mercoledì 21 luglio 2010


Credo che ormai traspaia in tutta la sua evidenza il fatto che mi sto davvero stancando.
Essere per anni il bersaglio favorito dei trastulli di farabutti e d’imbecilli non è affatto divertente, e ancor meno lo è continuare a spingere un masso in salita per vederlo precipitare a valle non appena la vetta è raggiunta. Se, poi, a questo masso ci sta aggrappata una folla di persone, la fatica e la rabbia s’ingigantiscono.
Ho pazientato con una torma di seminfermi di mente. Ho fatto tutto quanto potevo per spiegare tranquillamente cose che pure non avrebbero avuto bisogno di spiegazione. Ho sempre chiesto un confronto pubblico con tutti i miei accusatori e, tranne la serata recente di Vinovo cui ha partecipato la tenera, in qualche modo eroica, signora andata allo sbaraglio a sostenere palesi assurdità smentite dai documenti e dalla cronologia, nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontarmi. Strepitare davanti a migliaia di ragazzotti osannanti - peraltro tutti da assolvere per non aver compreso il fatto - e non dire una parola sulle porcherie supportate; lanciare fango nascosti dietro lo schermo di un computer collocato chissà dove ma sempre a distanza di sicurezza; approfittare viscidamente delle trappole offerte da una burocrazia acefala ed immorale: tutte cose che fanno parte del più volgare repertorio della pusillanimità e dell’ipocrisia mescolate insieme in un cocktail mortale.
Nel clima di squallore in cui siamo ormai costretti a sopravvivere, da tempo, ormai, i farabutti e gl’imbecilli di cui sopra si servono dell’archiviazione del processo penale contro l’Enel (http://www.lexambiente.it/aria/122/4327-Aria.%20Inquinamento%20da%20nanoparticelle%20(disastro%20ed%20omicidio%20colposo).html) per tentare d’invalidare le nostre ricerche, e questo a maggiore dimostrazione dell’ignoranza dei livelli che queste ricerche hanno raggiunto, livelli testimoniati pure dai tentativi di qualche ateneo italiano di appropriarsi dei risultati che noi abbiamo ottenuto ormai anni fa. È ovvio che costoro non hanno alcuna competenza e non hanno capito nulla di quell’archiviazione, ma tant’è.
Chi ne ha voglia, si legga il documento che mia moglie ed io abbiamo scritto.
Si tengano presenti almeno tre cose: 1) noi, pur essendone ufficialmente protagonisti, non siamo mai stati messi al corrente del fatto che il processo era in corso e, dunque, non siamo stati mai ascoltati. Dell’archiviazione e di tutte le enormità riportate nel testo noi siamo stati avvertiti non dal tribunale ma da un amico oltre un anno dopo che il fatto era stato compiuto; 2) i consulenti che hanno portato all’archiviazione non hanno la minima competenza nel settore delle nanopatologie e non ne conoscono le tecniche analitiche (alcune loro critiche cadono proprio per questo al di là dell’assurdo); 3) approfittando della sua morte si attribuiscono al prof. Lorenzo Tomatis, il più grande oncologo italiano, considerazioni che, nella sua onestà, lui non mi ha mai esternato né mai l’avrebbe fatto con chiunque perché fuori delle sue competenze.
Chi ha tratto giovamento da quell’archiviazione? Beh, magari qualcuno provi ad indovinare e stili l’elenco.
Io ho taciuto per lungo tempo e ho sopportato. Adesso, però, basta. Fino a che non sarà reato provare il voltastomaco per questo paese, io lo proverò e lo dirò pubblicamente, a costo di smentire presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidente della Camera e altri personaggi che, forse, dimenticano di controllare che cosa stanno dicendo e dimenticando pure che stanno parlando a chi in quel paese ci vive davvero.

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