Se Fitch "da ragione" alla Procura di Trani di Sergio Luciano su Il Sussidiario
Moody's non rientra nell'inchiesta, o meglio al 5 giugno risultava tra gli indagati. Chissà perché ne è uscita, sarà per il "tenero" legame che la legò al golpista Monti?
Intanto il prode romano, professore anche lui, ha denunciato il vero motivo per il quale l'Italia è ridotta come è ridotta. Lui e la sua squadra certo non contribuì allo sfacelo, per carità. Il problema sta tutto nella legge elettorale
"Un sistema di voto non è fatto per andare al governo. Serve a governare bene un Paese", sottolinea. "Se in Italia avessimo avuto una legge tipo quella francese oggi saremmo più forti della Germania" Huffington post
Rating alla sbarra: danni all’Italia per 120 miliardi di euro
Un danno all’Italia stimato in 120 miliardi di euro, generato da analisti finanziari incompetenti e notizie manipolate «a orologeria». Sotto accusa il gotha della finanza
internazionale. La Procura di Trani, guidata da Carlo Maria Capristo,
ha chiesto il rinvio a giudizio per i vertici di due agenzie di rating,
“Standard & Poor’s” e “Fitch”. Insufficienza di prove, invece, a
carico di “Moody’s”, terza indagata. L’inchiesta, condotta dalla Guardia
di Finanza
a seguito di un esposto delle associazioni dei consumatori Adusbef e
Federconsumatori, è stata coordinata dal pm Michele Ruggiero. Sette le
persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per
“manipolazione del mercato” e “aggiotaggio”, con le aggravanti di danno patrimoniale di rilevante gravità. Appunto i 120 miliardi di euro, secondo la stima fatta dalla Procura della Corte dei Conti della Regione Lazio.
Che cosa sono le agenzie di rating? «Nel mercato finanziario – scrive il quotidiano “Pubblico” – vendono informazioni, svolgendo un ruolo di intermediari
tra investitori ed emettenti di titoli, siano essi privati o Stati». Da
un lato gli investitori chiedono informazioni per indirizzare il loro
denaro a chi può offrire la garanzia di restituirlo, e loro volta gli
emittenti di titoli, in cerca di liquidità, puntano ad avere dalle
agenzie di rating referenze positive, cioè la “pagella” che renda i loro
titoli appetibili sul mercato. Problema: anche se vestono i panni dell’arbitro, le agenzie di rating sono parte anch’esse del sistema “impazzito” della finanza
mondiale, che proprio attraverso continue manipolazioni organizza
colossali speculazioni quotidiane, anche a danno di interi popoli.
Condizione che stride, ovviamente, con lo statuto delle agenzie, che
sarebbero formalmente tenute a fornire i loro servizi secondo principi
di qualità adeguata, trasparenza e tempestività. Proprio lo “sciopero”
delle informazioni finanziare sull’Italia è la minaccia a cui ricorre
“Fitch”, come ritorsione contro l’iniziativa dei magistrati di Trani:
cosa accadrebbe, infatti, se le autorità giudiziarie del resto del mondo
cominciassero a procedere contro le agenzie di rating? A livello
internazionale, c’è il clamoroso precedente dell’Australia: dove
“Standard & Poor’s” è stata condannata a risarcire 24 milioni di euro per valutazioni errate espresse nell’attività di rating. La causa australiana è stata innescata da una class action, un’azione collettiva.
«Da intercettazioni telefoniche – spiega il quotidiano di Luca Telese
– sarebbe emerso non solo che la “S&P” forniva le notizie con una
tempistica pilotata, ma anche che i vertici dell’agenzia erano
consapevoli del fatto che i loro dipendenti in Italia non erano
competenti». La controprova di ciò – secondo il pm Ruggiero – starebbe
in una comunicazione interna della “Standard & Poor’s”: il 13
gennaio 2012 Renato Panichi, responsabile per l’Italia del settore banche,
segnalò agli analisti Eileen Zhang e Moritz Kraemer che il giudizio da
essi espresso sul sistema bancario italiano era errato, o meglio
«esattamente contrario» alla situazione reale. L’errata valutazione
sparì solo dal comunicato in lingua inglese, mentre non vennero
aggiornati né la nota ufficiale trasmessa alla Repubblica italiana né il
comunicato diffuso in lingua italiana. Così, nonostante la segnalazione
di Panichi, l’agenzia confermò il declassamento dell’Italia, facendo schizzare lo spread a quota 505.
Oltre agli analisti Zhang e Kraemer, nel mirino delle indagini è
finito Deven Sharma, presidente dal 2007 al 23 agosto 2011, e con lui
Yann Le Pallec, responsabile per l’Europa,
e un altro analista senior, Franklin Crawford Gill. «Sotto accusa –
scrive “Pubblico” – una serie di informazioni tendenziose e distorte,
avvenute tra maggio 2011 e gennaio 2012». False informazioni che,
secondo l’accusa, avrebbero dato corpo a un vero e proprio «disegno
criminale», provocando l’indebolimento dell’Italia sui mercati
finanziari e il deprezzamento dei titoli di Stato con una ricaduta
negativa anche sull’euro.
Altre imputazioni, poi, a carico dei manager di “Fitch”: David Michael
Willmoth Riley, capo del rating “sovrano”, e Alessandro Settepani,
direttore senior della Fitch Italia, sono accusati di manipolazione del mercato
pluriaggravata, dovuta alla divulgazione – a mercati aperti – di
informazioni che dovevano restare riservate. I due emisero preavvisi di
declassamento che erano «idonei a provocare una sensibile alterazione
del prezzo di strumenti finanziari». Per la Procura di Trani, operarono
con un abuso di “prestazione d’opera”, essendo “Fitch” legata al
ministero dell’economia e delle finanze per l’emissione di titoli di Stato italiani.
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