All'ottimo articolo di Italo Romano, posso solo aggiungere che se non abbiamo diritto ad un posto di lavoro, tra l'altro non lo abbiamo mai avuto, nonostante si sia sempre subordinato il diritto di vivere un'esistenza dignitosa al lavoro, in tutta evidenzia non abbiamo neppure il diritto di vivere. A prescindere dal fatto che tale lavoro sia utile o peggio ancora dannoso, a prescindere dall'entità dell'elemosina che viene corrisposta sotto forma di salario, se non si lavora in virtù di questa logica è giusto che si crepi per strada.
Questo è l'avanzato "stato di diritto" in merito al quale tanto ci pavoneggiamo. Ad oggi non viene riconosciuto nemmeno un reddito minimo di cittadinanza, perché lor signori della casta e parassiti delle banche ritengono tale strumento un incentivo alla "pigrizia".
Non importa se il loro "lavoro" causa l'ecatombe nella quale NOI comuni cittadini siamo immersi. LORO distruggono posti di lavoro (1626 aziende muoiono ogni giorno) e la colpa sarebbe NOSTRA comunque. Ma perché loro invece hanno diritto di occupare quelle poltrone? Hanno diritto di chiedere tasse su tasse per pagare un debito usuraio illegittimo?
Barbara
Se il lavoro non è più un diritto
Via
libera definitivo dalla Camera dei deputati al ddl di riforma del
mercato del lavoro, che ora è legge. I sì sono stati 393, 74 i contrari,
46 gli astenuti. Dopo le due votazioni di martedì, l’aula di
Montecitorio ha votato la quarta e ultima fiducia chiesta
dall’esecutivo. Monti aveva raccomandato di approvare la riforma prima
del vertice Ue del 28-29 giugno, per mostrare che l’Italia non è solo un
Paese con i conti in ordine, ma che ha anche approvato quelle «riforme
strutturali» senza le quali la Germania non vuole cedere alla messa in
comune delle garanzie sul debito. Il presidente del Consiglio ha anche
aggiunto che, subito dopo il voto finale, scriverà al presidente del
Consiglio europeo, per sottolineare i «progressi» dell’Italia nelle
riforme strutturali.
Mario Monti ha fretta di dimostrare di essere un
ubbidiente maggiordomo dei poteri forti internazionali. Ora potrà andare
al vertice a testa alta, senza vergogna, perchè nel suo paese i diritti
dei lavoratori sono stati drasticamente ghigliottinati per rendere
concorrenziale i lavoratori italiani sul mercato schiavista del lavoro
del sistema del capitale.
Ovviamente non si deve mettere in comune nessun debito, è solo un
astruso giochetto per ridurre al minimo i diritti sociali, sostituendoli
con la più competitiva e “moderna” legge della giungla.
Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politica
Sociali rispondendo alle critiche italiane ed estere sul suo ddl del
“mercato del lavoro” ha così commentato in una intervista al Wall Street Journal:
“Stiamo cercando di proteggere le persone, non i loro posti. L’attitudine delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio”.
Il ministro ha cercato poi di precisare il senso delle sue parole (così nell’originale: «We’re
trying to protect individuals not their jobs. People’s attitudes have
to change. Work isn’t a right; it has to be earned, including through
sacrifice»): «Il diritto al lavoro non è mai stato messo in
discussione come non potrebbe essere mai visto quanto affermato dalla
nostra Costituzione. Ho fatto riferimento alla tutela del lavoratore nel
mercato e non a quella del singolo posto di lavoro, come sempre
sottolineato in ogni circostanza».
Su internet si è scatenato il putiferio.
Dico io, invece di indignarvi sul web perchè non scendete giù in
strada? Non necessariamente a spaccare le vetrine, ma a parlare con il
vostro vicino di casa. Iniziate ad aggregarvi, chiudete quel cesso di
televisione, scambiatevi le vostre esperienze, le vostre conoscenze e i
vostri sogni altrimenti se rimaniamo ognuno a casuccia con il suo
computer ci distruggeranno.
Smantellano i diritti e lo stato sociale, vi meravigliate? Ancora?
Elsa Fornero è un tecnico profumatamente pagato dalle élite finanziarie per sfaldare il walfare italiano. Sta solo eseguendo freddamente il suo compito.
E’ una “figlioccia” dei banchieri: collaboratrice della Banca Mondiale ed ex Banca Intesa San Paolo. Cosa vi aspettavate? Pensate davvero che dei tecnici e/o un gruppo di uomini totalmente estraniati dalla realtà possa fare il bene del popolo? Ingenui.
Elsa Fornero è un tecnico profumatamente pagato dalle élite finanziarie per sfaldare il walfare italiano. Sta solo eseguendo freddamente il suo compito.
E’ una “figlioccia” dei banchieri: collaboratrice della Banca Mondiale ed ex Banca Intesa San Paolo. Cosa vi aspettavate? Pensate davvero che dei tecnici e/o un gruppo di uomini totalmente estraniati dalla realtà possa fare il bene del popolo? Ingenui.
La reazione dei camerieri dei banchieri è stata come sempre da premio nobel per il servaggio:
“Mi congratulo pubblicamente con il ministro Fornero per la
tenacia e determinazione mostrate nel portare a conclusione una riforma
del mercato del lavoro che rappresenta, nelle condizioni date, un
esempio di riformismo”. Con queste parole,Anna Finocchiaro, ha motivato in aula il voto favorevole del PD all’abolizione dell’articolo 18.
Ricordo che queste sono persone di “sinistra”, elette da voi popolo,
per difendere i vostri diritti nelle sedi opportune. In realtà il Partito Democratico è
il serbatoio politico dove si riversano tutti coloro i quali nella loro
carriera professionale hanno seguito un determinato percorso tracciato
dalla élite della grande finanza, un percorso di intellettualismo
radical chic o un percorso di “normale” egoismo sociale smithiano
mascherato da perfetto buonismo.
Queste sono i fatti, nudi e crudi.
Ora voglio condividere una mia personalissima riflessione.
“L’Italia è una Repubblica basata sul lavoro“, così recita
il primo articolo della Costituzione italiana. Scorrendo un paio di
articolo più giù, articolo 4, possiamo leggere: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto“.
Diritto che mai è stato garantito a tutta la popolazione. Men che
meno oggi, dove il regime del capitale globalizzato ha assorbito e
caotizzato i basilari concetti di “civiltà”. Lo scrivo sinceramente, ad
oggi, in questo sistema lavorare non è più un diritto garantito, ma un
dovere da guadagnarsi con sangue e sudore, possibilmente a spese di
qualcun’altro.
Esso diventa un finto diritto nel momento in cui il cittadino, o
forse è meglio chiamare le “cose” con il proprio nome, il consumatore,
inserito forzatamente, sin da bambino, in questo manicomio legalizzato,
si accorge che senza la loro concessione del lavoro è destinato a
soccombere, a deambulare vivacchiando di stenti, speranze e promesse non
mantenute.
In un paese civile e progredito la vera lotta non dovrebbe essere
contro il precariato o a difesa dell’art.18. La massa popolare dovrebbe
pretendere che una stato di diritto fornisca la sussistenza necessaria
ad ogni cittadino per vivere dignitosamente. Il lavoro dovrebbe essere
una passione, un soddisfacimento per nobilitare il proprio essere e per
esaltare il bene comune e non un mero appagamento individualistico di
aspirazioni personali o la corsa sfrenata al raggiungimento dei falsi
miti imposti dal neoliberismo relativista materialista.
Bisognerebbe sollevarsi contro la competitività, contro la produzione
di massa di oggetti inutili, contro il lavoro schiavista che priva di
una vita serana milioni di persone.
Oggi lavoriamo per comprarci case in cui non riusciamo a stare perchè
dobbiamo lavorare per pagarle. Capite la follia di questo sistema?
Acquistiamo merci e feticci tecnologici di dubbia utilità e/o comunque
superflui, e per fare questo cediamo o promettiamo di cedere la nostra
forza lavoro. Siamo schiavi moderni, lo sentite? E’ una maledettissima
trappola!
Dobbiamo abdicare i principi cardine del sistema capitale, umilmente
dobbiamo ricostruire noi stessi, il nostro sentire le ingiustizie degli
altri come le nostre ingiustizie. Noi siamo una creature mostruose,
figli di un sistema demoniaco, a cui ci siamo chinati in adorazione
perpetua. Abbiamo rinnegato il nostro vero essere, fatto di altruismo,
serenità e semplicità.
E’ ora di alzare la testa. E’ giunto il momento di combattere per le
cose che valgono davvero. E’ l’ora di un nuovo umanesimo. Che questo sia
solo un caos Prerinascimento! Usiamo questa crisi come l’occasione per
scrollarci di dosso il pesante fardello della dittatura del capitale.
Rompiamo le catene. Torniamo umani.
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