Due
simpaticoni della CIA o di chissà quali servizi statunitensi
(uno ha ammesso l’appartenenza, l’altro l’ha negata
goffamente), hanno voluto prendere contatto con alcuni blogger
italiani, fra i quali chi vi scrive.
Sono
circolate frasi del tipo “vi abbiamo tenuto d’occhio”,
“possiamo fare delle cose interessanti” e infine l’ammissione
“stiamo lavorando anche con altri blogger”. Li ho ascoltati,
se capiterà occasione li ascolteremo ancora, ma di qui a fare
tratti di strada insieme, non se ne parla. Non so che cosa
faranno gli altri presenti a quegli incontri, so che due o tre
amici che stimo e scrivono, al pari di me in assoluta libertà,
continueranno esattamente come facevano prima: soli e
indipendenti.
Non
ho nulla contro gli USA, contro la Russia o contro la Nuova
Guinea. Ho invece molto da obiettare quando si ricorre a
manovre coperte per influenzare le scelte del mio Paese. Se si
agitano due agenti intorno a modesti sedicenti blogger,
significa che su obiettivi più alti vi saranno manovre ben più
articolate e pericolose. Io credo che quanti siano possibili
obiettivi di tali mene, faranno bene a vigilare. Poi ognuno
risponde di se stesso.
È
tuttavia più importante osservare che l’intelligence
statunitense dovrebbe comprendere che la dissipazione
dell’immenso patrimonio morale, causato negli ultimi venti
anni dalle loro guerre insensate, non potrà mai essere
rimediata con mezzi propagandistici.
Occorre
ricordare il loro Franklin D. Roosevelt: « Puoi raccontare una
bugia a molti e essi continueranno a crederti; puoi raccontare
molte bugie a una persona e questa potrà continuare a
crederti; ma non puoi raccontare troppe bugie a tante persone
e sperare che continuino a crederti».
Quando
un prodotto “mente” a troppe persone, lo ritira e gli si muta
nome e marchio, per rilanciarlo. Dovrebbe funzionare così
anche la democrazia: una politica non va, si fa un nuovo
leader, che cambia nome e marchio politico. Ha funzionato e
funzionerebbe se davvero il marchio e il prodotto politico
fossero nuovi. Purtroppo per gli Stati Uniti da venti anni
sono sempre le stesse panzane ripetute a tutti. Non
dimenticate mai Colin Powell con le sue provettine, all’ONU
davanti alle telecamere, per affermare, sperando di farcela
bere, che quelle erano le prove delle armi di distruzione di
massa di Saddam Hussein.
Dal
2008 c’è un’aggravante ulteriore: perché dovremmo essere
alleati degli USA se le loro banche ci hanno distrutto il
sistema economico, hanno incendiato il Mediterraneo, hanno
fatto schizzare in alto il barile del greggio, ci portano
verso la guerra mondiale, incoraggiano il terrorismo e intanto
il nostro benessere va in malora?
A
tutto questo non si rimedia mobilitando i blogger e neppure
corrompendo i politici, ai quali infatti non crede più
nessuno, neppure i servizi statunitensi.
Piero
Laporta
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