mercoledì 12 marzo 2014

In un paese normale, la gente dovrebbe esigere che i governanti si adoperino per il bene del popolo TUTTO, per la collettività e non per le elites, o per  banchieri. Non è necessario essere uomini o donne per esigere dai governanti, siano essi uomini o donne, una sanità che funzioni, una magistratura giusta e veloce,  pensioni dignitose, reddito di cittadinanza.
Soprattutto alla luce di infinite prove che le donne, date come migliori a prescindere degli uomini perché ritenute più buone, caritatevoli e giuste,  arrivate al potere si comportino peggio degli uomini. Pensiamo ai vari decreti bavaglio internet, la Boldrini che taccia di sessista chiunque la critichi, sostiene che censurare è un atto responsabile. Immaginiamo i suoi criteri stile tagliola. Basti pensare alla madrina del neoliberismo, quella Margaret Thatcher, una donna che inaugura una dottrina che sarà imposta al mondo? Ma come le donne non sono più buone per default? Oppure alla Madeleine Albright, per la quale i bambini
iracheni morti a causa della guerra sono solo effetti collaterali, un giusto prezzo da pagare. Quanta compassione femminile vero? Pensiamo a Golda Meir...per la quale vi consiglio di cercare su Internet voi stessi... Pensiamo alla Cathrene Ashton, prima ad esaudire i desideri guerrafondai degli Usa, anche se le conseguenze sono devastanti tanto per gli europei quanto per i popoli vittima delle destabilizzazioni,  alla Hillary Clinton. Quando questa donna si è adoperata per la pace? Quale altra donna nei vertici del potere si è mai prodigata per i poveri? La signora Christine Laguarde che muove tutti i soldi che vuole, perché ricatta i popoli obbligandoli alle riforme che ben conosciamo? Quale donna dei vertici vi viene in mente contro le guerre? Nessuna vero? Proprio in Occidente, quello che tanto la mena su questa presunta superiorità femminile, è difficile trovare una donna da lodare per l'impegno nel sociale o  in favore dell'ambiente. Altro caso se si guarda ad altri paesi non ancora sottomessi al Washington Consensus. Degna di nota ovviamente Cristina Kirchner, che ha combattuto e combatte come fece suo marito prima, contro le lobbies delle multinazionali ed i predatori, chiamati "i mercati" da noi in Occidente. A dimostrazione del fatto che non è questione di sesso. Lo stesso vale per Dilma Roussef, Presidentessa del Brasile.
Personalmente non stimo affatto la Fallaci, ma qui è decisamente condivisibile. Le quote rosa sono solo una bieca scusa, un modo squallido per bypassare le competenze ed i meriti nella corsa alla spartizione delle poltrone. Esattamente come gli uomini possono aver usato altri mezzi, di tipo clientelare magari. E' così che ci si differenzia mostrando la presunta superiorità morale? Quello che un popolo sveglio e non decelebrato come quello italiano dovrebbe PRETENDERE che chiunque occupi il potere lo faccia in nome del popolo italiano e si attenga rigorosamente alla volontà POPOLARE. A prescindere da un dato biologico.
Aggiungo che la donna Camusso, quanto si è distinta nella difesa dei deboli, disoccupati, lavoratori e pensionati? Quando rideva con Monti? E che dire della Marcegaglia quando fu presidente di Confindustria? Ha imposto un'attenzione particolare per i precari, per la salute dei lavoratori e degli abitanti nei pressi degli impianti? Il Ministro per la salute britannico, una donna, vede nei bambini giocattoli sessuali, grande esempio di amore materno? 
Barbara

Quote rosa: la “parità di genere” come umiliazione alla donna

Poco è mancato per far sì che la mobilitazione bipartisan per la "parità di genere" si traducesse nell'introduzione delle "quote rosa" nell'Italicum: la bocciatura di tutti gli emendamenti sull'argomento proposto da 90 parlamentari avrebbe subito causato la rivolta delle donne del Partito Democratico ma anche un soffio di sollievo da parte di tutte quelle donne che fin dall'inizio hanno risposto con profondo scetticismo ad una misura che poco aveva a che vedere con i veri diritti delle donne.
DI ROBERTA BARONE · 12 MARZO 2014 

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Era il 1961 quando Oriana Fallaci pubblicava “Il sesso inutile” viaggiando intorno alla figura della donna nel mondo. Solo nel 1975 si sarebbe invece immedesimata, forse in prima persona, nel tormento interiore di una mamma, nel tragico significato dell’aborto. Ma é nella parte iniziale che la stessa scrittrice concentra il suo più profondo messaggio: “Evito sempre di scrivere sulle donne (…) Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico”.

Il senso era proprio quello che traspare anche nelle parole di Ida Magli, la scrittrice che meglio di chiunque altro ha saputo criticare un certo femminismo deleterio e tipicamente italiano, quello dell’ipocrisia. La donna paragonata ad una specie protetta di animale che, per sopravvivere dalla caccia dell’uomo, ha bisogno di un trattamento speciale le cui regole vengono emanate da un uomo stesso. Non un documento Cites ( Protezione specie minacciate di estinzione) ma una legge elettorale che rischiava di ridurre la donna ad un conteggio di percentuali e di condurla in un canale di auto discriminazione, raggiungendo uno scopo tutto opposto a quello per cui è stata battezzata.

 Tutto normale, siamo in Italia. Siamo in quel paese che rischia di sprofondare insieme a tutti i popoli dell’Arca di Noè, quei popoli europei costretti a sentirsi uniti dietro gli sbalzi di una moneta unica ma considerata più forte; in quel paese dove il femminicidio arricchisce un dizionario che fa finta di non conoscere la parola “giustizia”. Ma poco importa se in Italia le quote che preoccupano ed uccidono sono ben altre, perchè la pubblicità del pranzo servito a tavola dalla mamma, piuttosto che dal papà, farà sempre parlare troppo chi non avrà di meglio da offrire ad una politica asservita a quei poteri che la alimentano per proprio tornaconto finanziario.

Un colore, quello delle famose “quote rosa”, che ha arricchito le prime pagine dei più grandi giornali nazionali senza impoverire, con la sua bocciatura, le attitudini di chi arriverà in alto senza la spinta di alcun privilegio ricollegabile al proprio sesso.

Poco è mancato per far sì che la mobilitazione bipartisan per la “parità di genere” si traducesse nell’introduzione delle “quote rosa” nell’Italicum: la bocciatura di tutti gli emendamenti sull’argomento proposto da 90 parlamentari avrebbe subito causato la rivolta delle donne del Partito Democratico ma anche un soffio di sollievo da parte di tutte quelle donne che fin dall’inizio hanno risposto con profondo scetticismo ad una misura che poco aveva a che vedere con i veri diritti delle donne. E non parliamo di quelle donne la cui opinione potrebbe benissimo essere influenzata dal gioco politico in cui si ritrova il partito di appartenenza ma di donne comuni, mamme, intellettuali, donne dello spettacolo e cosi via. Donne che non hanno bisogno di paragonarsi all’uomo per ricoprire quei posti che, in una società normale, richiederebbero i soli requisiti di merito e capacità.

Esemplare ad esempio, la riflessione di Fiorella Mannoia contro la posizione espressa dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, in merito all’occasione persa per la riforma elettorale: “Personalmente non sono queste le cose che mi offendono- scrive la cantante sulla pagina Facebook- mi offende aspettare l’otto marzo per parlare di violenza sulle donne, mi offende vedere donne in parlamento che sono arrivate li con altri mezzi che non siano quelli della competenza, mi offende dover obbligare un presidente del consiglio “maschio”, a scegliere per decreto delle donne ministro, mi offende non poter votare direttamente il politico che mi deve rappresentare maschio o femmina che sia”.

Altro che parità, per l’opinione comune le quote rosa avrebbero solamente umiliato le donne, sottolineando una palese diversità di trattamento tra uomo e donna, tra chi decide e chi ringrazia, tra chi rifiuta la sfida fingendo di farti vincere a braccio di ferro e chi invece vince ogni giorno con la propria testa.

2 commenti:

  1. Perfettamente d'accordo Barbara!

    Ti comunico inoltre che ho nominato questo blog su "La Crepa nel Muro" per il Premio Liebster Award for Blog.
    Ciao e buon lavoro! :)
    Link: http://crepanelmuro.blogspot.it/2014/03/premio-liebster-award-for-blog-2014.html

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  2. Ma ciao bellezza!!
    Sono estremamente onorata della tua fiducia ma caspita non dovevi!!
    Grazie Cathy!
    Un bacione
    Barbara

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