Mentre il Miur con i soldi dei contribuenti italiani gira uno spot a favore della scuola pubblica presso un istituto privato a Milano, il corriere e repubblica lanciano le loro crociate contro alcuni "studenti cattivi". A leggere i titoli, viene subito da pensare a feriti, aggressioni, pestaggi e violenze inaudite. Ma questi pennivendoli aspiranti scrittori di fanta-horror non possono anche inventarsi fatti mai avvenuti. E difatti confermano come nessuno sia stato vittima nemmeno di un ceffone.
Di solito, quando gruppi di studenti, o sigle sindacali o associazioni varie organizzano un presidio, un volantinaggio, un evento, i pennivendoli riportano tale accadimento usando il termine corretto per detta iniziativa.
Non è così per Lotta Studentesca che si è resa protagonista di "bliz
neofascisti" secondo Repubblica o di "assalto neofascista" secondo il Corriere.
Cosa è quindi successo? Immaginiamo un ipotetico viaggiatore del tempo. Se gli capitasse di leggere questi due articoli, quale scenario si prefigurerà nella mente?
Che vi sono "bande di studenti assassini" che vanno in giro a terrorizzare altri inermi studenti a colpi di spranghe e bastoni ed armi di vario genere.
Salvo poi precisare che, come arma, Lotta Studentesca abbia usato dei....VOLANTINI!
O signur, hanno anche acceso un fumogeno ed erano "incappucciati" come accade in una infinità di manifestazioni, anche indette dalla politically correct società civile, con la differenza che nessuno si è mai sognato di chiedere lo scioglimento di tali gruppi.
Il nostro viaggiatore nel tempo, anche se volesse approfondire la questione della LEGGE APREA che regala la scuola pubblica ai privati, NON POTREBBE attingere ad ulteriori informazioni ma in compenso verrebbe prontamente informato riguardo a come le integerrime e legittime istituzioni si siano mobilitate contro questi "teppisti". Non poteva essere diversamente, considerato che questi camerieri della politica hanno espresso soddisfazione per tale provvedimento. Leggerà di quanti paladini democratici invochino la repressione, identificazione, schedatura e scioglimento dei gruppi di questi cattivi ragazzi. Un esempio di tolleranza e rispetto prodotto da chi non concepisce che il dissenso possa manifestarsi anche senza il suo permesso. Se avesse anche letto 1984 di Orwell non si stupirebbe di apprendere come proprio i supposti difensori della libertà di pensiero siano i primi ad esigere l'annientamento di ogni voce non controllata. Gli episodi avvenuti nei licei romani ha generato un esemplare caso di strumentalizzazione politica, mente "democraticamente" si continua a tacere sulla legge Aprea.
Sentiamo quella voce che il regime e suoi cortigiani vuole ridotta al silenzio:
"Fuori i privati dalle scuole", "No alla legge Aprea", "Piu' potere agli studenti": queste le parole d'ordine lanciate dai militanti di Lotta Studentesca nei presidi, sit-in e assemblee straordinarie coordinate dal movimento nei diversi istituti della Capitale.
"Con queste azioni abbiamo voluto esprimere il piu' totale dissenso verso la legge Aprea, una legge che mira a fare della scuola un'azienda a tutti gli effetti, snaturandola della sua funzione e riducendo ulteriormente la partecipazione degli studenti alla vita dell'istituto. Una legge che in nome di una malintesa autonomia scolastica, spiana di fatto la strada all'ingresso dei privati nei consigli di isituto, privati che in cambio di finanziamenti potranno facilmente accrescere il proprio potere decisionale ed influire sui destini della scuola" dichiara Andrea di Cosimo, responsabile romano di Lotta Studentesca.
"Siamo saturi dell'ipocrisia con cui questi burocrati affrontano i problemi della scuola e dei giovani. Pescecani che a parole blaterano sulla necessita' di adeguare l'istruzione agli standard europei, ma che nei fatti si vantano di 'tagliare solamente 10.000 cattedre' o peggio, di aumentare l'orario dei docenti a 24 ore settimanali, mantenendone inalterato lo stipendio, fatto questo che ne accresce la demotivazione e la rabbia. Dagli studenti al personale Ata, dai professori ai movimenti studenteschi, siamo tutti mobilitati contro questo governo di banchieri che non crede nell'istruzione e affossa la scuola. Gia' solo per questo Monti e Profumo farebbero bene a dimettersi! Da parte nostra annunciamo che questo e' solo l'inizio di una mobilitazione che tocchera' gran parte degli istituti della Capitale" conclude Di Cosimo FONTE
Eccola, la minaccia alla costituzione come qualcuno vaneggia. Il pericolo imminente di questi studenti contro la legge Aprea, pericolo per chi? Per i privati che vogliano impossessarsi della scuola pubblica? E' esattamente per difendere la scuola così come impostata nella costituzione che gli studenti hanno voluto esprimere contrarietà a questo nobile provvedimento. Curioso, come invece certi professionisti della strumentalizzazione abbiano trasformato questo evento in un attacco alla Costituzione.
Bene, per quell'ipotetico viaggiatore nel tempo ecco in sintesi in che cosa consisterebbe tale nobile provvedimento, voluto dal regime dei banchieri al potere, completando l'opera dei precedenti ministri all'Istruzione ed avallato in maniera bipartisan dai camerieri politici:
STUDENTI IN PIAZZA
Fermare la legge Aprea
Roberto Campanelli
La chiusura di un ciclo di movimenti e di
governi impone di raccogliere sconfitte subite ed esperienze positive.
Se da un lato l'avvento del governo tecnico e la chiusura con i
vent'anni che l'hanno preceduto, ci hanno consegnato un paese nel pieno
della crisi, in cui il pensiero neoliberista ha prodotto privatizzazioni
e saccheggi nel Pubblico, lo smatellamento del sistema del Welfare
state e il taglio coatto ai servizi, anche essenziali, si può anche
affermare che la gente ha toccato con mano il degrado prodotto da quelle
scelte. È dalla messa in crisi del sistema pubblico di istruzione, i
tagli da 8,5 mld di euro della 133 del 2008, dalla riforma
dell'università firmata Gelmini e dalla prevista conseguente espulsione
dai percorsi formativi di un numero sempre più crescente di studenti
dagli atenei, dalle norme che andavano a privatizzare i servizi idrici,
che si sono sviluppati alcuni tra i più imponenti movimenti che il paese
abbia mai visto. Si è incrinato in una misura sempre crescente il
mantra delle privatizzazioni come unica via alla gestione pubblica. Si è
risvegliata la necessità non solo di una proprietà collettiva dei
servizi fondamentali, ma soprattutto di poter partecipare e incidere
nelle scelte della loro gestione.
Oggi nel mondo della scuola ci si ritrova difronte ad un pericolo: assenza di risorse e privatizzazione. Quella che è stata chiaramente una sconfitta che il mondo della scuola sta pagando (i tagli), apre spazi a ipotesi di privatizzazione formale della scuola, accompagnata dalla salsa autoritaria della cancellazione dei diritti. La legge 953, attualmente in discussione in Parlamento è la pessima eredità che l'On. Valentina Aprea ha voluto incastrare nel dibattito della Aule prima di dimettersi dalla presidenza della VII Commissione a favore del ruolo di assessore presso la Regione Lombardia.
La legge 953 non è una conoscenza nuova per i movimenti studenteschi, fu infatti già respinta dal movimento studentesco dell'Onda. Difatti la ripresa del dibattito su questo progetto di legge non è passato in sordina a partire dalla primavera scorsa, da subito il mondo della scuola è entrato in allerta, dagli studenti ai sindacati, fino al corteo nazionale di sabato 22 settembre dei precari della scuola tra le cui rivendicazioni era chiaro ed esplicito il rifiuto dalla 953. Questa legge, che di fatto è una riforma dell'autonomia scolastica, travolge gli organi collegiali per come erano conosciuti. Viene compressa la rappresentanza di ogni componente della comunità scolastica, resa discrezionale a causa dell'autonomia statutaria, una miccia che rischia di trasformare le scuole in luoghi autoritari e senza alcuna garanzia democratica. Quello che avevano prodotto anni di lotte degli studenti, il diritto di assemblea, il diritto alla rappresentanza, vengono nettamente cancellati dal Testo Unico sulla Scuola, producendo una retrocessione spaventosa nella sfera dei diritti.
La privatizzazione si realizza anche nella sfera della privazione del diritto di poter partecipare e dire la propria. La privatizzazione si realizza anche per come l'avevamo già vista in altri ambiti, perchè in questi nuovi organi collegiali entrano i privati cammuffati da «esterni» anche nei luoghi della programmazione dell'offerta formativa: i nuovi nuclei di autovalutazione. È necessaria una risposta complessiva del mondo della scuola, che veda studenti e docenti rispondere uniti ad una sfida che hanno già dimostrato di essere in grado di vincere. Costruire e orientare il consenso del paese nella direzione della ripubblicizzazione del sistema di istruzione, già profondamente indebolito dalla tassazione informale dei contributi volontari e dai tagli. Il paese intero necessita di rompere la pace sociale apparente, e mettere a nudo le contraddizioni sociali atroci che la crisi sta scaricando sulla società. Il 12 ottobre ci sarà una prima prova del fuoco: alle decine di cortei studenteschi nel paese si affiancherà lo sciopero della scuola, una giornata che parla al Paese e chiede a tutti di scendere in piazza su un'idea radicalmente alternativa di scuola, dove si riparta dall'accesso, dalle risorse e dalla partecipazione. Vogliamo partire dall'istruzione, come strumento di liberazione delle persone, per difenderla, per bloccare le scelte di questo governo, per il futuro di una generazione e di un paese. Noi ci siamo.
* Coordinatore nazionale Uds
Oggi nel mondo della scuola ci si ritrova difronte ad un pericolo: assenza di risorse e privatizzazione. Quella che è stata chiaramente una sconfitta che il mondo della scuola sta pagando (i tagli), apre spazi a ipotesi di privatizzazione formale della scuola, accompagnata dalla salsa autoritaria della cancellazione dei diritti. La legge 953, attualmente in discussione in Parlamento è la pessima eredità che l'On. Valentina Aprea ha voluto incastrare nel dibattito della Aule prima di dimettersi dalla presidenza della VII Commissione a favore del ruolo di assessore presso la Regione Lombardia.
La legge 953 non è una conoscenza nuova per i movimenti studenteschi, fu infatti già respinta dal movimento studentesco dell'Onda. Difatti la ripresa del dibattito su questo progetto di legge non è passato in sordina a partire dalla primavera scorsa, da subito il mondo della scuola è entrato in allerta, dagli studenti ai sindacati, fino al corteo nazionale di sabato 22 settembre dei precari della scuola tra le cui rivendicazioni era chiaro ed esplicito il rifiuto dalla 953. Questa legge, che di fatto è una riforma dell'autonomia scolastica, travolge gli organi collegiali per come erano conosciuti. Viene compressa la rappresentanza di ogni componente della comunità scolastica, resa discrezionale a causa dell'autonomia statutaria, una miccia che rischia di trasformare le scuole in luoghi autoritari e senza alcuna garanzia democratica. Quello che avevano prodotto anni di lotte degli studenti, il diritto di assemblea, il diritto alla rappresentanza, vengono nettamente cancellati dal Testo Unico sulla Scuola, producendo una retrocessione spaventosa nella sfera dei diritti.
La privatizzazione si realizza anche nella sfera della privazione del diritto di poter partecipare e dire la propria. La privatizzazione si realizza anche per come l'avevamo già vista in altri ambiti, perchè in questi nuovi organi collegiali entrano i privati cammuffati da «esterni» anche nei luoghi della programmazione dell'offerta formativa: i nuovi nuclei di autovalutazione. È necessaria una risposta complessiva del mondo della scuola, che veda studenti e docenti rispondere uniti ad una sfida che hanno già dimostrato di essere in grado di vincere. Costruire e orientare il consenso del paese nella direzione della ripubblicizzazione del sistema di istruzione, già profondamente indebolito dalla tassazione informale dei contributi volontari e dai tagli. Il paese intero necessita di rompere la pace sociale apparente, e mettere a nudo le contraddizioni sociali atroci che la crisi sta scaricando sulla società. Il 12 ottobre ci sarà una prima prova del fuoco: alle decine di cortei studenteschi nel paese si affiancherà lo sciopero della scuola, una giornata che parla al Paese e chiede a tutti di scendere in piazza su un'idea radicalmente alternativa di scuola, dove si riparta dall'accesso, dalle risorse e dalla partecipazione. Vogliamo partire dall'istruzione, come strumento di liberazione delle persone, per difenderla, per bloccare le scelte di questo governo, per il futuro di una generazione e di un paese. Noi ci siamo.
* Coordinatore nazionale Uds
Perchè non ci piace la Legge Aprea
1) La 953 è una legge secondo cui la scuola si adegua alle diverse realtà sociali ed economiche e quindi consolida le disuguaglianze economiche e sociali del Paese. Ci saranno le scuole con molte disponibilità e quelle marginali.
Noi vogliamo una scuola che possa garantire a tutti un’istruzione qualificata e che intervenga per superare le situazioni di uguaglianza.
2) La 953 limita il ruolo degli organi di democrazia scolastica e rafforza il ruolo manageriale di natura privatistica del Dirigente Scolastico.
Noi vogliamo una scuola governata in modo democratico con piena responsabilizzazione di tutti e senza forme di gerarchizzazione.
3) La 953 trasforma l’istruzione scolastica in un servizio che privilegia le diverse esigenze dell’utenza.
Noi vogliamo una scuola che, garantendo a tutti una formazione qualificata, si proponga anzitutto la formazione democratica delle nuove generazioni.
4) L. 953 prevede una scuola facilmente condizionabile da poteri esterni con contributi che possono essere anche finalizzati o addirittura con la presenza di esterni.
Noi vogliamo una scuola, aperta al confronto con le realtà esterne , ma anche e soprattutto autonoma da ogni condizionamento di qualsiasi natura e luogo di libero confronto.
5) La 953 ribadisce il ruolo preminente e verticistico del Ministro e degli strumenti di intervento (INVALSI) con una forte limitazione della libertà di insegnamento.
Noi vogliamo un governo democratico della scuola a tutti i livelli, compresi quelli nazionali a garanzia della libertà di insegnamento e dell’effettiva autonomia della scuola dagli esecutivi e dai poteri esterni.
6) La 953 smantella il sistema scolastico statale e prevede un sistema di scuole, ognuna con una propria caratterizzazione (statuto) in un sistema nazionale comprensivo di scuole statali e scuole private (anche confessionali).
Noi vogliamo un sistema scolastico statale con il compito primario di garantire un’istruzione laica e democratica e distinte dalle scuole private che, ancorchè paritarie possono essere di orientamento confessionale.
7) La 953 delega al Ministro la normativa di attuazione, accentuando il carattere ministeriale della scuola.
Noi vogliamo invece che le norme generali dell’istruzione siano riservate al Parlamento perché la scuola statale non può essere espressione della maggioranza di governo.
8) La 953 demanda alle Regioni la competenza a disciplinare la forma di partecipazione a livello territoriale senza definire nemmeno alcun principio.
Noi riteniamo che le forme di governo e di partecipazione del sistema scolastico statale spettino, a garanzia dell’ dell’unitarietà del governo della scuola, alle leggi dello Stato.
9) La 953 rappresenta una scuola privatizzata nella sua organizzazione aziendalistica e nelle finalità prioritarie e nello stesso tempo centralista e ministeriale.
Noi vogliamo invece una scuola statale con una struttura unitaria, ma democratica e partecipata a tutti i livelli.
10) La 953 configura una scuola che si adopera alle disuguaglianze.
Noi vogliamo la scuola per l’uguaglianza, la scuola della Costituzione.
Orizzonte Scuola
...Sono sempre i "cattivi" a protestare...questo è ovvio!
RispondiEliminaper essere "buoni" bisogna starsene "buoni, buoni"...
;)