venerdì 12 ottobre 2012



Non mi sorprende affatto che attorno a questa manifestazione la sinistra radicale tanto "No tav senza sé e senza ma" tiri i remi in barca e ponga un ma. Per mezzo di un comunicato, il PRC Ravenna esterna la sua posizione, da estendere a tutto il partito dato che non è pervenuto un cenno di distanza da parte di quest'ultimo, se non dal circolo locale della Val di Susa. Si sostiene che quest'opera sia stata voluta dal Governo Berlusconi prima e dal regime Monti adesso. A leggere il comunicato, si ha l'impressione che il governo Prodi non abbia svolto alcun ruolo in favore della Torino-Lione. Come dimenticare il dodecalogo che la stessa sinistra "No tav senza se e senza ma" sottoscrisse per evitare la caduta del governo amico? Pare che la lezione non sia servita a niente ed oggi, ancora una volta chiamati alla coerenza davanti a questa iniziativa, anche la sinistra più "dura e pura" si schiera dalla parte della grande opera e degli interessi connessi.
Si trincera dietro ad una questione etica, tenta di giustificare la presa di distanza da questa iniziativa adducento che si tratterebbe  di  una posizione "contro i lavoratori" e di conseguenza, secondo la retorica, significherebbe schierarsi con il "padrone" o peggio ancora favorire "le destre".  Mi chiedo perché non sottoscrivano l'appello del PD in solidarietà alla CMC
Si vede che qualora un'opera considerata inutile e devastante venga portata
avanti da una cooperativa rossa il capitale ed i padroni diventano elementi accettabili. Etica o vil denaro che confluisce nelle tasche giuste? E' la stessa sinistra radicale che si erge come moralmente superiore, che parla tanto di legalità e tira in mezzo gli appalti del malaffare che abbisognano delle grandi opere per nutrirsi ed espandersi, ed adesso usa la retorica della difesa del posto di lavoro per proteggere gli appalti politically correct. Detestano l'evasione fiscale, ma, a proposito di etica, non denunciano con lo stesso vigore il regime di quasi esenzione di cui le cooperative godono, a differenza delle altre imprese devastatrici al pari della CMC. Mentre ora sollevano una questione di etica, la CMC è diventata una multinazionale che certo non si preoccupa di prendere soldi dai guerrafondai americani per costruire le sue basi, basi della morte. Questione di etica che si può comprare. A questo punto mi chiedo: si dichiarano a fianco delle lotte perché ci credono o per oppportunismo politico, onde manovrare le stesse per renderle innoque? Il fare ammuina quando c'è da prendere scelte ben nette e definite risponde inequivocabilmente alla domanda.

Barbara

Tav. Dove va questa sinistra?
Di Fabio Balocco
Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci,
riguardo alla manifestazione No Tav che si svolgerà a Ravenna il 13 ottobre, ha dichiarato:
“I no-Tav hanno annunciato una manifestazione nazionale a Ravenna per sabato 13 ottobre.  Perché a Ravenna? Perché Ravenna è la sede della Cmc, una delle imprese che devono eseguire i lavori. Io sono favorevole alla Tav. Ovviamente ci sono anche i contrari: è un’opinione che non condivido ma che ovviamente rispetto. E’ viceversa un’assurdità manifestare contro un’impresa che ha vinto un appalto, in questo caso quello della Tav. E siccome si tratta di un’impresa ravennate lo dico chiaro e tondo. Faccio un altro esempio per spiegarmi: io sono contrario al ponte sullo stretto di Messina, ma trovo giusto che la Cmc abbia partecipato agli appalti e mi fece piacere quando ne vinse una parte. La Cmc è una grande impresa cooperativa, totalmente autonoma dai partiti (come dimostra ad esempio la vicenda del ponte sullo stretto), che crea lavoro e ricchezza diffusa per la nostra comunità. Sono orgoglioso che la Cmc sia un’impresa ravennate. La manifestazione del 13 ottobre ha dunque, a mio giudizio, un obiettivo totalmente sbagliato, che mi sento da contrastare per difendere il lavoro della nostra gente.”


Ho ritenuto opportuno riportare buona parte della dichiarazione del sindaco perché la trovo esemplare. Il ragionamento è: ci sono imprese che realizzano opere inutili o arrecano danni al territorio, ma se creano lavoro, allora, pazienza per i danni.
Neanche a dirlo, il sindaco di Ravenna guida una coalizione di sinistra. Questa – ormai è cosa nota – è la sinistra oggi in Italia: il lavoro davanti a tutto. Che poi se l’impresa distrugge il territorio, costruisce centrali nucleari, sforna Ogm, chissenefrega.
Dove pensa di andare questa sinistra? Gliene importa qualcosa del territorio dove la gente vive? dell’aria che respira? Dell’acqua che beve? In sostanza: questa sinistra ha un’etica? Ha provato mai il sindaco di Ravenna, lui che è di sinistra, ad immaginarsi al posto di coloro che proprio a causa dei lavori della CMC si sono ritrovati senza l’acqua nel Mugello?
Ho esordito con un elogio della Cmc, concludo con una nota polemica, una lettera inviata al giornale La Voce di Faenza dal signor Davide Patuelli, il quale, dopo aver parlato in occasione dei 110 anni dalla fondazione della Cmc con il suo presidente, avergli fatto rilevare i danni che l’impresa spesso arreca al territorio ed essersi sentito rispondere che il lavoro è davanti a tutto, commenta: “Rispetto la storia di questa grande cooperativa, l’impegno dei soci e le opportunità di occupazione che genera, ma non condivido questa filosofia la cui logica, portata alle estreme conseguenze, giustifica anche l’attività degli spacciatori o dei mafiosi.
 

CMC: i devastatori di guerra protetti dalla sinistra

Marco Cedolin
Sono una cooperativa rossa, perché questa formula societaria permette loro di evadere legalmente la maggior parte delle tasse, ma in realtà si tratta di una delle maggiori multinazionali mondiali che operano nel campo delle costruzioni, "coccolata" dal Dipartimento della Difesa americano e da un'infinità di governi che apprezzano la sua spregiudicatezza ed i "prezzi al ribasso" che grazie al fatto di essere una cooperativa riesce a spuntare nel corso delle gare di appalto. E protetta da quasi tutto l'universo della sinistra italiana che dal PD a quel che resta di Rifondazione Comunista ne difende pedissequamente l'operato, anche qualora sia in netto contrasto con il pacifismo e l'ambientalismo attraverso i quali ha costruito decine di anni di campagne elettorali.


Il lavoro innanzitutto, non importa se le sue conseguenze saranno l'avvelenamento e la distruzione dell'ambiente o il supporto alle guerre americane, quello che conta è che i profitti vengano gestiti all'interno del "partito" e che della CMC si parli il meno possibile, affinché il "partito" possa continuare a bettolare intorno a temi come l'ecologia e la pace nel mondo, raccogliendo voti fra le anime ingenue che ci credono. Questo a grandi linee risulta il pensiero non solo di Bersani, ma anche della grande quantità di uomini politici minori, del PD, di SEL e della maggior parte dei partitelli di sinistra che spesso "vanno a braccetto" proprio con i cittadini che si battono contro le grandi opere e le nocività per difendere la propria salute ed il proprio futuro.

Un gruppo di "coraggiosi", non solo NO TAV, ma anche cittadini appartenenti alle varie realtà che in Italia lottano contro le devastazioni portate dalla CMC nei territori in cui vivono, ha deciso di non soggiacere alla regola non scritta in virtù della quale nel nome dell'omertà la cooperativa rossa non si deve contestare ed hanno capito che alzare la voce contro la mafia del tondino e del cemento è non solo un diritto ma soprattutto un dovere, a prescindere da quale sia il suo colore.
A Ravenna domani, questo gruppo di cittadini provenienti da un po' tutto il paese, cui va la mia stima e la mia totale solidarietà, sfilerà in corteo davanti alla CMC per ribadire il proprio NO alla devastazione che la multinazionale rossa sta portando in Italia e nel mondo. E lo farà nonostante l'omertà mediatica in cui è stata racchiusa questa manifestazione e nonostante i molti boicottaggi (palesi o striscianti) di cui sono stati oggetto perfino all'interno delle proprie realtà di lotta.
Lo farà sobbarcandosi tante ore di viaggio in pullmann a proprie spese, sopportando le occhiatacce ammonitrici di molti "compagni", il boicottaggio ed il linciaggio morale messo in atto dall'amministrazione pubblica di Ravenna che si è premurata di "ottenere" che il corteo non attraversi il centro cittadino.
Non può esserci che simpatia ed ammirazione per tutti coloro che domani grideranno NO alla CMC, per difendere il futuro dei propri figli, ma anche quello di tutti coloro che hanno preferito defilarsi, ritenendo che la devastazione ambientale e le basi di guerra diventino in fondo un fatto accettabile quando sono funzionali agli interessi della sinistra e "nutrono" le tasche di molti compagni, magari "compagni che sbagliano", ma comunque sempre compagni.
 

Dalla parte della Terra

- Massimo Bonato -
Come recita il volantino, stare dalla parte della Terra, non significa essere contrari al progresso, ma vigilare su che cosa significhi ormai il “progresso” stesso, processo dietro al quale troppo spesso si celano lobby finanziarie e politiche che depredano e devastano con la promessa della “crescita economica”.
Ciò avviene in tutto il mondo e l’Italia non si sottrae alla logica predatoria del mercato….. Per questo le adesioni a questa protesta sono giunte da nord a sud, radunando chi a questi interessi vuole sottrarsi, con la volontà di riacquistare voce e accomunare esperienze. Condividere i conflitti territoriali in cui l’ambiente viene appunto saccheggiato e la salute dell’essere umano messa a repentaglio (come spesso paradossalmente l’economia stessa) significa ridiventare cittadini, riappropriarsi individualmente della capacità di analisi della realtà, di giudizio su quanto accade e della forza di opporsi quando necessario. Ridiventare cittadini significa pure non accettare incondizionatamente decisioni e programmi imposti dall’alto, e decidere individualmente, autonomamente di farsi promotore della protesta stessa, senza delega di sorta. Questo spirito ha spinto a rifiutare sigle e bandiere, perché nessuno potesse predominare su altri.
Dalla parte della Terra sta l’essere umano e il suo lavoro, il senso stesso del lavoro. In questa protesta non viene messo in discussione il lavoratore, il cittadino e la sua necessità di creare reddito. Tuttavia la dignità del lavoro non può prescindere dall’oggetto della lavorazione e dal processo di lavorazione. Così, sebbene sempre di lavoro si tratti, c’è una netta differenza tra il realizzare una scuola o un ospedale, ricostruire città come L’Aquila distrutte da terremoti, o produrre bombe a mano, procedere a sbancamenti e deforestazioni a favore di Grandi Opere.
Se è umanamente comprensibile la posizione del singolo che deve produrre reddito, nella necessità di affrontare con il proprio lavoro la realtà quotidiana, il frutto di quel lavoro e le logiche a cui è asservito devono essere politicamente e socialmente messe in discussione. Poiché in nome del fantomatico “progresso” spesso quello stesso reddito di sussitenza viene prodotto grazie a lavori che mettono a repentaglio ambiente, libertà, salute, e il futuro stesso delle generazioni a venire. Anche la diga del Vajont venne creata in nome del lavoro e del progresso, tanto per rimanere in tema di Grandi Opere.
La manifestazione del 13 ottobre a Ravenna ha come obiettivo quello di portare una protesta popolare contro la Cmc (Cooperativa Muratori e Cementisti), simbolo dell’economia di mercato che risponde soltanto alle regole del profitto, imposte dalla finanza e regolate da decisioni e interessi di partito, il Pd. Decisioni incontrovertibili, verso le quale la gente comune non può nulla, ma neanche di fatto lo stesso elettorato Pd.
Nata più di un secolo fa come strumento di difesa degli interessi dei lavoratori dell’edilizia ha cambiato radicalmente orientamento, come del resto è accaduto allo storico Pci, al quale faceva riferimento, trasformandosi in una struttura portante dell’attuale sistema di potere italiano. La Cooperativa Muratori e Cementisti lavora nel settore delle costruzioni e dagli anni Settanta è divenuta la quinta potenza internazionale operando anche nei trasporti, nelle opere idrauliche ed irrigue, nelle opere portuali e marittime: di fatto una multinazionale che ha tradito la vocazione cooperativistica abbracciando la logica del profitto, qualunque cosa ciò comporti.
“Da falce e martello a calce e martello” stigmatizzò Marco Travaglio in una sua recente apparizione televisiva. La Cmc non è indenne da coinvolgimenti a dir poco opachi nella consueta commistione tra politica e attività imprenditoriale: basti ricordare di sfuggita l’affaire Penati nella gestione delle aree Falck di Sesto San Giovanni, che ha portato alla luce un sistema consolidato di trasferimento di commesse alle cooperative rosse (Ccc, Cmb, Cmc ecc.) grazie a un flusso di tangenti che percorre il Paese da nord a sud; o rammentare come nell’appalto di Expo 2015 vinto da Cmc sia emersa nella catena dei subappalti la discussa scelta di aziende che figurano condannate e indagate per corruzione e turbativa d’asta (come Consorzio Stabile Litta o Engeco Srl).
Che si tratti di deforestazione e cementificazione, o anche di indifferenza alle proteste di decine di migliaia di cittadini che si oppongono alla realizzazione di progetti come la base militare di Sigonella, quella del Dal Molin di Vicenza, il ponte sullo Stretto di Messina o il recente tunnel geognostico per il Tav a Chiomonte in Val di Susa, viene vanificato il senso stesso del “lavoro”, al quale non rimane la nobiltà del vecchio adagio, bensì appunto il profitto, pur che sia. Una delle grandi opere che vede coinvolta la Cmc è per esempio la tratta Alta Velocità Firenze-Bologna, per un tracciato di 78,5 km (di cui il 93% in galleria). Iniziato nel 1992 e diventato operativo nel 2009, il progetto prevedeva un costo di 1074 milioni di euro, lievitati a una spesa complessiva tra il 2004 e il 2010 a 6700 milioni. Ma le previsioni in difetto non riguardarono soltanto l’aspetto economico bensì anche quello idrogeologico: se era stato infatti ipotizzato che i lavori avrebbero avuto un impatto sulle sorgenti poste a 2 km ai lati delle gallerie, in realtà vennero prosciugati 150 miliardi di litri d’acqua, con l’inaridimento di 70 sorgenti, 38 pozzi, 20 tra fiumi, torrenti e fossi, e 5 acquedotti, ovvero la desertificazione del Mugello (la sentenza di 1° grado del 2009 della Corte dei Conti si chiuderà con 27 condanne e la richiesta di risarcimento di 150 milioni di euro; sentenza ribaltata poi dal giudice in appello, con assoluzione degli imputati e cancellazione del risarcimento poiché trattandosi di negligenza o imperizia, il giudice ha ritenuto che si trattasse di danno colposo e non doloso).
Tra i numerosi altri contratti, la Cmc guida in Valle di Susa il consorzio di imprese che ha ricevuto l’incarico di realizzare il cunicolo esplorativo della Maddalena a Chiomonte, in previsione del tunnel definitivo della nuova linea tra Torino e Lyon. Incarico assegnato in modo irregolare per numerosi motivi, tecnici e procedurali, denunciati da documenti delle Comunità Montana Valle di Susa e Val Sangone, rimasti senza risposta. Analogamente a quanto già avvenuto al Mugello e sulla scorta dei numerosi successivi studi, per il futuro della Val di Susa sarebbe dunque lecito aspettarsi delle risposte da parte della Cmc in merito alle sorgenti che scompariranno; alla perdita di valore dei terreni agricoli e degli abitati; all’inquinamento atmosferico; all’inquinamento acustico; ai morti per mesotelioma e per altre malattie polmonari; al denaro sottratto a scuole, asili, ospedali, Università, e a pensionati e alle nuove generazioni; alla perdita di posti di lavoro.
E si ritorna con l’ultimo punto al lavoro, al valore del lavoro. L’argomento forte nella propaganda favorevole alle Grandi Opere, è che esse servono a creare posti di lavoro: cosa che suona perlopiù come fumo negli occhi, un’asserzione del tutto falsa. Ė vero che qualunque investimento genera flusso di denaro, e quindi almeno in parte opportunità di lavoro: vale per l’Alta Velocità, per il Ponte sullo Stretto, per gli inceneritori, per gli F35, per le mine antiuomo, vale per qualsiasi attività.
Ma investire nelle Grandi Opere è scelta che genera, a parità di miliardi investiti, il numero minore di posti stabili di lavoro. E dal momento che il denaro proviene comunque dal ministero del Tesoro, quello necessario all’Alta Velocità viene distolto al mantenimento dell’assetto idrogeologico del Paese, agli ospedali, alle scuole, ai servizi pubblici in generale. Pertanto, la politica delle Grandi Opere offre meno posti di lavoro di quanti non ne elimini, e pone in realtà la premessa per la loro diminuzione e perdita nei numerosi ed essenziali settori, attraverso il meccanismo dell’espansione del debito pubblico.


1 commenti:


  1. Scrivo in nome e per conto della Engeco S.r.l., la quale mi ha conferito formale mandato al fine di assisterla e rappresentarla per tutelare le proprie ragioni e i propri diritti e specifico quanto segue.
    Nell’ articolo intitolato “Dalla parte della Terra”, a firma Massimo Bonato, si afferma che “rammentare come nell’appalto di Expo 2015 vinto da Cmc sia emersa nella catena dei subappalti la discussa scelta di aziende che figurano condannate e indagate per corruzione e turbativa d’asta (come Consorzio Stabile Litta o Engeco Srl).”
    Detta affermazione è da ritenersi del tutto inappropriata posto che, dato assolutamente pacifico e documentabile, nessuno dei dipendenti della società Engeco S.r.l., ne’ la società medesima, è stata mai attinta, quale indagato e/o imputato, da procedimenti penali per corruzione, sia essi penali che amministrativi.
    Engeco s.r.l., in altre parole, sia essa nella persona dei suoi esponenti, persone fisiche, sia essa come persona giuridica, è totalmente estranea a qualsiasi coinvolgimento di corruzione come citato nell’articolo.
    Tanto premesso, Vi invito a rimuovere immediatamente l’articolo in argomento o comunque ogni errato e pretestuoso riferimento alla Engeco S.r.l. dal sito.
    Certo che vorrete sollecitamente provvedervi, invio cordiali saluti.
    Avv. Alberto Merlo

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