Giunge di buon mattino, all’inizio della settimana di Ferragosto, la notizia che Salini Impregilo, leader con una quota del 58% di un consorzio di imprese italiane che comprende anche La Società Italiana per Condotte d’Acqua, Impresa Pizzarotti & C. e Cooperativa Muratori & Cementisti (CMC), realizzerà il primo lotto della nuova autostrada costiera libica per un valore complessivo di circa 963 milioni, interamente a carico del governo italiano.
La nuova autostrada attraverserà il territorio della Libia per 1.700 chilometri dal confine con la Tunisia al confine con l’Egitto e la sua realizzazione è parte integrante degli accordi sottoscritti tra il governo Italiano e il governo della Libia, a Bengasi, con la firma del trattato di Amicizia e Cooperazione il 30 Agosto 2008.
Giova ricordare, allora, che trattasi di quegli accordi stipulati col “feroce dittatore”
Muammar Gheddafi dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale nella primavera del 2011 non si fece scrupolo di ridurli a carta straccia -nonostante le iniziali rassicurazioni- per agevolare i piani USA/NATO di disintegrazione della Libia, concedendo agli “alleati” statunitensi, e non solo, l’uso delle basi militari sul suolo italiano quale punto di partenza delle incursioni aeree contro il Paese africano.
A distanza di oltre due anni da quei fatti, ora quegli accordi tornano di attualità per giustificare l’approdo in terra libica di alcuni pezzi da novanta dell’industria nazionale delle costruzioni.
Ma non è certo un caso che ad accompagnare l’immarcescibile Impregilo (già controllata dal gruppo Fiat, ora da Salini), siano la Pizzarotti di Parma e la CMC di Ravenna.
Due fra le principali aziende fiduciarie del dispositivo militare atlantico, per quanto riguarda le opere di manutenzione di strutture esistenti e costruzione di nuove, come si può ben leggere negli articoli linkati.
Alla fine, tutto torna.
Federico Roberti
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