lunedì 14 gennaio 2013


14 anni ha inventato l'RSS 1.0, un sistema che permette di sottoscrivere e organizzare le informazioni online, usato da quasi tutti i siti di informazione del mondo. Partecipò anche al progetto Creative Commons. A soli 20 anni deteneva già un patrimonio cospicuo, di questo non si poteva lamentare. Ma le battaglie di quello che viene definito un "hacktivista" (non chiamatelo smanettone, come ha impropriamente fatto Angelo Acquaro su Repubblica ) non erano rivolte fortunatamente al profitto personale ma a rompere le catene che imbrigliano l'informazione e la condivisione di idee. E di documenti, stipati negli archivi chiusi di società private.


In molti hanno parlato della forte depressione di Aaron, riferendosi soprattutto a questo lungo e doloroso post  che ha scritto nel 2007. Un suicidio è ovviamente la conseguenza di qualcosa di oscuro, ma cosa avrebbe spinto una mente così brillante a farla finita? I familiari, in una commovente lettera postata sul sito costruito per commemorare la morte del programmatore , accusa sia il MIT che il procuratore generale del Massachusetts, Carmen Ortiz: "La morte di Aaron non è semplicemente una tragedia personale", si legge in una nota ufficiale firmata dai genitori, dai fratelli e dalla fidanzata. "La sua morte è il prodotto di un sistema giudiziario criminale. Decisioni prese da funzionari nell'ufficio del Procuratore Federale".

Aaron rischiava 35 anni di galera, accusato di ben tredici infrazioni informatiche, tra cui quella di aver prelevato più di 4 milioni di articoli dall'archivio privato Jstor, del Massachusets Institute of Technology, il MIT. Di qui la causa, le accuse e le pesanti spese legali, sostenute in parte da una raccolta fondi del sito free.aaronsw.com . Il problema è che le accuse stesse erano sospette: l'attivista in realtà non aveva hackerato l'archivio, aveva semplicemente prelevato i documenti, dopo essersi registrato. Per prelevarne così tanti aveva modificato gli indirizzi IP dei computer che stava utilizzando.
Solo due giorni prima del suicidio aveva dichiarato di voler rilasciare 4,8 milioni di documenti. Si era dichiarato non colpevole, il processo sarebbe dovuto iniziare nel 2013. Bisogna ricordare che questo archivio aveva un valore commerciale assai limitato. Il MIT denuncia l'accaduto, la procura fa il suo lavoro. Aaron viene arrestato due anni fa ma poi restituisce l'archivio, che voleva divulgare gratuitamente: Jstor ritira la denuncia. Ma per la procura non basta: "Rubare è rubare sia che lo si faccia con un grimaldello che con il comando di un computer", dice Carmen Ortiz, il procuratoreche ha chiesto 35 anni di galera con l'accusa di frode informatica.
Un attivista per la libertà, terrorizzato di perderla. Chi ha ucciso, quindi, Aaron Swartz? Il MIT? Il sistema giudiziario americano? Il ragazzo ha dato l'affondo finale, ma in molti pensano che questa brutta storia sia costruita da pezzi di un sistema volto a punire eccessivamente i reati di frode informatica.Minacciare un ragazzo di 26 anni con decine di anni di galera per aver prelevato dei documenti ad alcuni pare troppo. Certo, era duro con gli amici e con se stesso, soffriva di depressione, come racconta l'autore Cory Doctorow in un commovente ricordo , ma non meritava sicuramente questa fine. Swartz andava punito secondo l'immortale regola del "colpirne uno per educarne molti". Ma la rete non si educa, anzi, si mobilita, anche in Italia.
Ad esempio Lawrence Lessig, avvocato e professore di Harvard, amico e confidente di Swartz, ha scritto un lungo e appassionato post sul suo blog riguardo la morte dell'attivista. Ha attaccato il sistema giudiziario, che secondo lui ha portato il ragazzo sempre più in basso: "Abbiamo bisogno di un maggior senso di giustizie e di vergogna. Il comportamento del pubblico ministero è stato assurdo. Fin dall'inizio il governo ha dipinto quello che ha fatto Aaron in maniera davvero eccessiva. La 'proprietà' che Aaron aveva 'rubato', 'valeva milioni di dollari', ci avevano detto. Articoli accademici: chi dice che valgono molto in termini monetari o è un idiota o un bugiardo. Il governo ha trattato la faccenda come se avesse catturato un terrorista in flagrante durante l'11 settembre 2001".
La tragica dipartita di Aaron Swartz ha mobilitato persino Anonymous in un attestato di stima che non ha mancato però di avere forti connotazioni polemiche. Senza modificare il proprio modus operandi, il celebre team di hacking ha sostituito la pagina del Massachusetts Institute of Technology in nottata (ora non è più raggiungibile) proprio in memoria del giovane attivista, accusato di aver rubato documenti pubblici dall'archivio dell'istituto, reato per cui erano stati chiesti 30 anni di prigione.
Anonymous sottolinea come la persecuzione di Swartz sia stata "un grottesco errore giudiziario" che "mette in luce le ingiustizie delle leggi statunitensi contro il crimine informatico, in particolare i loro regimi punitivi, e i questionabili accordi pre-processuali". Proprio per questo viene richiesto un rinnovamento, serie modifiche all'attuale legislazione che ha portato il giovane Swartz a una così drastica decisione. "Che il governo abbia contribuito al suo suicidio oppure no, la persecuzione di Swartz è stata un grottesco errore giudiziario, un'ombra distorta e perversa della giustizia per cui Aaron è morto combattendo, liberando la letteratura scientifica pubblicamente finanziata da un sistema di pubblicazione che la rende inaccessibile alla maggior parte delle persone che hanno contribuito, aiutando il miglioramento collettivo del mondo e facilitando la condivisione di un'idea che tutti dovremmo supportare" si legge in parte del messaggio lasciato sul sito del MIT.
Dai messaggi di cordoglio su Twiiter, tra cui quello di Tim Berners-Lee , al memoriale su Tumblr, i ricercatori stanno pubblicando gratuitamente i documenti riguardo i loro studi con l'hashtag #pdftribute. Una mobilitazione enorme, portata avanti anche dal blogger dell'Huffington Post e attivista del Tor Project Andrea Stroppa , che ha lanciato una raccolta di documenti di interesse pubblico: i proprietari dei file potranno diffonderli gratuitamente attraverso il web.
Una delle testimonianze arriva dalla ragazza di Swartz, Quinn Norton: "Eravamo distrutti dall'indagine, alla fine mi disse di allontanarci. L'ho lasciato andare, aspettando il giorno in cui sarebbe tornato. Sapevo per certo che un giorno saremmo tornati insieme, anche come semplici amici. Iniziò un nuovo rapporto, era una persona che ti toccava l'anima". Aaron Swartz non c'è più, ma è diventato il vero simbolo per di una libera condivisione delle informazioni.
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