domenica 5 settembre 2010


a seguire articolo di Cambi " A chi vanno davvero i finanziamenti a disposizione del conto energia"
e "Se vi piace il nucleare preparatevi a pagare"di Paolo Calabrò.
Barbaranotav


Più dei contributi alle rinnovabili, in bolletta pesano voci con meno ricadute positive: dalle spese per il nucleare del passato agli aiuti a fonti sporche. Nel 2009 le fonti rinnovabile ci sono costate 2,1 miliardi di euro, mentre nucleare, aiuti alle raffinerie e ai grandi consumatori 2,2 miliardi di euro. Una critica dell'Aper alle affermazioni del Presidente dell'Autorità, Alessandro Ortis, raccontata da Qualenergia.it.
Nel 2009 il sostegno alle rinnovabili elettriche è costato circa 2,1 miliardi di euro, soldi caricati sulle bollette dei consumatori. Nel 2011 “supererà i 3 miliardi di euro, quasi il 10% del costo annuale del sistema elettrico nel suo complesso.” Questa ultima denuncia sul peso delle rinnovabili in bolletta è arrivata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas: il virgolettato viene dal discorso del presidente Alessandro Ortis alla presentazione dell'ultimo rapporto annuale, avvenuta lo scorso 15 luglio.
“Considerando che l'energia incentivata é dell'ordine dei 20 miliardi di kWh – ha sottolineato Ortis - l'incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell'energia prodotta, così paghiamo l'energia incentivata 3 volte quella convenzionale".
Il sostegno alle rinnovabili (assieme agli altri oneri aggiuntivi), ha denunciato, “influisce fortemente anche sulla differenza dei prezzi al dettaglio rispetto a quelli europei: se quelli italiani infatti sono più cari del 25% circa, non più del 15% è dovuto al tipo di mix energetico che abbiamo”.

Che le rinnovabili abbiano bisogno di un forte sostegno pubblico per essere competitive nei confronti di altre fonti (più economiche solo perché scaricano sulla collettività le esternalità negative) è indubbio, come è fuori discussione che questo aiuto contribuisca a rendere più cara l'elettricità in Italia. Se però si va a guardare come è composta una bolletta si scopre che, più che
il sostegno alle fonti verdi, pesano altre voci che certamente hanno meno ricadute positive rispetto alle rinnovabili: dagli aiuti alle assimilate (prodotti di raffineria inclusi) eleargiti con il CIP6/92 ai regali a grandi consumatori come i premi per l'interrompibilità.


Carlo Durante, del consiglio direttivo di Aper, proprio in risposta alla “denuncia” dell'Aeeg è andato a
sezionare una bolletta elettrica tipo ipotizzando che sia pari a 425 € all’anno. Una cifra che, oltre ai costi legati direttamente all'energia consumata (e alla fiscalità generale: circa il 14,3% del totale, ossia 61 euro), contiene una quota fissa, i cosiddetti oneri di sistema: 38 euro, quindi il 9% del totale. “È da questi 38 euro – ci spiega Durante - che arrivano i soldi per il sostegno alle rinnovabili, la “componente A3”, ma tra gli oneri aggiuntivi pesano altre voci come le “componenti A2” e “MCT”, voci previste per liberarci delle vecchie centrali nucleari italiane (il “decommissioning”) e per altre destinazioni.” Prese insieme, queste tre voci vanno a coprire l’84% degli oneri generali di sistema, circa 31 euro.

Cominciamo a capire
quanto ci costa ancora il nucleare: lo smantellamento dei siti e il riconoscimento delle misure di compensazione territoriali nei confronti dei comuni che ospitavano le centrali pesano per circa l’1,2% della bolletta, determinando una spesa annua per famiglia di 5,2 euro.

Un'altra voce di costo che va rendere più salata la nostra bolletta è invece riconducibile
ai grandi consumatori di energia. È il compenso per il cosiddetto servizio di “interrompibilità”: un corrispettivo rilasciato a circa 120 soggetti (tutti “energivori”) per la loro disponibilità a interrompere, per una fascia dei loro consumi, il loro carico di energia con un preavviso breve (15 minuti) o brevissimo.

In realtà – denuncia il consigliere Aper - non è un mistero che il compenso per l'interrrompibilità sia un favore concesso dal legislatore a 120 imprese allo scopo di alleggerire i loro costi di fornitura di energia elettrica: ne sono conferma, tra le altre cose, il corrispettivo rilasciato per il servizio, le modalità di rilascio (non sull’energia interrotta, ma sulla disponibilità a interrompere la fornitura) e in ultimo, il fatto che quasi mai tali interruzioni siano poi, nella pratica, effettivamente avvenute (mentre ovviamente il corrispettivo è sempre stato rilasciato).” Un “favore” che nella nostra bolletta media costa al consumatore circa 2,8 € per famiglia tipo all’anno, ossia lo 0,6% del totale.

E ancora, costa parecchio sostenere il vecchio meccanismo del
“CIP6”, un incentivo per le fonti energetiche “assimilate alle rinnovabili”: una produzione di energia elettrica effettuata a partire da residui di raffinazione e idrocarburi provenienti da giacimenti isolati minori. Un aggravio nella bolletta tipo di altri 8,4 euro all’anno.

Tiriamo le somme. Circa 16,4 € dei 31 legati agli “oneri generali” vanno a pagare il nucleare o energia convenzionale o condizioni di fornitura particolari. Il resto, 15 euro, ci permette di sostenere l’avvio dello sviluppo delle fonti rinnovabili. A livello di Paese scopriamo, guardando la relazione dell'Aeeg, che nel 2009 nucleare, assimilate e interrompibilità sono costate circa
2,24 miliardi di euro, contro i 2,1 mld di € per i contributi alle rinnovabili.

“Dunque – denunciano da Aper - si capisce che le rinnovabili “vere” hanno un costo in bolletta più basso e certamente più chiaro per il consumatore che non i tanti costi confusi e afferenti a un passato (il nucleare) o a situazioni specifiche (gli interrompibili) che nessuno capisce perché bisogna continuare a pagare. Inoltre, confrontando le varie voci fra di loro, scopriamo che uno dei costi che sosteniamo per le rinnovabili,
il ritiro dei Certificati Verdi da parte del GSE, che il DL Manovra aveva minacciato di abrogare, mettendo a rischio il settore, vale quanto mantenere i contratti degli “interrompibili”: scegliamo cioè di “fare lo sconto” a grandi energivori, ma potenzialmente rinunciamo alle rinnovabili", conclude l'Aper. 
Terra Nuova

Pubblicato da Pietro Cambi

A chi vanno i finanziamenti a disposizione del conto energia?
Una breve sintesi, per chi vuol andare al sodo.
Non alle rinnovabili.
Non al fotovoltaico, questo è certo.
Allo stato attuale, A REGIME, non più del 20% del conto energia sarà legato al fotovoltaico.
Segue verifica.
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Di rientro dalle vacanze, cuffietta e tutto il resto, ecco la lavandaia di Via Dell'Oche nuovamente al lavoro per voi, con le poche cifre che è necessario conoscere.
Il conto energia è pagato, in sostanza da tutti gli utenti con una addizionale in bolletta, componente A3.
Grosso modo si tratta, in tutto, di circa 3 miliardi di euro, si veda qui gli ultimi dati disponibili.
Nel 2007 erano 3.4 miliardi, nel 2008 3.15 miliardi.
Il fotovoltaico attualmente installato, circa 1200 MWp, prendendo un costo medio di 0.38 euro/kWh e 1300 kWh/kWp ( misura pessimisitica, ad onor del vero) a regime costerà, nel caso peggiore circa 600 milioni/anno.
Ci farà risparmiare, tuttavia e questo NON si dice mai, almeno 185 milioni di euro di bolletta petrolifera (il petrolio che NON consumeremo per la produzione di energia elettrica, questo finchè avremo centrali ad olio combustibile, ovviamente).
Il conto energia riguarda anche l'eolico ma, per ora, dato che si applica agli impianti sotto i 200kW, questa voce ha costi trascurabili.
I certificati verdi si vendono, invece, sul mercato e sono soggetti a forte fluttuazione.
I 3 miliardi di euro attuali del conto energia, quindi, con una rapida estrapolazione, consentirebbero, a regime, di aumentare per 5 volte, ovvero fino a 6 GWp, l'installato fotovoltaico SENZA AGGRAVI per gli utenti.
Semplicemente basterebbe mettere di incentivare con una tariffa dedicata alle rinnovabili quel che non è rinnovabile per niente ma anzi rappresenta il peggio del peggio dal punto di vista dell'inquinamento, del rischio pe la popolazione e dello spreco di risorse.
Storicamente, infatti, sono circa VENTI ANNI che si finanzianano impianti nocivi, poco produttivi e dispendiosi, cosi facendo la fortuna, fra le altre, delle famiglie Moratti (Saras) e Garrone ( Erg).
Si tratta del ben noto e comprovato Scandalo CIP6, denunciato tra i primi dal decano di Aspo italia, Leonardo Libero, di cui troverete ampia traccia in rete.
Ne abbiamo parlato anche noi, di sfuggita, si veda questa lettera aperta. In sintesi: uno spreco di risorse che ci è costato, finora più di 30 miliardi di euro.
I numeri ci dicono che, allo stato, questo spreco non è per niente finito e che ci vuole coraggio ( eufemismo) per parlare die costi del fotovoltaico senza ricordare QUESTI sprechi vergognosi.
Cosi come stanno le cose, purtroppo, ancora per molti anni la maggior parte dei finanziamenti andranno a fonti che di rinnovabili non hanno nulla quindi il conto finale sarà MOLTO più alto, anche perchè l'Italia è stata condannata in sede CEE e sta pagando ulteriori multe ed ammende.
piccola chiosa:
il nucleare, giusto per cominciare  a discutere dei costi di smantellamento,che NON abbiamo da oltre venti anni, invece, ci costa, dopo tutto questo tempo e con millanta miliardi già versati, ancora circa 200 milioni di euro l'anno, sempre in bolletta, componente MCT.
Crisis

Se vi piace il nucleare, preparatevi a pagare (parte seconda)

Per capire se il nucleare può davvero portare un risparmio ai consumatori, sarebbe necessario capire innanzitutto quali sono i costi di realizzazione degli impianti. Quanto costa una centrale atomica oggi?
Il fatto è che nessuno lo sa. La domanda iniziale se l’è fatta anche Luca Iezzi, autore del volume Nucleare? Sì, grazie (ed. Castelvecchi, 2009) nel suo blog “Inchiesta nucleare” (in un post dal significativo titolo “Sempre più in alto...”). E risponde: - la centrale bulgara di Belene, della quale non è ancora stato posato un solo mattone, inizialmente stimata intorno ai 4 miliardi di euro, costa già oggi oltre i 9 miliardi, tanto che il ministro bulgaro dell’Economia Traicho Traikov ha deciso di lasciar perdere; - il ministro dell’energia britannico ha rivisto al rialzo le stime nazionali, portando il costo degli impianti inglesi a 6 miliardi di sterline (oltre 7 miliardi di euro). Per fermarsi a soli due esempi. Iezzi non può certo essere sospettato di propaganda antinucleare. I dati sono chiari, indipendentemente dalla provenienza: il reattore EPR di Flamanville verrà consegnato con 2 anni di ritardo e con un costo maggiorato del 50% (tralasciando qui i problemi di sicurezza di questo tipo di reattore, già evidenziati dalla ASN, l’Agenzia francese per la Sicurezza Nucleare).

Simile la situazione ad Olkiluoto, in Finlandia, dove un medesimo cantiere per la costruzione di un reattore EPR da parte della francese AREVA è arenato a tempo indeterminato (mentre i costi continuano a lievitare e non si riesce a stabilire chi debba accollarsi il sovraccosto, se i francesi o i finlandesi). Purtroppo l’EPR è proprio il modello che il governo italiano intende costruire proprio qui, da noi, in Italia. Circa il quale è ancora Iezzi a segnalare che, secondo l’ultimo rapporto sulla politica nucleare commissionato dal governo francese, il reattore EPR risulterebbe “costoso e complesso”. Un eufemismo per un reattore che rappresenta il prodotto di punta di una delle più importanti imprese nucleari del mondo (l’AREVA, appunto) e che, nel momento in cui scrivo, non ha mai visto la luce sulla Terra (rimanendo fermo allo stato di progetto o di cantiere).

In definitiva il rapporto conclude che sarebbe opportuno lasciar perdere del tutto il reattore EPR e progettare un reattore di taglia inferiore. Eppure non è il peggio. Il peggio è infatti che il sottosegretario Stefano Saglia ha affermato lo scorso 27 agosto - con il nobile intento di "impedire che i costi non riconducibili a inadempienze delle imprese si scarichino sulle imprese" - si appresta a “blindare” il ritorno del nucleare in Italia: i costi prima menzionati, ove ci fossero, che so io, un referendum abrogativo della legge, una occupazione nonviolenta dei cantieri, ecc., verrebbero scaricati sui cittadini. Ecco il parere di Greenpeace Italia:
le dichiarazioni di ieri, a Rimini, del sottosegretario Stefano Saglia smascherano definitivamente i trucchi del Governo sul nucleare. Significa che il governo Berlusconi non solo ha intenzione di decidere la costruzione di nuove centrali nonostante il parere contrario delle Regioni e della popolazione, ma vuole anche "blindare" questa scelta per il futuro, pur di regalare soldi ai suoi amici. Insomma, il nucleare, comunque vada, lo pagheranno in bolletta gli italiani. Queste bollette, salate a causa della follia nuclearista del governo, Greenpeace le ha già preparate e distribuite ai cittadini italiani. E che i costi saranno stellari è sicuro, perché il reattore francese Epr, decantato come la terza generazione del nucleare, è in realtà un prototipo del quale non è chiaro nemmeno il progetto: addirittura, i ritardi nei due cantieri esistenti (nessun Epr è mai entrato in funzione a oggi) hanno affossato i bilanci di Areva (l’impresa produttrice) e costretto Edf (l’Enel francese) a chiedere un aumento delle bollette. Puntualmente ottenuto.
Potremmo esseri gli unici al mondo a pagare il nucleare in bolletta senza averne mai prodotto neanche un kilowattora. Adesso scusatemi ma devo chiudere la connessione. Sto risparmiando per potermi permettere la prossima bolletta nucleare.

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