonti, “è il luogo politico in cui si assisterà ad un trasferimento di poteri dalla periferia al centro europeo”. Esso sancirà “la fine delle politiche ‘national oriented’… Ogni anno, da gennaio ad aprile, tutto ruoterà per tutti gli stati intorno alla sessione di bilancio europea… ogni Stato presenterà i suoi documenti, destinati ad essere discussi collettivamente da tutti gli altri Stati e coordinate dalla Commissione Europea”. Ed ha aggiunto: “Nella forma è un passaggio procedurale, nella sostanza sarà un cambiamento costituzionale”.
Ormai i cambiamenti costituzionali avvengono così, qualcuno li decide a Bruxelles, alla faccia dei parlamenti e del popolo sovrano. Non lo dite ai censori del Lodo Alfano…
La buona notizia è che lo stesso Ecofin non è riuscito ad accordarsi sul previsto inasprimento delle regole di Maastricht. Un gruppo di paesi guidato dalla Spagna si è opposto all’automatizzazione delle procedure di infrazione e dell’inasprimento della pena; un altro gruppo di nazioni, guidato dall’Italia e dal Belgio, si è ovviamente opposto all’estensione delle stesse procedure alla violazione dei parametri sul debito. Per il momento, un’ulteriore arma di distruzione di massa non è stata innescata. Ma la Giunta UE appronta nuove armi.
Mentre l’Ecofin varava la nuova “devolution”, il Presidente Barroso teneva il suo primo discorso sullo “Stato dell’Unione” al Parlamento Europeo, annunciando una nuova iniziativa per un’imposta diretta dell’UE sui cittadini europei. “Come ha sottolineato questo Parlamento – ha detto Barroso – dovremo affrontare il discorso delle risorse proprie” della Commissione Europea, e ha indicato come opzioni o un’imposta diretta o una percentuale sui bond europei (quest’ultima opzione permetterebbe di prendere due piccioni con una fava).
Nel frattempo, ai governi viene gentilmente chiesto di accelerare il proprio suicidio tramite politiche di austerità alla Bruening. Il 9 settembre, la BCE ha chiesto di ridurre i salari nei paesi “deboli” dell’UE, e di eliminare il diritto di voto nel Consiglio Europeo degli stati membri che violino le regole del deficit – la stessa misura che l’Ecofin non è riuscito ad approvare.
In un’intervista al Financial Times, il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha ammesso che per l’abolizione del diritto di voto sarebbe necessario un cambiamento dei trattati UE, ma poiché ciò è impossibile, ha suggerito di “usare al massimo le leggi esistenti”. Trichet ha chiamato questo passaggio “un salto quantistico” nella futura governance europea. Allo stesso tempo, la BCE ha aumentato l’intensità delle sua richieste di riduzione dei salari. Nell’ultimo bollettino mensile, si chiedono “riforme strutturali di vasta portata” per le economie “non competitive” dell’UE. “Le misure dovrebbero assicurare un processo di contrattazione salariale che permetta ai salari di essere aggiustati in modo flessibile e appropriato alla situazione dell’occupazione e alle perdite di competitività”. Tradotto in italiano, significa che se c’è più domanda che offerta di lavoro (cresce la disoccupazione), si abbassano i salari – la legge del mercato, baby – e se i prodotti cinesi sono più “competitivi”, i costi del lavoro vanno aggiustati a quelli cinesi.
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