lunedì 13 febbraio 2012

La lega araba che aveva confermato nel suo rapporto la presenza di gruppi armati che sparavano sui civili seminando il terrore, dopo le "strane dimissioni" del capo degli osservatori della Lega araba, il generale sudanese Mohammed al Dabi, sostituito nel giro di qualche ora dall'ex ministro giordano degli Esteri, Abdul Ilah al-Khatib.
Cambiato il capo degli osservatori cambia anche la posizione della Lega Araba che si schiera con gli "oppositori" ossia con quei gruppi armati che uccidono i civili e chiede i caschi blu per un  "cessate il fuoco", auspica punizioni per chi causa danno ai civili MA si impegna a fornire sostegno politico e materiale a quella opposizione che nel suo rapporto identifica come gruppi armati (Rapporto Lega Araba notare i punti dal 25 al 29).
Nell'art di Repubblica si sostiene che anche Al Qaida ha preso le difese della lotta armata contro Assad (che curiosa coincidenza....). A seguito (ps chi li inoltra alla Cgil, magari quando non si trova in conclave con Monti...):


Gli USA utilizzano al-Qaeda come nemico-alleato 

Homs, una città immersa nell'orrore organizzato da gruppi armati e non da Damasco

DI SILVIA CATTORI
Il siriano di cui ho raccolto la testimonianza vive a Homs, nel quartiere dove è stato ucciso Gilles Jacquier assieme a otto simpatizzanti siriani del governo di Assad. Cadevano granate attorno al suo edificio mentre parlavamo. Paralizzato dalla paura e dall'angoscia di una morte in agguato, parlava a voce bassa, con difficoltà. Crediamo al quadro raccontato con sobrietà da questo uomo, padre di due figli.

Crediamo alla sua sincerità. Ciò che lui afferma contraddice quanto affermano le autorità politiche - implicate nel conflitto - e i nostri media che persistono nel negare la realtà; ad attribuire distruzioni ed assassini alle forze armate siriane e affermare, a torto, che torturano bambini, violentano ragazze, uccidono intenzionalmente civili.

Ponendo il veto alla risoluzione proposta da Occidente e alleati arabi dei paesi del Golfo, Cina e Russia hanno dimostrato di non essersi lasciate ingannare da questa colossale disinformazione. Ma, dopo che il Consiglio di sicurezza dell'ONU si è riunito, le bande
armate in Siria hanno raddoppiato i loro attacchi selvaggi sentendosi evidentemente forti del sostegno della cosiddetta «comunità internazionale».

In un articolo del 4 febbraio, il giornalista della AFP, Khaled Soubeih [1], afferma che, secondo i militanti anti-regime, «durante la notte, forze del regime hanno bombardato a colpi di mortaio e carri armati diversi quartieri ribelli come Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Bayada, Wadi Araba, e soprattutto Khaldiyé». Il Consiglio nazionale siriano (CNS) parla di 260 morti e centinaia di feriti. È questo quanto accaduto, secondo lei, nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 febbraio 2012?

Sparano da ogni parte.. vogliono uccidere.. I loro colpi hanno ucciso 20 militari che si trovavano nel nostro quartiere (Hadara).. Sono loro che sparano e ci bombardano. Li sente? Stanno bombardando il nostro quartiere proprio ora [11,40 di domenica 5 febbraio]. Sparano e uccidono all'impazzata tanto gli alauiti che i sunniti nei quartieri che controllano.


Ma quando dice «loro», a chi si riferisce?

Parlo dell'opposizione armata contro Bashar.


Si sono viste immagini che mostravano oppositori davanti a decine di corpi ricoperti da lenzuola bianche e si diceva che erano stati uccisi nel quartiere di Khaldiyé. Quindi secondo lei erano corpi di civili e militari uccisi dai gruppi armati?

Sì. Li hanno uccisi loro. Tra questi corpi, persone del nostro quartiere hanno riconosciuto persone che erano state rapite [2], alcuni da molto tempo. Molta gente è stata portata via. I prelevamenti sono cominciati ad aprile.


Tra questi corpi è stato riconosciuto qualcuno che lei conosceva? Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha parlato di 100 bambini uccisi a Homs l'altro giorno..

Parenti del mio quartiere hanno riconosciuto, tra i cadaveri, una ventina di uomini che erano stati rapiti. Portavano segni di torture. Non hanno potuto vedere tutti i corpi. Non hanno visto donne né bambini tra i cadaveri. Hanno visto corpi di uomini, gente scomparsa, di parenti, che presentavano sicuramente tracce di torture apparentemente anteriori alla morte; hanno assicurato che questi uomini erano stati prelevati tempo prima, che sembravano essere stati giustiziati, non uccisi dalle cannonate.
Sa quante persone sono state prelevate da questi gruppi armati da aprile?

Non si sa con esattezza.. ma molti uomini sono scomparsi. Tra loro c'è un mio cugino. È stato rapito 15 giorni fa. Non se ne ha più alcuna notizia. Ci sono famiglie, qui, che hanno figli, padri, zii, rapiti. Si stima che circa 400 persone sono state prelevate, scomparse.
Conosco un altro caso recente. Il fratello di una amica. È partito in auto il 24 gennaio e non è stato più visto. La sua famiglia ha avuto notizie 4 giorni fa, i rapitori chiedevano un riscatto, una grossa cifra. È accaduto che il denaro è andato perso, il mediatore è stato ucciso in strada..

Ma qui si dice che è l'esercito che stupra, tortura i bambini.. Chi legge dirà che forse è proprio l'esercito a far sparire le persone?

Risposta: Quello che lei dice non è quello che noi vediamo qui. Sono gli oppositori armati che assediano, rapiscono, uccidono e torturano i bambini di cui poi vediamo le foto su Al Jazeera. Attribuiscono i loro crimini all'armata siriana. Le distruzioni, i morti, i feriti... la responsabilità è degli oppositori armati.

Silvia Cattori: Sempre a proposito di questi 260 civili uccisi [3] «tra cui un centinaio di bambini e donne» che sarebbero morti sotto le cannonate dell'esercito di Assad nel sobborgo di Khaldiyé, a Homs, la notte di venerdì 3 febbraio, e che hanno emozionato il mondo; c'è qualcosa che non torna. Dunque, tra i corpi esposti a Khaldiyé non si vedono donne né bambini. Si vedono giovani uomini i cui corpi portano segni di torture. Non sembrano essere stati uccisi negli scontri, in seguito ai bombardamenti. Tutto ciò conferma quanto ci ha appena detto. Ovvero che le uccisioni sono opera dei gruppi armati. È importante chiarire questo punto; se quello che lei dice è vero - che i corpi mostrati sono quelli di persone che gli oppositori avevano prelevato e giustiziato - questo incrimina coloro che, come Obama e Sarkozy, sostengono gli oppositori, coprono le loro atrocità perché vogliono la fine di Assad, ad ogni costo. Ci sono foto di edifici che sono stati bombardati?

Sì. Hanno bombardato Hadara, il nostro quartiere (dove è stato ucciso anche Gilles Jacquier - Nda) venerdì notte. I colpi venivano da Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Khaldiyé.. in ogni direzione. Ma non sparavano da posti in cui si trovavano le forze armate governative che sono qui nel nostro quartiere per proteggerci. È un piccolo quartiere il nostro.

Ma, allora, quello che raccontavano Siriani al telefono al giornalista dell'AFP non è vero?

No, non è vero. Loro hanno armi pesanti. Hanno preso il controllo di Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Bayada, Khaldiyé... Distruggono, uccidono, feriscono. Stanno bombardando, proprio ora... Sono loro (i gruppi islamisti armati) che fanno esplodere i palazzi, che minacciano le persone, ovunque, non solo nel nostro quartiere. Ci sono colpi, in questo momento, che arrivano da diverse parti. Gli abitanti chiamano l'esercito in aiuto.

Ha paura, ora?

Sì, siamo terrorizzati. È molto pericoloso per noi.


Si fatica a capire come questi gruppi possano «controllare» la popolazione di interi quartieri nella città di Homs?

Sono entrati nei quartieri, si sono installati con il terrore; tengono la popolazione sotto minaccia, li obbligano a collaborare se vogliono protezione, li obbligano a chiudere i loro negozi, le scuole.

Qual è la parte più difficile per voi che siete sotto i loro colpi?

Non si può uscire, non si possono vedere le altre persone, si vive nel terrore permanente che una bomba ti cada addosso e ti uccida. Non siamo più sicuri... Non posso andare a lavorare, fuori ci sono continui bombardamenti. Ci ammazzano non appena mettiamo la testa fuori; la casa del mio vicino è stata distrutta...

Da quando la situazione è divenuta insostenibile?

Da due giorni le cose stanno andando sempre peggio ma la situazione ha cominciata ad aggravarsi nell'ultima settimana.

Avete l'impressione che l'amministrazione di Assad non faccia quanto necessario per proteggervi?

Fanno del loro meglio in un contesto molto difficile.


I giornalisti dei media tradizionali parlano di manifestazioni pacifiche, una rivoluzione che promette democrazia...

No, non ci sono manifestazioni pacifiche da parte loro. Tutte le manifestazioni sono violente, sono incitamento alla violenza.

Quello che dice attesta che, ciò che i politici e i media qualificano da noi come «militanti pro-democrazia», sono in realtà gruppi armati che terrorizzano la popolazione. È in ogni caso una dolorosa equazione. Cosa prova quando sente Alain Juppé et Gérard Araud, ambasciatore francese all'ONU, dare ragione a questi oppositori armati che vi uccidono, rapiscono, e uccidono i soldati che, pur con le migliori intenzioni, non riescono a proteggervi?

Cosa provo? Tristezza. Sono molto triste per il mio paese, il mio popolo... non smetto di domandarmi perché mentono... noi siamo qui, di fronte all'ignoto... Ringrazio la Russia e la Cina per aver posto il loro veto al Consiglio di sicurezza. Se anche loro lasciassero fare quello che vogliono agli altri paesi, ciò che è accaduto in Libia arriverebbe anche qui, ma molto peggio... Vorrei dire ai giornalisti e ai responsabili politici che con le loro menzogne, le loro parzialità a favore degli oppositori armati che ci terrorizzano, distruggono lo spirito e soprattutto l'anima dei nostri giovani.

La ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Faremo del nostro meglio per fare conoscere la vostra testimonianza.

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Sgomenta per quanto avevo appena ascoltato, ho abbassato la cornetta ben sapendo che i nostri politici e media non avrebbero nemmeno ascoltato [4]. (5 febbraio 2012)

Post scriptum
Questa mattina, 6 febbraio, mentre ci apprestavamo a pubblicare questa testimonianza, sentendo dire su France Culture che l'esercito siriano stava martellando incessantemente da sabato gli oppositori, e l'ospite del mattino, Salam Kawabiki, oppositore siriano residente a Parigi, lamentarsi per il fatto che «sfortunatamente i media del regime sono ripresi da siti di estrema destra francesi..» [5], abbiamo drizzato le orecchie. Salam Kawabiki parlava di più di 400 morti tra gli oppositori durante la notte di venerdì. Oppositori che egli rappresentava come assolutamente pacifici, che manifestavano e cantavano, anime di una rivoluzione che aveva «risvegliato lo spirito siriano».
Non ci abbiamo creduto. Tutto ciò che diceva sapeva di propaganda, non collimava in alcun modo con quanto, da mesi, i nostri contatti da Homs, terrorizzati dagli oppositori armati, dicevano e ripetevano. Li abbiamo ricontattati per domandare ancora chi stesse attaccando quel giorno. Ci hanno detto: «Oggi i gruppi armati hanno attaccato il centro di comunicazione; hanno fatto esplodere edifici nei quartieri di al-Nazihin e di al-Inshaat; hanno minacciato di far saltare altri palazzi in altri quartieri; sui tetti ci sono copertoni che bruciano [6]; gli abitanti chiedono il soccorso dell'esercito».

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Per motive precauzionali non indichiamo il nome del nostro corrispondente. Questa intervista non avrebbe potuto essere realizzata senza il prezioso sostegno di Rim, una giovane siriana.

NOTE:

[1] «Siria: shock e orrore nella città devastate di Homs», Khaled Soubeih, (AFP) 4 febbraio 2012.

[2] Anche monsignor Jean-Clément Jeanbart, metropolita melchite greco-cattolico di Aleppo, sostiene che «persone sono uccise in pieno giorno, altre rapite da criminali che chiedono elevati riscatti» Si veda: http://www.silviacattori.net/article2780.html

[3] Il corrispondente della BBC in arabo, che si trovava a Homs dalla parte dei ribelli, stimava in 50 il numero dei morti (non 260), precisando che, in quel caos, il conteggio era davvero difficile.

[4] Si veda : «Les Syriens sont une majorité à soutenir le président Assad, mais ce n'est pas des médias occidentaux que vous pourriez l'apprendre » [La maggioranza dei Siriani sostiene il presidente Assad ma non lo saprete mai dai media occidentali], di Jonathan Steele, The Guardian, 17 gennaio 2012.

[5] Ci sono numerosi siti di informazione, in Francia, di diverso orientamento, che pubblicano autori seri e imparziali (e traducono allo stesso tempo autori stranieri come MAHDI DARIUS NAZEMROAYA, BILL VAN AUKEN, PEPE ESCOBAR, JEREMY SALT, JONATHAN STEELE, ecc.), infinitamente più credibili, a proposito di quel che succede in Medio e Vicino Oriente, di giornalisti come Christophe Ayad o Georges Malbrunot, pubblicati da Le Monde e Le Figaro.

[6] Due giorni fa, su Facebook, sedicenti «rivoluzionari democratici amanti della libertà» avevano chiamato a incendiare pneumatici sui tetti degli edifici di Homs.

Clarissa

Forze inglesi a Damasco, non è Assad a massacrare i siriani – (Text + 3 Videos)

Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.

Lizzie Phelan – Speaking about the Twin Suicide Blasts in Aleppo

«Truppe speciali di Londra – insieme a quelle dell’onnipresente Qatar – starebbero già combattendo ad Homs contro l’esercito siriano», scrive Marco Santopadre su “Contropiano”. A rendere noto ciò che tutti i più attenti analisti sapevano da mesi è stata l’8 febbraio la Cnn: «Gli Stati Uniti – scrive “NenaNews” – avevano parlato di invio di aiuti umanitari alla popolazione siriana e invece fanno sapere di “aver preso in esame” l’ipotesi di un intervento militare contro la Siria», escluso fino a ieri. Lo hanno detto a Barbara Starr, corrispondente della Cnn al Pentagono, due alti funzionari dell’amministrazione Obama, confermando l’irritazione della Casa Bianca nei confronti del veto opposto dalla Cina e dalla Russia la scorsa settimana alla risoluzione dell’Onu contro Damasco.

Washington in ogni caso non tiene in alcun conto l’esito dell’incontro dell’8 febbraio a Damasco tra il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e Bashar Assad, al termine del quale il presidente siriano ha affermato che «coopererà con qualunque sforzo per risolvere la crisi». Lavrov, accolto a Damasco da decine di migliaia di siriani, ha affermato che è stato recepito «il segnale» mandato da Mosca di «andare avanti in modo più attivo su tutte le linee». Il presidente siriano, ha aggiunto il ministro degli esteri russo, si è impegnato ad aprire un dialogo con tutte le forze politiche in campo e a scrivere in tempi brevi una nuova Costituzione da approvare con un referendum popolare, oltre ad accettare un’estensione e un ampliamento della missione della delegazione di osservatori della Lega Araba.

Assicurazioni che però non scuotono le monarchie del Golfo, storiche avversarie di Damasco, che hanno espulso i rappresentanti diplomatici siriani mentre Italia, Francia, Spagna, Olanda, Germania e Tunisia hanno allontanato diplomatici siriani o richiamato i propri ambasciatori “per consultazioni”. Per contro, le cancellerie dell’Unione Europea continuano a ribadire che nessun tipo di intervento militare contro la Siria è in discussione, neanche sotto forma di una “No Fly Zone”: l’Unione Europea non ha nulla da guadagnare nella destabilizzazione violenta e incontrollata di una regione che potrebbe deflagrare se le pressioni militari indirette finora adottate dall’Occidente e dalle petromonarchie arabe dovessero trasformarsi in guerra aperta. Inoltre, aggiunge sempre “Contropiano”, dopo il veto di Russia e Cina all’Onu e l’impegno diretto del governo di Mosca nel tentativo di mediazione tra Assad e le opposizioni, un sostegno europeo alla guerra potrebbe incrinare rapporti economici e commerciali vitali.

Eppure, le notizie di un possibile intervento sul campo di truppe straniere si moltiplicano. Il “Sole 24 Ore” rivela che secondo “Debka File”, il sito web israeliano di intelligence, «unità delle forze speciali di Gran Bretagna e Qatar si sono infiltrate a Homs e, pur non partecipando direttamente ai combattimenti, stanno fornendo assistenza tecnica e militare ai ribelli». La notizia è accreditata da altri servizi occidentali, anche se in casi come questi è arduo individuare il confine tra informazione e disinformazione. «E’ molto difficile districarsi fra le notizie provenienti dalla Siria», scrive “Megachip” in una nota: «C’è un forte “fumo di guerra” che proviene dall’Impero, che va a grandi tappe verso la guerra contro Damasco, mobilitando da mesi enormi risorse sui media, da “Al-Jazeera” (a lungo in mano a un asset della Cia) fino a Facebook e ad altre reti, da saturare di propaganda e manipolazioni».

Syria- CBS News Support Terrorist Gangs...Attacking Syrian Army check Points.

Lo schema proposto è quello classico dello scontro fra tiranno e dimostranti pacifici, mentre quella siriana è una partita «in cui si confrontano strategie militari complesse, con molte armi in mano a milizie spietate, spalleggiate da chi non vuole vedere spiragli di dialogo e vuole il “regime change” costi quel che costi: soffia non solo un vento di guerra, ma un vento di guerra totale». E’ il contesto ad avvalorare i peggiori sospetti, aggiunge Marco Santopadre: com’è noto, la Turchia ospita ai suoi confini il Free Syrian Army (l’Esercito Siriano Libero) e a Iskenderun, nella provincia di Hatay, l’antica Antiochia, si è insediato da diversi mesi un comando multinazionale ristretto composto da ufficiali americani, inglesi, francesi, canadesi e arabi degli Emirati, del Qatar e dell’Arabia Saudita. Inoltre la provincia di Hatay, nel sud della Turchia, ospita una consistente comunità di origine siriana, eredità dei tempi dell’Impero Ottomano, e costituisce il retroterra migliore per un possibile intervento contro Damasco. Infatti il leader turco Erdogan preme per una “conferenza internazionale sulla Siria” per contendere a Mosca l’egemonia sulla regione.

Il livello di pericolosità della situazione è confermato da un servizio di Guido Olimpio sul “Corriere della Sera” il 10 febbraio: la stampa di Bengasi, racconta Olimpio, ha celebrato la missione in Siria da parte della “legione libica”, forse 600 uomini inviati a Damasco per contribuire a destabilizzare il regime di Assad. «Non stupisce – scrive il “Corriere” – che la missione di sostegno alla rivolta sia coordinata dall’ex qaedista Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati», noto come agente della Cia “nonostante” la sua militanza nell’organizzazione di Osama Bin Laden. Harati è in Siria dalla fine di dicembre, scrive Olimpio, citando la testimonianza del reporter francese con il quale l’ex dirigente di Al Qaeda si muove nei villaggi al confine con la Turchia.

Di nuovo, aggiunge il “Corriere”, i libici mostrano di essere ben preparati per la guerra: visori notturni, telefoni satellitari Thuraya e molti kalashnikov. Fonti arabe sostengono che i “volontari” hanno raggiunto la Siria attraverso Cipro, il Libano, la base di Iskenderun in Turchia e forse anche la Giordania. «Nuclei che avrebbero l’appoggio di piccoli gruppi di forze speciali del Qatar, saudite e occidentali, in particolare britanniche», scrive Olimpio. I due paesi arabi, oltre ai consiglieri, ci mettono anche i soldi: «Denaro con il quale verrebbe acquistato materiale trasferito con aerei cargo proprio a Iskenderun», dove sarebbe stato installato un “ufficio avanzato” gestito da 007 incaricati di assistere i gruppi di disertori siriani. «I movimenti di combattenti “stranieri” non sono sfuggiti all’occhio attento dei russi», annota il “Corriere”: l’ex Kgb ha uomini ovunque, nella realtà siriana, e il 10 febbraio Mosca ha espresso il proprio allarme.

Lo avevano inutilmente annunciato, da subito, diversi osservatori indipendenti: attenzione, non è stato il regime di Assad ad aprire il fuoco sui dimostranti. I primi a sparare sono stati misteriosi “miliziani”, forse sauditi, che hanno ucciso agenti di polizia. Solo allora le forze di sicurezza hanno cominciato a rispondere al fuoco, fino all’attuale caos, vicino alla guerra civile. Ormai da mesi è in campo direttamente l’esercito, ma non è l’unico a ricorrere all’artiglieria: i “ribelli” sparano sui soldati con lanciagranate e mortai. Drammatica la testimonianza raccolta a Homs da Silvia Cattori e ripresa da “Clarissa”: a parlare, sotto le cannonate che scuotono il quartiere dove l’11 gennaio è stato ucciso dai “ribelli” il giornalista francese Gilles Jacquier, è un uomo terrorizzato: «Hanno armi pesanti, distruggono, uccidono, feriscono. Stanno bombardando, proprio ora. Sono loro, i gruppi islamisti armati, che fanno esplodere i palazzi, che minacciano le persone, ovunque, non solo nel nostro quartiere. Gli abitanti chiamano l’esercito in aiuto».


Sono gli oppositori armati che assediano, rapiscono, uccidono e torturano i bambini di cui poi vediamo le foto su “Al Jazeera”, continua il testimone: «Attribuiscono i loro crimini all’armata siriana. Le distruzioni, i morti, i feriti… la responsabilità è degli oppositori armati». L’uomo racconta come tutto è cominciato: «Sono entrati nei quartieri, si sono installati con il terrore; tengono la popolazione sotto minaccia, li obbligano a collaborare se vogliono protezione, li obbligano a chiudere i loro negozi, le scuole». Neppure lui sfugge al regime di terrore: «Non posso andare a lavorare, fuori ci sono continui bombardamenti. Ci ammazzano non appena mettiamo la testa fuori; la casa del mio vicino è stata distrutta».

Eppure, ribatte Silvia Cattori, i giornalisti dei media tradizionali parlano di manifestazioni pacifiche, una rivoluzione che promette democrazia. «No, non ci sono manifestazioni pacifiche da parte loro», risponde l’uomo di Homs: «Tutte le manifestazioni sono violente, sono incitamento alla violenza». Il siriano ringrazia la Russia e la Cina per il veto posto all’Onu: «Se anche loro lasciassero fare quello che vogliono agli altri paesi, ciò che è accaduto in Libia arriverebbe anche qui, ma molto peggio». Il testimone conclude la sua drammatica deposizione con un appello: «Vorrei dire ai giornalisti e ai responsabili politici che con le loro menzogne e le loro parzialità a favore degli oppositori armati che ci terrorizzano, distruggono lo spirito e soprattutto l’anima dei nostri giovani».

Gli USA utilizzano al-Qaeda come nemico-alleato

VIDEO Intervista a Lendman Usa usano Al Qaida come nemico-alleato"

Il leader della organizzazione terroristica al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, secondo alcune fonti, si è unito alla campagna anti-siriana.

Molti credono che il gruppo terrorista abbia intessuto una alleanza strategica con Washington contro il governo siriano.
Nonostante gli slogan urlati contro il governo israeliano, al-Qaeda non ha mai commesso alcuna azione contro gli interessi di Tel Aviv, mentre ha compiuto centinaia di attacchi esplosivi in paesi musulmani.
Press TV ha intervistato Stephen Lendman, autore e conduttore radiofonico, per conoscere la sua opinione a tal riguardo.
A seguire una trascrizione dell'intervista:

Press TV: Come ti poni Stephen sulla recente notizia riguardo l'adesione di al-Qaeda alla campagna contro il governo israeliano, alla lotta contro il governo siriano?

Lendman: Non sono affatto sorpreso, perchè, tornando alla Libia, il cosiddetto Gruppo Combattente Libico Islamico era composto in larga parte di membri di al-Qaeda. Allo stesso tempo, ciò che mai si rammenta nell'Occidente è che al-Qaeda è stata una creazione della CIA, e gli Stati Uniti utilizzano al-Qaeda in maniera strategica sia come nemico sia come alleato.
E' sensazionale. Questo è ciò che realmente accade. Così gli USA possono vilipendere al-Qaeda come organizzazione terroristica, e allo stesso tempo per molti anni se ne servirono strategicamente, ciò accadde in Libia e questo sembra stia ancora accadendo in Siria, semplicemente una riproposizione del modello libico.

Press TV: Esattamente cosa vuol dire questo, Stephen? Come puoi essere amico e nemico allo stesso tempo? O ciò significa che essi sono amici, e l'essere avversari sia solo una maschera? Qual è il significato esatto di tutto ciò?

Lendman: E' principalmente un'arma retorica. La posizione del mio paese, gli Stati Uniti, è che al-Qaeda è una organizzazione terroristica, segretamente al-Qaeda è utilizzata come alleato, come avvenne in Libia, come successe nel 1990, e come sta accadendo oggi contro la Siria.
Così hai la retorica in una mano, per cui tu hai un nemico, e la politica nell'altra mano, per cui tu hai un alleato. Io penso che questa sia la divisione sostanziale.

Press TV: Bene, nel racconto io leggo ora che c'era un collegamento sul fatto che al-Qaeda, nonostante dichiari di essere anti-israeliano, non ha mai attaccato gli interessi di Israele, mentre ha provocato dei forti disordini nei paesi musulmani.
Cosa ci dice il fatto che un'organizzazione che dichiara di essere un organizzazione musulmana conduca moltissimi attacchi nel mondo musulmano? Cosa ci dice riguardo all'organizzazione in sé?

Lendman: Dunque, io penso che questo ci dica, ci mostri che al-Qaeda sembra molto più legata all'interesse occidentale piuttosto che agli interessi dei diritti umani, delle libertà civili e della libertà individuale delle persone negli stati musulmani.
Intendo dire che mi trova d'accordo. Israele può dichiarare che un certo attacco è stato condotto da al-Qaeda, questo non significa che lo fosse, ma io penso che ciò che hai detto sia perfettamente corretto. Al-Qaeda non sta attaccando Israele. E non sta neppure attaccando gli USA. Ma piuttosto sembra che attacchi i nemici di USA ed Israele. E' una situazione terribile.

Press TV: Inoltre, riguardo al-Qaeda e questa situazione, non si trova a servire più gli interessi diciamo dell'Occidente che dei paesi musulmani nel creare una immagine estremamente negativa dei musulmani in generale, mentre nella sostanza essi sono realmente l'antitesi dell'Islam?

Lendman: Dopo l'11 Settembre in America il mio paese ha dichiarato guerra all'Islam. Non lo dice, ma questo è ciò che è in realtà, sia all'estero, sia internamente. Voglio dire, i musulmani sono diffamati all'interno del paese; ci sono dei comitati di congresso incaricati di investigare sui musulmani, come se fossero un'organizzazione segreta che minaccia il paese.
I musulmani non sono diversi da chiunque altro, ma tu non lo penseresti minimamente se seguissi i media statunitensi, e i fanatici che infestano il Congresso e che alimentano odio. Ci sono anche altre organizzazioni indipendenti, composte di ex ufficiali governativi, di persone ad essi correlate, e letteralmente soffiano benzina sul fuoco, alimentando l'odio contro i musulmani, e caratterizzandoli come terroristi e via dicendo.
Questo è un fenomeno post 11 Settembre. Hanno veramente perso del tutto il controllo, e dunque puoi legare questo con quello che sta accadendo all'estero, e fare un elenco di tutte quelle organizzazioni che non hanno nulla a che fare con il terrorismo, come Hezbollah in Libano, come Hamas in Gaza, che sono etichettate come organizzazioni terroristiche, perché Israele vuole che il Dipartimento di Stato faccia questo, e quando Israele fa una richiesta al Dipartimento di Stato, o al Congresso o all'amministrazione, sono presto accontentati.
Così ancora tu hai al-Qaeda in una mano sola, tu hai tutti gli altri gruppi, e tu hai i più dispotici stati nel Medio Oriente - Arabia Saudita, Barhain, Yemen - Voglio dire questi regimi, voglio dire essi sono tutti parte di questo grande affare dell'attaccare i nemici degli USA.
Tradotto da Rodion per CDC

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