di Barbaranotav
Confindustria, media, sindacati, vari think tank tra cui quello di Montezemolo e Fini, politici vari non fanno altro che ricordarci quanto dobbiamo essere fieri del nostro made-in-italy, di quanto l'italica competenza sia impareggiabile ed unica che in un mondo globalizzato è ciò che possiamo ancora "vendere" bene dato che la mano regolatrice del mercato premia la meritocrazia.
Bene, analizziamo questo nostro gene tricolore inciso nel nostro DNA, se sia mai esistito e se esiste ancora.
In un'epoca ante-globalizzazione, quando ognuno fabbricava nel proprio paese ciò di cui i propri abitanti abbisognavano, si produceva e consumava nel paese, questo consentiva agli abitanti di apprendere un mestiere e specializzarsi, ad acquisire competenze che si consolidano quanto più a lungo si rimane a svolgere la stessa mansione o lavoro, cosa che in un momento ante-globalizzazione era possibile dato che il mercato interno si riforniva dai produttori nel paese, fornendo una domanda più o meno costante.
Tolte le frontiere, dazi, fino a quasi sanzionare la parola "protezionismo", cosa è rimasto del "made-in-italy"?
Mentre i piccoli imprenditori soccombono alla scelta più tragica, quella di suicidarsi poiché non possono competere con gli asiatici, quasi fosse un crimine stabilito dal Tribunale della Competizione Internazionale, mentre le autorità si prodigano per sedare ogni panico come se i piccoli imprenditori non fossero rappresentanti del tanto decantato Made in Italy, intanto chi prospera allegramente? Le aziende che in Italia producono le etichette made-in-italy da appiccicare a merci appena scaricate dai containers che vengono dall'est?
Questi grandi difensori del Made in Italy, dove erano quando si decideva che le nostre imprese dovevano chiudere per ordine della UE, del mercato comune, come nel caso degli zuccherifici, dove erano quando si decideva che le mucche erano colpevoli di non produrre quei tot litri di latte che la Ue imponeva e via dicendo?
Dove sono quando la grande distribuzione si rivolge ai vari consorzi produttori del DOC, Docp e varie sigle imponendo loro il prezzo?
Forse erano a progagandare qualche grande opera, qualche inceneritore, a sponsorizzare il nucleare?
Scandalizzati per le mozzarelle blu, ma non per la diossina nel latte italiano per colpa degli inceneritori, le nostre di mozzarelle dovrebbero essere migliori solo perché la diossina non le fa diventare blu?
Questo sì che è un nostro talento, l'ipocrisia di una difesa del made in italy ad intermittenza, stando ben attenti a quali "fili" si toccano.
Non hanno niente da dire a quelle imprese che importano pezze di tessuto che "nobilitano" in Italia e dichiarano made in Italy quando un tempo venivano INTERAMENTE prodotte in Italia ed i posti di lavoro persi in questo troncone di filiera non contano per i sindacati?
I promotori del made-in-Italy dovrebbero chiarirmi cosa intendono con questa dicitura, mentre delocalizziamo le nostre "eccellenze" per usare i loro termini per importare merce di dubbia qualità, prodotta sfruttando altre popolazioni,cosa si definisce "nostrano"?
Il lardo di colonnata che se conservato e fatto secondo la tradizione toscana non va bene per la UE ma se contiene antibiotici, nitrati e porcate cancerogene varie come in tutti i salumi è perfettamente in regola?
Invece di concentrarci su una riconversione industriale totalmente compatibile con l'ambiente, come la produzione di tessuto in tinte naturali, come la conversione ad esempio di un'acciaieria ad uno stabilimento di pannelli fotovoltaici, conversione di un'azienda di pesticidi a compost biologico, come l'alimentazione priva di conservanti e coloranti, ce ne sono migliaia di esempi che si possono fare, ma si sà, il limite è non ledere interessi di lobbies precostituite, se ad esempio si mettessero al bando i conservanti ecco che assisteremmo ad uno sciopero delle persone che lavorano nel comparto, usate dai proprietari di tali aziende per "combattere" al posto loro per un privilegio, quello di far soldi avvelendando gli altri.
Si potrebbe mai pensare che tale fabbrica di conservanti possa mettersi a fare altro, mantenendo i posti di lavoro producendo qualcosa che non avveleni le altre persone e l'ambiente?
Eppure prima si produceva tutto senza conservanti, questo sarebbe il progresso, questo è difendere il made-in-italy?
I signori del made-in-Italy, continuano a promuovere inceneritori, centrali a carbone, strade, autostrade, Expo, palazzine e per tornare all'ipocrisia, capannoni industriali (sì cari miei, mentre le imprese delocalizzano, quelle che non falliscono s'intende, i nostri comuni rilasciano licenze ad edificare capannoni che rimangono inutilizzati per anni) adesso impianti nucleari, tutto ciò che abbia in comune due elementi, sovvenzioni statali e cemento.
Alla faccia dell'innovazione, ricerca e sviluppo di cui si riempiono la bocca.
Cosa rimane di noi?
Di tutta questa eccellenza, mentre si ignora l'eutanasia di sani e piccoli imprenditori, mentre continua l'emorragia di aziende all'estero, chi lasciamo prosperare? E come?
Chi della meritocrazia IN FAMIGGHIA campa, al Nord come al Sud, di nepotismo (è solo un esempio perché questo tipo di meccanismo ogni cittadino di buona volontà lo potrà constatare anche a livello comunale, in amministrazioni di qualsiasi colore politico), chi di meritocrazia fatta di aziende intestate a prestanomi che rimangono aperte giusto il tempo di riciclare un pò di denaro?
O che rimangono aperte giusto il tempo di aggiudicarsi un appalto?
Meritocrazia, sempre per costoro, cosa significa?
L'arte del "furbo", altro prezioso dono dell'essere italiano?
Questo è il vero made-in-italy da valorizzare?
Il talento di Marcegaglia di dribblare le autorizzazioni per impianti di incenerimento?
O sono sempre i soliti appalti truccati un nostro vanto?
L'ironia di trasformare in malaffare perfino la costruzione di un carcere dovrebbe essere una risorsa tutta italiana da valorizzare?
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