Incredibile, la global élite per attribuirsi credibilità è ricorsa perfino allo stravolgimento del pensiero di Adam Smith.Hanno travisato la sua filosofia per conformarla perché diventasse funzionale ai propri progetti e confermo, a scuola, l'altra faccia del pensiero di Smith è stata occultata.Sia mai che agli studenti potessero sorgere dubbi che ingenerassero il germe del pensiero critico. Personalmente, me lo hanno fatto odiare proprio nella veste di padre del liberismo.Se i promotori di questa religione tanto dogmatica quanto fallimentare hanno avuto bisogno di mentire perfino in merito ai fondamenti del proprio pensiero economico, beh devo porgere le mie scuse ad Adam Smith e cominciare a disprezzare tutti coloro che per i propri egoistici interessi hanno infangato i suoi scritti.
Prima di lasciarvi alla lettura dell'ottimo articolo di Iceberg Finanza, suggerisco anche la lettura e la proposta giusta di Gustavo Piga Il muro di gomma dei derivati europei
Barbara
ADAM SMITH: TEORIA DEI SENTIMENTI MORALI, L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA!
Non ho idea di come viene dipinto il pensiero di Adam Smith nelle nostre università, se prevale l’insegnamento della ” Ricchezza delle nazioni” o esiste anche un continuo riferimento alla sua ” Teoria dei sentimenti morali”,
ma credo che oggi la libertà del mercato, l’interesse del singolo non
possono prescindere in alcun modo dall’interesse collettivo.
Ho l’impressione che in questi anni manipolando il pensiero di Adam
Smith si sia nascosto in realtà il suo messaggio ovvero il BENE COMUNE!
Sarebbe bello che qualche studente che segue il nostro blog e sono tanti ve lo assicuro, ce lo raccontasse.
Scrive sull’ LINKIESTA Alessandro Montesi che … Il
9 marzo del 1776 veniva pubblicata “La ricchezza delle nazioni”,
bibbia dei moderni studi economici e testo fondamentale del pensiero
liberale. Vi proponiamo una lettura ragionata di quel libro, diventato,
nel tempo, una specie di compendio di slogan del liberismo da bar.
Mentre invece un suo studio attento aiuta a capire che lo Stato e le
regole, per Smith, erano molto importanti. E lo erano, perfino, le
norme a tutela degli operai.
…ricorrendo alle parole di Noam Chomsky: “Tutti leggnoo solo il
primo paragrafo delle ricchezza della nazioni dove viene esaltata
l’importanza e la magnificenza della divisione del lavoro. Ma poche
persone sono arrivate cento pagine più avanti, dove Smith precisa che
la divisione del lavoro distruggerà l’anima umana rendendo le persone
creature stupide ed ignoranti. Per questo in ogni società civilizzata
lo Stato deve necessariamente prendere delle misure in modo tale da
prevenire che la
divisione del lavoro raggiunga i suoi limiti”.
Ed è in questo primo libro che Smith attacca,
fortemente, le “Caste”. Vengono ripetutamente criticati quei politici o
individui che grazie alla loro influenza (politica ed economica)
riescono a manipolare il funzionamento del governo per poterne trarre
un proprio vantaggio a scapito dell’interesse della comunità. Viene
precisato come l’interesse della comunità deve necessariamente essere
garantito dallo Stato e come associazioni quali oligopoli, banchieri
internazionali, trade unions possano ostacolare l’interesse comune.
Queste “istituzioni” che operano in un mercato comune, secondo Smith,
nei loro incontri pianificano delle cospirazione contro la collettività,
e questo il più delle volte attraverso l’aumento del prezzo dei beni
che producono. Quello che viene proposto contro queste lobby, sono
delle dure leggi per riportare all’interno del mercato giustizia e
libertà. È evidente l’utilità di questa riflessione per capire ciò che
succede oggi giorno nel mercato delle materie prime, in assoluto nel
mercato del grano, regolato da grandi lobby o più esattamente
oligopoli. È importante ricordare che nel caso della Compagnia inglese
delle Indie orientali, cioè di una società privata che aveva conseguito
un dominio monopolistico sul proprio mercato, Smith si dichiarò a
favore del controllo pubblico.
Pensando alla Cina e alla Germania sentite cosa diceva Smith… (…)
Le politiche dei mercantilisti erano orientate verso forti esportazioni
e poche importazioni, questo per garantire un saldo attivo nelle casse
dello Stato. Smith critica apertamente queste politiche economiche
poiché favorendo solo le esportazioni, quello che si va a creare è una
restrizione del mercato generale.
È in questo volume, più precisamente all’interno
del secondo capitolo che compare, per la seconda volta, il concetto
della mano invisibile (la prima volta venne citato nella Teoria dei
sentimenti morali). Si può ritenere che la mano invisibile (o la mano
della Provvidenza) discenda direttamente
dall’individualismo-illuministico settecentesco: «Non è dalla
benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio – dice Smith – che
ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione del loro
personale interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro
egoismo (self-love), e parliamo dei loro vantaggi, e mai delle loro
necessità». E ancora: ciascun individuo impiegando il proprio capitale
in modo da dare il massimo valore al suo prodotto «mira soltanto al
proprio guadagno» ed «è condotto da una mano invisibile a promuovere un
fine che non entrava nelle sue intenzioni».
Secondo Amartya Sen, premio nobel per l’Economia
nel 1998, questo è stato uno dei passi più abusati della teoria
smitthiana. Il Premio Nobel e docente di Harvard, fa notare come nel
pensiero di Smith lo scambio, è si un beneficio per il funzionamento
del mercato, ma anche come la ricerca del solo interesse personale non
sia utile per il beneficio della società.
Infatti, analizzando la Teoria dei Sentimenti Morali in una sua pubblicazione, Sen fa notare, come Smith nel libro precisi che la prudenza sia la virtù più utile all’individuo ma anche che “l’umanità, la giustizia, la generosità e lo spirito pubblico (public spirit) sono le qualità più utili per gli altri”.
Secondo la rivisitazione di Sen del pensiero di Adam Smith: «Un’economia di mercato per essere di successo richiede diversi valori che includono la fiducia reciproca e la fiducia nell’altro».
Infatti, analizzando la Teoria dei Sentimenti Morali in una sua pubblicazione, Sen fa notare, come Smith nel libro precisi che la prudenza sia la virtù più utile all’individuo ma anche che “l’umanità, la giustizia, la generosità e lo spirito pubblico (public spirit) sono le qualità più utili per gli altri”.
Secondo la rivisitazione di Sen del pensiero di Adam Smith: «Un’economia di mercato per essere di successo richiede diversi valori che includono la fiducia reciproca e la fiducia nell’altro».
Agli albori di Icebergfinanza scrissi un post dal titolo LamoraledellafavolaEconomia, Etica e il fenomeno subprime…
Adam Smith nel suo capolavoro dal nome “La Ricchezza delle nazioni”
scolpisce una frase che diventerà la memoria fossile della scienza
economica moderna.“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o
del fornaio che ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla
considerazione che questi hanno per il proprio interesse personale. Non
ci
rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro egoismo, e ad essi parliamo dei loro vantaggi e non delle nostre necessità “.
rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro egoismo, e ad essi parliamo dei loro vantaggi e non delle nostre necessità “.
La potenza della “Mano invisibile” l’atteggiamento autointeressato
dell’individuo singolo, delle società, si trasforma in un beneficio
indiretto a favore della collettività e dell’individuo stesso.
“Non è dalla benevolenza dei prestatori o dei mediatori di ipoteca
che ci aspettiamo la possibilità di accedere al sogno della vita, ovvero
l’acquisto di una casa, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio
interesse…..”
Secondo quanto scrive Armatya Sen, nel suo libro “Etica ed economia “
è cosa alquanto ironica che questo “particolare godimento” sia stato
attribuito allo stesso Smith dai suoi troppo entusiastici ammiratori,
che hanno fatto di lui il “guru” dell’interesse personale, in
contrasto con ciò che egli ha veramente detto.
contrasto con ciò che egli ha veramente detto.
Non vi è alcun ombra di dubbio che la possibilità concessa a larga
parte della popolazione americana con redditi e disponibilità mediamente
insufficienti che diversamente non avrebbe mai potuto accedere alla
realizzazione del “Grande sogno americano” può essere considerata come
una buona intenzione che si incammina verso l’ignoto.
L’ingegneria finanziaria e in questo caso ipotecaria, ha permesso a
coloro che non si qualificavano per i prestiti cosiddetti “prime”
l’accesso a formule quantomeno ibride che presupponevano tassi di
partenza ai minimi storici ma un premio oneroso da pagare sotto forma di
un più alto tasso applicato.
Ovviamente non di tutta un’erba si può farne un fascio. L’innovazione
del cosiddetto “fenomeno subprime” prende le sue radici dalla legge
Community Reinvestment Act, ovvero la normativa che disciplina
l’erogazione di servizi da parte degli istituti di credito anche ai
clienti con fasce di reddito più basse. Il Cra, come è più comunemente
nota la disciplina, è stato introdotto nel 1977 e ha prodotto alcuni
“indubbi benefici”, a partire dal maggior numero di possessori di case
rispetto al passato.
Ovviamente come spesso talvolta accadde la bontà dello strumento,
della normativa viene annacquata dall’uso e dalle intenzioni di chi la
mette in pratica.
Aristotele nella sua “Etica Nicomachea” che abbiamo spesso richiamato
in questo blog rispetto al fine di raggiungere il “bene umano”
evidenziava come “ certo esso è desiderabile anche quando riguarda una
sola persona, ma è più bello e più divino se riguarda un popolo e le
città”.
Ovviamente queste splendide parole assumono un sapore amaro di fronte
all’applicazione teorica della CRA nel contesto di ciò che stà
avvenendo particolarmente in alcuni stati americani ed alla sua
popolazione.
Ma la morale della favola stà sempre in un principio unico, che si ripete nei tempi indissolubile.
L’egoismo del singolo, non porterà mai al benessere della società,
l’economia e la finanza senza etica, o valori sono scienze realmente
tristi, non tanto per i loro contenuti, per la loro utilità, quanto per
quelli che sono i risultati finali, conseguenza di un uso
edonistico.
edonistico.
La teoria economica dominante identifica la razionalità del comportamento umano con la massimizzazione dell’interesse personale.
Se qualcuno di voi si ricorda ne abbiamo già parlato a proposito
della CSR, Responsabilità Sociale dell’Impresa, ovvero la nascita di una
responsabilità aziendale che all’interno delle strategie
imprenditoriali tiene in considerazione la gestione di problematiche
etiche e sociali, tutto il contrario quindi del pensiero dominante di
Milton Friedman, secondo il quale i manager devono operare
nell’interesse esclusivo degli
azionisti e non risolvere problemi sociali con i soldi degli altri.
azionisti e non risolvere problemi sociali con i soldi degli altri.
Amartya Sen, invece richiama il distacco che è avvenuto tra
l’economia e l’etica, secondo il quale è sorprendente il carattere
consapevolmente “non etico” dell’economia moderna e l’evoluzione di
questa disciplina in gran parte quale derivato dell’etica.
Come abbiamo visto spesso in passato, Adam Smith, è stato
principalmente un professore di Filosofia Morale all’Università di
Glasgow, che ha scritto la “Teoria dei sentimenti morali” il suo primo
saggio, un’opera che attira l’attenzione del filosofo Hume e quella di
molti studenti dell’epoca che raggiungono Glasgow attirati dall’idea di
assistere alle sue lezioni e diventa uno degli argomenti di
conversazione preferiti dell’epoca.
Seguendo l’approccio basato sui sentimenti, Adam Smith descrive nella Teoria dei sentimenti morali
appunto, un sistema morale fondato sul principio di simpatia che
comporta l’immedesimazione nelle passioni e nei sentimenti altrui e che
differisce dalla benevolenza e dall’ altruismo pur non sostituendosi
all’egoismo.
Per simpatia, sentimento innato nell’uomo, va intesa la capacità di identificarsi
nell’altro, la capacità di mettersi al posto dell’altro e a comprenderne i sentimenti in modo da potere ottenere l’apprezzamento e l’approvazione altrui.
nell’altro, la capacità di mettersi al posto dell’altro e a comprenderne i sentimenti in modo da potere ottenere l’apprezzamento e l’approvazione altrui.
Da questo sentimento gli individui deducono regole morali di comportamento.
La coscienza morale non è allora un principio razionale interiore, ma, scaturendo
dal rapporto simpatetico che l’uomo ha con gli altri uomini, presenta un carattere prevalentemente sociale e intersoggettivo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith)
dal rapporto simpatetico che l’uomo ha con gli altri uomini, presenta un carattere prevalentemente sociale e intersoggettivo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith)
In sostanza ciò, evidenzia come lo stesso Adam Smith ritenesse l’interesse
personale come frutto di quella “prudenza” che presuppone un interessamento all’altro, che si immedesima nelle sue passioni o nei suoi sentimenti.
personale come frutto di quella “prudenza” che presuppone un interessamento all’altro, che si immedesima nelle sue passioni o nei suoi sentimenti.
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