Non mi sorprende affatto che attorno a questa manifestazione la sinistra radicale tanto "No tav senza sé e senza ma" tiri i remi in barca e ponga un ma. Per mezzo di un comunicato, il PRC Ravenna esterna la sua posizione, da estendere a tutto il partito dato che non è pervenuto un cenno di distanza da parte di quest'ultimo, se non dal circolo locale della Val di Susa. Si sostiene che quest'opera sia stata voluta dal Governo Berlusconi prima e dal regime Monti adesso. A leggere il comunicato, si ha l'impressione che il governo Prodi non abbia svolto alcun ruolo in favore della Torino-Lione. Come dimenticare il dodecalogo che la stessa sinistra "No tav senza se e senza ma" sottoscrisse per evitare la caduta del governo amico? Pare che la lezione non sia servita a niente ed oggi, ancora una volta chiamati alla coerenza davanti a questa iniziativa, anche la sinistra più "dura e pura" si schiera dalla parte della grande opera e degli interessi connessi.
Si trincera dietro ad una questione etica, tenta di giustificare la presa di distanza da questa iniziativa adducento che si tratterebbe di una posizione "contro i lavoratori" e di conseguenza, secondo la retorica, significherebbe schierarsi con il "padrone" o peggio ancora favorire "le destre". Mi chiedo perché non sottoscrivano l'appello del PD in solidarietà alla CMC.
Si vede che qualora un'opera considerata inutile e devastante venga portata
avanti da una cooperativa rossa il capitale ed i padroni diventano elementi accettabili. Etica o vil denaro che confluisce nelle tasche giuste? E' la stessa sinistra radicale che si erge come moralmente superiore, che parla tanto di legalità e tira in mezzo gli appalti del malaffare che abbisognano delle grandi opere per nutrirsi ed espandersi, ed adesso usa la retorica della difesa del posto di lavoro per proteggere gli appalti politically correct. Detestano l'evasione fiscale, ma, a proposito di etica, non denunciano con lo stesso vigore il regime di quasi esenzione di cui le cooperative godono, a differenza delle altre imprese devastatrici al pari della CMC. Mentre ora sollevano una questione di etica, la CMC è diventata una multinazionale che certo non si preoccupa di prendere soldi dai guerrafondai americani per costruire le sue basi, basi della morte. Questione di etica che si può comprare. A questo punto mi chiedo: si dichiarano a fianco delle lotte perché ci credono o per oppportunismo politico, onde manovrare le stesse per renderle innoque? Il fare ammuina quando c'è da prendere scelte ben nette e definite risponde inequivocabilmente alla domanda.
Barbara
Tav. Dove va questa sinistra?
Di Fabio Balocco
Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, riguardo alla manifestazione No Tav che si svolgerà a Ravenna il 13 ottobre, ha dichiarato:
Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, riguardo alla manifestazione No Tav che si svolgerà a Ravenna il 13 ottobre, ha dichiarato:
“I no-Tav hanno annunciato una manifestazione
nazionale a Ravenna per sabato 13 ottobre. Perché a Ravenna? Perché
Ravenna è la sede della Cmc, una delle imprese che
devono eseguire i lavori. Io sono favorevole alla Tav. Ovviamente ci
sono anche i contrari: è un’opinione che non condivido ma che ovviamente
rispetto. E’ viceversa un’assurdità manifestare contro un’impresa che
ha vinto un appalto, in questo caso quello della Tav. E siccome si
tratta di un’impresa ravennate lo dico chiaro e tondo. Faccio un altro
esempio per spiegarmi: io sono contrario al ponte sullo stretto di
Messina, ma trovo giusto che la Cmc abbia partecipato agli appalti e mi
fece piacere quando ne vinse una parte. La Cmc è una grande impresa
cooperativa, totalmente autonoma dai partiti (come
dimostra ad esempio la vicenda del ponte sullo stretto), che crea lavoro
e ricchezza diffusa per la nostra comunità. Sono orgoglioso che la Cmc
sia un’impresa ravennate. La manifestazione del 13 ottobre ha dunque, a
mio giudizio, un obiettivo totalmente sbagliato, che mi sento da
contrastare per difendere il lavoro della nostra gente.”
Ho
ritenuto opportuno riportare buona parte della dichiarazione del
sindaco perché la trovo esemplare. Il ragionamento è: ci sono imprese
che realizzano opere inutili o arrecano danni al territorio, ma se creano lavoro, allora, pazienza per i danni.
Neanche a dirlo, il sindaco di Ravenna guida una coalizione di sinistra. Questa – ormai è cosa nota – è la sinistra oggi in Italia: il lavoro davanti a tutto. Che poi se l’impresa distrugge il territorio, costruisce centrali nucleari, sforna Ogm, chissenefrega.
Dove pensa di andare questa sinistra?
Gliene importa qualcosa del territorio dove la gente vive? dell’aria
che respira? Dell’acqua che beve? In sostanza: questa sinistra ha
un’etica? Ha provato mai il sindaco di Ravenna, lui che è di sinistra,
ad immaginarsi al posto di coloro che proprio a causa dei lavori della CMC si sono ritrovati senza l’acqua nel Mugello?
Ho esordito con un elogio della Cmc, concludo con una nota polemica, una lettera inviata al giornale La Voce di Faenza dal signor Davide Patuelli,
il quale, dopo aver parlato in occasione dei 110 anni dalla fondazione
della Cmc con il suo presidente, avergli fatto rilevare i danni che
l’impresa spesso arreca al territorio ed essersi sentito rispondere che
il lavoro è davanti a tutto, commenta: “Rispetto la storia di questa
grande cooperativa, l’impegno dei soci e le opportunità di occupazione
che genera, ma non condivido questa filosofia la cui logica, portata
alle estreme conseguenze, giustifica anche l’attività degli spacciatori o
dei mafiosi.
CMC: i devastatori di guerra protetti dalla sinistra
Sono
una cooperativa rossa, perché questa formula societaria permette
loro di evadere legalmente la maggior parte delle tasse, ma in realtà
si tratta di una delle maggiori multinazionali mondiali che operano
nel campo delle costruzioni, "coccolata" dal Dipartimento
della Difesa americano e da un'infinità di governi che apprezzano la
sua spregiudicatezza ed i "prezzi al ribasso" che grazie al
fatto di essere una cooperativa riesce a spuntare nel corso delle
gare di appalto. E protetta da quasi tutto l'universo della sinistra
italiana che dal PD a quel che resta di Rifondazione Comunista ne
difende pedissequamente l'operato, anche qualora sia in netto
contrasto con il pacifismo e l'ambientalismo attraverso i quali ha
costruito decine di anni di campagne elettorali.
Il
lavoro innanzitutto, non importa se le sue conseguenze saranno
l'avvelenamento e la distruzione dell'ambiente o il supporto alle
guerre americane, quello che conta è che i profitti vengano gestiti
all'interno del "partito" e che della CMC si parli il meno
possibile, affinché il "partito" possa continuare a
bettolare intorno a temi come l'ecologia e la pace nel mondo,
raccogliendo voti fra le anime ingenue che ci credono. Questo a
grandi linee risulta il pensiero non solo di Bersani, ma anche della
grande quantità di uomini politici minori, del PD, di SEL e della
maggior parte dei partitelli di sinistra che spesso "vanno a
braccetto" proprio con i cittadini che si battono contro le
grandi opere e le nocività per difendere la propria salute ed il
proprio futuro.
Un
gruppo di "coraggiosi", non solo NO TAV, ma anche cittadini
appartenenti alle varie realtà che in Italia lottano contro le
devastazioni portate dalla CMC nei territori in cui vivono, ha deciso di non
soggiacere alla regola non scritta in virtù della quale nel nome
dell'omertà la cooperativa rossa non si deve contestare ed hanno
capito che alzare la voce contro la mafia del tondino e del cemento è
non solo un diritto ma soprattutto un dovere, a prescindere da quale
sia il suo colore.
A
Ravenna domani, questo gruppo di cittadini provenienti da un po'
tutto il paese, cui va la mia stima e la mia totale solidarietà,
sfilerà in corteo davanti alla CMC per ribadire il proprio NO alla
devastazione che la multinazionale rossa sta portando in Italia e nel
mondo. E lo farà nonostante l'omertà mediatica in cui è stata
racchiusa questa manifestazione e nonostante i molti boicottaggi
(palesi o striscianti) di cui sono stati oggetto perfino all'interno
delle proprie realtà di lotta.
Lo farà
sobbarcandosi tante ore di viaggio in pullmann a proprie spese,
sopportando le occhiatacce ammonitrici di molti "compagni", il
boicottaggio ed il linciaggio morale messo in atto
dall'amministrazione pubblica di Ravenna che si è premurata di
"ottenere" che il corteo non attraversi il centro
cittadino.
Non può
esserci che simpatia ed ammirazione per tutti coloro che domani
grideranno NO alla CMC, per difendere il futuro dei propri figli, ma
anche quello di tutti coloro che hanno preferito defilarsi, ritenendo
che la devastazione ambientale e le basi di guerra diventino in fondo
un fatto accettabile quando sono funzionali agli interessi della
sinistra e "nutrono" le tasche di molti compagni, magari
"compagni che sbagliano", ma comunque sempre compagni.
Dalla parte della Terra
- Massimo Bonato -
Come
recita il volantino, stare dalla parte della Terra, non significa
essere contrari al progresso, ma vigilare su che cosa significhi ormai
il “progresso” stesso, processo dietro al quale troppo spesso si celano
lobby finanziarie e politiche che depredano e devastano con la promessa
della “crescita economica”.
Ciò avviene in tutto il mondo e l’Italia non si sottrae alla logica
predatoria del mercato….. Per questo le adesioni a questa protesta sono
giunte da nord a sud, radunando chi a questi interessi vuole sottrarsi,
con la volontà di riacquistare voce e accomunare esperienze.
Condividere i conflitti territoriali in cui l’ambiente viene appunto
saccheggiato e la salute dell’essere umano messa a repentaglio (come
spesso paradossalmente l’economia stessa) significa ridiventare
cittadini, riappropriarsi individualmente della capacità di analisi
della realtà, di giudizio su quanto accade e della forza di opporsi
quando necessario. Ridiventare cittadini significa pure non accettare
incondizionatamente decisioni e programmi imposti dall’alto, e decidere
individualmente, autonomamente di farsi promotore della protesta stessa,
senza delega di sorta. Questo spirito ha spinto a rifiutare sigle e
bandiere, perché nessuno potesse predominare su altri.
Dalla parte della Terra sta l’essere umano e il suo lavoro, il
senso stesso del lavoro. In questa protesta non viene messo in
discussione il lavoratore, il cittadino e la sua necessità di creare
reddito. Tuttavia la dignità del lavoro non può prescindere dall’oggetto
della lavorazione e dal processo di lavorazione. Così, sebbene sempre
di lavoro si tratti, c’è una netta differenza tra il realizzare una
scuola o un ospedale, ricostruire città come L’Aquila distrutte da
terremoti, o produrre bombe a mano, procedere a sbancamenti e
deforestazioni a favore di Grandi Opere.
Se è umanamente comprensibile la posizione del singolo che deve
produrre reddito, nella necessità di affrontare con il proprio lavoro la
realtà quotidiana, il frutto di quel lavoro e le logiche a cui è
asservito devono essere politicamente e socialmente messe in
discussione. Poiché in nome del fantomatico “progresso” spesso quello
stesso reddito di sussitenza viene prodotto grazie a lavori che mettono a
repentaglio ambiente, libertà, salute, e il futuro stesso delle
generazioni a venire. Anche la diga del Vajont venne creata in nome del
lavoro e del progresso, tanto per rimanere in tema di Grandi Opere.
La manifestazione del 13 ottobre a Ravenna ha come obiettivo quello
di portare una protesta popolare contro la Cmc (Cooperativa Muratori e
Cementisti), simbolo dell’economia di mercato che risponde soltanto alle
regole del profitto, imposte dalla finanza e regolate da decisioni e
interessi di partito, il Pd. Decisioni incontrovertibili, verso le quale
la gente comune non può nulla, ma neanche di fatto lo stesso elettorato
Pd.
Nata più di un secolo fa come strumento di difesa degli interessi
dei lavoratori dell’edilizia ha cambiato radicalmente orientamento, come
del resto è accaduto allo storico Pci, al quale faceva riferimento,
trasformandosi in una struttura portante dell’attuale sistema di potere
italiano. La Cooperativa Muratori e Cementisti lavora nel settore delle
costruzioni e dagli anni Settanta è divenuta la quinta potenza
internazionale operando anche nei trasporti, nelle opere idrauliche ed
irrigue, nelle opere portuali e marittime: di fatto una multinazionale
che ha tradito la vocazione cooperativistica abbracciando la logica del
profitto, qualunque cosa ciò comporti.
“Da falce e martello a calce e martello” stigmatizzò Marco
Travaglio in una sua recente apparizione televisiva. La Cmc non è
indenne da coinvolgimenti a dir poco opachi nella consueta commistione
tra politica e attività imprenditoriale: basti ricordare di sfuggita l’affaire
Penati nella gestione delle aree Falck di Sesto San Giovanni, che ha
portato alla luce un sistema consolidato di trasferimento di commesse
alle cooperative rosse (Ccc, Cmb, Cmc ecc.) grazie a un flusso di
tangenti che percorre il Paese da nord a sud; o rammentare come
nell’appalto di Expo 2015 vinto da Cmc sia emersa nella catena dei
subappalti la discussa scelta di aziende che figurano condannate e
indagate per corruzione e turbativa d’asta (come Consorzio Stabile Litta
o Engeco Srl).
Che si tratti di deforestazione e cementificazione, o anche di
indifferenza alle proteste di decine di migliaia di cittadini che si
oppongono alla realizzazione di progetti come la base militare di
Sigonella, quella del Dal Molin di Vicenza, il ponte sullo Stretto di
Messina o il recente tunnel geognostico per il Tav a Chiomonte in Val di
Susa, viene vanificato il senso stesso del “lavoro”, al quale non
rimane la nobiltà del vecchio adagio, bensì appunto il profitto, pur che
sia. Una delle grandi opere che vede coinvolta la Cmc è per esempio la
tratta Alta Velocità Firenze-Bologna, per un tracciato di 78,5 km (di
cui il 93% in galleria). Iniziato nel 1992 e diventato operativo nel
2009, il progetto prevedeva un costo di 1074 milioni di euro, lievitati a
una spesa complessiva tra il 2004 e il 2010 a 6700 milioni. Ma le
previsioni in difetto non riguardarono soltanto l’aspetto economico
bensì anche quello idrogeologico: se era stato infatti ipotizzato che i
lavori avrebbero avuto un impatto sulle sorgenti poste a 2 km ai lati
delle gallerie, in realtà vennero prosciugati 150 miliardi di litri
d’acqua, con l’inaridimento di 70 sorgenti, 38 pozzi, 20 tra fiumi,
torrenti e fossi, e 5 acquedotti, ovvero la desertificazione del Mugello
(la sentenza di 1° grado del 2009 della Corte dei Conti si chiuderà con
27 condanne e la richiesta di risarcimento di 150 milioni di euro;
sentenza ribaltata poi dal giudice in appello, con assoluzione degli
imputati e cancellazione del risarcimento poiché trattandosi di
negligenza o imperizia, il giudice ha ritenuto che si trattasse di danno
colposo e non doloso).
Tra i numerosi altri contratti, la Cmc guida in Valle di Susa il
consorzio di imprese che ha ricevuto l’incarico di realizzare il
cunicolo esplorativo della Maddalena a Chiomonte, in previsione del
tunnel definitivo della nuova linea tra Torino e Lyon. Incarico
assegnato in modo irregolare per numerosi motivi, tecnici e procedurali,
denunciati da documenti delle Comunità Montana Valle di Susa e Val
Sangone, rimasti senza risposta. Analogamente a quanto già avvenuto al
Mugello e sulla scorta dei numerosi successivi studi, per il futuro
della Val di Susa sarebbe dunque lecito aspettarsi delle risposte da
parte della Cmc in merito alle sorgenti che scompariranno; alla perdita
di valore dei terreni agricoli e degli abitati; all’inquinamento
atmosferico; all’inquinamento acustico; ai morti per mesotelioma e per
altre malattie polmonari; al denaro sottratto a scuole, asili, ospedali,
Università, e a pensionati e alle nuove generazioni; alla perdita di
posti di lavoro.
E si ritorna con l’ultimo punto al lavoro, al valore del lavoro.
L’argomento forte nella propaganda favorevole alle Grandi Opere, è che
esse servono a creare posti di lavoro: cosa che suona perlopiù come fumo
negli occhi, un’asserzione del tutto falsa. Ė vero che qualunque
investimento genera flusso di denaro, e quindi almeno in parte
opportunità di lavoro: vale per l’Alta Velocità, per il Ponte sullo
Stretto, per gli inceneritori, per gli F35, per le mine antiuomo, vale
per qualsiasi attività.
Ma investire nelle Grandi Opere è scelta che genera, a parità di
miliardi investiti, il numero minore di posti stabili di lavoro. E dal
momento che il denaro proviene comunque dal ministero del Tesoro, quello
necessario all’Alta Velocità viene distolto al mantenimento
dell’assetto idrogeologico del Paese, agli ospedali, alle scuole, ai
servizi pubblici in generale. Pertanto, la politica delle Grandi Opere
offre meno posti di lavoro di quanti non ne elimini, e pone in realtà la
premessa per la loro diminuzione e perdita nei numerosi ed essenziali
settori, attraverso il meccanismo dell’espansione del debito pubblico.
RispondiEliminaScrivo in nome e per conto della Engeco S.r.l., la quale mi ha conferito formale mandato al fine di assisterla e rappresentarla per tutelare le proprie ragioni e i propri diritti e specifico quanto segue.
Nell’ articolo intitolato “Dalla parte della Terra”, a firma Massimo Bonato, si afferma che “rammentare come nell’appalto di Expo 2015 vinto da Cmc sia emersa nella catena dei subappalti la discussa scelta di aziende che figurano condannate e indagate per corruzione e turbativa d’asta (come Consorzio Stabile Litta o Engeco Srl).”
Detta affermazione è da ritenersi del tutto inappropriata posto che, dato assolutamente pacifico e documentabile, nessuno dei dipendenti della società Engeco S.r.l., ne’ la società medesima, è stata mai attinta, quale indagato e/o imputato, da procedimenti penali per corruzione, sia essi penali che amministrativi.
Engeco s.r.l., in altre parole, sia essa nella persona dei suoi esponenti, persone fisiche, sia essa come persona giuridica, è totalmente estranea a qualsiasi coinvolgimento di corruzione come citato nell’articolo.
Tanto premesso, Vi invito a rimuovere immediatamente l’articolo in argomento o comunque ogni errato e pretestuoso riferimento alla Engeco S.r.l. dal sito.
Certo che vorrete sollecitamente provvedervi, invio cordiali saluti.
Avv. Alberto Merlo