Pochi giorni fa si è verificata un'ulteriore delegittimazione a posteriori del governo Monti: è arrivata infatti la notizia del
passaggio dell'ex ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, alla più
grande banca d'affari del mondo, JP Morgan. Grilli accede addirittura
alla carica di presidente per l'area europea. Si tratta di uno di quei
casi di "revolving door" che riconfermano il carattere puramente
lobbistico delle attuali compagini di governo. Qualcuno ricorderà le
sdegnate smentite dell'allora Presidente del Consiglio, Mario Monti, di
fronte ai malpensanti che indicavano il suo esecutivo come un governo
dei banchieri.
La
posizione di Vittorio Grilli incorre in un evidente conflitto di
interessi, poiché come ministro dell'economia, ed ancor prima nella
veste di direttore generale del Tesoro, egli ha gestito quella crisi
dello "spread" che ha fatto incassare introiti miliardari alle
multinazionali del credito come JP Morgan, grazie ai mega-interessi
concessi dal Tesoro italiano sul debito pubblico. Un caso analogo di
conflitto di interessi a posteriori ha interessato anche l'ex ministro
ed ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, accolto a Deutsche Bank
nel ruolo di senior advisor. Giuliano Amato fu il Presidente del
Consiglio che gestì la crisi finanziaria del 1992; ed in quell'anno
Amato affidò proprio a Deutsche Bank l'incarico di piazzare sul mercato
tedesco i buoni del Tesoro italiano.
Forse
non è una coincidenza il fatto che, mentre scoppia un caso manifesto di
lobbismo infiltrato nelle istituzioni, come quello di Grilli, le
cronache ed i commenti siano ancora invasi da un personaggio come "Genny
'a Carogna", lanciato all'evidenza mediatica durante la finale di Coppa
Italia a Roma. Il razzismo antimeridionale infatti non è solo un
efficace diversivo propagandistico, ma anche un veicolante per messaggi
ideologici più subdoli.
Una
certa connivenza poliziesca con gli ultras si spiega facilmente, se si
considera che le organizzazioni del tifo costituiscono veri e propri
allevamenti di confidenti della polizia, da riutilizzare e riciclare
anche in situazioni molto diverse dal calcio. I media hanno invece colto
l'occasione per usare il caso di "Genny 'a Carogna" come pretesto per
riproporre l'immagine di uno "Stato debole", vittima ogni volta del
piccolo prepotente di turno. Come si può prendersela con Grilli se ha
fatto anche lui 'a Carogna, visto che può farlo chiunque? Il problema
dunque non è più lo strapotere del lobbying delle multinazionali, ma la
"debolezza" dello Stato. Ed ecco il solito circuito ideologico: dal
vittimismo dello Stato, "troppo buono" per imporre la disciplina, si
passa al "colpanostrismo" ad uso delle masse, che vanno addestrate ad
accettare di sopportare i "sacrifici".
D'altra parte, va dato atto a Grilli a' Carogna di aver preso una decisione non facile, dato l'alto tasso di mortalità dei dirigenti di JP Morgan in
quest'ultimo periodo. Tre dirigenti della superbanca sono infatti morti
in circostanze misteriose nel giro di poche settimane. Il primo a
"suicidarsi" è stato, nel gennaio ultimo scorso, Gabriel Magee,
dirigente di una divisione tecnologica della banca. Magee è saltato dal
cinquantesimo piano dell'edificio in cui lavorava, nella City di Londra.
A
febbraio è toccato a Ryan Crane, che aveva lavorato per JP Morgan a New
York. Crane è stato trovato morto nella sua casa in Connecticut, ed ora
si attende il risultato della perizia tossicologica. Ad Hong Kong,
quasi in contemporanea, vi è stata un'altra morte misteriosa di un esponente di Jp Morgan, Li Junjie, anche lui lanciatosi dall'alto di un grattacielo, stavolta alto appena trenta piani.
La
"coincidenza" di queste morti misteriose, concentrate in un breve
periodo, evidentemente non ha spaventato Grilli, forse aduso a prendere
in considerazione simili "ristrutturazioni" aziendali, e magari anche a
gestirle. Si registrano infatti altre morti di banchieri, anche fuori da
Jp Morgan. Il 26 gennaio di quest'anno, a Londra, due giorni prima del
"suicidio" di Magee, è stato trovato impiccato nella sua casa anche un ex manager di Deutsche Bank,
William Broeksmit, che sino all'anno scorso faceva parte dei vertici
della multinazionale. Secondo la testimonianza della sua psicologa,
Broeksmit era molto preoccupato a causa di indagini sul conto della
banca.
Anche
se Giuliano Amato non lavora più per Deutsche Bank, da quando è
diventato giudice costituzionale, ciò non dovrebbe rassicurarlo più
tanto, visto che la grande moria delle vacche colpisce persino gli ex.
Comidad del 15/05/2014
Nota: personalmente non condivido il giudizio sulle tifoserie e collusioni, soprattutto considerata la repressione e la demonizzazione mediatica messa in atto nei confronti del mondo ultras che di solito non è riservata a chi è "amico" del sistema. Senza contare che se molti movimenti in Italia falliscono, l'infiltrazione deve essere più estesa di quel che si pensi.
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