domenica 22 settembre 2013

MA LE DONNE IN POLITICA, SOPRATTUTTO QUELLE DEL PD NON ERANO TANTO DIVERSE DAGLI UOMINI? L'EGUAGLIANZA SIGNIFICA PARI OPPORTUNITA' DI FRODARE I CITTADINI CONTRIBUENTI? Le donne del Pd sono anche moralmente superiori a quelle del Pdl che si sà, sostiene la vulgata, siano tutte di facili costumi.
e LE TANTO BLASONATE CERTIFICAZIONI ANTIMAFIA, COSTOSI POOL DI INTEGERRIMI PER LA LEGALITA' NON SI ACCORGONO CHE IL CODICE E' ERRATO? MA CHI PENSANO DI PRENDERE IN GIRO?
La questione del codice errato è solo la punta dell'iceberg. Ditte in odor di mafia da tempo hanno preso gli appalti, possono giocare a fare le vittime ed intascare non solo il sostegno bipartisan dei loro padrini, ma anche i nostri soldi ovviamente.
Per mesi ogni giorno sui giornali mainstream si trovava un articolo dedicato al "sistema gelatinoso" nella ricostruzione dell'Aquila. In quel caso i personaggi coinvolti avevano una fede politica precisa. In questo caso, nei giorni immediatamente successivi alla retata, i giornali non hanno ritenuto "opportuno" approfondire alcunché, come accaduto nel caso MPS. A seguire, sotto Il politico che si fa manager - Il triangolo magico di Lorenzetti: lo Stato, le Coop, gli amici potenti

18/09/2013
TUNNEL DI FIRENZE, RETATA PER CORRUZIONE NEGLI APPALTI TAV

Da: “Il Fatto”

 L’EX GOVERNATORE UMBRO AI DOMICILIARI PER ESSERE A “CA P O ” DI UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE: DA PRESIDENTE DI ITALFERR HA AGITO ANCHE CONTRO LA SOCIETÀ PUBBLICA

di Davide Vecchi

  Parlo io con Anna (Finocchiaro) non preoccuparti”, “ora deve chiamarla Pier Luigi” (Bersani). La dalemiana Maria Rita Lorenzetti, 13 anni da parlamentare e due mandati da governatore dell’Umbria nonché membro della direzione nazionale del Pd, nominata presidente di Italferr, usava le amicizie politiche e la società pubblica del gruppo Ferrovie dello Stato per trarne “vantaggio personale”, “del marito” e della sua “squadra”. A scapito della stessa Italferr.

 Lo scrive il gip di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, nell’ordinanza di arresto emessa ieri a carico di Lorenzetti e altre dieci persone con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso d’ufficio nel-l’appalto per l’attraversamento di Firenze della Tav.   AI DOMICILIARI con Lorenzetti sono finiti Gualtiero (detto Walter) Bellomo membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente; Furio Saraceno presidente di Nodavia; Valerio Lombardi tecnico di Italferr; Alessandro Coletta consulente e all’epoca dei fatti membro del-l’Autorità di vigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo della società Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea “Monna Lisa” per realizzare il tunnel Tav sotto Firenze. Una “squadra”, la definisce il Gip, ben collaudata e “più volte richiamata da Lorenzetti che riporta a un articolato sistema corruttivo”.

 Il sistema era semplice. E ben collaudato. “Lorenzetti – scrive il gip fiorentino – svolgeva la propria attività nell’interesse e a vantaggio della controparte Novadia e Coopsette, da cui poi pretendeva favori per il marito, e mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati”. Ed era Lorenzetti che faceva in modo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “grazie a modifiche normative e accomodanti disposizioni delle pubbliche amministrazioni a copertura dell’operato” della squadra, “la gestione degli scarti della fresa (per scavare il tunnel sotto Firenze, ndr)” (..) venisse “fatta in deroga alla disciplina sui rifiuti”. Inoltre a lei spettava “risolvere positivamente le problematiche insorte, anche penali, relative alla scadenza dell’autorizzazione paesaggistica dell’opera”; “ottenere il massimo riconoscimento possibile delle riserve contrattuali poste dagli appaltatori (Nodavia e le società subappaltatrici, ndr) per una maggiorazione delle spettanze economiche di centinaia di milioni di euro aggiuntivi rispetto al prezzo di aggiudicazione”, “ottenendo i favori e la disponibilità di pubblici funzionari coinvolti nel-l’associazione” a delinquere.

Che l’obiettivo sia far approvare il decreto per la gestione della collina Santa Barbara (dove stoccare i rifiuti), ottenere l’autorizzazione paesaggistica, aiutare il marito Domenico Pasquale (“inserito negli appalti posi-terremoto in Emilia Romagna”), raccomandare gli amici o far nominare qualcuno in posti chiave, il metodo usato – ricostruisce il gip – è sempre lo stesso: “La ricerca di contatti affidabili”.   Lorenzetti si muove anche a Bruxelles. Al telefono con Grillo la presidentessa garantisce che neanche alla Ue ci saranno problemi. “I nostri uffici Bruxelles consigliano di attendere con fiducia senza forzare... (inc.) ... ovviamente Bruxelles... adesso io ... ecco un'altra cosa... eh... ho risentito... questi nostri uffici di Bruxelles... (...) ... che consigliano... eh... di... di... non... cioè di non scapizzare come dire... casomai di utilizzare visto che lì il parlamento è chiuso... (...) ... di utilizzare gli eurodeputati che com... che sono nella commissione Ambiente e Territorio... (...) ... in questo caso... o... Vittorio Prodi...”.   

LA RICERCA di appoggi si rivolge persino al Consiglio di Stato.

 Quando Valeria Lombardi apprende che il presidente di sezione di tale organo deve cambiare, invita, nel corso della telefonata del 18 aprile 2013, Lorenzetti a informarsi sul nuovo arrivato. Lei si riserva di chiedere ad Anna Finocchiaro qualcosa: “Adesso guarda sto andando al Senato perché devo andare a prendere un caffè con Anna... sento se lei conosce... lo conosce... se ha notizie da dove provenga... chi sia insomma”. E coinvolge Finocchiaro anche in occasione del decreto del Fare che dovrebbe azzerare i cda delle controllate pubbliche. L’ex presidente di Palazzo Madama è più volte coinvolta da Lorenzetti. Il 27 luglio 2012 si accorda con Bellomo: “Io sto andando al Senato (...) io fra 5 minuti ci sono (...) ci vediamo lì da Anna... insomma via!”.


LO SPONSOR IN SICILIA   Bellomo:“Di’ a Bersani di rispondere al messaggio di Anna Finocchiaro. Oltre all’assessore Cocilovo potresti avere un altro assessore amico”
USIAMO VITTORIO PRODI   L’ex deputata Pd:“A Bruxelles dobbiamo usare i nostri che sono in commissione Ambiente e territorio, in questo caso Vittorio”

Presidente dell’Italferr, ex parlamentare e governatore dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti LaPresse

Il politico che si fa manager

Il triangolo magico di Lorenzetti: lo Stato, le Coop, gli amici potenti

di Giorgio Meletti

  È il 3 dicembre 2012. Maria Rita Lorenzetti scrive al presunto complice Valerio Lombardi un sms: “Sabato sera sono stata a cena da Vissani per il suo compleanno e c’era Moretti che ha detto a D’Alema che io ero la sua pres preferita e ha chiesto a Massimo di darci una mano per la gara in Brasile”. C’è tutto il mondo dell’ex governatrice dell’Umbria in quel messaggio. L’amicizia con il cuoco più famoso dell’Umbria segnala il radicamento locale. Moretti è Mauro, numero uno delle Fs, che nel 2010 l’ha presa alla presidenza di Italferr, la controllata che sovrintende ai progetti. D’Alema è il riferimento politico di entrambi, a sua volta amico per la pelle di Vissani.   
TUTTO SI TIENE e tutto si confonde. La Seconda Repubblica riesce a dare colore politico a un cuoco, e nello stesso tempo rende intercambiabili i ruoli nelle istituzioni pubbliche, nelle società statali e negli affari, e a rendere il controllore amico del controllato, la guardia complice del ladro.   La parola chiave è “competenza”. Lorenzetti, 60 anni, militante comunista da sempre, a 22 anni era già assessore nella natia Foligno, a 31 sindaco, a 35 deputata. È rimasta a Montecitorio per quattro legislature, dal 1987 al 2000, negli ultimi anni come presidente della commissione Lavori pubblici, proprio quando c’era da impostare la ricostruzione dell’Umbria dopo il terremoto, e quando il sottosegretario ai Lavori pubblici era un altro dalemiano di ferro, Antonio Bargone, oggi presidente della Sat, la nuova autostrada tirrenica (un altro politico che si fece manager).   Nel 2000 Lorenzetti diventa governatrice e regna per dieci anni, poi resta a piedi perché è vietato il terzo mandato. E qui la soccorre Moretti, in piena era berlusconiana, ma sappiamo che non è un problema: presidente di Italferr, la società che, come si legge nel sito, “è fortemente impegnata nella progettazione e nella realizzazione di opere compatibili a livello ambientale e con i bisogni e le attese espresse dalla collettività”.   Ci diranno adesso i magistrati di quale collettività si interessasse la presidentessa. Di sicuro c’è una variegata collettività in cui tutti fanno tutto e lei, che dovrebbe difendere ambiente e denaro pubblico, ha lo stesso tono complice anche con inquinatori, appaltatori e pubblici ufficiali infedeli.   

“LA SQUADRA”, la chiama lei, ossessivamente, nelle telefonate in cui si compiace dei risultati ottenuti. Come quello di far fuori l’architetto Zita, il dirigente della Regione Toscana che si ostina a considerare rifiuti (da trattare come tali) i materiali di scavo grattati via dalla fresa per il tunnel ferroviario sotto Firenze. Zita è “uno stronzo”, squittisce la signora al telefono. Infatti viene fatto fuori e l’assessore toscana all’Ambiente, Rita Bramerini, dice ai magistrati che la decisione l’ha imposta il governatore Enrico Rossi, con sua sorpresa, motivandola “in termini generici con la necessità di accelerare le pratiche”.   Se passa l’idea che i materiali di scavo sono rifiuti ci saranno costi aggiuntivi per la società che scava il tunnel, la Coopsette. E la Coopsette è una punta di diamante del mondo delle cooperative cosiddette rosse (ormai solo per il colore dei protettori politici). Ma la Coopsette è anche azionista chiave della Holmo, primo azionista della Finsoe, che controlla la Unipol, che è stata chiamata da Mediobanca a salvare la Fonsai di Salvatore Ligresti. Una trasversalità infinita tra aziende che sanno compensare i propri interessi anche se appartengono a galassie politiche diverse, e trovano sempre nelle istituzioni orecchie attente sia che governi il rosso sia che governi il nero. E così il 17 gennaio 2013, quando scoppia lo scandalo con gli avvisi di garanzia, Lorenzetti telefona al capo Moretti e parla chiaro: “Siccome so come ci si deve comportare in questi casi io domani stesso ti mando fa mia lettera di dimissioni”.


Lorenzetti, il crollo di una diga nel sistema “SìTav”

Raccolta di articoli da CortoCircuito

I nostri lettori sanno che non siamo dei fanatici delle intercettazioni… Però qualche volta aiutano a comprendere il funzionamento di un vero e proprio sistema politico-imprenditoriale che non ha molto da invidiare alla mafia. Magari non uccide, ma stronca le carriere di chi fa onestamente il proprio lavoro di “garanzia dell’interesse pubblico”. Intercettazioni che illuminano sulla formulazione dei “pareri” sull’impatto ambientale di questa  o quell’opera, di un certo sversamento.
Qui si parla del Pd, dei suoi vertici, ma sembra di stare tra i berluscones. Anche le donne, in questa storia, non appaiono affatto migliori dei maschi. E’ il successo della “cattiva parità di genere”, la condivisione dell’identica corruzione morale, l’assenza di “spirito pubblico”, il deserto dei valori; il contrario di quel che sarebbe stato auspicabile.

Qui si parla delle stesse operazioni che stanno dietro ai lavori in Val Susa, cambia solo l’ambiente geografico. Si tratta dello stesso rapporto tra “imprese amiche” e “politici amici”, della stessa capacità di usare media “disponibili” per imporre la “centralità dell’opera” o la criminalizzazione di chi la contesta. Dell’identica propensione a manipolare i “poteri terzi” delegati a sorvegliare che tutto proceda secondo leggi, regole, utilità pubblica, buon senso.
Se il procuratore Caselli avesse preso di mira con identica sollecitudine il “sistema mafioso Sì Tav”, anzichè il movimento No Tav, sarebbe probabilmente arrivato a conclusioni assai simili…
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Tav Firenze, quando la Lorenzetti chiamò la Finocchiaro: “Walter è uno bravo”
Nel “gioco di squadra” della ex presidente della Regione Umbria anche la segnalazione di un suo uomo di fiducia per un incarico di prestigio alla senatrice: “Gliel’ho detto ad Anna: lui merita, ti devi impegnare”. E chi si metteva di mezzo – come un architetto della Regione Toscana – era uno “stronzo” e “bastardo”
Ha contattato amici, “politici vicini” e persone “fidate”. Secondo gli inquirenti Maria Rita Lorenzettiex presidente della Regione Umbria finita ai domiciliari, per portare a termine i suoi obiettivi avrebbe cercato i più svariati agganci nei posti che contano, dalla Regione Toscana al ministero, arrivando perfino a Bruxelles. E’ quanto trapela dall’inchiesta sulla Tav fiorentina che, per gli inquirenti, contiene alcune conversazioni “particolarmente significative”. Come quella in cui la ex presidente arriva a contattare anche Anna Finocchiaro alla quale “segnala” Walter Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente. La telefonata sarebbe stata fatta nella speranza del “conferimento di un incarico di prestigio, esaltandone i meriti e le capacità professionali nel gioco di squadra dimostrate proprio per questa situazione che sta andando finalmente in porto”. Nella telefonata del 5 luglio 2012 Maria Rita Lorenzetti riferisce a Bellomo di averlo sponsorizzato. “Gliel’ho detto ad Anna (Finocchiaro, ndr) – si legge nelle carte – C’è sulla spending review la possibilità che cancellino i consigli di amministrazione (…) Lei mi ha detto se ne fa un altro (…) L’importante è Walter le ho detto… perché lui lo merita… lui è uno bravo. Anna, ti devi mettere d’impegno”.
Secondo gli inquirenti è questo uno dei favori promessi per ripagare l’impegno della “squadra”, come viene definita nelle carte. Ma non il solo. Ed è proprio Walter Bellomo una delle figure chiave per l’accusa, che, si legge, “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. E’ chiaro dunque, per la Procura, quali favori mirano ad ottenere “Bellomo – si legge tra l’altro – sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo, in un’altra occasione, che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.
Maria Rita Lorenzetti si attiva anche oltre i confini. Perfino all’Unione europea, dove dice di avere ancora buoni agganci. “Lo capirai! Bruxelles – dice al telefono con il tecnico Italferr Valerio Lombardi il 4 maggio 2012 – l’ho bastonata perché ai tempi di Prodi quando c’era ancora la partita del terremoto qua… insomma siamo riusciti a portare a casa parecchie cose“. E aggiunge: “Un po’ di gente la conosco lì… mi farò dire con esattezza dove sta in modo tale da vedere… da vedere. Casomai un attimo ci facciamo una girata su”. A mettere loro i bastoni tra le ruote però ci pensa un funzionario della Regione Toscana. Nella telefonata del 12 aprile 2012, Maria Rita Lorenzetti viene informata da Lombardi dell’esistenza di una “bozza di verifica” destinata a creare “qualche problemino”. “Ieri – le comunica – abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto e questo è scontato”.
La presa di posizione della Regione scatena la loro rabbia verso il funzionario che ha proposto la bozza, definito “stronzo” e “bastardo“. Lombardi spiega alla Lorenzetti che il funzionario “è certo di ricevere pressioni politiche” per fare un passo indietro. Ma che non ha intenzione di cambiare idea. Quel funzionario “scomodo”, poi, viene allontanato dalla Regione e per loro è una vittoria. “Sai che lo hanno cacciato?” dice Valerio Lombardi il 29 giugno 2012 al collega di Italferr Antonello Martino. Lui commenta ridendo: “Se non altro nell’area di Firenze siamo riusciti a togliere uno stronzo (…) se non altro abbiamo levato di mezzo un coglione”. Perché l’obiettivo degli indagati, per gli inquirenti, è chiaro: non avere ostacoli per portare le terre di scavo della Tav alle ex miniere di Santa Barbara a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Sulla scelta, scrivono infatti, “la commissione Via ministeriale pilotata da Bellomo dà parere favorevole a una seconda collina a Santa Barbara sulla scorta delle analisi e dei pareri (del tutto inattendibili)…con il preciso intento di far apparire l’assenza di problemi ambientali”.
da Il Fatto Quotidiano
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E problemi enormi si aprono anche nel sistema delle coop sedicenti “rosse”
Tav Firenze, 6 arresti. Bufera in Coopsette
Secondo gli inquirenti, la Lorenzetti avrebbe contattato amici, “politici vicini” e persone “fidate”, dalla Regione Toscana al ministero, perfino a Bruxelles, per raggiungere i propri scopi, ad esempio per non avere ostacoli per portare le terre di scavo della Tav alle ex miniere di Santa Barbara a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Tra le intercettazioni, anche un colloquio telefonico con Anna Finocchiaro alla quale “segnala” Walter Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente, nella speranza del “conferimento di un incarico di prestigio, esaltandone i meriti e le capacità professionali nel gioco di squadra dimostrate proprio per questa situazione che sta andando finalmente in porto”. Il 5 luglio 2012 la Lorenzetti riferisce poi a Bellomo di averlo sponsorizzato: “Gliel’ho detto ad Anna. C’è sulla spending review la possibilità che cancellino i consigli di amministrazione. Lei mi ha detto se ne fa un altro. L’importante è Walter le ho detto, perché lui lo merita, lui è uno bravo. Anna, ti devi mettere d’impegno”.
Bellomo “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. Bellomo, tra l’altro, “sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.
La Lorenzetti dice di avere ancora buoni agganci anche presso l’Unione Europea. “Lo capirai! Bruxelles – dice al telefono con il tecnico Italferr Valerio Lombardi il 4 maggio 2012 – l’ho bastonata perché ai tempi di Prodi quando c’era ancora la partita del terremoto qua, insomma siamo riusciti a portare a casa parecchie cose. Un po’ di gente la conosco lì… mi farò dire con esattezza dove sta in modo tale da vedere… da vedere. Casomai un attimo ci facciamo una girata su”. Nel corso di una telefonata del 12 aprile 2012, tuttavia, la Lorenzetti viene informata da Lombardi dell’esistenza di una “bozza di verifica” destinata a creare “qualche problemino”. “Abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto e questo è scontato”. Il funzionario che ha proposto la bozza, definito “stronzo” e “bastardo“, “è certo di ricevere pressioni politiche” per fare un passo indietro ma non ha intenzione di cambiare idea. Quel funzionario “scomodo” viene poi allontanato dalla Regione e per loro è una vittoria.
Il manager di Coopsette coinvolto nell’inchiesta, Maurizio Brioni, è sposato dal dicembre 2004 con l’ex sottosegretario del Pd Elena Montecchi. Cerimonia che ai tempi fu celebrata da Anna Finocchiaro. Testimoni Massimo D’Alema per Elena Montecchi e Paolo Rossi Monti, componente dell’Accademia dei Lincei, per Brioni.

Lunedì 16 settembre

Ore 20 - Il presidente di Coopsette Fabrizio Davoli, in una nota, ha spiegato che la cooperativa di Castelnovo di Sotto “prende atto dei provvedimenti che la procura della Repubblica di Firenze, nell’ambito delle indagini in corso sui lavori della Tav nel capoluogo toscano, ha adottato questa mattina, alcuni dei quali riguardano dirigenti della cooperativa” ma “ribadisce di avere sempre agito con correttezza e nel pieno rispetto delle normative vigenti”. Per questa ragione, “nel rispetto del lavoro della magistratura”, Coopsette “è convinta che il procedimento penale dimostrerà la piena estraneità della società, della controllata Nodavia e dei propri dirigenti rispetto a qualsiasi tipo di illecito. Auspicando che il procedimento in corso possa svolgersi in tempi rapidi, Coopsette continuerà a rimanere a piena disposizione degli organi inquirenti”.
Ore 10 - L’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti (Chi è Maria Rita Lorenzetti), è stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta sul nodo fiorentino della Tav. La 60enne presidente di Italferr, società delle Ferrovie che opera nel settore dell’alta velocità, è accusata di abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere.
L’esponente del Pd, alla Camera per quattro legislature e alla guida della Regione Umbria per due mandati (dal 2000 al 2010), ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. Nelle 400 pagine di ordinanza di custodia cautelare viene ipotizzato il rischio di inquinamento probatorio.
L’indagine della procura di Firenze aveva iscritto nel registro degli indagati 31 persone e a gennaio i carabinieri del Ros avevano eseguito perquisizioni in tutta Italia, compresi casa e ufficio della Lorenzetti, la quale da questa mattina è ai domiciliari nella sua abitazione di Foligno. L’indagine era partita nel 2010 dopo alcuni accertamenti del Corpo forestale dello Stato.
Agli arresti sono finiti anche il presidente di Nodavia Fulvio Saraceno, già iscritto nel registro degli indagati, mentre sono scattati gli arresti domiciliari per il geologo e componente della commissione Via del ministero dell’ambiente Valter Bellomo, per Valerio Lombardi di Italferr, per il consulente ed ex componente di un’autorità di vigilanza sugli appalti pubblici Alessandro Coletta e per Aristodemo Busillo della società Seli. Sono invece stati interdetti dalle rispettive attività 3 manager del gruppo Coopsette: Alfio Lombardi, Maurizio Brioni e Marco Bonistalli.
Nelle carte dell’inchiesta fiorentina relativa, in particolare, alla tratta Firenze-Bologna e ai presunti materiali scadenti utilizzati per la costruzione della galleria, all’ombra della camorra sullo smaltimento dei rifiuti di cantiere e al sospetto di favori negli appalti alle coop rosse (associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata a danno degli enti pubblici, frode in pubbliche forniture, corruzione e traffico di rifiuti i reati ipotizzati), era emerso anche il nome della cooperativa reggiana Coopsette.
Al centro delle indagini degli inquirenti, infatti, c’è Nodavia, la società che ha vinto la gara per realizzare il nodo fiorentino della Tav. Di questo gruppo fanno parte Ergon e Coextra, la capofila è Coopsette. Proprio Coopsette, attraverso la controllata Nodavia, sta realizzando l’intera opera, un primo lotto per superare l’interferenza con la linea tradizionale e un secondo lotto di cui fanno parte il vero e proprio passante sotterraneo, la nuova stazione AV e le aree di stoccaggio.

Ltf ha utilizzato codice antimafia errato
Quello che i politici dicono sul Tav

Comunicato stampa M5S
''Ltf dovrebbe spiegare perché non si sia mai accorta di avere utilizzato un codice antimafia errato". Lo sostengono cinque esponenti del M5S, i senatori Marco Scibona ed Alberto Airola, i deputati Laura Castelli ed Ivan Della Valle ed il capogruppo regionale Davide Bono.
''La Ltf inoltre - proseguono i 5stelle - dovrebbe interloquire solo con le istituzioni, nei modi e nei tempi consoni. A quelle stesse istituzioni che più volte hanno richiesto informazioni sulla progettazione. In nome della trasparenza - dicono ancora gli esponenti M5S - abbiamo richiesto più volte di avere l'unitario progetto esecutivo della Torino-Lione. Nulla da fare. Ma non solo a noi mancano di trasparenza: persino alla Presidenza del Consiglio dei Ministri manca agli atti la doverosa comunicazione di redazione del progetto".

Torino, 17 settembre 2013

2 commenti:

  1. Gli appalti pubblici per la costruzione delle ferrovie avvengono dopo la stipula del contratto tra "RFI spa", società non pubblica, e l'appaltatore a sua volta anche lui rappresenta una società privata. Però si osserva quanto segue:
    1)La direzione lavori viene affidata da "RFI spa" alla società "Italferr spa" al costo di circa 15% dell'importo dell'appalto;
    2)I costi delle opere sono finanziati con il denaro pubblico;
    3)I collaudatori statici sono nominati dalla società "Italferr spa" e vengono pagati dall'appaltatore;
    4)I collaudatori tecnici-amministrativi sono nominati e pagati dalla società "RFI spa". (i collaudatori tecnici amministrativi sono dipendenti, o già in pensione, di "Italferr" o "RFI").
    Una volta c’era una sola cosa che si chiamava “Ente Ferrovie Dello Stato” con un solo consiglio di amministrazione ed unico presidente.
    Oggi ci sono 11 consigli di amministrazione, 11 presidenti con altrettante 11 sedi per fare la stessa cosa che si faceva con un solo consiglio (RFI spa + Treitalia spa + Italferr spa + TAV spa + Ferservizi spa + FS Sistemi Urbani spa + FS Logistica spa + Fercredit spa + Busitalia Sita Nord spa + Grandi Stazioni spa + Centostazioni spa + Netinera spa).
    La domanda nasce spontanea: Dove è lo stato in tutto questo e che ruolo effettivo compie per il controllo dei lavori e come si spendono i soldi degli italiani?!!!!!!!!!
    Faccio presente che le assunzioni nelle predette società sono esclusivamente a descrizione dei dirigenti e non sono scelti in base ad un concorso pubblico.

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  2. Ti ringrazio per le ottime informazioni e precisazioni Grazie mille!

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