La situazione in Libia: ambizioni
militari e racket del petrolio
marzo 10, 2014
Il 1
febbraio 2014, il quotidiano francese Le
Figaro sosteneva che membri della
forza d’élite statunitense Delta Force,
operassero assieme a forze del CNT nel sud della Libia.
Citando “una fonte diplomatica a Tunisi“, Le
Figaro affermava che le forze statunitensi erano di stanza
in una base segreta nel governatorato di Tatawin, nel sud
della Tunisia, presso il confine libico. Ma se il governo
tunisino negava ciò, altre fonti d’informazione rivelarono
la presenza di agenti della CIA e militari dell’Africom in
quattro basi tunisine: due nel sud del Paese a Bin Qirdan
Madanin e a Djerjis, per controllare le coste tunisine nei
pressi del confine libico, e due nelle montagne Shanbi, al
confine con l’Algeria, dove ufficiali statunitensi
disponevano di sistemi di rilevazione e sorveglianza
satellitare. I militari
statunitensi collaborano da mesi con i vertici dell’esercito
tunisino nel creare una
base militare tunisino-statunitense per sorvegliare i
movimenti da e per la Tunisia. Hosin
al-Qafi, ex-funzionario del ministero degli Interni tunisino,
affermò che “Vi sono
12 campi di addestramento jihadisti in territorio
tunisino, e i funzionari degli Interni lo sanno. Una
volta addestrati, i jihadisti vengono inviati nel Sahara
algerino, in Mali e Siria”. Al-Qafi
aggiunse: “Se c’è un’esplosione in un luogo
pubblico, hotel, centro commerciale, si deve sapere che
sono le forze speciali tunisine che l’hanno pianificato,
cercando di aggravare la situazione per ingannare il
popolo tunisino e dargli l’impressione che il terrorismo
si diffonda in Tunisia e che al-Qaida attacchi la
società civile. L’obiettivo è preparare il terreno
all’intervento dei marines degli Stati Uniti in Tunisia.” Intanto il
presidente ciadiano Idris Deby prorogava la presenza della
base militare di Parigi, permettendo
ai francesi di rafforzare la loro presenza militare nel
nord del Ciad, ampliando la base militare di Faya e
creandone una nuova a Zuar, per sorvegliare il sud della
Libia.
Ed infatti, il 21 febbraio 2014, un
aereo-ospedale militare Antonov An-26 diretto verso
l’aeroporto di Tunisi-Cartagine si schiantava nel
governatorato tunisino di Nabul. A bordo c’erano sette
passeggeri e quattro membri d’equipaggio, tutti rimasti
uccisi. I sette passeggeri erano membri di al-Qaida e
di Ansar al-Sharia, che dovevano essere
curati negli ospedali della capitale tunisina. Tra di loro vi
era Muftah Dhauadi. Originario di Sabratha,
Dhauadi era l’emiro e fondatore di Ansar
al-Sharia e del Gruppo armato islamico
combattente libico (LIFG). Muftah Dhauadi era noto
nell’ambito di al-Qaida come
Abu Abd al-Ghafar. Dopo l’invasione della Libia nel 2011,
divenne il capo del consiglio militare di Sabratha. Inoltre, a bordo dell’aereo vi erano
quattro importanti capi di al-Qaida, che
il Qatar, con la complicità dei fratelli mussulmani tunisini
di al-Nahda, cerca di insediare in Tunisia. I quattro
islamisti erano Ali Nur al-Din al-Sid, Abdelhaqim al-Sid,
Walid Salah al-Sid e Tahar Abdelmula al-Sharif. Se “lo schianto del velivolo può
essere un incidente, riesce gradito in certi Stati
occidentali. La scomparsa di mercenari, testimoni
scomodi, è un loro obiettivo strategico”. Intanto,
la presenza della Resistenza Verde si consolidava nelle
seguenti città e cittadine: Sabha, al-Gilat, Ghat, Ragdalin,
Tobruq, Im Sat, al-Qubah, Timimi, al-Bayda, Fatahya,
al-Murj, Tulmina, Dersia, Ribyana, al-Ragurya, Persis,
al-Abyar, Sluq, Jadabya, Jawat, al-Mitanya, al-Alziziyah,
Guminis, al-Briga, Ras Lanuf, Soluq, Gardina, Ubari,
Tarhuna, Bani Walid, Warshala, al-Asadia, Abu Salim,
Gadamis, mentre scontri tra milizie e elementi “verdi” si
registrarono a Tripoli, Misurata, Benghazi; Sabha e Qufra
erano sotto il controllo della Resistenza.
Stati Uniti e Gran Bretagna presiedono
alla ricostruzione delle forze armate della Libia. A gennaio, la Defense Security Cooperation Agency degli Stati Uniti annunciava di aver notificato al
Congresso USA di aver approvato vendite militari alla Libia
per diversi milioni di dollari e l’avvio dell’addestramento
di 6000-8000 soldati. “L’addestramento
comprende fino ad otto anni di addestramento, sostentamento
e miglioramento delle infrastrutture ed attrezzature, tra
cui 637 carabine M4A4 e munizioni per armi leggere, servizi
di supporto logistico ed organizzativo, abbigliamento e
attrezzature individuali, e altri elementi logistici legati
al programma“. Nel frattempo, 340 reclute libiche erano
giunte in Italia presso la base militare italiana di
Cassino. L’Italia
addestrerà 5200 soldati libici in due anni. Tripoli ha
versato alla Gran Bretagna 2,5 milioni dollari per
riaprire la vecchia base militare di Bassingbourn,
nell’Inghilterra orientale, per addestrare un altro contingente. La Libia,
impegnata nella ricostruzione delle forze armate (Comitato
Supremo di Sicurezza), dovrebbe arruolare 40000–55000
uomini. Si parla anche dell’acquisizione di vari sistemi
d’arma. Oltre a Italia, Gran Bretagna e Francia, anche la
Turchia nel 2013 ha addestrato 1000 soldati libici presso la
scuola di fanteria di Egirdir, e nel 2014 è previsto
l’arrivo di 2000 effettivi, oltre ad 800 agenti di polizia. Come visto, 6/7000 soldati libici
saranno addestrati dagli statunitensi nell’arco di 8
anni presso due basi bulgare, tra cui quella di Novo
Selo. I corsi riguardano l’addestramento
della fanteria e di un nucleo antiterrorismo. Infine,
altre reclute si addestrano in Giordania, ma probabilmente
si tratta una copertura per ospitare e armare terroristi
libici da infiltrare in Siria.
Il CNT ha richiesto 287 fuoristrada Humvee statunitensi, di cui 54 già consegnati, oltre a
20 autoblindo FIAT Puma regalati da Roma (e
‘requisite’ dalla milizia di Zintan) e a 49 NIMR-II
ottenuti dagli EAU, usati nelle zone di confine e per
sorvegliare gli edifici governativi. La Libia avrebbe anche ricevuto 10
sistemi missilistici anticarro Khrizantema-S. L’unico battaglione
corazzato attivo, il 204.to, raccoglie i veicoli da
combattimento ancora efficienti già impiegati dalla
Jamahiriya.
La marina del CNT
è costituita dalla fregata al-Hani e dalle navi da sbarco Ibn Harisa e Ibn
Uf, che sono in cantiere per lavori di
manutenzione assieme a 2 motovedette classe Bigliani, in
riparazione a Napoli. Ad esse si aggiungerebbe la
motomissilistica Shafaq. Nel 2013 la Marina libica ha ricevuto i
primi 30 di 50 gommoni 1200UM ordinati alla francese Sillinger, che saranno schierati nelle basi navali di Ras
Agadir e Bardia. A ciò si aggiunge l’ordinativo per due
battelli, Janzur e Aqrama, all’azienda francese Raidco che si occuperà anche dell’addestramento di 32
marinai libici a Lorient.
Infine
l’aeronautica del CNT consiste in pochissimi velivoli
ereditati dalla Jamahiriya. Il Capo di Stato Maggiore del
CNT, generale Gerushi, aveva avanzato un programma che
prevedeva l’acquisizione di 14/16 caccia Dassault Rafale per costituire le squadriglie schierate nelle basi
di Gordabaya e Watya, nel Fezzan, e 7/9 caccia EFA Typhoon da schierare a Tobruq e Bengasi-Benina. Il
CNT avrebbe anche richiesto l’acquisto negli USA di due
aerei cargo C-130J-30 Super Hercules e di sei elicotteri da trasporto CH-47D Chinook. Secondo
la pubblicazione statunitense Defense News, il colonnello Ibrahim
al-Fortya, addetto militare libico a Washington, aveva dichiarato alla Camera di
Commercio Americana: “Ci
piacerebbe dare priorità alle aziende statunitensi“.
Nel frattempo, il 14 febbraio 2014,
con un discorso di 11 minuti trasmesso dalla televisione di
Stato libica, il generale Qalifa Belqasim Haftar affermava di
aver preso il controllo delle istituzioni e di sospendere il
governo e il parlamento, “il comando nazionale
dell’esercito libico si muove per impostare la nuova tabella
di marcia verso la democrazia per salvare il Paese dalla
sciagura. Terremo
incontri con partiti e gruppi di potere per testare la
condivisone di questa marcia”. Da parte sua, il primo ministro Ali Zaydan
dichiarava alla TV saudita al-Arabiya di
aver licenziato il generale Haftar e di mantenere
l’esercizio delle sue funzioni. Il generale Haftar aveva
detto di non voler imporre il potere militare, ma di agire
nell’interesse nazionale per porre fine al regno delle
milizie, annunciando una
consultazione con le principali forze politiche allo scopo di
nominare un presidente e un governo civile ad interim. La
settimana precedente, sebbene il Parlamento avesse esaurito il
proprio mandato, decideva unilateralmente di prolungare la
propria attività fino ad agosto per poter stendere la nuova
Costituzione. Probabilmente, in tale quadro, il generale
Haftar interveniva su richiesta di Washington, mentre da oltre
un mese le forze nazionaliste occupano diverse città nel sud
del Paese. Ex-generale
della Jamahiriya Araba di Libia, nel 1987 durante la
guerra in Ciad Qalifa Haftar subì una pesante sconfitta e
disertò. Fuggì negli Stati Uniti e fu addestrato dalla
CIA. Creò l’Esercito di
liberazione della Libia nell’ambito del Fronte nazionale per
la salvezza della Libia, ma non riuscì a rovesciare Muammar
Gheddafi. Con i suoi uomini, per lo più della sua tribù
Farjani, combatté come mercenario di Washington nella
Repubblica democratica del Congo. Portato a Bengasi dalla
NATO, nel marzo 2011, divenne il numero due delle “forze
ribelli” e loro capo dopo l’assassinio del generale Fatah
al-Yunis per mano di al-Qaida. Dopo
la vittoria della NATO, fu imposto quale Capo di stato
maggiore dell’esercito libico. Anche Ali Zaydan è un ex-diplomatico
libico che nel 1980 disertò passando agli oppositori
libici rifugiatisi in occidente.
Il 18 febbraio 2014, il Consiglio
generale nazionale della Libia raggiunse un accordo per indire
le “elezioni anticipate”. Al
Congresso Nazionale Generale (GNC), il primo partito era
il Partito della Giustizia e Costruzione (PGC), ala
politica dei Fratelli musulmani sostenuta da Qatar e
Turchia, e il primo partito
d’opposizione era l’Alleanza delle Forze Nazionali (NFA)
liberale. I 200 membri del Congresso furono eletti nel luglio
2012, che dovevano entro 18 mesi guidare la transizione del
Paese. Ma il 7 febbraio decisero di prorogare il loro mandato
fino al dicembre 2014, suscitando una crescente opposizione
popolare. Il 14 febbraio migliaia di libici
protestarono contro l’estensione del mandato chiedendo nuove
elezioni. Quindi il Consiglio decideva la
nomina di un organo costituzionale per adottare una nuova
costituzione entro quattro mesi dalla nomina, altrimenti si
sarebbero indette le nuove elezioni, per formare organi
legislativi transitori per altri 18 mesi.
Il 3 marzo 2014, i parlamentari
della Libia si trasferivano nell’albergo Waddan, il giorno
dopo che rivoltosi armati avevano assaltato il parlamento,
incendiandolo, uccidendo una guardia e ferendone sei deputati. I manifestanti volevano che il Parlamento
si sciogliesse immediatamente dopo la fine del mandato,
scaduto a gennaio. L’assalto al parlamento avveniva mentre
assassini e attacchi contro migranti cristiani e milizie
filo-governative aumentavano in Cirenaica. L’ultimo
assassinio fu quello di un ingegnere francese che lavorava
presso un centro medico attivo a Bengasi dal 2009. A
gennaio sette egiziani cristiani copti erano stati rapiti
dalle loro case, ed uccisi con un colpo alla testa e al
torace.
L’8 e 9 marzo i separatisti libici
iniziarono caricare greggio su una petroliera saudita,
ignorando le minacce del CNT di Tripoli. I separatisti
controllano i terminali petroliferi della Libia orientale su
richiesta delle regioni autonome orientali. L’8 marzo la nave cisterna battente
bandiera panamense Morning Glory, ma di proprietà
di una società saudita, ormeggiava al terminal di
al-Sidra, il primo ministro Ali Zaydan aveva ordinato di
non far imbarcare il greggio altrimenti la petroliera
sarebbe stata bombardata, mentre il ministro del petrolio,
Omar Shaqmaq, accusava i separatisti di “pirateria”. Il
9 marzo, il ministro della Cultura Amin al-Habib disse che
navi della marina libica erano state dispiegate in mare per
fermare la petroliera. “La petroliera non deve lasciare il
porto, o sarà trasformata in un mucchio di metallo“. Il
ministero della Difesa aveva impostato l’azione militare,
ordinando al comandanti di marina ed aeronautica “di colpire le petroliere che entrano
nelle acque libiche senza il permesso delle autorità
legittime“. Zaydan però
riconobbe che l’esercito non era riuscito ad adempiere agli
ordini, quando inviò dei rinforzi da Aghedabia, ad ovest di
Bengasi, ad al-Sidra, che rimane in mano ai separatisti della
Cirenaica. A gennaio, la marina libica aveva
sparato contro una petroliera battente bandiera maltese
mentre cercava di caricare greggio sempre ad al-Sidra.
Il portavoce della National Oil Corporation,
Muhammad al-Harayri, ha detto che la Morning
Glory era “ancora nel porto e il
caricamento è in corso“. La nave
avrebbe dovuto imbarcare 350000 barili di greggio. Fonti
militari avevano detto che vi era un piano per intercettare
la petroliera prima che lasciasse le acque territoriali
della Libia. Zaydan aveva detto che “Tutte
le parti devono rispettare la sovranità libica. Se la nave
non le rispetterà, sarà bombardata“. Zaydan aveva detto
che le autorità avevano intimato al comandante della nave di
lasciare le acque della Libia, ma aveva aggiunto che uomini
armati a bordo gli impedivano di salpare. Un portavoce del
governo della Cirenaica a est, aveva ribadito che le
esportazioni di petrolio da al-Sidra erano comunque
cominciate, “Non sfidiamo il governo o il congresso, ma
insistiamo sui nostri diritti“, aveva detto Rabo
al-Barasi, a capo dell’ufficio esecutivo della Cirenaica,
formato nell’agosto 2013.
Alessandro
Lattanzio, 10/3/2014
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